IL PADRE RIVELA IL FIGLIO A TUTTE LE GENTI, RAPPRESENTATE DAI SANTI MAGI.
6 GENNAIO – EPIFANIA DEL SIGNORE GESU’ ALLE GENTI.
Mentre nel Natale abbiamo contemplato, come dice Isaia, Cristo, luce che risplende nelle tenebre, in cui è immersa l’umanità, dalla quale Gesù assume la carne umana, con tutta la sua fragilità e debolezza, eccetto il peccato; nell’Epifania, festa di luce, che traspare e guida a Gesù, Dio continua a rivelarsi, sempre nella debolezza e nella fragilità di bambino, nato nel nascondimento, e con lo splendore di una stella attrae a Betlemme genti lontane. Così san Paolo esprime il significato dell’Epifania : « Le genti sono chiamate, in Cristo Gesù, a condividere la stessa eredità, a formare lo stesso corpo e ad essere partecipi della stessa promessa ». I Magi, guidati dalla stella e desiderosi di vedere ciò che essa preannunciava, messisi in cammino, giungono a Gerusalemme e chiedono, lì dove pensano possa essere nato un re, ad Erode: « Dove è nato il re dei Giudei? ». A Gerusalemme, dove avrebbe dovuto essere maggiormente viva l'attesa del "Messia", i sommi sacerdoti e gli scribi, radunati da Erode, ricordando le profezie, in- dicano che da Betlemme, piccolo capoluogo della Giudea, doveva « u- uscire un capo che sarebbe stato il pastore del popolo Israele ».
Così i Magi vengono indirizzati a Betlemme. Usciti da Gerusalemme dove la stella che li precedeva non era vista, riappare loro e si ferma sul luogo dove « entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono e gli offrirono i doni: oro, incenso e mirra » (Mt 2,11), riconoscendolo come Re, Dio e Redentore.
Alla fine del loro viaggio, nella ricerca della verità, desiderosi di conoscere l'evento indicato dalla stella, incontrano il Signore nella debolezza della carne: l'umanità nella sua dimensione di fragilità, nella sua vulnerabilità alla sofferenza e al dolore. Essi riconoscono Dio nella carne, perché è in questo che Dio condivide la povertà umana, che si rivela e nasconde la sua divinità: questo è il mistero dell'incarnazione di Dio.
I Magi modello della Chiesa
I MAGI sono le primizie della Chiesa, formata da uomini di tutti i popoli, sono il simbolo di tutti gli uomini, che vanno a trovare il Signore, Cristo Gesù, il Salvatore, guidati dalla luce della fede e lo adorano.
Essi, che hanno affrontato le fatiche e i pericoli di un lungo viaggio, sia fisico che interiore di ricerca della verità divina, esprimono così il percorso paradigmatico della fede di ogni uomo. La stella, verità dell’uomo, è un segno che va ricercato e obbedito, e pone l’uomo nella fatica della ricerca della verità.
La fede non è ancora la visione delle realtà che crediamo. I nostri occhi ancora sono come velati; ma la fede è già una luce che illumina l’anima. L’incredulo si trova ancora nelle tenebre.
Gesù che nasce tra noi provoca sentimenti opposti, azioni antitetiche. Infatti alcuni dei prossimi al Messia non lo riconoscono. La sua nascita produce anche turbamento, come in Erode, il nuovo persecutore, come lo fu il faraone, che opprimeva Israele nei suoi primogeniti.
Oggi preghiamo perché la fede divenga sempre più ferma e luminosa, perché non ci accada mai la sventura di perderla; perché tutti gli uomini l’abbiano in dono, così da accogliere il mistero della salvezza, che è lo stesso Figlio di Dio, in tutto solidale con noi, annunziato a tutte le genti.
Prima Lettura: Is 60, 1-6.
