VIENI SIGNORE, PONI LA TUA DIMORA TRA NOI.
20 DICEMBRE – IV DOMENICA D’AVVENTO. (Anno B)
Dio mantiene la promessa della salvezza dell’umanità e la realizza.
In questa Domenica, solo nell’ ascolto della Parola di Dio, nell’ obbedienza della fede e nell’ adesione alla volontà di Dio, possiamo ricevere e vivere la grazia del Natale del Signore. Maria che concepisce nel suo grembo, per opera dello Spirito Santo, il Figlio dell’Altissimo, il quale così assume la nostra carne mortale, diventa il nostro modello per concepire anche noi, nello Spirito e nella fede, il Cristo, che si rende presente con i suoi sentimenti. Tutta quanta la Chiesa è chiamata a portare in tutto il mondo il Signore e a donarlo a tutti con la testimonianza delle opere. Il Signore sceglie tra gli umili i suoi « servi per portare a compimento il disegno della salvezza ».
Nella Colletta di questa Domenica preghiamo il Signore dicendo:« Dio grande e misericordioso, che tra gli umili scegli i tuoi servi per portare a compimento il tuo disegno di salvezza, concedi alla tua Chiesa la fecondità dello Spirito, perché sull’ esempio di Maria accolga il Verbo della vita e si rallegri come madre di una stirpe santa e incorruttibile ».
Prima Lettura: 2 Sam 7,1-5.8-12.14-16.
A Davide, che vuole costruire una casa al Signore, il quale gli ha dato riposo da tanti suoi nemici all’ intorno, Dio, per mezzo del profeta Natan, fa sapere che non sarà tanto lui a fargli una casa quanto sarà Dio stesso a dargli un regno, rendendo stabile la sua casa, dopo averlo preso dai pascoli, per farlo capo del suo popolo Israele. Dopo aver ricordato che il Signore è stato presente dovunque e in qualunque cosa Davide si sia messo, distruggendo i suoi nemici, il Signore gli promette di rendere il suo nome grande come quello dei grandi che sono sulla terra, di stabilire e piantare il suo popolo Israele in un luogo perché vi abiti e non tremi più e i malfattori non lo opprimano come per il passato …. di dargli riposo da tutti i suoi nemici. Infine promette che, quando egli si sarà addormentato con i suoi padri, gli avrebbe suscitato un discendente dopo di lui, uscito dalle sue viscere, a cui avrebbe reso stabile il regno. Per questo germoglio di Davide Dio gli sarà padre ed egli gli sarà figlio.
Seconda Lettura: Rm 16,25-27.
San Paolo, scrivendo ai Romani, rende gloria a Dio, il solo sapiente, che ha il potere di confermarli « nel Vangelo che annunzia Gesù Cristo, secondo la rivelazione del mistero avvolto nel silenzio per secoli eterni, ma ora manifestato mediante le scritture dei Profeti, per ordine dell’eterno Dio, annunziato a tutte le genti perché giungano all’ obbedienza della fede ». Anche oggi sono attuali queste parole che suscitano in noi la gioiosa sorpresa: il Natale di Cristo è un mistero che, coinvolgendo l’ uomo nella obbedienza della fede a imitazione della fede di Maria, che con la sua adesione alle parole dell’angelo lo ha concepito e dato alla luce, deve essere portato a conoscenza di tutte le genti, perché Gesù sia concepito e nasca nei nostri cuori con i suoi sentimenti.
