L'incontro di Gesù con i due discepoli di Emmaus.
30 – APRILE - 3a DOPMENICA DI PASQUA
L’incontro con i due discepoli di Emmaus.
Con la risurrezione di Gesù inizia il cammino della Chiesa e quello dei due discepoli, che vanno verso Emmaus e lo riconoscono nello spezzare il pane.
Questo cammino rappresenta il percorso di fede che parte dall’ascolto delle Scritture, culmina nello spezzare il pane dell’Eucaristia, memoriale del sacrificio di Cristo, e rimette i discepoli in cammino di testimonianza di quello che hanno sperimentato con il Signore risorto.
I discepoli di Emmaus fanno trasparire delusione e tristezza, perché gli eventi che attendevano non si sono verificati e, perciò, la loro speranza è infranta. Sono frustrati per il fraintendimento che essi hanno della figura del Messia, che non contempla la passione, per cui la notizia della risurrezione di Gesù resta per loro inaccessibile. Essi, mentre si allontanano da Gerusalemme, si allontanano dal luogo della crocifissione, dalla comunità dei discepoli. Conversano e discutono manifestando una memoria conflittuale degli eventi accorsi a Gesù e nel pellegrino, che si accompagna loro lungo il cammino, non riescono a riconoscerlo e comprenderlo risorto.
Il pellegrino, a differenza dei due, interpreta le Scritture e gli eventi partendo dalla gloria: « Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria ?» (Lc 24,26). Gesù inserisce la passione all’interno del piano di salvezza che ha il suo centro nella risurrezione. Egli, con delicatezza, accompagna i due nel cammino di fede, così come la Chiesa è chiamata a fare con gli uomini di oggi, accostandoli, ascoltandoli, camminando con loro e accompagnandoli con pazienza, fino a far loro scoprire la sua presenza: « quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro » (Lc 24,30).
Con il richiamo dell’Ultima Cena, Gesù lega l’Eucaristia agli eventi pasquali e viceversa, rendendoli attuali ed efficaci quando vengono rivissuti nel suo memoriale. Così i discepoli, riconoscendolo nello stesso momento in cui scompare e sostituendo alla vista e percezione fisica la fede in lui, rileggono il loro cammino e la vicenda di Gesù alla luce dell’esperienza del Risorto.
Nella colletta iniziale ci rivolgiamo a Dio dicendo:« O Dio, che in questo giorno memoriale della Pasqua raccogli la tua Chiesa pellegrina nel mondo, donaci il tuo Spirito, perché nella celebrazione del mistero eucaristico riconosciamo il Cristo crocifisso e risorto, che apre il nostro cuore all’intelligenza delle Scritture, e si rivela a noi nell’atto di spezzare il pane ».
La comunità ricostruita.
Incontrare Gesù risorto comporta un ritornare dagli altri fratelli, per raccontare la propria esperienza del Signore e, come i due, « Ritrovare riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro »(Lc 23,33). Così ci si riconosce nella comunione ecclesiale, dalla quale ci si allontana per vari motivi, e che intorno alla fede nel Risorto viene ritessuta.
In tutte le letture della Parola di Dio di questa domenica centrale è la narrazione degli eventi pasquali, con tutte le emozioni e livelli di comprensione propri dei vari personaggi a cui Gesù appare.
Il Cristo risorto è sempre presente nella Chiesa, specialmente nei sacramenti pasquali, cioè nell’Eucaristia. In essa noi lo riconosciamo come il Cristo crocifisso e risorto, che ci accompagna nel nostro pellegrinaggio nel mondo. Lo riconosciamo non separati l’uno dall’altro, ma tutti insieme. La comunità cristiana, che si raccoglie per spezzare il pane, è il segno dell’ « umanità nuova pacificata nell’amore », l’amore che deriva dal Figlio di Dio, « vittima di espiazione per i nostri peccati ».
