30 LUGLIO-XVII DOMENICA - TEMPO ORDINARIO (Anno A)

RICERCARE E ACCOGLIERE IL REGNO DI DIO, RINUNZIANDO A TUTTO CIÒ CHE OSTACOLA LA SUA REALIZZAZIONE.

Partecipare al sacrificio dell’Eucaristia vuol dire celebrare il memoriale della passione, morte e resurrezione del Signore che, in virtù dello Spirito Santo, attualizza nella vita del credente il suo mistero di salvezza. Lo Spirito, che trasforma il  pane e il vino nella presenza reale di Cristo, ci dà la possibilità, alla mensa del Signore,  di « condividere il pane disceso dal cielo ». L’accento, ancora una volta in questa Eucaristia, è posto sulla Pasqua domenicale e, nella preghiera iniziale,  ci rivolgiamo a Dio dicendo: « O Padre, fonte di sapienza, che in Cristo ci hai svelato il tesoro nascosto e ci hai donato la perla preziosa, concedi a noi un cuore saggio e intelligente, perché, fra le cose del mondo,  sappiamo apprezzare  il valore inestimabile del tuo regno, ». Tutto ciò che è necessario alla vita quotidiana, davanti a questi doni, deve essere ricercato e usato saggiamente, senza che l’impegno per le realtà quotidiane ostacoli la continua ricerca dei beni celesti. E qualora dovesse intralciare questa ricerca bisogna essere capaci di rinunziare a ciò che ci ostacola nel cammino verso il Regno, che è il vero tesoro nascosto e la perla preziosa..

Prima Lettura : 1 Re 3,5.7-12.

Salomone al Signore che, in sogno, gli dice  di chiedergli ciò che vuole che Egli gli conceda, risponde pregando: « Signore, mio Dio, tu hai fatto regnare il tuo servo al posto di Davide, mio padre. Ebbene io sono solo un ragazzo; non so come regolarmi. Il servo è in mezzo al tuo popolo che hai scelto, popolo numeroso che per la quantità non si può calcolare né contare. Concedi al tuo servo un cuore docile, perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e distinguere il bene e il male ». Poiché piacque al Signore ciò che aveva chiesto, Dio gli disse: « Poiché mi hai chiesto questa cosa e non molti giorni, né hai domandato per te ricchezze, né la vita dei tuoi nemici, ma hai domandato per te il discernimento nel giudicare, ecco, faccio secondo le tue parole ». Il Signore gli concesse « un cuore saggio e intelligente »,cosicché  come lui non ci fu nessuno  prima, né ne sorgerà uno dopo.

Salomone domanda al Signore la saggezza nel governare e il Signore la concede largamente al re. La saggezza è  una grazia che vale molto più della longevità, delle ricchezze e delle vittorie. Essa è necessaria ad ognuno di noi, cosicché sappiamo  distinguere il bene dal male, per essere giusti e non farci facilmente prendere dai pregiudizi,  dalla vanità, dal tornaconto, dalla passione, dalla tracotanza, dalla presunzione. Il dono della sapienza è un dono dello Spirito Santo e lo possiede un’anima in grazia e chi  domanda un « cuore docile », attento, disposto a lasciarsi guidare. Anche la nostra vita ha bisogno di un saggio governo spirituale.

Seconda Lettura: Rm 8,28-30.

San Paolo scrive ai Romani dicendo che siamo oggetto dell’amore provvidenziale del  Padre celeste, per cui « tutto concorre al bene, per quelli che amano Dio, per coloro che sono chiamati secondo il suo disegno ». Infatti, quelli che da sempre egli ha  conosciuto, li ha « anche predestinati a essere conformi all’immagine del Figlio suo, primogenito tra molti fratelli », li ha chiamati, li ha anche giustificati e, infine, li ha anche glorificati. Nessuna condizione o situazione, per difficile e complicata che sia, può  far fallire il piano d’amore che Dio Padre ha  su noi. Considerando quanto Dio ha fatto per noi, che ci ha  predestinati ad essere conformi al suo stesso Figlio, divenuto nostro fratello e, con tale destinazione, ci ha chiamati alla vita, ci ha giustificati e  redenti mediante il sangue di Cristo,  siamo ormai avviati e attesi per la gloria. Con  questi   punti fermi  della storia di salvezza, predisposta dal Padre delle misericordie, nutriamo la speranza che Dio non ci abbandonerà mai, ma ci tiene cari e ci sorregge: questa è  la ragione dell’ottimismo cristiano.

Vangelo: Mt 13, 44-52.

Ancora attraverso le parabole del regno che l’evangelista Matteo ci narra, Gesù vuole farci scoprire l’importanza che deve avere per noi il regno di Dio.