La gloria del Signore brilla in Gerusalemme: il profeta la vede come il luogo verso cui tutti i popoli convergono per lodare Dio e offrirgli « oro e incenso ». La venuta dei Magi porta a compimento la visione esaltante di Isaia, poiché essi, e con loro le nazioni della terra, riconoscono in Gesù il loro Re.
Seconda Lettura: Ef 3,2-3.5-6.
Paolo ricorda agli Efesini che nella carne condivisa da Dio in Gesù si attua e manifesta il suo piano di salvezza. Per mezzo del mistero dell'incarnazione tutti gli uomini sono chiamati a far parte della Chiesa nella fede e ad essere partecipi della salvezza.
Sia gli Ebrei, eletti per primi, sia i pagani, venuti dopo, sono chiamati alla fede in Cristo e alla condivisione dell’eredità eterna con lui. La salvezza è universale: e infatti la Chiesa è detta « una e cattolica ». In essa non c’è distinzione di razza: il Vangelo è predicato a tutte le genti, perché formino una medesima Chiesa. Questo ci porta a due considerazioni: la prima, che dobbiamo sentire la vocazione missionaria e, anche se personalmente non siamo in missione. il nostro aiuto è dato dalla preghiera, dai sacrifici, dalla collaborazione, fatta anche di offerte, e i missionari sono là a rappresentarci. La seconda considerazione è questa: dobbiamo evitare le divisioni, in contrasti tra noi, visto che siamo partecipi della stessa grazia e della stessa promessa di Cristo. Facciamoci nel nostro ambiente missionari di concordia.
Vangelo: Mt 2,1-12.
Quale contrasto tra l’indifferenza e l’ignoranza somma dei sommi sacerdoti e degli scribi, tra la sospettosa ostilità di Erode e l’ardente e gioiosa domanda dei Magi: « Dov’ è colui che è nato, il re dei Giudei ? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo!». Vengono i lontani , e i vicini non si accorgono che è nato il Salvatore. Ai primi è data la felicità di incontrarlo e di adorarlo; i secondi o non sono toccati dall’avvenimento o, peggio, cercano di soffocarlo. Dobbiamo pensare che abbiamo vicino il Signore, quasi a due passi, vicino alle nostre case, nella Eucaristia, e il cuore rimane freddo, pigro, senza interesse. La vera fede dà gioia, fervore e desiderio di incontrare il Signore, come i Magi, capaci di affrontare qualche sacrificio per lui.
MARIA SS. MADRE DI DIO, REGINA DELLA PACE.
1 GENNAIO- MARIA SS. MADRE DI DIO
Giornata Mondiale della Pace.
La redenzione è incominciata dalla Vergine Maria. Partono da lei « le primizie dell’amore misericordioso », dal suo « sì » alla parola del Signore, dal suo consenso a divenire la madre del Figlio di Dio.
Gesù passa anzitutto attraverso la fede di Maria, che accoglie il progetto divino e vi si rende totalmente disponibile, come « l’ancella del Signore », tutta dedita alla sua volontà. Ella è il punto più alto della collaborazione dell’uomo con Dio per realizzare l’economia della salvezza. Maria concepisce l’Autore della vita per opera dello Spirito Santo: la potenza divina rende feconda e lascia intatta la sua « gloria verginale ». Gesù infatti non è meritato dall’uomo, ma puro dono dello Spirito, cioè dono della grazia.
La Vergine Maria « Madre del Cristo e della Chiesa », rimane modello sommo di santità per ogni cristiano: anche noi siamo chiamati a dare il nostro assenso a Dio e, oggi, Ella ci insegna a vivere la fede e l’offerta di tutta la vita al disegno del Padre.
Nella preghiera della Santa Maria, che recitiamo con frequenza, proclamiamo Maria « Madre di Dio » e forse non percepiamo la profondità teologica che il titolo ha. Nel Concilio di Efeso del 431 d.C.
