





FESTA DELLA SACRA FAMIGLIA DI NAZARET.
27 Dicembre – FESTA DELLA SACRA FAMIGLIA.
La Famiglia di Nazaret modello di vita familiare.
La Chiesa, oggi, celebrando la Famiglia di Nazaret, la propone, come modello della famiglia cristiana. La famiglia di Gesù, che ha voluto nascere e crescere in seno alla famiglia, ci si presenta come « un vero modello di vita », con le sue virtù e con il suo amore. Gesù si incarna in una famiglia concreta, vivendo fin dal primo istante della sua esistenza terrena questa esperienza: relazionandosi con i suoi genitori ne ha condiviso dolori e gioie; dai genitori ha imparato a rapportarsi con Dio e gli uomini; ha conosciuto la paura, sperimentato i pericoli, la precarietà, ma anche l’esperienza religiosa in casa, nella sinagoga e nel tempio, partecipando alle varie feste ebraiche.
La famiglia di Nazaret vive le preoccupazioni quotidiane, come lo smarrimento di Gesù nel tempio, le incomprensioni degli abitanti di Nazaret per i comportamenti di Gesù, ma tutta la famiglia è aperta e disponibile alla voce di Dio, che li conforta, nella consapevolezza che il Figlio non appartiene a loro. Tutto questo deve farci comprendere che senza Dio la famiglia non ha fondamenti stabili.
La Chiesa è la famiglia di Dio e in origine il nucleo della Chiesa era costituito da famiglie, i cui membri, divenuti credenti, desideravano che tutta la famiglia fosse salvata e, come dice il Concilio, erano piccole chiese domestiche, dove si praticava la vita cristiana in un mondo pagano e incredulo.
Paolo VI, in una riflessione durante nella sua visita nella casa di Nazaret,- definì la Sacra Famiglia « Scuola dove si è iniziati a comprendere la vita di Gesù, scuola del Vangelo, dove si impara a vivere in famiglia. Nazaret ci ricorda cosa è la famiglia, cos’ è la comunione di amore, la sua bellezza austera e semplice, il suo carattere sacro e inviolabile… Infine impariamo la lezione del lavoro. Qui soprattutto desideriamo comprendere e celebrare la legge, severa certo, ma redentrice della fatica umana…».
Nella Sacra Famiglia abbiamo tratti fondamentali a cui le famiglie cristiane possono e devono ispirarsi per realizzare e svilupparsi secondo il progetto di Dio sulla famiglia, come per esempio, la carità profonda, l’ospitalità, la povertà laboriosa, il nascondimento, la semplicità, l’ascolto attento e rispettoso, l’ubbidienza vissuta nella libertà, la vita limpida e trasparente, l’intimità con Cristo e Maria, la fede schietta, la vita vissuta nella gioia, con cui tutto diventa più facile anche nei momenti delle croci, la donazione e la condivisione dei pesi gli uni degli altri.
La famiglia deve diventare ciò che è.
La famiglia, piccola chiesa domestica,, è immagine della Chiesa di Cristo, plasmata dall’ Amore. Nella Familiaris Consortio, Giovanni Paolo II ha scritto che « l’essenza e i compiti della famiglia sono… definiti dall’ amore. Per questo la famiglia riceve la missione di custodire, rivelare e comunicare l’amore, quale riflesso vivo e reale partecipazione dell’amore di Dio per l’umanità e dell’amore di Cristo Signore per la Chiesa sua sposa » ( FC 17 ). La famiglia scopre la sua identità e la sua missione di ciò che può e deve essere nel disegno che Dio ha tracciato per essa.
Come per la famiglia di Nazaret, il compito della famiglia cristiana è quello di diventare ciò che essa « è », accogliendo la parola che la invita a rivestirsi di sentimenti di misericordia, bontà, umiltà, mansuetudine, pazienza e, come dice san Paolo, “avere al di sopra di tutto la carità che è vincolo di perfezione, per edificare la pace nei cuori ”. La sottomissione e l’accoglienza reciproca fra marito e moglie, genitori e figli hanno come riferimento ultimo il Signore.
La famiglia, allora, sperimenta la vita insieme, con la gioia di camminare congiuntamente sulla strada di Dio e del mondo. La famiglia nei momenti di difficoltà diventa sostegno e aiuta a crescere nella maturità dell’amore e rende più facili gli impegni quotidiani.