Vangelo: Lc 1,26-38
La Beata Vergine Maria, la sempre amata da Dio e per questo piena di grazia, all’ annunzio dell’arcangelo Gabriele, che le manifesta la volontà di Dio a divenire la madre del Figlio dell’Altissimo, rimasta turbata perché non conosce ancora uomo ma confortata dall’ opera dello Spirito Santo, che l’avrebbe adombrata, risponde con il suo “sì”, professandosi la “serva del Signore”, l’ancella della Parola. Dice sant’ Agostino che Maria, per la sua fede, concepisce verginalmente il Figlio di Dio e di conseguenza nel suo seno, ponendosi così come nuova Eva, in antitesi con colei che ci ha coinvolti nella disobbedienza antica. Così in Cristo, che si incarna nella nostra storia per la salvezza degli uomini, Dio porta a compimento la promessa antica, reiterata nelle parole dei profeti dell’Antico Testamento, che la “stirpe della donna”, il Messia, figlio di Davide, l’atteso d’Israele, avrebbe sconfitto, con la sua morte e la sua risurrezione, Satana, spirito del male, che aveva indotto gli uomini alla disobbedienza.
In Gesù, allora, Dio realizza la manifestazione di sé all’ uomo e una maggiore conoscenza del Signore da parte dell’uomo. La nostra storia diventa il luogo dove Dio intreccia di nuovo il rapporto reciproco d’amore tra Lui e l’umanità per la salvezza dell’uomo, realizzando così la promessa antica: tutto questo avviene per mezzo del suo Figlio mandato tra noi: « Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo unico Figlio non per condannare il mondo ma per salvarlo », come dice Gesù a Nicodemo.
VIENI SIGNORE GESU' E PORTACI LA TUA GIOIA,
13 DICEMBRE – IIIa DOMENICA D’AVVENTO (Anno B)
Il Signore è la nostra gioia.
Il Natale, che ci apprestiamo a celebrare, non è solo il ricordo del « mistero della salvezza », che inizia nella nostra storia, ma è, anche, nella fede, realtà da vivere e realizzare nella nostra vita quotidiana. La grazia di questo evento ci viene rinnovata a seconda della nostra disposizione interiore ad accettare la liberazione dai peccati, perché Gesù si fa uno di noi e realizza un meraviglioso scambio: assume la nostra natura umana per arricchirla ed elevarci alla dignità divina. Il Natale dobbiamo, quindi, viverlo con fede e accogliere il Signore che viene nella vigilanza e nella preghiera, con il cuore pronto e aperto alla generosità.
Ecco perché questa Domenica è detta:« Gaudete », perché la nascita del Signore tra noi è portatrice di gioia.
Nella preghiera iniziale dell’Eucaristia chiediamo a Dio che « chiama tutti gli uomini a condividere la pace e la gioia del suo regno, perché ci mostri la sua benevolenza e ci doni un cuore puro e generoso, per preparare la via al Salvatore che viene ».
Prima Lettura: Is 61.1-2.10-11.
Il profeta Isaia preannunzia l'opera del Messia, consacrato dallo Spirito con l’unzione, e che è mandato « a portare il lieto annunzio ai miseri, a fasciare le piaghe dei cuori spezzati, a promulgare la libertà degli schiavi, la scarcerazione dei prigionieri, a promulgare l’anno di grazia del Signore ». Questo programma, che il profeta annunzia, anticipa ed è immagine di quella che sarà l’opera del Messia, dell’Unto del Signore, cioè del Cristo. Giovanni, mandato come testimone della luce a preparare la via alla venuta del Cristo, ai sacerdoti e leviti, inviati dai Giudei, che gli chiedono chi egli sia, risponde di non essere lui il Cristo, né Elia, né il profeta. Gesù invece a Nazaret, dopo il Battesimo al Giordano, in cui il Padre lo rivela come il Figlio unigenito, leggendo la profezia di Isaia, conclude la lettura dicendo che quelle Scritture si adempivano, in quel momento, agli orecchi degli ascoltatori.
Con la sua venuta, allora, Gesù, che noi ricordiamo nella sua nascita nella nostra storia, incomincia pienamente e definitivamente l’ « anno di grazia del Signore ». La gioia e l’esultanza del profeta in Dio, le vesti della salvezza di cui è rivestito, il mantello della giustizia di Dio di cui è avvolto, il diadema regale dello sposo e i gioielli di cui si adorna la sposa, sarebbero segni di questa realtà che il Messia avrebbe portato all’umanità. Il Signore avrebbe fatto germogliare sulla terra la sua giustizia, che sarebbe stata la nostra per suo dono, e la sua lode davanti a tutte le genti.
