« È BELLO PER NOI ESSERE QUI »
13 MARZO – II DOMENICA DI QUARESIMA
« È BELLO PER NOI ESSERE QUI »
Nella trasfigurazione di Gesù sul monte Tabor il Padre manifesta il suo Fi-glio, l’amato, e ci chiede di aderire a lui e ascoltarlo. La nostra vita, allora, deve essere programmata sulla sua parola. Egli, apparendo agli occhi degli apostoli con Mosè ed Elia, conclude l’Antico Testamento con la sua legge e la profezia e, iniziando una nuova realtà di vita, ci chiede di assumere nella nostra vita il mistero della croce sulla quale egli si è consegnato. Così noi possiamo avere la remissione dei nostri peccati e seguirlo, portando anche noi la nostra croce dietro a lui, se vogliamo essere suoi discepoli. La sequela di Gesù è un cammino difficile che dobbiamo compiere nella fede e nella speranza, intravvedendo nella trasfigurazione di Gesù, che oggi la liturgia ci fa contemplare, un riverbero della gloria del Risorto, a cui devono pervenire tutti i discepoli che seguiranno il Signore sulla via della croce.
Nella Colletta iniziale dell’Eucaristia preghiamo dicendo: « O Padre, che hai fatto risplendere la tua gloria sul volto del tuo Figlio in preghiera, donaci un cuore docile alla sua parola perché possiamo seguirlo sulla via della croce ed essere trasfigurati a immagine del suo corpo glorioso ».
Prima Lettura: Gn15,5-12.17-18.
Ad Abramo Dio promette una lunga e numerosa discendenza dopo avergli fatto guardare il cielo e contare le stelle, se ci fosse riuscito.
« Abramo credette al Signore, che glielo accreditò come giustizia ». Dio, così, non per meriti di Abramo, stringe con lui un’alleanza e gli promette anche di dargli una lunga discendenza e il possesso della terra dove lo ha condotto. Alla richiesta di Abramo di sapere se ne avrà il possesso, Dio gli chiede di offrire un sacrificio di una giovenca, di una capra, un ariete, una tortora e una colomba, animali che egli divide in due parti collocandone ogni metà l’una di fronte all’altra, eccettuando di dividere gli uccelli. Poiché su questi cadaveri si avventano gli uccelli rapaci, Abramo li scaccia. Ma al tramontar del sole un profondo torpore prende Abramo e un terrore e un’oscurità grande lo assale. Quando, tramontato il sole e si fa buio, ecco un braciere fumante e una fiaccola ardente passare in mezzo agli animali divisi e il Signore «In quel giorno conclude quest’alleanza con Abram: “ Alla tua discendenza io do questa terra, dal fiume d’Egitto al grande fiume, il fiume Eufrate ».
Abramo aderendo al Signore è giustificato davanti a lui e, ponendo la vita alle sue dipendenze, entra in un rapporto di solidarietà e di comunione con Dio. Quello che Abramo fa con gli animali, il terrore che lo assale, il torpore da cui è preso, da una parte, esprimono il misterioso linguaggio del sacrificio e il fuoco che brucia le vittime, dall ’altra, esprime la presenza di Dio che sancisce l’alleanza e la comunione con il patriarca, che si impegna ad essere fedele al Signore fino alla morte. Con Cristo, Dio, non più con vittime sacrificali ma con il suo stesso Figlio, offerto e consumato nel sacrificio della croce, sancirà una nuova, eterna e indistruttibile alleanza con l’umanità. La salvezza e il possesso del regno dei cieli, terra promessa da Dio, dipendono sempre dalla fede e dall'affida- mento, nella speranza, al Padre celeste.
Seconda Lettura: Fil 3,17-4,1.