Oggi chiediamo al Signore che anche « le nostre famiglie vivano nell’ amicizia e nella pace » con Dio, che « i genitori si sentano partecipi della fecondità dell’amore divino », e che « i figli crescano in sapienza,pi età e grazia ». L’esempio e la grazia che ci vengono dalla Santa Famiglia ci danno la forza di superarli. In particolare la nostra fede è rinvigorita dall’ Eucaristia, la mensa che ci nutre tutti come figli di Dio.
Prima Lettura: Gn 15,1-6; 21,1-3.
Dio rinnova ad Abramo, che ha risposto con la fede, la promessa di una lunga discendenza con la fecondità della moglie Sara, che pur essendo anziana e sterile concepisce Isacco. Dio con la sua potenza supera la fragilità e l’impossibilità umana. Da Abramo sarebbe venuto il Figlio suo Gesù, che la vergine Maria concepirà per opera dello Spirito Santo. Da questo connubio tra la potenza di Dio e la fede di Abramo, che non dubita della promessa di Dio, si realizza il progetto salvifico di Dio. La famiglia di Nazaret sarà il segno di questa forza di Dio per cui Maria, nella fede, concepisce Gesù e Giuseppe ne assume la paternità legale e putativa.
Seconda Lettura: Eb 11,8-12.17-19.
La storia della salvezza è storia di obbedienza, di adesione perfetta alla volontà di Dio, il quale opera anche davanti alle cose che agli uomini sembrano impossibili. Alla base della promessa fatta ad Abramo e a Sara vi è la certezza di fede sulla fedeltà di Dio alle sue promesse, « capace di far risorgere anche i morti ». La disposizione di Abramo ad offrire l’unico figlio è ricompensata da Dio, per cui lo riebbe proprio come segno che Dio ha la forza di richiamare alla vita. Ciò è avvenuto con Gesù, Figlio di Dio, che, offrendosi sulla croce, è stato risuscitato dalla morte.
Vangelo: Lc 2,22-40.
Il Bambino Gesù, in quanto primogenito, è consacrato a Dio, come prescriveva la Legge di Mosè, e dedicherà tutta la sua vita al Padre e alla sua volontà, fino ad offrirsi sulla croce. Egli viene presentato al tempio ed è riconosciuto, come l’atteso delle genti, dal vecchio Simeone, « uomo giusto e pio », che ringrazia Dio per avergli dato la gioia di aver visto il Messia del Signore, venuto per realizzare la redenzione, ed è accolto anche da Anna, che era al servizio di Dio, nel tempio, « notte e giorno, con digiuni e preghiere »: essi incontrano e riconoscono il Messia perché lo Spirito del Signore è in loro. La cosa vale anche per noi e sempre: possiamo essere vicini a Cristo, alla sua Chiesa, all’ Eucaristia e non accorgerci che Gesù è per gli uni – per i credenti – motivo di salvezza, e per gli altri – gli increduli e indifferenti – motivo di rovina, per il fatto che lo rifiutano. Il destino di Gesù passerà attraverso la croce, e Maria stessa ne sentirà il dolore, condividendo la passione del Figlio, come le predice Simeone: « una spada ti trafiggerà l’anima ».
OGGI E' NATO PER VOI UN SALVATORE!
NATALE DEL SIGNORE GESÙ
Dal grembo santo di Maria, vergine illibata, viene a noi il Figlio di Dio. E un prodigio che solo la potenza divina sa operare, una grazia che solo lo Spirito Santo può elargire. Oggi comprendiamo che più della creazione, è dono immenso la redenzione, che ci rende partecipi della vta stesso di Dio: « in modo più mirabile ci hai rinnovati e redenti ». A Natale ci troviamo rinati come figli di Dio. Da qui parte il nostro desiderio e la nostra ricerca delle « cose invisibili » che sono le più autentiche e vere.
Prima Lettura: Is 52, 7-10.
Il lieto annunzio « il Vangelo », è questo: che Dio è in mezzo agli uomini. Egli è l’Emmanuele, il Dio con noi! Egli è il nostro Redentore, per cui le ragioni della tristezza sono venute meno.
Seconda Lettura: Eb 1,1-6.
Il Figlio di Dio che nasce a Betlemme è la Parola divina definitiva. Tutte le cose trovano in lui il loro fondamento. Ora, compiuta la purificazione dei peccati, egli si trova glorioso alla destra del Padre. In Cristo Dio ha manifestato tutto se stesso: le varie parole e profezie dell’ Antico Testamento si riassumono in Gesù, verso il quale tendeva tutta la speranza di Israele.
Vangelo: Gv 1,1-18.