Maria, dai vescovi riuniti, venne proclamata « Madre di Dio ». Questo titolo, nelle discussioni che precedettero e seguirono al Concilio era di estrema importanza in sé e nelle sue conseguenze: se Maria è la Madre di Dio, si affermava di conseguenza che Gesù è Dio. In Cristo, nato da donna, sotto la Legge, vi è l’unione della natura umana e divina, come insegna il Concilio di Calcedonia.
In questa festa, all’ottavo giorno del Natale del Signore, la Chiesa celebra il mistero dell’Incarnazione guardando a Maria. Nella preghiera iniziale dell’Eucaristia diciamo. « O Dio, che nella verginità feconda di Maria hai donato agli uomini i beni della salvezza eterna, fa’ che sperimentiamo la sua intercessione, perché per mezzo di lei abbiamo ricevuto l’Autore della vita, Gesù Cristo, tuo Figlio. Egli è Dio, e vive e regna con te... ».
Prima Lettura: Nm 6,22-27.
« Ti benedica il Signore e ti custodisca. Faccia risplendere per te il suo volto e ti faccia grazia »: è l’augurio che ci fa la Chiesa, oggi, e che noi, a nostra volta, facciamo ai nostri fratelli e vicini. Né si tratta di un augurio superficiale e convenzionale. La benedizione di Dio implica la sua azione favorevole nei confronti della comunità. In essa vi sono espressi i sentimenti di compassione e di benevolenza del Signore, che si specificano nella « custodia » che viene invocata da Dio, perché ci preservi da ogni forma di male, ci conceda il bene, ci faccia grazia, ci sia propizio e infine ci conceda la pace. Cioè, chiediamo a Dio che elargisca la pienezza dell’esistenza. E Tutto questo, come dono di Dio si realizza in Gesù. La Chiesa in questa benedizione ci consegna veramente la grazia di Dio per tutti i giorni del nuovo anno e noi, con altrettanta verità all’augurio, dovremo far seguire una presenza e una manifestazione di Dio, specialmente con le opere di carità verso il prossimo per il quale auspichiamo un «buon anno».
Seconda Lettura: Gal 4,4-7.
Paolo, in poche battute, condensa il mistero di Cristo: Gesù, nato da donna, è venuto a riscattarci dalla Legge e per ricevere l’adozione a figli. Il tempo che ha preceduto la venuta di Cristo era tutto teso verso il Natale: quando il Figlio di Dio appare, lunghi anni dell’aspettativa trovano soddisfazione e il tempo viene come riempito.
Paolo afferma che Gesù è l’inviato di Dio, di natura divina, venuto per riscattarci dalla Legge, che notifica e imputa all’uomo il peccato, ma che non realizza la salvezza: questa ci viene da in Gesù, il Salvatore, che ci rende figli adottivi del Padre, perché siamo « giustificati gratuitamente per la sua grazia, per mezzo della redenzione che è in Cristo Gesù » (Rm 3,24).
Così San Paolo esclude ogni auto-salvezza, che oggi si pretenderebbe raggiungere in tutte quelle vie di ricerca della salvezza rimanendo nell’orizzonte delle risorse umane e della propria autorealizzazione.
Non è esclusa certamente nel Cristianesimo la realizzazione della propria umanità, ma questo avviene in una visione di trascendenza. Viene valorizzato l’umano nella sua fragilità, ma l’uomo, nella sua interezza, è salvato solo da Dio.
Senza la carne, assunta dal Figlio eterno con l’incarnazione, non avremmo potuto avere la salvezza. La Liturgia, facendoci contemplare il Natale del Signore, ci dice che in questo evento è avvenuto « un mirabile scambio » di doni: Egli ha assunto la nostra natura e noi abbiamo ottenuto la salvezza.
Dal di dentro di questa umanità è stato vinto il Male e la morte. Di conseguenza, senza Gesù, che inaugura una nuova era, la storia, con i suoi millenni, sarebbe inesorabilmente e assolutamente vuota, senza senso. Anche la nostra vita, con i suoi giorni e anni, trascorrerebbe priva di significato se mancasse la presenza di Gesù. Egli sarà il compagno di tutte le ore che verranno: riempirà la nostra solitudine e sarà motivo di un’incrollabile speranza. Non lamentiamoci troppo di essere soli, abbiamo l’amicizia di Gesù Cristo, che ci rende figli di Dio.
