6  AGOSTO -XVIII DOMENICA  DEL  TEMPO  ORDINARIO

TRASFIGURAZIONE DI GESÙ SUL  TABOR.

Oggi celebriamo la trasfigurazione di Gesù sul monte Tabor, dove egli anticipò davanti ai discepoli Pietro, Giacomo e Giovanni la sua risurrezione dai morti, dopo aver annunziato la sua passione, che avrebbe sofferto a Gerusalemme e di cui gli apostoli si erano scandalizzati, tanto da dissuaderlo a recarvisi.  Gesù anticipa così la sua gloria prima della sua dipartita al Padre.

Oggi la celebrazione vuole farci riflettere da una parte sulla dimensione pasquale e dall’altra sull’aspetto escatologico della fede  e della vita cristiana. Il Padre proclama Gesù suo Figlio prediletto e invita gli apostoli ad ascoltarlo per partecipare della stessa gloria del Figlio. In Gesù, che il Padre proclama Figlio, « l’amato nel quale ho  posto il mio compiacimento » trovano compimento la legge e i profeti, rappresentati da Mosè ed Elia apparsi insieme a Gesù, che manifesta la sua gloria., la quale sarà piena dopo i giorni della passione. Così gli apostoli,  dopo l’annunzio della passione,  che li aveva gettati nello sconforto, sono rincuorati.

Cristo risorto quindi, ancora oggi, dona ai suoi discepoli, che sono chiamati a seguirlo, portando ognuno la propria croce dietro a lui, la sua forza, nella prospettiva della gloria, rivelando così in sé « la meravigliosa sorte della Chiesa, suo mistico corpo », come preghiamo nel prefazio di oggi.

Nella colletta dell’Eucaristia ci rivolgiamo a Dio dicendo:« O Dio, che nella gloriosa Trasfigurazione del tuo Figlio unigenito, hai confermato i misteri della fede con la testimonianza di Mosè ed Elia, nostri padri, e hai mirabilmente preannunziato la nostra definitiva adozione a tuoi figli, fa’ che, ascoltiamo la parola del tuo amato Figlio, diventiamo coeredi della sua gloria ».

 

Prima Lettura: Dn 7,9-10.13-14.

Nel brano del profeta Daniele ci viene presentata l’apparizione che Dio fa al profeta manifestandosi come vegliardo, con una veste candida come la neve e capelli candidi come la lana,  assiso su un trono,  che era come vampe di fuoco, e con le ruote come fuoco ardente. « Dal trono scorreva un fiume di fuoco, mille migliaia lo servivano e diecimila miriadi lo assistevano. La corte sedette e i libri furono aperti ». Ancora, nella visione notturna, il profeta vede venire con le nubi « uno simile a un figlio d’uomo; giunse fino al vegliardo e fu presentato a lui ». A questi furono dati potere, gloria e regno. Tutti, popoli, nazioni e lingue lo servivano e « il suo potere è un potere eterno, che non finirà mai, e il suo regno non sarà mai distrutto ». Gesù, al sommo sacerdote che gli chiede, davanti a tutto il sinedrio, se è Figlio di Dio, risponde  solennemente con le parole di Daniele:  « D’ora innanzi vedrete il Figlio dell’uomo seduto alla destra della Potenza  e venire sulle nubi del cielo ». Viene allora accusato di aver bestemmiato, avendo il sommo sacerdote compreso bene il significato di quella affermazione, poiché Gesù si era attribuito quel titolo e il suo apparire come Giudice e Signore.

Seconda Lettura:  2Pt 1,16-19.