San Paolo esorta i Filippesi e, ripetutamente, li scongiura « con le lacrime agli occhi », ad imitare lui e coloro che si comportano secondo il suo esempio e non quelli che si comportano da nemici della croce di Cristo. Incorrono nella perdizione coloro che si vantano e non si vergognano di aver fatto del loro ventre il proprio dio o pensano solo alle cose terrene. Quelli che hanno accolto Cristo sono diventati cittadini del cielo e aspettano che dal cielo venga Cristo, Signore e Salvatore, quando « trasfigurerà il nostro misero corpo per con- formarlo al suo corpo glorioso, in virtù del potere che egli ha di sottomettere a sé tutte le cose ». Infine li esorta, loro che sono sua « gioia e corona », a rimanere saldi nel Signore Gesù. Chi sono, secondo Paolo, i nemici della croce di Cristo? Sono coloro che passano l’esistenza dediti ad una « vita godereccia », materialistica, alla ricerca dei piaceri allegri, anche se peccaminosi. I cristiani, pur vivendo in questo mondo, devono pensare alla patria celeste, di cui sono divenuti cittadini e in cui li attende Cristo risorto nella gloria, quando, alla fine dei tempi, verrà per trasfigurarci e renderci come lui, anche nel nostro corpo mortale. Le fragilità, le debolezze, le pesantezze della materialità del nostro corpo e del nostro essere ancora mortale possono facilmente farci adagiare nella concupiscenza che ci fa inclini al male. Se pensiamo che già, fin da ora, c’è in noi il germe della risurrezione, depositatovi dallo Spirito del Signore, con l’Eucaristia e i sacramenti, allora, dobbiamo vivere sempre più dediti alla vita divina, in cui dobbiamo crescere.
Vangelo: Lc 9,28-36.
Luca, in questo brano odierno, ci fa contemplare la visione della trasfigurazione avvenuta sul Tabor, dopo l’annunzio fatto da Gesù sul viaggio verso Gerusalemme e la sua imminente passione e morte ad opera degli scribi e dei farisei. Salito con Pietro, Giacomo e Giovanni, sul monte Tabor, mentre Gesù prega, il suo volto cambia d’aspetto, la sua veste diviene candida e sfolgorante e appaiono con lui nella gloria, Mosè ed Elia, che conversano con lui sull’ esito che sta per compiersi a Gerusalemme. Pietro e gli altri due sono oppressi dal sonno, ma svegliandosi vedono la sua gloria e i due che stanno con lui. Nel momento in cui Gesù e i due si stanno separando, Pietro, estasiato, dice a Gesù: « Maestro, è bello per noi essere qui. Facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia ». Mentre parla così una nube li copre e la paura li prende. Ma dalla nube una voce proclama: « Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo! ». Cessata la voce, Gesù rimane solo. Scendendo dal monte, Gesù intima loro di non riferire niente a nessuno di ciò che hanno visto.
Gesù, con la sua trasfigurazione, rivela il mistero della sua identità e della sua gloria, dell’intimità che egli vive con il Padre e in cui Dio lo manifesta come Figlio, l’eletto, che gli uomini devono ascoltare: il Figlio è Parola del Padre, rivelazione visibile del Padre, inviato per realizzare il progetto di salvezza e redenzione dell’umanità. I segni del volto luminoso e la veste candida simboleggiano questa realtà divina, che non lo sottrae alla passione e alla morte. Con Mosè ed Elia, rappresentanti della legge, il primo, e della profezia, il secondo, Gesù discorre del suo imminente esodo che avverrà a Gerusalemme. Se vogliano contemplare Gesù nella visione del cielo, qui sulla terra, nella realtà della sua passione e morte, Gesù, come Figlio, deve essere ascoltato e imitato.
GESÙ, VINCENDO LE TENTAZIONI DI SATANA, HA VINTO PER NOI.
6 MARZO – PRIMA DOMENICA DI QUARESIMA.(C)
GESÙ, VINCENDO LE TENTAZIONI DI SATANA, HA VINTO PER NOI
La Quaresima, come segno sacramentale della nostra conversione, ci impegna a vivere i giorni e i riti che celebriamo, rivedendo la nostra esistenza e ogni gesto di essa, alla luce del Vangelo e dell’esempio del Signore. In questo tempo favorevole, in maniera particolare per la nostra salvezza, la Parola di Dio ci chiama a confrontarci con essa e, riconoscendo le situazione della vita poco conformi ad essa, ci invita a convertirci, a cambiare atteggiamenti e comportamenti, ad accostarci alla misericordia di Dio per attingervi, sinceramente pentiti, il suo perdono.
La Chiesa, forte della presenza dello Spirito Santo, come disse Gesù agli apostoli: « Ricevete lo Spirito Santo, a chi rimetterete i peccati, saranno rimessi », invita, quindi, in maniera particolare, i suoi figli, a vivere intensamente il cammino di conversione e di rinnovamento della vita, guardando al mistero pasquale di morte e di risurrezione del Signore Gesù. Il Padre celeste, infatti:« per riconciliare a sé in mondo, non imputando agli uomini le loro colpe e affidando agli apostoli la parola della riconciliazione … a Colui che non aveva conosciuto peccato, l’ha fatto peccato in nostro favore, perché noi potessimo diventare giustizia di Dio »( 2Cor 5,19-21).