Vangelo: Lc 2,16-21.
I pastori tornano dalla grotta e lodano il Signore. La loro vita certamente non è quella di prima. Anche noi non restiamo sempre al presepio. Tra non molto verrà « disfatto » e ricomposto per il prossimo anno. E tuttavia, ritornando alla nostre occupazioni e condizioni abituali, non dimentichiamo quella nascita, quell’innocenza e quell’amore che ci hanno attratti in questi giorni. Come la Vergine Maria conserveremo nel cuore quegli avvenimenti di Betlemme per riviverli.
I fatti della vita di Gesù devono essere il soggetto più ricorrente e più dolce della nostra memoria
L.A FAMIGLIA DI NAZARET: VERO MODELLO DI VITA
31 Dicembre – FESTA DELLA SACRA FAMIGLIA.
La Famiglia di Nazaret modello di vita familiare.
La Chiesa, oggi, celebrando la Famiglia di Nazaret, la propone, come model-lo della famiglia cristiana. La famiglia di Gesù, che ha voluto nascere e crescere in seno alla famiglia, ci si presenta come « un vero modello di vita », con le sue virtù e con il suo amore. Gesù si incarna in una famiglia concreta, vivendo fin dal primo istante della sua esistenza terrena questa esperienza: relazionandosi con i suoi genitori ne ha condiviso dolori e gioie; dai genitori ha imparato a rapportarsi con Dio e gli uomini; ha conosciuto la paura, sperimentato i pericoli, la precarietà, ma anche l’esperienza religiosa in casa, nella sinagoga e nel tempio, partecipando alle varie feste ebraiche.
La famiglia di Nazaret vive le preoccupazioni quotidiane, come lo smarrimento di Gesù nel tempio, le incomprensioni degli abitanti di Nazaret per i comportamenti di Gesù, ma tutta la famiglia è aperta e disponibile alla voce di Dio, che li conforta, nella consapevolezza che il Figlio non appartiene a loro. Tutto questo deve farci comprendere che senza Dio la famiglia non ha fondamenti stabili.
La Chiesa è la famiglia di Dio e in origine il nucleo della Chiesa era costituito da famiglie, i cui membri, divenuti credenti, desideravano che tutta la famiglia fosse salvata e, come dice il Concilio, erano piccole chiese domestiche, dove si praticava la vita cristiana in un mondo pagano e incredulo.
Paolo VI, in una riflessione durante nella sua visita nella casa di Nazaret,- definì la Sacra Famiglia « Scuola dove si è iniziati a comprendere la vita di Gesù, scuola del Vangelo, dove si impara a vivere in famiglia. Nazaret ci ricorda cosa è la famiglia, cos’è la comunione di amore, la sua bellezza austera e semplice, il suo carattere sacro e inviolabile… Infine impariamo la lezione del lavoro. Qui soprattutto desideriamo comprendere e celebrare la legge, severa certo, ma redentrice della fatica umana…».
Nella Sacra Famiglia abbiamo tratti fondamentali a cui le famiglie cristiane possono e devono ispirarsi per realizzare e svilupparsi secondo il progetto di Dio sulla famiglia, come per esempio, la carità profonda, l’ospitalità, la povertà laboriosa, il nascondimento, la semplicità, l’ascolto attento e rispettoso, l’ubbidienza vissuta nella libertà, la vita limpida e trasparente, l’intimità con Cristo e Maria, la fede schietta, la vita vissuta nella gioia, con cui tutto diventa più facile anche nei momenti delle croci, la donazione e la condivisione dei pesi gli uni degli altri.
La famiglia deve diventare ciò che è.
