NEL BATTESIMO VENIAMO SEGNATI CON IL SIGILLO INDELEBILE DELLO SèIRITO
12 GENNAIO – FESTA DEL BATTESIMO DI GESÙ
Tra i misteri della vita di Cristo, la festa del Battesimo di Gesù riveste una un’ importanza singolare, perché conclude il Tempo del Natale e dà inizio al Tempo Ordinario. Nella Liturgia commemoriamo questo evento della vita del Signore con solennità. Se si continua a riflettere sul mistero dell’incarnazione di Cristo da una parte, dall’ altra si inizia a ripensare la vita adulta di Gesù che, dopo il Battesimo al Giordano, dà inizio alla sua missione.
Nel Battesimo il Padre rivela e manifesta, in una nuova epifania, che in Gesù riconosce il Figlio amato, il Cristo, il Messia inviato ai poveri e con lo Spirito che si posa in lui, in forma corporea di colomba, Gesù viene consacrato sacerdote, profeta e re.
Gesù è la Parola, che il profeta Isaia annunzia. Parola che, uscita dalla bocca del Padre celeste, feconda la terra e, dopo aver realizzato l’opera per cui è stata mandata, cioè portare la salvezza a tutti gli uomini, ritornerà a Lui.
Un tempo la liturgia celebrava l’adorazione dei Magi, il miracolo a Cana e il Battesimo in un'unica celebrazione, avendo questi tre eventi, in vario modo, come contenuto la manifestazione di Gesù.
Nella manifestazione che il Padre fa del Figlio, Gesù manifesta da parte sua la solidarietà con gli uomini, iniziata con l’incarnazione.
Così siamo introdotti, in questa celebrazione, nel mistero di Cristo, vero uomo che, portando su di sé i peccati degli uomini, viene a salvarci e, in quanto vero Dio, ci libera dalla colpa, ci dona lo Spirito rendendoci figli di Dio, rigenerati nel lavacro del Battesimo e « rinnovati interiormente a sua immagine».
Il dono dello Spirito Santo e il nostro divenire Figli di Dio sono i doni del Battesimo cristiano, di cui oggi facciamo memoria.
Nella preghiera iniziale di questa Eucaristica preghiamo dicendo:« Padre santo, che nel battesimo del tuo amato Figlio hai manifestato la tua bontà per gli uomini, concedi a coloro che sono stati rigenerati nell’acqua e nello Spirito di vivere con pietà e giustizia in questo mondo per ricevere in eredità la vita eterna. Per il nostro Signore Gesù Cristo…»
Is 401-5.9-11. (Anno C)
Il profeta, nel nome di Dio, annunzia a Gerusalemme la consolazione che le viene poiché la sua tribolazione è compiuta e la sua colpa è scontata, perché dalla mano del Signore ha ricevuto il doppio per tutti i suoi peccati.
La voce che grida nel deserto invita a preparare la via al Signore, a togliere ogni ostacolo alla rivelazione della gloria del Signore, che potrà essere vista da ogni uomo. Il messaggero deve annunziare liete notizie a Sion, annunziare liete notizie a Gerusalemme e, alzando la voce, annunziare alle città di Giuda: « Ecco il vostro Dio! Ecco, il Signore Dio viene con potenza, il suo braccio esercita il dominio. Ecco, egli ha con sé il premio e la sua ricompensa lo precede. Come un pastore egli fa pascolare il gregge e con il suo braccio lo raduna; porta gli agnelli sul petto e conduce dolcemente le pecore madri ». Con l’avvento del Messia, manifestato dopo il Battesimo al Giordano dallo Spirito che discende su di lui e dalla voce del Padre che lo proclama come Figlio prediletto, siamo invitati a rallegrarci e a consolarci, perché è finita la schiavitù dell’uomo dal peccato, che viene perdonato e così possiamo ritornare all’amore del Padre. Questo è l’annunzio di Gesù che predica la conversione dal peccato e l’adesione al regno di Dio. Annunzio che anche la Chiesa, nel nome del suo Signore, deve far giungere non solo a Gerusalemme, ma in tutto il mondo e ad ogni uomo.