Nella Colletta di questa prima Domenica preghiamo dicendo: « Signore misericordioso, che sempre ascolti la preghiera del tuo popolo, tendi verso di noi la tua mano, perché, nutriti con il pane della Parola e fortificati dallo Spirito, vinciamo le seduzioni del maligno ».
Prima Lettura: Dt 26, 4-10.
Il brano del Deuteronomio propone alla nostra contemplazione la preghiera che l’israelita faceva deponendo sull’ altare, per le mani del sacerdote, la cesta con i doni da offrire al Signore, ricordando la vicenda di Abramo che, aramèo errante, era sceso in Egitto da forestiero, era diventato una nazione numerosa, grande e forte; come ivi maltrattati, umiliati e sottoposti a dura schiavitù i suoi padri avevano gridato al Signore, che aveva ascoltato la loro voce e visto la loro umiliazione, miseria e oppressione; come li aveva fatti uscire con mano potente e braccio teso dall’ Egitto con segni e prodigi, conducendoli lungo il deserto alla terra promessa che aveva giurato di dare. Questa preghiera era in ringraziamento per i frutti della terra, che il Signore gli aveva dato, prostrandosi davanti a lui, suo Dio. La cesta delle primizie era ancora un segno di ringraziamento riconoscente per la liberazione dalla schiavitù, da una vita errabonda, e per averlo accompagnato, con i segni della sua potenza e del suo amore, durante il deserto fino alla terra promessa.
Seconda Lettura: Rm 10,8-11.
San Paolo ai Romani ripete quello che dice Mosè, che, cioè, la Parola è vicina all’ uomo credente, sulla sua bocca e nel suo cuore, cosi come la parola della fede che egli predica. Se dunque il cristiano proclama con la bocca che “ Gesù è il Signore” e “con il cuore crede che Dio lo ha risuscitato dai morti ”, allora, sarà salvo. Con il cuore si crede per ottenere la giustizia e con la bocca, facendo la professione di fede, per ottenere la salvezza. Chi crede nel Signore non resta deluso e tutti, davanti all’ unico Signore ricco verso tutti quelli che invocano il suo nome, possono ottenere la salvezza.
Si è salvati per la fede che nutriamo nella morte e risurrezione del Signore, credendo fermamente in lui e aderendo ai suoi misteri pasquali. Credendo veramente nel Signore non si resta delusi: quella che Cristo offre è una salvezza offerta a tutti, senza distinzione di razza ed è elargita con larghezza.
Vangelo: Lc 4,1-13.
Gesù, dopo il battesimo e pieno di Spirito Santo, per quaranta giorni nel deserto, digiunando e pregando, si prepara alla missione. Non mangiò nulla e alla fine ebbe fame. Fu tentato dal diavolo che vuole persuaderlo a cambiare la pietra in pane per sfamarsi, essendo il Figlio di Dio. Ma Gesù gli rispose: « Sta scritto: “ Non di solo pane vivrà l’uomo”». Inoltre, avendolo condotto in alto e avendogli mostrato in un istante tutti i regni della terra, lo tentò dicendogli di dargli tutto se prostrato lo avrebbe adorato. E Gesù rispose: « Sta scritto: “ Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto” ». Portato infine a Gerusalemme, sul punto più alto del tempio gli disse: « Se tu sei il Figlio di Dio, gettati giù di qui; sta scritto infatti: “ Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo affinché essi ti custodiscano”; e anche: “ Essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra” ».Ma Gesù gli rispose: « E’ stato detto: “ Non metterai alla prova il Signore Dio tuo”».
Esaurita così ogni tentazione il diavolo si allontanò da lui.