La famiglia, piccola chiesa domestica,, è immagine della Chiesa di Cristo, plasmata dall’ Amore. Nella Familiaris Consortio, Giovanni Paolo II ha scritto che « l’essenza e i compiti della famiglia sono… definiti dall’ amore. Per questo la famiglia riceve la missione di custodire, rivelare e comunicare l’amore, quale riflesso vivo e reale partecipazione dell’amore di Dio per l’umanità e dell’amore di Cristo Signore per la Chiesa sua sposa » ( FC 17 ). La famiglia scopre la sua identità e la sua missione di ciò che può e deve essere nel disegno che Dio ha tracciato per essa.
Come per la famiglia di Nazaret, il compito della famiglia cristiana è quello di diventare ciò che essa « è », accogliendo la parola che la invita a rivestirsi di sentimenti di misericordia, bontà, umiltà, mansuetudine, pazienza e, come dice san Paolo, “avere al di sopra di tutto la carità che è vincolo di perfezione, per edificare la pace nei cuori ”. La sottomissione e l’accoglienza reciproca fra marito e moglie, genitori e figli hanno come riferimento ultimo il Signore.
La famiglia, allora, sperimenta la vita insieme, con la gioia di camminare congiuntamente sulla strada di Dio e del mondo. La famiglia nei momenti di difficoltà diventa sostegno e aiuta a crescere nella maturità dell’amore e rende più facili gli impegni quotidiani.
Oggi chiediamo al Signore che anche « le nostre famiglie vivano nell’ amicizia e nella pace » con Dio, che « i genitori si sentano partecipi della fecondità dell’amore divino », e che « i figli crescano in sapienza, pietà e grazia ». L’esempio e la grazia che ci vengono dalla Santa Famiglia ci danno la forza di superarli. In particolare la nostra fede è rinvigorita dall’ Eucaristia, la mensa che ci nutre tutti come figli di Dio.
Nella preghiera iniziale preghiamo Dio dicendo: « O Dio, nostro creatore e Padre, tu hai voluto che il tuo Figlio crescesse in sapienza, età e grazia nella famiglia di Nazaret; ravviva in noi la venerazione per il dono e il mistero della vita, perché diventiamo partecipi della fecondità del tuo amore. Per il nostro Signore Gesù Cristo..»
Prima Lettura: Gn 15,1-6; 21,1-3.
Dio rinnova ad Abramo, che ha risposto con la fede, la promessa di una lunga discendenza con la fecondità della moglie Sara, che pur essendo anziana e sterile concepisce Isacco. Dio con la sua potenza supera la fragilità e l’impossibilità umana. Da Abramo sarebbe venuto il Figlio suo Gesù, che la vergine Maria concepirà per opera dello Spirito Santo. Da questo connubio tra la potenza di Dio e la fede di Abramo, che non dubita della promessa di Dio, si realizza il progetto salvifico di Dio. La famiglia di Nazaret sarà il segno di questa forza di Dio per cui Maria, nella fede, concepisce Gesù e Giuseppe ne assume la paternità legale e putativa.
Seconda Lettura: Eb 11,8-12.17-19.
La storia della salvezza è storia di obbedienza, di adesione perfetta alla volontà di Dio, il quale opera anche davanti alle cose che agli uomini sembrano impossibili. Alla base della promessa fatta ad Abramo e a Sara vi è la certezza di fede sulla fedeltà di Dio alle sue promesse, « capace di far risorgere anche i morti ». La disposizione di Abramo ad offrire l’unico figlio è ricompensata da Dio, per cui lo riebbe proprio come segno che Dio ha la forza di richiamare alla vita. Ciò è avvenuto con Gesù, Figlio di Dio, che, offertosi sulla croce, è stato risuscitato dalla morte.
Vangelo: Lc 2,22-40.