Seconda Lettura: 1 Ts 5, 16-24.
Paolo esorta i Tessalonicesi a essere lieti e a pregare ininterrottamente Dio rendendogli grazie, essendo questa la volontà di Dio in Cristo Gesù per loro. Li invoglia, inoltre, a non spegnere lo Spirito, a non disprezzare le profezie, a vagliare ogni cosa, a tenere ciò che è buono e ad astenersi da qualunque male e dal peccato: tutto questo deve distinguere il cristiano. Paolo, inoltre, augura che il Dio della pace li santifichi in tutte le loro persone e li renda irreprensibili nella loro attesa, per la celebrazione della venuta di Gesù nel Natale e per la sua venuta finale nel giorno del giudizio.
Vangelo: Gv 1, 6-8.19-28.
Giovanni, a coloro che gli chiedono chi egli sia, risponde di non essere lui il Cristo, né Elia e nessuno degli altri profeti. Dice solo di essere un messaggero che grida nel deserto: « Preparate le vie del Signore ». La sua voce non si è spenta ancora, perché in questo Avvento essa risuona ancora ai nostri orecchi e ci esorta, ammonendoci, a disporre i nostri cuori, perché Gesù, che nascerà a Betlemme, sia accolto e la sua luce ci inondi. Ascoltare Giovanni vuol dire rinnovare la nostra adesione di fede al Cristo, che come luce del mondo, nel nome del Padre, viene ad illuminare le nostre tenebre. Nel deserto del cuore degli uomini, avvolti sì da gesti di volontariato e di espressione di solidarietà umana, ma anche di molto egoismo, di atteggiamenti e comportamenti in cui i sentimenti di amore, benevolenza, fraternità, giustizia, rispetto, collaborazione, di perdono sono aridi o spenti, Gesù, nel suo natale, espressione del suo voler condividere la nostra umanità, ci chiede di far posto alla sua venuta nei nostri cuori e di farli risplendere della sua gioia, del suo amore, di vita divina e del suo dono di eternità.
Dai «Discorsi» del beato Isacco della Stella, abate
(Disc. 51; PL 194, 1862-1863. 1865)
Maria e la Chiesa
Il Cristo è unico, perché Capo e Corpo formano un tutt’uno. Il Cristo è unico, perché è figlio di un unico Dio in cielo e di un’unica madre in terra.
Si hanno insieme molti figli e un solo figlio. Come infatti Capo e membra sono insieme un solo figlio e molti figli, così Maria e la Chiesa sono una sola e molte madri, una sola e molte vergini. Ambedue madri, ambedue vergini, ambedue concepiscono per opera dello Spirito Santo senza concupiscenza, ambedue danno al Padre figli senza peccato. Maria senza alcun peccato ha generato al corpo il Capo, la Chiesa nella remissione di tutti i peccati ha partorito al Capo il corpo.
Tutt’e due sono madri di Cristo, ma nessuna delle due genera il tutto senza l’altra.
Perciò giustamente nelle Scritture divinamente ispirate quel ch’è detto in generale della vergine madre Chiesa, s’intende singolarmente della vergine madre Maria; e quel che si dice in modo speciale della vergine madre Maria, va riferito in generale alla vergine madre Chiesa; e quanto si dice d’una delle due può essere inteso indifferentemente dell’una e dell’altra.