Tt 2,11-14;3,4-7.
San Paolo ricorda a Tito che la grazia di Dio apportatrice di salvezza a tutti gli uomini ci insegna a rinnegare « l’empietà e i desideri mondani e a vivere con sobrietà, giustizia e pietà, nell’attesa della beata speranza e della manifestazione del nostro Dio e salvatore, Gesù Cristo nella gloria », il quale, dando se stesso in sacrificio per riscattarci dalle nostre iniquità, ha formato un popolo puro che gli appartenga e zelante per le opere buone. Questa salvezza ci è data come puro dono di Dio, per la sua bontà, il suo amore, la sua misericordia e non per le opere giuste da noi compiute, poiché ci ha rigenerati e rinnovati nello Spirito Santo, effuso in abbondanza per mezzo di Gesù Cristo, salvatore nostro. Così, giustificati per questa grazia, siamo diventati, nella speranza, eredi della vita eterna. Nel celebrare il Battesimo di Gesù, che nell’umiltà si abbassa dando inizio al suo sacrificio di obbedienza al Padre che di lui si compiace, ripensiamo al nostro battesimo nello Spirito Santo, che ci ha fatto nuove creature. Rinnoviamo allora il nostro impegno a vivere da figli di Dio nella santità ad imitazione di Gesù e ad allontanarci sempre più da ogni forma di peccato.
Lc3,15-16.21-22.
Nel tempo in cui Giovanni battezza al Giordano e tutti sono in attesa e si domandano in cuor loro se non sia il Messia atteso, cioè il Cristo, egli risponde: « Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco»
Ecco che su Gesù, ricevuto il battesimo, mentre stava in preghiera, discende lo Spirito Santo, in forma corporea di colomba e si ode una voce dal cielo: « Tu sei il Figlio mio, l’amato in te ho posto il mio compiacimento ».
Il Padre celeste proclama che Gesù è il suo Figlio, l’amato, che in preghiera manifesta la sua disponibilità a compiere il disegno di salvezza. Anche in noi, dopo il battesimo, la nostra preghiera diventa disponibilità e abbandono di figli alla volontà di Dio, che ascolta le nostre domande con tenerezza di Padre, di cui quella terrena dei padri è un piccolo segno e pallida immagine. A noi spetta ascoltare il Figlio Gesù, l’amato, e imitarlo con amore di figli.
MANIFESTAZIONE DEL SIGNORE GESÙ ALLE GENTI RAPPRESENTATE DAI MAGI.
6 GENNAIO – EPIFANIA DEL SIGNORE ALLE GENTI.
Mentre nel Natale abbiamo contemplato, come dice Isaia, Cristo, luce che risplende nelle tenebre, in cui è immersa l’umanità, dalla quale Gesù assume la carne umana, con tutta la sua fragilità e debolezza, eccetto il peccato, nell’Epifania, festa di luce, che traspare e guida a Gesù, Dio continua a rivelarsi, sempre nella debolezza e nella fragilità di bambino, nato nel nascondimento, e con lo splendore di una stella attrae a Betlemme genti lontane. Così san Paolo esprime il significato dell’Epifania : « Le genti sono chiamate, in Cristo Gesù, a condividere la stessa eredità, a formare lo stesso corpo e ad essere partecipi della stessa promessa ». I Magi, guidati dalla stella e desiderosi di vedere ciò che essa preannunciava, messisi in cammino, giungono a Gerusalemme e chiedono, lì dove pensano possa essere nato un re, ad Erode: « Dove è nato il re dei Giudei? ». A Gerusalemme, dove avrebbe dovuto essere maggiormente viva l'attesa del "Messia", i sommi sacerdoti e gli scribi, radunati da Erode, ricordando le profezie, indicano che da Betlemme, piccolo capoluogo della Giudea, doveva « u- uscire un capo che sarebbe stato il pastore del popolo Israele ».