San Pietro scrivendo ai cristiani dice che, avendo fatto conoscere loro la potenza e la venuta Signore, non sono,né gli apostoli né loro, « Andati dietro a favole artificiosamente inventate, ma perché siamo stati testimoni oculari della sua grandezza. Egli infatti ricevette onore e gloria da Dio Padre, quando giunse a lui questa voce dalla maestosa gloria. “ Questi è il Figlio mio, l’amato, nel quale ho posto il mio compiacimento». Pietro afferma che essi l’hanno udita scendere dal cielo mentre erano con lui sul santo monte. Ancora. Poiché essi insieme a Gesù trasfigurato videro Mosè ed Elia, dice Pietro: « Abbiamo, solidissima, la parola dei profeti, alla quale fate bene a volgere l’attenzione come a lampada che brilla in un luogo oscuro, finché non spunti il giorno  e non sorga nei vostri cuori la stella del mattino ». Pietro e gli altri apostoli con lui, avendo avuto una esperienza personale di quell’evento, non potevano che essere certi di quella rivelazione e del riconoscimento che il Padre ha fatto del suo Figlio. Così la loro testimonianza dà vigore alle Scritture, alla Legge mosaica e alla profezia, che come lampada fa luce nell’attesa che venga Cristo glorioso e che deve brillare sia nei discepoli che nel cuore degli uomini.

Vangelo: Mt 17,1-9.

Nel racconto della Trasfigurazione sul Tabor  di Matteo , Mosè ed Elia, la legge e i profeti convengono presso Gesù, poiché ne sono stati la preparazione e l’attesa. Come Mosè, convocato da Dio per ricevere la Legge è salito  sul monte Sinai, dove « la gloria del Signore venne a dimorare e la nube lo coprì per sei giorni. Al settimo giorno…», così è ora: « Sei giorni dopo …», la professione  di fede di Pietro, che lo riconosce come « il Cristo, il Figlio del Dio vivente» (Mt 16,16). Dopo l’annunzio della sua Passione, che scandalizzò gli apostoli (Mt 16 21) e le parole dette da Gesù che « il Figlio dell’uomo sta per venire nella gloria del Padre suo » Mt 16 27, sul Tabor, in Gesù trasfigurato, si rivela la gloria di Dio in tutto il suo splendore. Qui i tre apostoli, Pietro, Giacomo e Giovanni, saliti con Gesù,  sono  spettatori e testimoni della rivelazione  della divinità di Gesù, finora celata dalla sua umanità. E se, da una parte, Gesù corregge le attese messianiche degli apostoli con l’annunzio della Passione, dall’altra preannunzia gli eventi pasquali con la trasfigurazione.

Anche la voce che proclama « Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo » (Mt 17,5), come era avvenuto nel Battesimo al Giordano, aiuta a comprendere la figura di Gesù come Figlio Messia del Salmo 2, l’ amato come Isacco, in cui si compiace, come del Servo Sofferente di Isaia.

Mosè ed Elia, rappresentanti dell’Antico Testamento, indicano che in esso tutto è preannuncio della figura e dell’opera di Gesù: la Legge, la Profezia, il sacrificio di Isacco, la sofferenza del Servo di Dio e, quindi, la fede in lui deve affrontare lo scandalo della passione.

Gli apostoli, davanti all’evento della trasfigurazione, rimangono estasiati e  non vorrebbero allontanarsene, ma la voce dice loro che più che guardarlo trasfigurato deve essere da loro ascoltato.

Poi  Gesù, il Figlio di Dio, l’amato, colui nel quale abita e risuona la parola del Padre, resta solo e, insieme agli apostoli, scende dal monte per riportarli alla vita normale, quotidiana, luogo in cui bisogna ancora ascoltarlo e seguirlo, nell’obbedienza al Padre e nella sua sequela, affrontando  i giorni della passione, condizione  per giungere alla gloria.

I brevi momenti della trasfigurazione fanno comprendere un po’ il mistero di Gesù, abitualmente nascosto nella sua vita mortale e che la passione verrà ad oscurare ancora di più. Ma colui che vuole seguirlo non può vacillare davanti alla croce: il servizio umile della sua morte con cui Gesù porterà a  compimento  il disegno di Dio, che lo ha mandato perché il mondo sia salvato. Da questa parola di oggi siamo  sfidati  a scommettere la nostra vita in Dio e siamo  provocati ad avere fiducia nel futuro di salvezza , iniziato con la morte e la risurrezione di Cristo e che avrà il pieno compimento, anche per il credente, nella stessa gloria di Dio, preannunziata con la trasfigurazione di Gesù sul Tabor.