Le prove e le tentazioni, che il Padre permette al suo Figlio, non sono in contrasto al disegno di Dio su di lui. Il Signore, forte del suo Spirito, non cede alle tentazioni, a differenza di quanto era avvenuto ad Israele. Alimentato dalla Parola di Dio Gesù non si lascia incantare , né ingannare da tutte le lusinghe del diavolo, ma ribatte alle parole del diavolo tratte dalle Scritture, con altrettanta fedeltà alla Scrittura. Così seguirà la via della croce, della ignominia per dire il « sì » dell’adorazione del Padre. E infine non mette alla prova la potenza di Dio, che lo avrebbe dovuto soccorrere perché suo Figlio, con uno spettacolare e facile miracolo: Gesù accetterà di morire sulla croce e non essere graziato e miracolato. Le tentazioni e la vittoria di Cristo diventano così per noi il paradigma di quello in cui anche noi possiamo trovarci nella nostra vita quotidiana: interessarci solo di cose terrene, affamati come siamo di esse, e dimenticare di nutrirci del cibo della Parola di Dio e dell’Eucaristia, con cui avere la forza di camminare nel deserto dell’esistenza; prostrarci davanti a tanti idoli, per i quali impieghiamo tempo e risorse e vita, dimenticando di adorare l’unico e vero Dio; evitando di inseguire la gloria, il successo, il potere per i nostri interessi e non per un servizio da rendere ai fratelli, come ha fatto il Signore, che è venuto non per essere servito, ma per servire e dare la vita per la salvezza di tutti. Come lui, seguendo il suo esempio, con la forza dello Spirito, anche noi possiamo conseguire, in questo combattimento spirituale, la vittoria contro le insidie del maligno, come quella definitiva conseguita da Cristo sulla croce.
LE CENERI: SOLENNE INIZIO DELLA QUARESIMA.
QUARESIMA 2022
Con il Mercoledì delle Ceneri inizia il periodo di quaranta giorni
in preparazione alla Pasqua. Fin dal IV secolo, dal Concilio di Nicea,(325), un canone stabiliva un tempo di digiuno della durata di quaranta giorni che precedevano la Pasqua. San Girolamo, nel 384, in un suo scritto evidenzia che il digiuno, in questo periodo, di durata variabile, da tre settimane all’ inizio fino a quaranta giorni in seguito, è la caratteristica propria di questa celebrazione. A Roma veniva celebrato questo periodo con le celebrazioni stazionali, vissute dalla comunità romana insieme al papa, in chiese diverse, in vari giorni.
Iniziata come tempo di preparazione dei catecumeni ai sacramenti dell’ iniziazione, con il tempo divenne tempo penitenziale per coloro che dovevano praticare la penitenza pubblica per essere riammessi, nella notte di Pasqua nella comunione ecclesiale.
Sant’ Ambrogio diceva che a Pasqua sono presenti due tipi di acque differenti: le acque del Battesimo e quelle delle lacrime della penitenza. Questo periodo di preparazione alla Pasqua, prevedeva a Roma sei settimane, e in seguito fu spostato l’inizio al mercoledì precedente queste settimane, in cui i penitenti pubblici erano rivestiti da un abito penitenziale e cosparsi di cenere. Vennero aggiunte, verso il VI secolo le domeniche di Settuagesima, Sessagesima e Quinquagesima e verso la fine del IX secolo si instaura l’imposizione delle ceneri a tutto il popolo, essendo venuta meno la penitenza pubblica.
Oggi la Quaresima inizia con il Mercoledì delle Ceneri e termina il Giovedì Santo. L’imposizione delle ceneri viene fatto o durante la celebrazione eucaristica o inserita nella celebrazione della Parola.
Dopo il Concilio viene recuperato il significato battesimale della quaresima, che con il tempo era stato adombrato: Battesimo, che viene ricordato o a cui ci si prepara, e la Penitenza, invogliando i fedeli all’ ascolto più frequente della Parola di Dio, alla preghiera, per disporsi così a celebrare il mistero pasquale. In un percorso catecumenale la Quaresima può considerarsi una vera e propria iniziazione sacramentale: « La liturgia quaresimale guida alla celebrazione del mistero pasquale, sia i catecumeni, attraverso i diversi gradi dell’iniziazione cristiana, sia i fedeli, per mezzo del ricordo del battesimo e della penitenza ». (NGALC,N.27). La Parola di Dio, le preghiere delle collette, dei prefazi tutto ruota attorno al mistero pasquale di morte e risurrezione del Signore e le implicazioni che esso ha nella vita di tutti i credenti in lui: una sequela del Signore, che impegna fino al dono totale di sé e che ci permettere di partecipare alla sua risurrezione nella gloria.
I racconti nelle Tentazioni e della Trasfigurazione vengono proclamati nella prima e seconda domenica in ogni ciclo liturgico, mentre nelle altri cicli vengono posti in evidenza l’itinerario sacramentale battesimale (nell’ Anno A), cristocentrico-pasquale (nell’ Anno B), penitenziale (nell’ Anno C).