Così i Magi vengono indirizzati a Betlemme. Usciti da Gerusalemme, dove la stella che li precedeva non era vista, riappare loro e si ferma sul luogo dove « entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono e gli offrirono i doni: oro, incenso e mirra » (Mt 2,11), riconoscendolo come Re, Dio e Redentore.
Alla fine del loro viaggio, nella ricerca della verità, desiderosi di conoscere l'evento indicato dalla stella, incontrano il Signore nella debolezza della carne: l'umanità nella sua dimensione di fragilità, nella sua vulnerabilità alla sofferenza e al dolore. Essi riconoscono Dio nella carne, perché è in questo che Dio condivide la povertà umana, che si rivela e nasconde la sua divinità: questo è il mistero dell'incarnazione di Dio.
I Magi modello della Chiesa
I MAGI sono le primizie della Chiesa, formata da uomini di tutti i popoli, sono il simbolo di tutti gli uomini, che vanno a trovare il Signore, Cristo Gesù, il Salvatore, guidati dalla luce della fede e lo adorano.
Essi, che hanno affrontato le fatiche e i pericoli di un lungo viaggio, sia fisico che interiore di ricerca della verità divina, esprimono così il percorso paradigmatico della fede di ogni uomo. La stella, verità dell’uomo, è un segno che va ricercato e obbedito, e pone l’uomo nella fatica della ricerca della verità.
La fede non è ancora la visione delle realtà che crediamo. I nostri occhi ancora sono come velati; ma la fede è già una luce che illumina l’anima. L’incredulo si trova ancora nelle tenebre.
Gesù che nasce tra noi provoca sentimenti opposti, azioni antitetiche. Infatti alcuni dei prossimi al Messia non lo riconoscono. La sua nascita produce anche turbamento, come in Erode, il nuovo persecutore, come lo fu il faraone, che opprimeva Israele nei suoi primogeniti.
Oggi preghiamo perché la fede divenga sempre più ferma e luminosa, perché non ci accada mai la sventura di perderla; perché tutti gli uomini l’abbiano in dono, così da accogliere il mistero della salvezza, che è lo stesso Figlio di Dio, in tutto solidale con noi, annunziato a tutte le genti.
Prima Lettura: Is 60, 1-6.
La gloria del Signore brilla in Gerusalemme: il profeta la vede come il luogo verso cui tutti i popoli convergono per lodare Dio e offrirgli « oro e incenso ». La venuta dei Magi porta a compimento la visione esaltante di Isaia, poiché essi, e con loro le nazioni della terra, riconoscono in Gesù il loro Re.
Seconda Lettura: Ef 3,2-3.5-6.
Paolo ricorda agli Efesini che nella carne condivisa da Dio in Gesù si attua e manifesta il suo piano di salvezza. Per mezzo del mistero dell'incarnazione tutti gli uomini sono chiamati a far parte della Chiesa nella fede e ad essere partecipi della salvezza.
Sia gli Ebrei, eletti per primi, sia i pagani, venuti dopo, sono chiamati alla fede in Cristo e alla condivisione dell’eredità eterna con lui. La salvezza è universale: e infatti la Chiesa è detta « una e cattolica ». In essa non c’è distinzione di razza: il Vangelo è predicato a tutte le genti, perché formino una medesima Chiesa. Questo ci porta a due considerazioni: la prima, che dobbiamo sentire la vocazione missionaria e, anche se personalmente non siamo in missione. il nostro aiuto è dato dalla preghiera, dai sacrifici, dalla collaborazione, fatta anche di offerte, e i missionari sono là a rappresentarci. La seconda considerazione è questa: dobbiamo evitare le divisioni, in contrasti tra noi, visto che siamo partecipi della stessa grazia e della stessa promessa di Cristo. Facciamoci nel nostro ambiente missionari di concordia.
Vangelo: Mt 2,1-12.