Anche la singola anima fedele può essere considerata come Sposa del Verbo di Dio, madre, figlia e sorella di Cristo, vergine e feconda. Viene detto dunque in generale per la Chiesa, in modo speciale per Maria, in particolare anche per l’anima fedele, dalla stessa Sapienza di Dio che è il Verbo del Padre: Fra tutti questi cercai un luogo di riposo e nell’eredità del Signore mi stabilii (cfr. Sir 24, 12). Eredità del Signore in modo universale è la Chiesa, in modo speciale Maria, in modo particolare ogni anima fedele. Nel tabernacolo del grembo di Maria Cristo dimorò nove mesi, nel tabernacolo della fede della Chiesa sino alla fine del mondo, nella conoscenza e nell’amore dell’anima fedele per l’eternità.
MARIA,RISPLENDENTE DI LUCE E' NOSTRO MODELLO DI VITA.
8 DICEMBRE - SOLENNITA’ DELL’IMMACOLATA CONCEZIONE DI MARIA.
Fin dai primi secoli la Chiesa ha formulato, tenendo conto di ciò che dicono i Vangeli di Maria che è « la piena di grazia », « la Madre del Salvatore », e che, la si invoca, nella preghiera della Santa Maria, Madre di Dio, l’essenza della sua fede intorno a Madre di Gesù, espressa solennemente nel Concilio di Efeso del 341. Già sant’Ireneo, salutando la Vergine Maria come la « nuova Eva » ne aveva sostenuto l’immacolata concezione. Ma solo nel secolo XV la Chiesa l’ha dichiarata formalmente nella liturgia, finché il papa Pio IX la definì come dogma di fede cattolica nel 1854.
Siamo scelti da Dio per essere santi e immacolati.
Nel nostro mondo, segnato dal male, dall’egoismo, dalla superbia, respiriamo una tara ereditaria, cominciata con il peccato originale e propagata a tutto il genere umano, che ci predispone a compiere il male, perché la superbia ci allontana da Dio.
Lopera della salvezza in Maria e in noi.
« Dio, ci dice san Paolo, ci ha predestinati a essere suoi figli adottivi mediante Gesù Cristo » (Ef ), così possiamo sperare di vincere il male, essendo inseriti con il Battesimo in una nuova solidarietà, realizzata dal Cristo morto e risorto, che con la sua obbedienza ha vinto il male per noi. Per Cristo, allora, è possibile sconfiggere il male e la morte da parte di tutti.
Fin dal principio del suo esserci in questo mondo, Maria, redenta da Cristo, per la sua vittoria sul male, è, in previsione dei meriti del suo sacrificio, senza macchia di peccato. Il sacrificio della croce, che agisce in noi per mezzo del Battesimo, già agisce in lei fin dal momento del suo concepimento come dono e privilegio sovrabbondante e singolare di grazia, poiché è piena di grazia, ripiena « della potenza dell’Altissimo ». L’immacolata concezione proclama la bontà di Dio che precede ogni merito.
Con Maria l’umanità ritrova la strada del cammino di santità. Maria, quindi, ha raggiunto la salvezza fin dal primo momento del suo concepimento, ha poi acconsentito all’elezione che Dio le ha fatto con il suo « sì », umile e disponibile, vivendo la grazia della Maternità divina, con la propria donazione al disegno di Dio, per cui Lei non poteva contenere ombra di peccato: essendo Dio santo rende santo tutto ciò che lo contiene.
Maria, adombrata dallo Spirito Santo, inizia i tempi nuovi. Con il suo privilegio è la prima, ma non la sola, perché tutti siamo chiamati ad essere santi e immacolati davanti al Padre celeste. Lei è stata scelta non perché rimanesse da sola a contemplare il favore divino: ma perché questo favore si estendesse a tutto il genere umano, come diciamo nella preghiera iniziale della celebrazione: « O Padre, tu che hai preparato una degna dimora per il tuo Figlio e l’hai preservata da ogni peccato, concedi anche a noi di venire incontro a te in santità e purezza di spirito ».