L’invito alla conversione, con una penitenza interna ed esterna, individuale e comunitaria, è continuamente rivolto a tutto il popolo di Dio nelle preghiere eucologiche, perché :« attraverso l’itinerario spirituale della Quaresima, i fedeli giungano completamente rinnovati a celebrare la Pasqua del tuo Figlio » e « Ogni anno tu doni ai tuoi fedeli di prepararsi con gioia, purificati nello spirito, alla celebrazione della Pasqua ». La conversione in quaresima è condizione indispensabile per partecipare pienamente al mistero pasquale di Cristo: essa è tempo sacramentale della nostra conversione.
Purificare la vita per amare il Signore e il prossimo.
Con l’imposizione delle Ceneri Incomincia il cammino della Quaresima, che ha per metà la Pasqua, in cui si rinnova la grazia della passione, della morte e della resurrezione del Signore. E’ un tempo di austerità, di penitenza, che vuol dire conversione, cambiamento « contro lo spirito del male»; un tempo di liberazione dal peccato, origine della morte, così che la nostra vita sia « rinnovata a immagine del Signore risorto ».
Il modello della Quaresima è Gesù Cristo nel deserto: la sua decisione nel rigettare le insidie dell’antico tentatore, il suo ascolto fedele della Parola di Dio e, per noi, la preghiera insieme all’ elemosina e al digiuno sono l’espressione di questo cambiamento di vita nell ’imitare il Signore in questo tempo sacro.
L’esperienza del digiuno non è una attenzione narcisistica di cura dimagrante che la società moderna propone, ma un’imitazione del Signore che nel deserto ha pregato e digiunato e ci ha insegnato a vivere con tutto il nostro essere, spirito e carne, nella ricerca e nell’ amore di Dio, nell’ avere fame di lui. La vita cristiana senza l’ascesi sarebbe solo fatto ideologico, costellato magari di buone intenzioni, ma senza coinvolgimento dell’intera persona. L’ascesi diventa palestra che vuol farci giungere a conoscere e amare Dio e a vivere, nella carità di Dio, liberandoci dall ’egoismo, dal dominio incondizionato delle passioni, dal desiderio di possesso, l’amore al prossimo, per realizzare una comunione di condivisione e di fraternità con tutti coloro che sono nelle necessità spirituali e materiali.
Prima Lettura: Gl 2,12-18.
La quaresima è il tempo della conversione e del perdono. Certo tutti i giorni contengono l’invito e l’impegno per il ritorno al Signore « con tutto il cuore, con digiuni, con pianti ». Così come ogni tempo è ricco della misericordia e della benignità divina. Ma a partire da questo mercoledì , la Parola di Dio che « si muove a compassione » risuonerà più insistente, e anche salirà più fervida a Dio l’orazione, che è gemito e implorazione dei « sacerdoti , ministri del Signore » e di tutta la Chiesa con loro.
Seconda Lettura: 2 Cor 5,20-6,2.
Paolo si considera ambasciatore di Cristo e collaboratore di Dio nel proclamare che è giunto, ed è presente adesso, il tempo della salvezza, cioè della riconciliazione con Dio. E’ la riconciliazione compiuta da Gesù stesso, l’innocente che Dio ha trattato da « peccato in nostro favore, perché in lui noi potessimo diventare giustizia di Dio »: noi riceviamo la grazia della « giustizia di Dio », per i meriti del Signore.
Vangelo: Mt 6,1-6,16-18.
Le nostre opere di carità, le nostre preghiere, la nostra penitenza non devono essere proclamate all’esterno, perché siano ammirate e diventino morivo di lode per noi. Deve invece importare lo sguardo di Dio, che vede nel segreto, e la ricompensa che viene da lui. Diversamente, potremmo anche lavorare e impegnarci molto, ma sarebbe uno sciupio di tempo e di energie. In ogni azione buona, che compiamo non per vanità, ma per amore di Dio, c’è una dimensione di eternità, che non andrà mai perduta.
Le domeniche di questo tempo hanno sempre la precedenza anche sulle feste del Signore e su tutte le solennità. Le solennità che coincidono con queste domeniche si anticipano al sabato.