Quale contrasto tra l’indifferenza e l’ignoranza somma dei sommi sacerdoti e degli scribi, tra la sospettosa ostilità di Erode e l’ardente e gioiosa domanda dei Magi: « Dov’ è colui che è nato, il re dei Giudei ? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo!». Vengono i lontani , e i vicini non si accorgono che è nato il Salvatore. Ai primi è data la felicità di incontrarlo e di adorarlo; i secondi o non sono toccati dall’avvenimento o, peggio, cercano di soffocarlo. Dobbiamo pensare che abbiamo vicino il Signore, quasi a due passi, vicino alle nostre case, nella Eucaristia, e il cuore rimane freddo, pigro, senza interesse. La vera fede dà gioia, fervore e desiderio di incontrare il Signore, come i Magi, capaci di affrontare qualche sacrificio per lui.
venuta ha per l’umanità. Egli è la Sapienza dell’ Antico Testamento, il Verbo di San Giovanni che si è fatto carne e in lui il Padre ci ha predestinati ad essere
AVVISO SACRO: DALLA DOMENICA DEL BATTESIMO DI GESÙ, GIORNO 12 GENNAIO, LA SANTA MESSA POMERIDIANA, SIA DI SETTIMANA E NELLE FESTE, DOMENICHE E SOLENNITÀ, SARÀ CELEBRATA ALLE ORE 18,30, FINO AL CAMBIO DI ORARIO CHE AVVERRÀ NELL'ULTIMA DOMENICA DI MARZO.
Ultimo aggiornamento (Domenica 05 Gennaio 2025 20:50)
SI STABILÌ TRA NOI, COLUI CHE DA SEMPRE RIEMPIE L'UNIVERSO.
5 GENNAIO – II DOMENICA DI NATALE.
Il Verbo eterno si è fatto carne. Ì
Nella vita di Cristo il Natale non è il mistero compiuto. Il disegno di grazia è pienamente attuato nella morte e nella risurrezione, in cui anche la natività, che è l’inizio della salvezza riceve senso e definitiva efficacia.
Non cessiamo di accogliere in festa e contemplare gioiosi il Figlio di Dio come redentore.
Nessuno amerà mai un uomo con l’intensità con cui Dio lo ama. E’ tempo, quello natalizio, per ripensarci e allora si ravviva la carità e anche si riaccende il sentimento della presenza e della compagnia di Dio nelle nostre singole esistenze, facilmente esposte a rinchiudersi nell’avvilimento e nella solitudine; talora persino a lasciarsi sopraffare dalla coscienza del peccato, per la dimenticanza che nel Natale di Cristo siamo redenti e giustificati e che siamo uomini « che Dio ama ».La liturgia della Parola, oggi, ci fa riflettere sull’origine eterna di Cristo e sul significato che la sua
La realtà salvifica nel progetto di Dio.
In questa domenica meditiamo, partendo dalla Parola, sul dispiegarsi del progetto salvifico di Dio, iniziato dall’ eternità. Nel Prologo del Vangelo di Giovanni, partendo dall’ evento della nascita di Gesù, risaliamo alla sua origine divina ed eterna: « In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio », per cui viene suoi figli adottivi.
Nella preghiera iniziale di questa Eucaristia ci rivolgiamo a Dio dicendo:« O Dio, nostro Padre, che nel Verbo venuto ad abitare in mezzo a noi riveli al mondo la tua gloria, illumina gli occhi del nostro cuore, perché, credendo nel tuo Figlio unigenito, gustiamo la gioia di essere tuoi figli. Per il nostro Signore Gesù Cristo…», così viene affermata la divinità del Logos, il quale si è fatto carne in Gesù, che è Dio, uguale al Padre nella Trinità divina, distinto e non separato dal Padre.
Prima Lettura: Sir 24,1-2.8-12.
Anche il Siracide fa risalire all’eternità l’esistenza della Sapienza, la quale parla di sé, della sua origine e di ciò che compie e prende dimora nella nostra storia, poiché, come dice Giovanni, “ il Verbo venne ad abitare in mezzo a noi ”. La Sapienza ha posto la sua stabile dimora in mezzo a noi con l’incarnazione del Figlio di Dio, generato dal Padre fin dall’eternità. L’Antico Testamento aveva già presentato la strada della salvezza, che è dono di Dio e frutto dello Spirito Santo.