Il Bambino Gesù, in quanto primogenito, è consacrato a Dio, come prescriveva la Legge di Mosè, e dedicherà tutta la sua vita al Padre e alla sua volontà, fino ad offrirsi sulla croce. Egli viene presentato al tempio ed è riconosciuto, come l’atteso delle genti, dal vecchio Simeone, « uomo giusto e pio », che ringrazia Dio per avergli dato la gioia di aver visto il Messia del Signore, venuto per realizzare la redenzione, ed è accolto anche da Anna, che era al servizio di Dio, nel tempio, « notte e giorno, con digiuni e preghiere »: essi incontrano e riconoscono il Messia perché lo Spirito del Signore è in loro. La cosa vale anche per noi e sempre: possiamo essere vicini a Cristo, alla sua Chiesa, all’ Eucaristia e non accorgerci che Gesù è per gli uni – per i credenti – motivo di salvezza, e per gli altri – gli increduli e indifferenti – motivo di rovina, per il fatto che lo rifiutano. Il destino di Gesù passerà attraverso la croce, e Maria stessa ne sentirà il dolore, condividendo la passione del Figlio, come le predice Simeone: « una spada ti trafiggerà l’anima ».
CHE IL NATALE DEL SIGNORE TI INONDI IL CUORE DI GIOIA E AMORE.
NATALE 2017
Nel Natale nasce Gesù, il Signore,
per essere il nostro Redentore.
Accoglilo, allor, con fede e amore
e ti avvolgerà col suo splendore.
Se Egli bussa alla porta del cuore,
tu aprigli con slancio interiore,
perché di luce egli è portatore,
rendendoti così uomo migliore.
Egli, che ha detto: “Io sono la Via”,
vuol farti arrivare alla Verità;
purché tu sempre a Lui docile sia
sperimenterai la sua vitalità:
se scegli Lui (o il bene) ad ogni crocevia
gioia avrai ora e per l’eternità.
Leonforte, 25 Dicembre 2023 don Nino Lo Grasso
CELEBRAZIONE DEL GIORNO DEL NATALE
Dal grembo santo di Maria, vergine illibata, viene a noi il Figlio di Dio. E un prodigio che solo la potenza divina sa operare, una grazia che solo lo Spirito Santo può elargire. Oggi comprendiamo che più della creazione, è dono immenso la redenzione, che ci rende partecipi della vita stesso di Dio: « in modo più mirabile ci hai rinnovati e redenti ». A Natale ci troviamo rinati come figli di Dio. Da qui parte il nostro desiderio e la nostra ricerca delle « cose invisibili » che sono le più autentiche e vere.
Prima Lettura: Is 52, 7-10.
Il lieto annunzio « il Vangelo », è questo: che Dio è in mezzo agli uomini. Egli è l’Emmanuele, il Dio con noi! Egli è il nostro Redentore, per cui le ragioni della tristezza sono venute meno.
Seconda Lettura: Eb 1,1-6.
Il Figlio di Dio che nasce a Betlemme è la Parola divina definitiva. Tutte le cose trovano in lui il loro fondamento. Ora, compiuta la purificazione dei peccati, egli si trova glorioso alla destra del Padre. In Cristo Dio ha manifestato tutto se stesso: le varie parole e profezie dell’ Antico Testamento si riassumono in Gesù, verso il quale tendeva tutta la speranza di Israele.
Vangelo: Gv 1,1-18.
« Il Verbo si fece carne »: è il contenuto del Natale. L’evangelista Giovanni vuol dire che il Figlio di Dio, che esiste dall’eternità, che è Dio e Creatore, che è fonte della Vita e della Luce, è veramente uomo e non solo in apparenza. Quanti lo accolgono nella fede diventano a loro volta figli di Dio, sono generati da Dio. Allora il Natale è la festa della famiglia cristiana. Lo sforzo, dinanzi al presepio, è quello di riconoscere in ogni uomo un vero fratello.
N A T A L E 2014
Natale è bello se dilata il cuore
con l’amore che viene dal Signore,
perché in te esso porta nuovo ardore
e ti illumina di vivo splendore.