Maria, quindi, non è per questo privilegio distaccata dalla Chiesa. Al contrario in lei Dio « ha segnato l’inizio della Chiesa, sposa di Cristo senza macchia e senza ruga, splendente di bellezza ». Ella è, quindi, per tutti noi segno di speranza di potere raggiungere la salvezza. Mentre Maria, generando nella carne il Figlio di Dio, è stata privilegiata fin dalla sua immacolata concezione, noi, nell’incontro di fede e di amore con Cristo nel Battesimo, nei sentimenti e nella vita, possiamo imitare il suo esempio e raggiungere la pienezza della grazia, quando il peccato non avrà più nessun potere su di noi.
Prima Lettura: Gn 3,9-15.20
Una inimicizia radicale oppone il serpente, simbolo del male, e la donna con la sua discendenza. Dio lo promette, annunziando così la salvezza per l’umanità peccatrice. Essa si compirà quando il Figlio della donna, Gesù, nella sua Pasqua, vincerà il demonio. Ma questa vittoria incomincia con la concezione di Maria, la Madre di Dio, nella quale già si riflette la grazia della redenzione.
Seconda Lettura: Ef 1,3-6.11-12.
Fin dall’eternità Dio ci ha predestinati ad essere suoi figli, a immagine e per opera del Figlio suo Gesù Cristo, cioè ci ha scelti per essere santi ed eredi con lui. Non è nostro merito ma una pura sua grazia. Così come è pura grazia la concezione immacolata di Maria, epifania dell’amore misericordioso che progetta l’uomo per l’intimità con Dio.
Vangelo: Lc 1,26-38.
Da sempre Maria è stata da Dio immensamente amata: per questo è « piena di grazia ». All’annunzio dell’angelo non si ritrae, non diffida. Ascolta il piano divino e si affida alla potenza e alla forza dello Spirito Santo.
Prepariamo le vie del Signore che viene.
6 DICEMBRE - IIa DOMENICA D’AVVENTO.(Anno B)
L’uomo, dopo la colpa originale, non è stato abbandonato a se stesso, nella propria condizione di peccato, ma l’amore di Dio ha ridato all’ uomo la vita divina. Nel Natale noi ricordiamo e rinnoviamo la memoria della nascita di Gesù, che ci ha riportato nella condizione di essere in comunione con il Padre celeste. L’evento che ci apprestiamo a celebrare deve invogliarci a purificare il cuore e imparare a vivere con la « la sapienza che viene dall’ alto ».
Se manca questa disponibilità interiore, la festa del Natale sarebbe ancora una volta una occasione sprecata dietro la ricerca di situazioni più o meno estranee al vero senso del nostro coinvolgimento al mistero del Cristo, che si fa uomo per fare un meraviglioso scambio tra la nostra natura assunta da lui e la sua vita divina ridonata a noi.
Il Natale, allora, deve porci nella ricerca dei beni celesti. E Gesù, che nasce tra noi è il più grande bene che può venirci dall’ alto: è Dio che si fa piccolo per noi.
Nella preghiera della Colletta preghiamo dicendo:« O Dio, Padre di ogni consolazione, che agli uomini pellegrini nel tempo hai promesso cieli e terra nuovi, parla oggi al cuore del tuo popolo, perché in purezza di fede e santità di vita possa camminare verso il giorno in cui manifesterai pienamente la gloria del tuo nome ».
Prima Lettura: Is 40, 1-5.9-11.