La sesta domenica, con la quale si comincia la Settimana santa, viene chiamata Domenica delle Palme,della passione del Signore.Il Mercoledì delle Ceneri e il VENERDI’ SANTO sono giorni di digiuno e astinenza: digiuno per coloro che sono compresi tra i 18 e i 60 anni compiuti, ( si è dispensati per motivi di salute);astinenza dalle carni, per coloro che sono dai 14 in sù ( si è dispensati per motivi di salute). Anche i bambini possono essere abituati ad astenersi dalle carni in questo Tempo di Quaresima.Tutti i VENERDI’ di Quaresima, si osservi l’astinenza dalle carni.
Si consiglia di meditare nei Venerdì di Quaresima la Passione di Gesù o eventualmente in altri giorni a seconda della propria disponibilità di tempo.
Ultimo aggiornamento (Sabato 26 Febbraio 2022 11:27)
LA TRAVE E LA PAGLIUZZA
27 FEBBRAIO – VIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
Se, partecipando all’ Eucaristia, comprendessimo la profondità della grazia e del dono che Dio Padre ci fa nel suo Figlio capiremmo quale grande amore ha Dio per noi, la sua provvidenza, la sua misericordia. In essa non riceviamo un simbolo ma la realtà del Corpo e Sangue del Figlio di Dio, che si rende presente per la potenza dello Spirito Santo. Questo convito è l’inizio della comunione con Dio. Vissuto nella speranza di partecipare alla perfetta comunione con lui nella vita eterna, è un pegno della gloria futura. Questa commensalità , questa « alleanza nuova ed eterna » dà ai cristiani di dedicarsi non solo alla lode e al ringraziamento a Dio per le meraviglie operate per gli uomini, ma anche dedicarsi al servizio dei fratelli.
Nella preghiera dell’Eucaristia ci rivolgiamo a Dio dicendo: « Dio nostro Padre, che hai inviato nel mondo la Parola di verità, risana i nostri cuori divisi, perché dalla nostra bocca non escano parole malvagie ma parole di carità e di sapienza ».
Prima lettura: Sir 27,4-7
Il libro del Siràcide, nel suo complesso, esprime la sapienza non solo umana, che l’esperienza ha codificato, ma anche quella che è ispirata da Dio, così come credono coloro che accolgono la Sacra Bibbia come ispirata. Il nostro parlare riflette lo spirito e i sentimenti che ci sono in noi, per cui, come il ceramista mette alla prova con il fuoco i vasi di creta che ha modellato, così « il modo di ragionare è banco di prova per un uomo ». Come il frutto dimostra la natura dell’albero « così la parola rivela i pensieri del cuore ».
Seconda lettura: 1 Cor 15,54-58
San Paolo, scrivendo ai Corinzi, ricorda loro e a noi che dobbiamo rendere grazie a Dio perché nel nostro corpo, nativamente corruttibili e mortali, siamo chiamati a rivestirci dell’incorruttibilità e dell’immortalità. Infatti, come dice la Scrittura, poiché : « La morte è stata inghiottita nella vittoria » del Cristo risorto, essa non può vantarsi della sua vittoria sul nostro corpo, perché ha perso il suo pungiglione « che è il peccato e la forza del peccato è la Legge ». Così Paolo ci esorta a « rimanere saldi e irremovibili, progredendo sempre più nell’ opera del Signore, sapendo che la nostra fatica non è vana nel Signore ».
La Pasqua di Cristo è la vittoria, anche per noi, sulla morte: questo ci dà la certezza di fede che, aldilà della morte, siamo chiamati alla risurrezione. E se anche sperimentiamo il peccato, finché siamo nel corpo, non dobbiamo farci prendere dalla stanchezza e dallo scoraggiamento, né dobbiamo rimandare a fare il bene, che dobbiamo realizzare come discepoli di Cristo.
Anche quando sperimentiamo la morte nelle vicende della vita umana, siamo chiamati a rinnovare la nostra speranza nella risurrezione, per cui la morte non deve prostraci nella disperazione: Cristo unisce alla sua vittoria i nostri cari che ci lasciano, così come sarà anche per noi.
Vangelo: Lc 6, 39-45
Gesù, attraverso semplici parabole, come quella che oggi il Vangelo ci fa ascoltare: « Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutti e due in un fosso ?» ci insegna ad imparare da lui che è il Maestro, ad essere ben preparati come lui. Così ci dice che se vogliamo togliere la pagliuzza che notiamo nell’ occhio di un fratello, mentre non ci accorgiamo della trave che è nel nostro, dobbiamo prima togliere la nostra trave per vederci bene e poi possiamo aiutare il fratello a togliersi la pagliuzza dal suo.