Siamo fratelli, dotati dell’identica e della più grande dignità che è quella di essere figli di Dio. Parte da qui la carità vicendevole e la speranza di essere un giorno in comunione con Gesù risorto. Rimeditando questo e applicandoci a metterlo in pratica, facciamo l’esperienza della « rinnovata giovinezza dello spirito » di cui parla una colletta. Gli anni che trascorrono possono sì lasciare in noi tracce di vecchiezza, ma non nella vita interiore che già è una condivisione della risurrezione di Gesù.
Prima Lettura: At 2,14.22-33.
Dopo la passione, sopportata per dare compimento alla volontà del Padre nel disegno, misterioso e salvifico, Gesù è risuscitato dal Padre. Così, quello che sembrava un fallimento risulta una riuscita. Ma quel che ora è importante è accogliere tutta la grazia che è contenuta nel mistero della morte e della risurrezione del Cristo redentore. E’ difficile per l’uomo comprendere la ragione per cui Dio abbia scelto il cammino della croce per salvare l’umanità: appartiene al suo segreto insondabile. Di fatto dalla croce fluisce la grazia che ci riconcilia con lui e ci reintegra nel rapporto di amore che Dio aveva stabilito creandoci.
Seconda Lettura: 1 Pt 1,17-21.
La lettura degli eventi pasquali, sui quali siamo chiamati a riflettere, vuole condurci a meditare sui risvolti pratici che essi hanno nella vita dei credenti: la Chiesa, costituita da coloro che accolgono la predicazione apostolica e si fanno battezzare, è la comunità di coloro che credono in Dio e si riconoscono nella comune fede nel Cristo crocifisso e risorto.
Se siamo stati liberati dal peccato con un prezzo altissimo, impensabile: il Sangue di Gesù, ne proviene che siamo stati amati con un amore davvero grande, immenso, poiché il Figlio di Dio, come aveva detto agli apostoli, ha dato per noi la sua vita e ci ha posti in rapporto filiale col Padre (1 Pt 1,21).
L’uomo, è importante agli occhi di Dio, se per liberarlo Gesù è ha sopportato la passione ed è morto in croce. E’ un disegno – come dice san Pietro – che è stato oggetto della scelta divina « già prima della fondazione del mondo »: disegno eterno, manifestatosi negli ultimi tempi « per voi ». E’ per tutti noi, e per ogni uomo che in Gesù è stato concepito e salvato.
Se i cristiani, nel mondo, vivono come stranieri, perché perseguono una patria che non è di questo mondo visibile, ciò non significa che sono alieni. Anzi, il cristiano deve, anche se si sente straniero, partecipare attivamente e con pieno coinvolgimento nella terra dove abita per il bene e la salvezza degli uomini, ma contemporaneamente sa di essere cittadino di un’altra patria, verso cui il cristiano si sente in cammino. Questo è il senso del camminare dei due discepoli del Vangelo verso l’Emmaus, come anche il nostro: siamo lungo la nostra esistenza in cammino, condividendo un tratto di percorso, accompagnati da Gesù che ci spiega le Scritture quando ci sentiamo tristi e sfiduciati e ci fa comprendere, coinvolgendoci, le sue vicende, fino a riconoscerlo risorto quando, nell’Eucaristia, nello spezzar del pane come avvenne nell’Ultima Cena e tutte le volte che la comunità la celebra in sua memoria..
Vangelo: Lc 24,13-35.
I discepoli di Emmaus sono guidati da Gesù a rileggere la Scrittura e a trovarvi che la passione sopportata dal Signore, per entrare nella gloria, non è stato un incidente improvviso e contrario al disegno di Dio, ma ne è stata il compimento. Questa « provvidenza » della passione ora prosegue in noi, non senza suscitare incomprensione a motivo della tardezza e ottusità del nostro cuore. Dobbiamo anche noi tornare alle Scritture per attingervi conforto alla fede e alla speranza. Dobbiamo chiedere a Gesù che sia lui a introdurci in esse e a spiegarcele in modo tale che ci arda il cuore, come ai due discepoli.
Osserviamo poi che Gesù è riconosciuto alla frazione del pane, all’Eucaristia: là è avvertita la sua presenza e la sua compagnia. Spiegazione delle Scritture e frazione del pane: è già la nostra Messa, cui prendiamo parte per poter compiere con Gesù la nostra Pasqua.