Al popolo in esilio a Babilonia Dio annunzia, per bocca del profeta, che la tribolazione che lo affligge è compiuta, la sua pena è scontata, perché ha ricevuto dalla mano del Signore il doppio per tutti i suoi peccati, la liberazione e il ritorno alla patria sono prossimi. Ma deve essere preparata nel deserto la via per la venuta del Signore, ogni ostacolo deve essere eliminato : « Ogni valle sia innalzata, ogni monte e ogni colle siano abbassati; il terreno accidentato si trasformi in piano e quello scosceso in vallata. Allora si rivelerà la gloria del Signore e tutti gli uomini la vedranno ». Con forza il profeta deve annunziare in Sion e alle città di Giuda la lieta notizia: « Ecco il vostro Dio! Ecco il Signore Dio viene con potenza … Ecco egli ha con sé il premio e la ricompensa lo precede. Come un pastore fa pascolare il gregge e con il suo braccio lo raduna, porta gli agnelli sul petto e conduce dolcemente le pecore madri ». Anche noi siamo in esilio e in schiavitù per i nostri peccati e la sua venuta per gli uomini è motivo di gioia, perché da lui siamo liberati e radunati come un gregge attorno al Cristo. Il Natale ripete allora la grande gioia che l’ angelo augurò ai pastori: « vi annunzio una grande gioia, oggi è nato per voi un Salvatore: Cristo Signore ». Ma se rimaniamo nei peccati questo lieto annunzio non trova risonanza nei nostri cuori.
Seconda Lettura: 2 Pt 3,8-14.
L’apostolo Pietro esorta i cristiani, ricordando che il Signore verrà e non ritarda a compiere la sua promessa e, nella sua magnanimità, non vuole che nessuno si perda ma che tutti abbiano modo di pentirsi, a vivere « la propria vita nella santità della condotta e nelle preghiere, mentre aspettate e affrettate la venuta del giorno del Signore … noi infatti, secondo la sua promessa, aspettiamo nuovi cieli e una terra nuova, nei quali abita la giustizia. Perciò, carissimi, nell’attesa di questi eventi, fate di tutto perché Dio vi trovi in pace, senza colpa e senza macchia ».
Gli anni della nostra vita, per quanto possano sembrare molti, sono davanti a Dio come un soffio. Quasi non ce ne accorgiamo quando tutto è sereno mentre, nei momenti delle tribolazioni, invece, sembra che non passino mai. Per Dio, che è l’eterno presente, la sua venuta per noi è d’improvviso, come ci dice Gesù. Non lasciamo passare invano i giorni che egli ci concede nella sua magnanimità e pazienza, perché vuol darci il modo di pentirci e di non perderci. Non leghiamo troppo il nostro cuore, come se fossero eterne, alle cose terrene passeggere e che si consumano in un istante alla fine della nostra esistenza terrena. Dio ci prepara una stabile dimora nei cieli e che noi dobbiamo aspettare, vivendo, come ci dice san Pietro, nella santità della condotta e secondo la giustizia di Dio, senza colpa e senza macchia.
Vangelo: Mc 1,1-8.
Giovanni il Battista, profeta e precursore, annunzia la prossima venuta di Gesù nel deserto della Giudea e invita, con il suo esempio e la parola, i giudei a preparare il loro cuore per accoglierlo. In questo tempo di Avvento anche per noi risuona la sua voce che invita a « Preparare la via del Signore e raddrizzare i suoi sentieri », a cambiare la nostra mentalità, perché Gesù in questo Natale nasca nei nostri cuori. Se la nostra condotta di vita sarà più conforme a quella di Gesù, umile e povero, a quella di Giovanni testimone penitente, più caritatevole verso i fratelli, in cui Gesù si identifica, più dedita alla preghiera e scevra da egoismi e da superbia, allora il Natale sarà veramente una tappa della nostra vita in cui la pace che Gesù, principe della pace, ci porta, sarà l’esperienza più bella che potremo vivere nella nostra esistenza. Lasciamoci coinvolgere dallo spirito di Cristo e il mondo allora avrà cieli nuovi e terra nuova fin da questa terra.
AVVENTO DEL SIGNORE: VEGLIATE E STATE PRONTI PER ACCOGLIERE IL SIGNORE!
29 NOVEMBRE – PRIMA DOMENICA d’AVVENTO. (Anno B)
L’attesa del Signore che viene è segno e sacramento di salvezza.
Con l’Avvento inizia per la Chiesa il nuovo anno liturgico. I cristiano riprendono a meditare i misteri della fede: i gesti della vita del Signore, dall’attesa alla nascita, alla vita pubblica, alla passione, morte e risurrezione e, inoltre, a meditare il tempo della Chiesa dalla Pentecoste alla fine dei tempi (Parusia).