« Il Verbo si fece carne »: è il contenuto del Natale. L’evangelista Giovanni vuol dire che il Figlio di Dio, che esiste dall’eternità, che è Dio e Creatore, che è fonte della Vita e della Luce, è veramente uomo e non solo in apparenza. Quanti lo accolgono nella fede diventano a loro volta figli di Dio, sono generati da Dio. Allora il Natale è la festa della famiglia cristiana. Lo sforzo, dinanzi al presepio, è quello di riconoscere in ogni uomo un vero fratello.
N A T A L E 2020
Natale è bello se dilata il cuore
con l’amore che viene dal Signore,
perché in te esso porta nuovo ardore
e ti illumina di vivo splendore.
Se scopri allora che il piccol Bambinello,
nato per noi tra il bue e l’’asinello,
è pure il Dio che vedi nel fratello,
lo amerai anche nel poverello.
Se nel Signore, che nasce, ti rinnovi
il cuore e la tua mente con la fede ,
sorgeran per noi terra e cieli nuovi ,
così gli rendi il cuore degna sede, :
Vedrai allor la gioia che tu provi ,
poiché Egli integralmente ti possiede.
Leonforte, Natale 2020
AUGURI A TUTTI DI UN
FELICE E SANTO NATALE
Ultimo aggiornamento (Sabato 26 Dicembre 2020 11:20)
VIENI SIGNORE, PONI LA TUA DIMORA TRA NOI.
20 DICEMBRE – IV DOMENICA D’AVVENTO. (Anno B)
Dio mantiene la promessa della salvezza dell’umanità e la realizza.
In questa Domenica, solo nell’ ascolto della Parola di Dio, nell’ obbedienza della fede e nell’ adesione alla volontà di Dio, possiamo ricevere e vivere la grazia del Natale del Signore. Maria che concepisce nel suo grembo, per opera dello Spirito Santo, il Figlio dell’Altissimo, il quale così assume la nostra carne mortale, diventa il nostro modello per concepire anche noi, nello Spirito e nella fede, il Cristo, che si rende presente con i suoi sentimenti. Tutta quanta la Chiesa è chiamata a portare in tutto il mondo il Signore e a donarlo a tutti con la testimonianza delle opere. Il Signore sceglie tra gli umili i suoi « servi per portare a compimento il disegno della salvezza ».
Nella Colletta di questa Domenica preghiamo il Signore dicendo:« Dio grande e misericordioso, che tra gli umili scegli i tuoi servi per portare a compimento il tuo disegno di salvezza, concedi alla tua Chiesa la fecondità dello Spirito, perché sull’ esempio di Maria accolga il Verbo della vita e si rallegri come madre di una stirpe santa e incorruttibile ».
Prima Lettura: 2 Sam 7,1-5.8-12.14-16.
A Davide, che vuole costruire una casa al Signore, il quale gli ha dato riposo da tanti suoi nemici all’ intorno, Dio, per mezzo del profeta Natan, fa sapere che non sarà tanto lui a fargli una casa quanto sarà Dio stesso a dargli un regno, rendendo stabile la sua casa, dopo averlo preso dai pascoli, per farlo capo del suo popolo Israele. Dopo aver ricordato che il Signore è stato presente dovunque e in qualunque cosa Davide si sia messo, distruggendo i suoi nemici, il Signore gli promette di rendere il suo nome grande come quello dei grandi che sono sulla terra, di stabilire e piantare il suo popolo Israele in un luogo perché vi abiti e non tremi più e i malfattori non lo opprimano come per il passato …. di dargli riposo da tutti i suoi nemici. Infine promette che, quando egli si sarà addormentato con i suoi padri, gli avrebbe suscitato un discendente dopo di lui, uscito dalle sue viscere, a cui avrebbe reso stabile il regno. Per questo germoglio di Davide Dio gli sarà padre ed egli gli sarà figlio.
Seconda Lettura: Rm 16,25-27.
San Paolo, scrivendo ai Romani, rende gloria a Dio, il solo sapiente, che ha il potere di confermarli « nel Vangelo che annunzia Gesù Cristo, secondo la rivelazione del mistero avvolto nel silenzio per secoli eterni, ma ora manifestato mediante le scritture dei Profeti, per ordine dell’eterno Dio, annunziato a tutte le genti perché giungano all’ obbedienza della fede ». Anche oggi sono attuali queste parole che suscitano in noi la gioiosa sorpresa: il Natale di Cristo è un mistero che, coinvolgendo l’ uomo nella obbedienza della fede a imitazione della fede di Maria, che con la sua adesione alle parole dell’angelo lo ha concepito e dato alla luce, deve essere portato a conoscenza di tutte le genti, perché Gesù sia concepito e nasca nei nostri cuori con i suoi sentimenti.