A suo tempo infatti manderà il suo stesso Verbo, cioè Gesù Cristo, tra gli uomini.
Seconda Lettura: Ef 1,3-6.15-18.
Per Paolo, il piano eterno si salvezza, realizzato nel tempo, fin dall’ eternità ha i suoi effetti nella vita degli uomini: fin dall’ eternità, « prima della creazione del mondo », Dio ci ha scelti, benedetti e predestinati ad essere suoi figli adottivi in Gesù, il Figlio suo diletto, e quindi per vivere nella santità e nella grazia che riceviamo da Cristo. La festa natalizia ravviva la consapevolezza della nostra vera vocazione e la nostra conoscenza di Cristo, perché in Lui, Figlio unigenito, che si abbassa, accettando di farsi uomo, solidarizzando con noi e offrendosi in sacrificio per i nostri peccati, si radica l’amore misericordioso del Padre per gli uomini.
Vangelo: Gv 1,1-18.
« Il Verbo si fece carne »: è il contenuto del Natale. L’Evangelista Giovanni vuol dire che il Figlio è Dio, che esiste dall ’eternità, che è Dio e Creatore, che è fonte della Vita e della Luce, è veramente uomo e non in apparenza.
Davanti al progetto di Dio l’uomo liberamente può rispondere accettando o rifiutando di parteciparvi, perché, pur essendo “ il mondo stato fatto per mezzo del Verbo, il mondo non lo ha riconosciuto” e “venuto tra i suoi, i suoi non lo hanno accolto “.
CELEBRIAMO MARIA NELLA SUA DIVINA MATERNITÀ.
1 GENNAIO- MARIA SS. MADRE DI DIO
Giornata Mondiale della Pace.
La redenzione è incominciata dalla Vergine Maria. Partono da lei « le primizie dell’amore misericordioso », dal suo « sì » alla parola del Signore, dal suo consenso a divenire la madre del Figlio di Dio.
Gesù passa anzitutto attraverso la fede di Maria, che accoglie il progetto divino e vi si rende totalmente disponibile, come « l’ancella del Signore », tutta dedita alla sua volontà. Ella è il punto più alto della collaborazione dell’uomo con Dio per realizzare l’economia della salvezza. Maria concepisce l’Autore della vita per opera dello Spirito Santo: la potenza divina rende feconda e lascia intatta la sua « gloria verginale ». Gesù infatti non è meritato dall’uomo, ma puro dono dello Spirito, cioè dono della grazia.
La Vergine Maria « Madre del Cristo e della Chiesa », rimane modello sommo di santità per ogni cristiano: anche noi siamo chiamati a dare il nostro assenso a Dio e, oggi, Ella ci insegna a vivere la fede e l’offerta di tutta la vita al disegno del Padre.
Nella preghiera della Santa Maria, che recitiamo con frequenza, proclamiamo Maria « Madre di Dio » e forse non percepiamo la profondità teologica che il titolo ha. Nel Concilio di Efeso del 431 d.C.
Maria, dai vescovi riuniti, venne proclamata « Madre di Dio ». Questo titolo, nelle discussioni che precedettero e seguirono al Concilio era di estrema importanza in sé e nelle sue conseguenze: se Maria è la Madre di Dio, si affermava di conseguenza che Gesù è Dio. In Cristo, nato da donna, sotto la Legge, vi è l’unione della natura umana e divina, come insegna il Concilio di Calcedonia.
In questa festa, all’ottavo giorno del Natale del Signore, la Chiesa celebra il mistero dell’Incarnazione guardando a Maria. Nella preghiera iniziale dell’Eucaristia diciamo. « O Dio, che nella verginità feconda di Maria hai donato agli uomini i beni della salvezza eterna, fa’ che sperimentiamo la sua intercessione, poiché per mezzo di lei abbiamo ricevuto l’Autore della vita, Gesù Cristo, tuo Figlio. Egli è Dio e vive e regna con te… ».
Prima Lettura: Nm 6,22-27.