Se scopri allora che il piccol Bambinello,
nato per noi tra il bue e l’’asinello,
è pure il Dio che vedi nel fratello,
lo amerai anche nel poverello.
Se nel Signore, che nasce, ti rinnovi
il cuore e la tua mente con la fede ,
sorgerann per noi terra e cieli nuovi ;
rendigli il tuo cuore degna sede:
vedrai allor la gioia che tu provi ,
poiché Egli integralmente ti possiede.
Leonforte, Natale 2023
AUGURI A TUTTI DI UN FELICE E SANTO NATALE
PACE AGLI UOMINI AMATI DAL SIGNORE.
Vigilia del Santo Natale.
24 Dicembre – NATALE DEL SIGNORE.
La festa del Natale è imminente. Siamo alla vigilia. Domani saremo tutti nella gioiosa sorpresa del Figlio eterno di Dio, nel « grande giorno che ha dato inizio alla nostra redenzione ». Oggi è giorno di raccoglimento e di preghiera. Così viviamo l’attesa, e non solo del Natale, ma anche della definitiva apparizione di Cristo giudice. Se guardiamo ai nostri meriti, siamo presi dallo smarrimento, ma se consideriamo l’amore del Padre, che a Natale si rivela, al timore succede la speranza. Una speranza che in quello stesso amore attinge forza e coerenza.
Prima Lettura: Is 62,1-5.
L’umanità non sarà più abbandonata, devastata, priva di amore. Essa avrà il suo Sposo: Dio stesso, che si unisce agli uomini con il dono della grazia. Anzi col dono del suo medesimo Figlio fatto uomo. La promessa di Dio e il desiderio del profeta si compiranno a Natale.
Seconda Lettura: At 13,16-17.22-25.
Ormai sta per apparire Colui che Giovanni aveva preannunziato e per il Quale aveva preparati gli animi: è Gesù, il Salvatore, che libera Israele e tutti i popoli. L’attesa e la speranza, tenute vive dai credenti, trovano la loro soddisfazione.
Vangelo: Mt 1,1-25.
Gesù è il Figlio di Dio, ma nasce anche come vero uomo, inserito in una genealogia. Egli è chiamato dall’evangelista Matteo figlio di Davide, per mezzo del quale risale ad Abramo. Egli nasce da Maria verginalmente, mentre Giuseppe, lo sposo della Vergine, gli fa da padre terreno. Come Maria, anch’egli ha dato il suo consenso di fede alle parole dell’angelo e ha legato la propria vita a quella di Gesù Salvatore. Fare Natale significa entrare nella storia di Gesù, assumerla e lasciarsi prendere da essa. In certo modo: riviverla in noi.
Celebrazione della NOTTE SANTA DEL NATALE DEL SIGNORE.
Siamo ammirati e festanti. La ragione è questa: che quando nasce il Salvatore noi siamo salvati. In Gesù – come dice il secondo prefazio – Dio appare « visibilmente nella nostra carne » e incomincia « ad esistere nel tempo ». Dio si fa sempre vicino e l’umanità on tutto l’universo viene sollevata dalla sua caduta e redenta.
A Natale si compone in unità la famiglia di Dio. Non possiamo essere tristi, e dobbiamo darci da fare perché anche gli altri, a cominciare dai nostri di casa, siano nella gioia.
Nella colletta preghiamo, dicendo: « O Dio, che hai illuminato questa santissima notte con lo splendore di Cristo, vera luce del mondo, concedi a noi, che sulla terra lo contempliamo nei suoi misteri, di partecipare alla sua gloria nel cielo ».
Prima Lettura: Is 9,1-6.
« Un bambino è nato per noi »: bisognoso , come bambino, di cure materne. Il Dio potente» , che illumina il mondo e che spezza il giogo dell’oppressione, non viene con una rivoluzione violenta, ma trasforma il cuore degli uomini con l’amore. Nell’umiltà, nella povertà e nella semplicità, come raccontato nei Vangeli e rappresen- tato nel presepe, dobbiamo imparare a vivere con propositi di carità e di pace.