Questi misteri del Signore non sono lontani nel tempo, sepolti nel passato. Quello che il Signore ha compiuto, il suo valore, la grazia della salvezza rimangono ancora. Nella celebrazione liturgica dei misteri del Signore deve crescere in noi la nostra conformità a Cristo, Signore del tempo, il quale non tramonta e, soprattutto nel sacramento dell’Eucaristia, celebrata di domenica in domenica, vi attingiamo la grazia della salvezza per vivere secondo il progetto che il Padre ha realizzato per mezzo del suo Figlio.
L’Avvento è il tempo dell’attesa del Signore che viene nel Natale, per cui dobbiamo prepararci spiritualmente alla sua venuta nei nostri cuori. Nell’ascolto la parola dei profeti, che ci preannunziano questa venuta, riviviamo la speranza dei giusti; riviviamo la fede di coloro che hanno accolto l’invito del Battista a preparare il cuore ad accogliere colui che sarebbe stato più grande di lui, il Messia, di cui era precursore; ci uniamo a Maria e Giuseppe, chiamati da Dio Padre ad accogliere il suo Figlio, mandato, nel suo immenso amore per gli uomini, a redimerci da peccato, rendendoci suoi figli e donandoci con la grazia la vita divina: bisogna, allora, liberare i nostri cuori dagli ostacoli che si frappongono alla sua venuta.
Il Signore, nato umile e povero a Betlemme, viene in noi continuamente tutte le volte che apriamo il nostro cuore al suo amore, alla sua Parola, ai suoi gesti sacramentali. Ma in questo tempo dell’Avvento rendiamoci più attenti, vigilanti, per non lasciar passare invano questo tempo in cui il Signore bussa alla porta dei nostri cuori e ci invita a rimanere con lui. Nella preghiera più intensa, vigile e attenta saremo più pronti ad accogliere il Signore che viene e ci offre la sua amicizia.
In queste prime domeniche, la liturgia ancora ci fa ripensare alla venuta di Gesù come giudice, che varrà alla fine dei tempi, quando la storia sarà conclusa, il cammino della Chiesa giungerà alla meta e la speranza del premio eterno cesserà. Ma poiché per ognuno di noi l’incontro con Cristo avviene nel momento della nostra morte, viviamo in questo nostro tempo non praticando scelte sbagliate. Scuotiamoci dal nostro torpore, accogliamo l’invito dell’Apostolo Paolo a svegliarci dal sonno, a riprendere il cammino di fedeltà, con le lampade della fede, della speranza e della carità accese e con il vivo desiderio di incontrarlo, così da non farci sorprendere impreparati.
In questa prima Domenica, nella Colletta iniziale dell’Eucaristia preghiamo dicendo: « O Dio, nostro Padre, nella tua fedeltà che mai viene meno ricordati di noi, opera delle tue mani, e donaci l’aiuto della tua grazia, perché attendiamo vigilanti con amore irreprensibile la gloriosa venuta del nostro redentore, Gesù Cristo tuo Figlio ».
Prima Lettura: Is 63,16-17.19; 64,2-7.
Il profeta Isaia rivolge al Signore l’implorazione affinché Egli, che è Padre e si chiama Redentore del suo popolo, scenda, squarci i cieli e non lo lasci più vagare lontano dalle sue vie né che si indurisca il suo cuore. Il profeta rievoca ancora le gesta compiute dal Signore per il suo popolo, ma soprattutto che egli abbia fatto tanto per chi confida in lui, che vada incontro a coloro che praticano con gioia la giustizia e si ricordano delle sue vie. Riconosce che il Signore è adirato per le colpe commesse, per essere stati ribelli, per essere divenuti come cosa impura, non avendo praticato la giustizia e non avere invocato il suo nome. A questa supplica accorata, Dio, che ha nascosto il suo volto e messo il popolo in balia delle sue iniquità, risponde con il sorprendente dono del suo Figlio, che si fa uomo. E tutto ciò Dio fa non per i nostri meriti ma, essendo nostro Padre e noi, “argilla”, opera delle sue mani, per un dono d’amore e di grazia, riconciliandoci con sé e riportandoci a vivere in comunione con lui.