« Ti benedica il Signore e ti custodisca. Faccia risplendere per te il suo volto e ti faccia grazia »: è l’augurio che ci fa la Chiesa, oggi, e che noi, a nostra volta, facciamo ai nostri fratelli e vicini. Né si tratta di un augurio superficiale e convenzionale. La benedizione di Dio implica la sua azione favorevole nei confronti della comunità. In essa vi sono espressi i sentimenti di compassione e di benevolenza del Signore, che si specificano nella « custodia » che viene invocata da Dio, perché ci preservi da ogni forma di male, ci conceda il bene, ci faccia grazia, ci sia propizio e infine ci conceda la pace. Cioè, chiediamo a Dio che elargisca la pienezza dell’esistenza. E Tutto questo, come dono di Dio si realizza in Gesù. La Chiesa in questa benedizione ci consegna veramente la grazia di Dio per tutti i giorni del nuovo anno e noi, con altrettanta verità all’augurio, dovremo far seguire una presenza e una manifestazione di Dio, specialmente con le opere di carità verso il prossimo per il quale auspichiamo un «buon anno».
Seconda Lettura: Gal 4,4-7.
Paolo, in poche battute, condensa il mistero di Cristo: Gesù, nato da donna, è venuto a riscattarci dalla Legge e per ricevere l’adozione a figli. Il tempo che ha preceduto la venuta di Cristo era tutto teso verso il Natale: quando il Figlio di Dio appare, lunghi anni dell’aspettativa trovano soddisfazione e il tempo viene come riempito.
Paolo afferma che Gesù è l’inviato di Dio, di natura divina, venuto per riscattarci dalla Legge, che notifica e imputa all’uomo il peccato, ma che non realizza la salvezza: questa ci viene da in Gesù, il Salvatore, che ci rende figli adottivi del Padre, perché siamo « giustificati gratuitamente per la sua grazia, per mezzo della redenzione che è in Cristo Gesù » (Rm 3,24).
Così San Paolo esclude ogni auto-salvezza, che oggi si pretenderebbe raggiungere in tutte quelle vie di ricerca della salvezza rimanendo nell’orizzonte delle risorse umane e della propria autorealizzazione.
Non è esclusa certamente nel Cristianesimo la realizzazione della propria umanità, ma questo avviene in una visione di trascendenza. Viene valorizzato l’umano nella sua fragilità, ma l’uomo, nella sua interezza, è salvato solo da Dio.
Senza la carne, assunta dal Figlio eterno con l’incarnazione, non avremmo potuto avere la salvezza. La Liturgia, facendoci contemplare il Natale del Signore, ci dice che in questo evento è avvenuto « un mirabile scambio » di doni: Egli ha assunto la nostra natura e noi abbiamo ottenuto la salvezza.
Dal di dentro di questa umanità è stato vinto il Male e la morte. Di conseguenza, senza Gesù, che inaugura una nuova era, la storia, con i suoi millenni, sarebbe inesorabilmente e assolutamente vuota, senza senso. Anche la nostra vita, con i suoi giorni e anni, trascorrerebbe priva di significato se mancasse la presenza di Gesù. Egli sarà il compagno di tutte le ore che verranno: riempirà la nostra solitudine e sarà motivo di un’incrollabile speranza. Non lamentiamoci troppo di essere soli, abbiamo l’amicizia di Gesù Cristo, che ci rende figli di Dio.
Vangelo: Lc 2,16-21.
I pastori tornano dalla grotta e lodano il Signore. La loro vita certamente non è quella di prima. Anche noi non restiamo sempre al presepio. Tra non molto verrà « disfatto » e ricomposto per il prossimo anno. E tuttavia, ritornando alla nostre occupazioni e condizioni abituali, non dimentichiamo quella nascita, quell’innocenza e quell’amore che ci hanno attratti in questi giorni. Come la Vergine Maria conserveremo nel cuore quegli avvenimenti di Betlemme per riviverli.
I fatti della vita di Gesù devono essere il soggetto più ricorrente e più dolce della nostra memoria.