Vangelo: Lc 1,26-38
La Beata Vergine Maria, la sempre amata da Dio e per questo piena di grazia, all’ annunzio dell’arcangelo Gabriele, che le manifesta la volontà di Dio a divenire la madre del Figlio dell’Altissimo, rimasta turbata perché non conosce ancora uomo ma confortata dall’ opera dello Spirito Santo, che l’avrebbe adombrata, risponde con il suo “sì”, professandosi la “serva del Signore”, l’ancella della Parola. Dice sant’ Agostino che Maria, per la sua fede, concepisce verginalmente il Figlio di Dio e di conseguenza nel suo seno, ponendosi così come nuova Eva, in antitesi con colei che ci ha coinvolti nella disobbedienza antica. Così in Cristo, che si incarna nella nostra storia per la salvezza degli uomini, Dio porta a compimento la promessa antica, reiterata nelle parole dei profeti dell’Antico Testamento, che la “stirpe della donna”, il Messia, figlio di Davide, l’atteso d’Israele, avrebbe sconfitto, con la sua morte e la sua risurrezione, Satana, spirito del male, che aveva indotto gli uomini alla disobbedienza.
In Gesù, allora, Dio realizza la manifestazione di sé all’ uomo e una maggiore conoscenza del Signore da parte dell’uomo. La nostra storia diventa il luogo dove Dio intreccia di nuovo il rapporto reciproco d’amore tra Lui e l’umanità per la salvezza dell’uomo, realizzando così la promessa antica: tutto questo avviene per mezzo del suo Figlio mandato tra noi: « Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo unico Figlio non per condannare il mondo ma per salvarlo », come dice Gesù a Nicodemo.
VIENI SIGNORE GESU' E PORTACI LA TUA GIOIA,
13 DICEMBRE – IIIa DOMENICA D’AVVENTO (Anno B)
Il Signore è la nostra gioia.
Il Natale, che ci apprestiamo a celebrare, non è solo il ricordo del « mistero della salvezza », che inizia nella nostra storia, ma è, anche, nella fede, realtà da vivere e realizzare nella nostra vita quotidiana. La grazia di questo evento ci viene rinnovata a seconda della nostra disposizione interiore ad accettare la liberazione dai peccati, perché Gesù si fa uno di noi e realizza un meraviglioso scambio: assume la nostra natura umana per arricchirla ed elevarci alla dignità divina. Il Natale dobbiamo, quindi, viverlo con fede e accogliere il Signore che viene nella vigilanza e nella preghiera, con il cuore pronto e aperto alla generosità.
Ecco perché questa Domenica è detta:« Gaudete », perché la nascita del Signore tra noi è portatrice di gioia.
Nella preghiera iniziale dell’Eucaristia chiediamo a Dio che « chiama tutti gli uomini a condividere la pace e la gioia del suo regno, perché ci mostri la sua benevolenza e ci doni un cuore puro e generoso, per preparare la via al Salvatore che viene ».
Prima Lettura: Is 61.1-2.10-11.
Il profeta Isaia preannunzia l'opera del Messia, consacrato dallo Spirito con l’unzione, e che è mandato « a portare il lieto annunzio ai miseri, a fasciare le piaghe dei cuori spezzati, a promulgare la libertà degli schiavi, la scarcerazione dei prigionieri, a promulgare l’anno di grazia del Signore ». Questo programma, che il profeta annunzia, anticipa ed è immagine di quella che sarà l’opera del Messia, dell’Unto del Signore, cioè del Cristo. Giovanni, mandato come testimone della luce a preparare la via alla venuta del Cristo, ai sacerdoti e leviti, inviati dai Giudei, che gli chiedono chi egli sia, risponde di non essere lui il Cristo, né Elia, né il profeta. Gesù invece a Nazaret, dopo il Battesimo al Giordano, in cui il Padre lo rivela come il Figlio unigenito, leggendo la profezia di Isaia, conclude la lettura dicendo che quelle Scritture si adempivano, in quel momento, agli orecchi degli ascoltatori.