Seconda Lettura: Tt 2,11-14.
Il Natale deve toccare la nostra condotta, indurci a vivere secondo l’esortazione di san Paolo - « con sobrietà, con giustizia e con pietà ». Ossia a vivere in grazia e a comunicarla agli altri con la parola e l’esempio. Così siamo coerenti con il modo di fare di Gesù, che « ha dato se stesso ». Dare noi stessi è lo stile proprio del cristiano anche nelle piccole cose. Mettiamo al secondo posto il nostro io, facilmente egoista, per interessarci di quelli che sono più dimenticati e trascurati.
Vangelo: Lc 2,1-14.
Il Natale è la festa della semplicità e della povertà di Dio. Il Figlio suo è deposto in una mangiatoia, l’unico luogo trovato disponibile. E’ la prima lezione che raccogliamo celebrandone la festa. Ma intorno all’umiltà della grotta si diffonde la presenza degli angeli. Essi invitano alla gioia, e infatti annunziano il vangelo, danno la bella notizia che è apparso il Salvatore.
Se è così come si fa ad essere ancora avviliti, avidi ricchezza, prepotenti? Uno dei segni che facciamo un buon Natale e che non ci limitiamo ad augurarlo a parole, è che portiamo pace e bontà col perdono, con l’aiuto ad un fratello ammalato, con una visita che sappiamo gradita. Del resto Il Natale c’è perché Dio ci ama.
Celebrazione del Natale del Signore all’aurora.
Nell’ umanità toccata intimamente dal peccato, appare con la sua nascita, in mezzo a noi, il Verbo fatto uomo: così sperimentiamo quanto grande e misterioso sia l’amore che Dio ha per l’uomo. Egli viene per farci rinascere, rinnovarci, guarirci e renderci partecipi della vita immortale. Se per opera di Dio avviene tutto questo, possiamo comprendere quanto sia alta ai suoi occhi ora la dignità dell’uomo. La dobbiamo rispettare in noi e negli altri. Non dobbiamo più deturparla con il ritorno alla mentalità di peccato.
Nella Colletta della Messa dell’aurora, ci rivolgiamo al Signore pregandolo: « Dio onnipotente, che ci avvolgi della nuova luce del tuo Verbo fatto uomo, fa’ che risplenda nelle nostre opere il mistero della fede che rifulge nel nostro spirito ».
Prima Lettura: Is 62, 11-12.
Il Signore, per bocca di Isaia, fa sentire ad Israele e fino all’estremità della terra: « Dite alla figlia di Sion: Ecco arriva il tuo salvatore; ecco, egli ha con sé il premio e la sua ricompensa lo precede ». Israele e l’umanità, allora, saranno chiamati « Popolo santo, Redenti del Signore ». La figlia di Sion sarà chiamata:« Ricer- cata, Città non abbandonata ». La Chiesa ripete, ancora oggi, l’an- nunzio che il Salvatore è nato a Betlemme.
Seconda Lettura : Tt 3,4-7.
Il Natale del Signore è la suprema manifestazione della bontà di Dio e del suo amore per gli uomini. Questo amore diviene concreto per noi con il dono dello Spirito Santo elargito nel Battesimo e poi in tutti gli altri sacramenti. Si può dire che facciamo il Natale del Signore, quando riceviamo i sacramenti, e la vita di Gesù si inserisce in noi. Pensiamo al sacramento della Penitenza e a quello dell’Eucaristia durante questi giorni per riceverli e farci santificare con la sua presenza in noi.
Vangelo: Lc 2,15-20.
I Pastori vanno con sollecitudine fino a Betlemme dopo l’avvertimento degli angeli. Non sono i potenti ma gli umili a recarsi alla grotta, a gioire del Vangelo, a dare gloria a Dio. Senza un’umiltà profonda, senza la meditazione, a somiglianza di Maria, la Madre di Gesù, non si capisce e non si gusta nulla del Natale.