Seconda Lettura: 1 Cor 1, 3-9.
San Paolo scrivendo ai Corinzi, dopo aver augurato pace e grazia da Dio Padre e dal Signore Gesù Cristo, ringrazia Dio perché li ha « arricchiti di tutti i doni, quelli della parola e della conoscenza ». Ed essendo stati stabili e saldi nella testimonianza della fede e ad essi non manca nessun carisma fino alla manifestazione del Signore, chiede a Dio che li renda fino alla fine irreprensibili.
Poiché il Padre ci ha donato tutto in Cristo, tutti dobbiamo vivere e conservare fedelmente l’amore e i doni da lui elargiti, mettendo in pratica il Vangelo, così da essere trovati irreprensibili nel giorno in cui il Signore verrà a giudicarci.
Vangelo: Mc 13,33-37.
Gesù esorta tutti coloro che vogliono essere suoi discepoli ad essere fedeli e operosi, come i servi che il padrone di casa ha lasciato, affidando ad ognuno un compito da assolvere con diligenza e impegno e al portiere quello di vegliare fino al suo ritorno. Non sapendo i servi né il giorno e né l’ora in cui il padrone improvvisamente ritornerà, essi devono vegliare per non essere trovati addormentati. Dalle parole del Signore, che affida od ognuno dei compiti per la realizzazione del Regno di Dio, dobbiamo accogliere il suo pressante monito con cui si conclude la parabola odierna: « Quello che dico a voi, lo dico a tutti: Vegliate! », ovvero: « Tenetevi pronti! ».
A V V E N T O 2020
Nell’attesa del Signore Gesù, che nasce nel Natale per noi, disponiamo i nostri cuori ad accoglierlo degnamente nella preghiera, nella sua Parola, nei santi misteri della fede e nella carità fraterna e operosa verso i fratelli nei quali egli si identifica.
Eccovi alcune proposte
1) “AVVENTO IN COMUNITA’:
NOVENA DELL’IMMACOLATA: 29 Nov.-7 Dic. – ore 18.30
Durante i giorni feriali, nella Santa Messa vivremo una breve riflessione sulla Parola di Dio del giorno, e dal 16 al 24 Dicembre, sarà celebrata la Novena del Natale, alle ore 18.30.
2) “NATALE NELLE NOSTRE FAMIGLIE ”:
Le famiglie che vogliono partecipare alla iniziativa, realizzando il presepe in casa con il possibile coinvolgimento dei membri della famiglia, saranno visitate, nel tempo della Novena del Natale dal Parroco, con le dovute cautele previste per questa pandemia, così da prepararci al Natale con preghiere e canti e poi celebrarlo non solo nelle forme folkloristiche ma anche attraverso la partecipazione alle celebrazioni eucaristiche
L’Ora dell’incontro sarà concordato con le famiglie interessate..
3) “ NATALE CON I FRATELLI AMMALATI ”:
Le famiglie in cui si trovano fratelli o sorelle ammalati, nei giorni precedenti il Natale o dopo, se è gradito e dietro previo appuntamento, verranno visitati per un momento di preghiera e per un gesto di fraterna vicinanza con il ricevere l’Eucaristia. .
4) “NATALE DI FRATERNITA’ E DI GENEROSITA’ ”:
Durante tutto l’Avvento e il Natale, apriamo il nostro cuore alla Carità e alle famiglie in necessità che sono tra noi deponendo davanti al Presepe, nelle celebrazioni domenicali, i nostri doni in natura o in qualunque modo ognuno riterrà di essere presente.