Con la sua venuta, allora, Gesù, che noi ricordiamo nella sua nascita nella nostra storia, incomincia pienamente e definitivamente l’ « anno di grazia del Signore ». La gioia e l’esultanza del profeta in Dio, le vesti della salvezza di cui è rivestito, il mantello della giustizia di Dio di cui è avvolto, il diadema regale dello sposo e i gioielli di cui si adorna la sposa, sarebbero segni di questa realtà che il Messia avrebbe portato all’umanità. Il Signore avrebbe fatto germogliare sulla terra la sua giustizia, che sarebbe stata la nostra per suo dono, e la sua lode davanti a tutte le genti.
Seconda Lettura: 1 Ts 5, 16-24.
Paolo esorta i Tessalonicesi a essere lieti e a pregare ininterrottamente Dio rendendogli grazie, essendo questa la volontà di Dio in Cristo Gesù per loro. Li invoglia, inoltre, a non spegnere lo Spirito, a non disprezzare le profezie, a vagliare ogni cosa, a tenere ciò che è buono e ad astenersi da qualunque male e dal peccato: tutto questo deve distinguere il cristiano. Paolo, inoltre, augura che il Dio della pace li santifichi in tutte le loro persone e li renda irreprensibili nella loro attesa, per la celebrazione della venuta di Gesù nel Natale e per la sua venuta finale nel giorno del giudizio.
Vangelo: Gv 1, 6-8.19-28.
Giovanni, a coloro che gli chiedono chi egli sia, risponde di non essere lui il Cristo, né Elia e nessuno degli altri profeti. Dice solo di essere un messaggero che grida nel deserto: « Preparate le vie del Signore ». La sua voce non si è spenta ancora, perché in questo Avvento essa risuona ancora ai nostri orecchi e ci esorta, ammonendoci, a disporre i nostri cuori, perché Gesù, che nascerà a Betlemme, sia accolto e la sua luce ci inondi. Ascoltare Giovanni vuol dire rinnovare la nostra adesione di fede al Cristo, che come luce del mondo, nel nome del Padre, viene ad illuminare le nostre tenebre. Nel deserto del cuore degli uomini, avvolti sì da gesti di volontariato e di espressione di solidarietà umana, ma anche di molto egoismo, di atteggiamenti e comportamenti in cui i sentimenti di amore, benevolenza, fraternità, giustizia, rispetto, collaborazione, di perdono sono aridi o spenti, Gesù, nel suo natale, espressione del suo voler condividere la nostra umanità, ci chiede di far posto alla sua venuta nei nostri cuori e di farli risplendere della sua gioia, del suo amore, di vita divina e del suo dono di eternità.
Dai «Discorsi» del beato Isacco della Stella, abate
(Disc. 51; PL 194, 1862-1863. 1865)
Maria e la Chiesa
Il Cristo è unico, perché Capo e Corpo formano un tutt’uno. Il Cristo è unico, perché è figlio di un unico Dio in cielo e di un’unica madre in terra.
Si hanno insieme molti figli e un solo figlio. Come infatti Capo e membra sono insieme un solo figlio e molti figli, così Maria e la Chiesa sono una sola e molte madri, una sola e molte vergini. Ambedue madri, ambedue vergini, ambedue concepiscono per opera dello Spirito Santo senza concupiscenza, ambedue danno al Padre figli senza peccato. Maria senza alcun peccato ha generato al corpo il Capo, la Chiesa nella remissione di tutti i peccati ha partorito al Capo il corpo.
Tutt’e due sono madri di Cristo, ma nessuna delle due genera il tutto senza l’altra.
Perciò giustamente nelle Scritture divinamente ispirate quel ch’è detto in generale della vergine madre Chiesa, s’intende singolarmente della vergine madre Maria; e quel che si dice in modo speciale della vergine madre Maria, va riferito in generale alla vergine madre Chiesa; e quanto si dice d’una delle due può essere inteso indifferentemente dell’una e dell’altra.
Anche la singola anima fedele può essere considerata come Sposa del Verbo di Dio, madre, figlia e sorella di Cristo, vergine e feconda. Viene detto dunque in generale per la Chiesa, in modo speciale per Maria, in particolare anche per l’anima fedele, dalla stessa Sapienza di Dio che è il Verbo del Padre: Fra tutti questi cercai un luogo di riposo e nell’eredità del Signore mi stabilii (cfr. Sir 24, 12). Eredità del Signore in modo universale è la Chiesa, in modo speciale Maria, in modo particolare ogni anima fedele. Nel tabernacolo del grembo di Maria Cristo dimorò nove mesi, nel tabernacolo della fede della Chiesa sino alla fine del mondo, nella conoscenza e nell’amore dell’anima fedele per l’eternità.