Ancora. Come non vi è un albero buono che produca frutti cattivi, né vi è un albero cattivo che possa produrre frutti buoni, così ogni albero si conosce dai suoi frutti, per cui ogni uomo, se buono o cattivo, può riconoscersi dalle sue opere, perché « L’uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene; l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male: la sua bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda ».
Non possiamo essere maestri quando si tratta di correggere gli altri o giudici inflessibili sul prossimo e sui loro difetti, mentre non ci accorgiamo di quelli che abbiamo in noi. Dobbiamo innanzitutto preoccuparci della nostra perfezione, vedere le nostre colpe. Ci costa molto riformare la nostra vita, mentre preferiamo migliorare la vita di chi ci sta intorno. Iniziare da noi a cambiare vita sarebbe un buon motivo per vivere più in pace nei nostri ambienti di vita, per essere più comprensivi, più facili al perdono, ecc.
Così non saremmo guide cieche degli altri, ma guide luminose: preoccupati a togliere il male dal nostro cuore potremo agire con saggezza e con bontà nell’ aiutare i fratelli a migliorarsi nella loro vita.
APPUNTAMENTI QUARESIMALI
MERCOLEDI’ 2 MARZO : ore 19.00 SACRA CELEBRAZIONE DELLE CENERI
Nota bene:
- Il giorno delle Ceneri è un giorno di digiuno e di astinenza dalla carne, mentre tutti Venerdì di
Quaresima sono giorni di astinenza. Al digiuno si è moralmente obbligati dal 18° al 60° anno di
età e alle solite condizioni. L’astinenza dal 14° anno in poi; ma è bene abituare anche i bambini ad
astenersi dal mangiare la carne. Si è dispensati da entrambe le pratiche per motivi di salute e per
gravi necessità.
- Tutti i Venerdì sarà celebrato il Pio esercizio della Via Crucis in parrocchia, alle ore 19.00,
dopo la Celebrazione della Santa Messa.
- Anche per questo tempo di Quaresima sarà a disposizione il sussidio per meditare ogni giorno
la Parola di Dio.
Altre attività da vivere in questo tempo quaresimale saranno rese note lungo questo periodo.
SIAMO CHIAMATI AD ESSERE MISERICORDIOSI COME LO È DIO.
20 FEBBRAIO – VII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO(C)
LO SIAMO CHIAMATI AD ESSERE MISERICORDIOSI COME LO È DIO.
La Domenica, nella liturgia, viene proclamata la Parola di Dio, e ad essa noi
dobbiamo essere presenti puntualmente e attenti, non solo materialmente, ma soprattutto dobbiamo porre attenzione alla voce dello Spirito Santo che ci istruisce e ci illumina per comprendere le meraviglie di Dio e penetrare in ciò che la liturgia vuol farci vivere.
Dalla lettura della Bibbia dobbiamo conoscere ciò che è conforme alla volontà di Dio, per attuare nella nostra vita, con le parole e le opere, il disegno di salvezza che Dio ha realizzato per l’umanità. Gesù, è detto in una preghiera eucaristica, « per compiere la tua volontà, o Padre, egli stese le braccia sulla croce », in una obbedienza totale di amore per il Padre e gli uomini: così anche noi siamo chiamati a conformarci al Cristo, nella obbedienza al Padre celeste, il quale, nel suo Figlio, umiliato sulla croce, ha rivelato la forza dell’amore. Da Gesù impariamo cosa vuol dire amare Dio, facendo la sua volontà, e come amare gli uomini come ha fatto lui che ha dato la sua vita per un amore gratuito e universale per noi.
Se la voce dello Spirito non viene da noi ascoltata e non entra nel nostro cuore e nelle nostre scelte quotidiane, Gesù ci ricorda che non chi dice : « Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli». Così dobbiamo ascoltare la voce dello Spirito che ci parla attraverso la Parola con silenzio, raccoglimento, preghiera, evitando il chiasso e le continue distrazioni.
Nella preghiera iniziale ci rivolgiamo a Dio dicendo: « Padre misericordioso, che fai sorgere il sole sui buoni e sui malvagi, rendici capaci di perdonare chi ci fa del male, affinché il nostro amore non conosca nemici, e viviamo da figli e fratelli in Cristo Signore ».
Prima Lettura: 1Sam 26,2.7-9.12-13.22-23
Il brano, che la liturgia della Parola ci fa ascoltare, ci riporta uno dei tanti episodi intercorsi nella vita di Davide con il suocero Saul, il quale perseguita il genero, per la gelosia del regno che acceca il suo cuore e i suoi occhi.
Davide, fuggiasco, con Abisai, si trova nella collina di fronte in cui si è fermato Saul e i suoi soldati nella ricerca del genero. Di notte, Davide e Abisai, facendo, non visti, un’incursione nella grotta dove dorme Saul con Abner e soldati, egli, pur essendo incitato a vendicarsi da Abisai, che gli dice: « Oggi Dio ti ha messo nelle mani il tuo nemico: lascia che io l’inchiodi a terra con la lancia », non permette di farlo perché non vuole alzare la mano sul consacrato del Signore. Portano via la lancia e la brocca d’acqua di Saul, che insieme ai suoi era assopito in un profondo « torpore mandato dal Signore». Allontanatisi nella collina di fronte, Davide sul far del mattino, a gran distanza, grida verso Saul mostrandogli la lancia, l’invita a mandare i suoi servitori a riprenderla e aggiunge: « Il Signore renderà a ciascuno secondo la sua giustizia e la sua fedeltà…Il Signore ti aveva messo nelle mie mani e non ho voluto stendere la mano sul consacrato del Signore ».
Davide non si vendica del suo avversario, non approfitta della situazione a lui favorevole, e si rimette a Dio perché farà lui giustizia secondo i suoi disegni.
Seconda Lettura: 1 Cor 15, 45-49
Paolo, scrivendo ai Corinzi, mette in rapporto il primo Adamo, che diviene il primo essere vivente da cui si originano tutti gli uomini, con Cristo, che come ultimo Adamo diviene spirito datore di vita. E come prima vi è il corpo materiale e poi lo spirituale, così se « il primo uomo tratto dalla terra, è fatto di terra; il secondo uomo viene dal cielo ».Quelli che sono di terra sono simili all’ uomo terreno, quelli simili all’ uomo celeste sono celesti. E se per la vita terrena si è simili all’ uomo terreno, ora, che in Cristo siamo stati redenti e abbiamo lo Spirito di Cristo, siamo fin da ora celesti e lo saremo pienamente nel cielo. Gesù, attraverso la rigenerazione nel suo Spirito, che è datore di vita divina, ci rende, divenendo simili a lui, celesti. Se anche questa realtà non è visibile materialmente, il cristiano è un uomo plasmato, ricreato ad immagine di Cristo, che è l’Adamo autentico, il nostro modello di uomo. Se l’antico Adamo disobbediente ci ha resi simili a lui nella disobbedienza e peccatori, ora, rigenerati in Cristo, non possiamo vivere come terreni ma come spirituali e celesti.
Vangelo: Lc 6,27-38.
Gesù nel Vangelo ci richiama, come ha fatto con i suoi discepoli allora, ad ascoltare i suoi insegnamenti: amare i nostri nemici e non solo gli amici e quelli che ci amano, perché avremmo già la ricompensa e ciò lo fanno pure i peccatori che amano solo quelli che li amano; a fare del bene a quelli che ci odiamo, non solo a quelli che ci fanno del bene, perché fanno lo stesso i peccatori; benedire coloro che ci maledicono, pregare per coloro che ci trattano male ecc. Ci insegna, inoltre, a porgere l’altra guancia a chi ci percuote; a dare a chiunque ci chiede senza richiedere nulla in contraccambio; a non prestare solo a coloro da cui speriamo di ricevere la ricompensa, perché anche i peccatori fanno prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto. Vivere, allora, non alla maniera dei peccatori, ma secondo questi insegnamenti, ci fa essere figli dell’Altissimo e suoi imitatori, come è lui che « è benevolo verso gli ingrati e i malvagi ed è misericordioso verso tutti ».
Infine conclude insegnandoci a non giudicare e non saremo giudicati; a non condannare e non saremo condannati; a perdonare e saremo perdonati; a dare e avremo una misura buona, pigiata, colma e traboccante; e saremo misurati con la misura con cui misuriamo.
Il contrassegno dell’agire cristiano è, dunque, all’ opposto dell’agire dei pagani e dei peccatori; ci fa vivere da figli di Dio e imitatori di Gesù, che ci chiede, rinnovati nello spirito, a vivere una meta ardua, che è possibile e anche necessaria raggiungere con la sua grazia, avendo il coraggio, come i santi, ad incamminarci per la stessa strada.