Esso viene paragonato ad un « tesoro » che un contadino trova nel campo e decide di vendere tutti i suoi averi e compra il campo; o ad una « perla » che un mercante, avendone trovata una di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra. Ancora Gesù paragona il Regno di Dio ad una « rete », gettata dai pescatori nel mare,« che raccoglie ogni genere di pesci » e quando è piena viene tirata a riva e  « i pescatori, stando a sedere,  raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi ».E Gesù conclude dicendo che così avverrà alla fine del mondo quando gli angeli  separeranno i cattivi dai buoni e li getteranno nella fornace ardente. Chiedendo Gesù agli apostoli se hanno compreso tutto quel discorso, avendo essi risposto affermativamente, egli conclude dicendo: « Per questo ogni scriba, divenuto discepolo del regno dei cieli, è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche ».

Fare nella vita anche scelte radicali secondo la sapienza del Signore è essere evangelicamente saggi. Per chi intraprende questo cammino le cose che prima parevano acquistare valore, passano in secondo ordine e si diventa  capaci anche di rinunziarvi, per acquistare realtà più preziose.

Il Vangelo di oggi ci propone unistanza opposta a quella di un cupo cristianesimo. La fede cristiana è un’ esperienza da viversi con gioia benché sia un cammino ascetico. Certamente si esclude la gioia se si pone l’accento solo nell’ascesi, necessaria per la vita spirituale. Una visione cupa del cristianesimo, un’accentuazione della sofferenza e delle penitenze, un’esaltazione del dolore rendono la sequela di Cristo non conforme alla visione evangelica della vita cristiana.

Riformulare la concezione e le pratiche di vita ascetica e mistica, riscoprendo il perché di certe scelte, è come restaurare un’opera d’arte per recuperarla nella sua originaria bellezza e farla fruire agli appassionati. Così, accogliendo l’esortazione del Vangelo, il discepolo di Gesù  « è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro  cose nuove e cose  antiche »(Mt 13,52). In questo tesoro vi sono cose antiche, ma non per questo vecchie, inutilizzabili, come la preghiera, lo spirito di rinunzia, l’esigenza di accettare le sofferenze della vita con la rassegnazione evangelica, le esigenze della sequela del Signore, e cose nuove, come le esigenze , le domande e le scoperte dell’oggi che rinnovano e riattivano le cose antiche.

I personaggi delle parabole, l’agricoltore, il mercante che trovano oggetti di grande valore sono « pieni di gioia » e, di conseguenza, sono motivati a vendere tutto pur di acquistare il campo o comprare la perla preziosa. Così la gioia  della scoperta di cose preziose e le conseguenti scelte nulla tolgono all’agire prudente del saggio: la gioia, allora, è compatibile  con le difficoltà e le conseguenze che le scelte comportano: Se capissimo il valore del Regno di Dio, che è poi il valore di Gesù Cristo!

Di fronte a lui tutto diviene invalido e si deprezza. Tutto si vende; da tutto ci si distacca: si supera ogni difficoltà, pur di averlo: è il tesoro nascosto e la perla preziosa. I veri discepoli lasciano ogni cosa per lui: tutto è riferito a Lui. Ma questo – si noti – deve valere per ogni cristiano, che semplicemente abbia compreso il Vangelo.

Una concezione corretta e non patetica della gioia sa distinguere tra la serenità d’animo, pacificante, inalterabile, anche di fronte alle difficoltà, e l’esaltazione dell’euforia tanto vivace quanto effimera. La scelta del Regno è motivata da una gioia che è capace di reggere lo sforzo ascetico, vissuto non come fine a se stesso ma come predilezione per Gesù e per il Regno, che richiede discernimento, virtù spirituale  volta all’azione, come fa Salomone nella preghiera al Signore, a cui chiede il discernimento per governare e amministrare  la giustizia e assolvere meglio al proprio compito come  servizio a Dio e al popolo.

Se scegliere di seguire Cristo e il Regno  comporta un orientamento di fondo della propria esistenza, bisogna poi saper incarnare  tale scelta con azioni concrete in cui ognuno si trova, per porsi sempre al servizio di Dio e dei fratelli.

Tra le difficoltà  e il conflitto di interessi  e il valore del Regno, i primi possono soffocare la scelta del secondo, così come accade con il giovane ricco, che mosso da un autentico desiderio di perfezione, davanti alla risposta radicale di Gesù,  che comportava un prezzo non indifferente, il vendere i suoi beni e seguirlo,  « se ne andò, triste » (Mt19,22).

Cristo è però anche il punto di confronto per il giudizio: alla fine della vita, al termine della storia, avverrà la grande divisione, il decisivo discernimento, la separazione del bene dal male, tra pesci buoni e cattivi, dopo che in questa vita avrà avuto luogo la confusione.

Dobbiamo vivere e fare le nostre scelte con questo punto di confronto  finale, scelte che oggi facciamo  rispetto a ciò che vogliamo essere, quasi anticipando ogni volta il giudizio che poi verrà dato sulle nostre azioni.

E’ una grazia immensa poter « partecipare al sacrificio eucaristico ». E infatti l’Eucaristia è «memoriale perpetuo della passione del Figlio di Dio » in virtù dello Spirito, che trasforma le nostre offerte nel Corpo di Gesù, ci dà la possibilità di « condividere il pane vivo disceso dal cielo », alla mensa del Signore fratello e Salvatore. Lo stesso Spirito ci suggerisce  la preghiera filiale al Padre.

Davanti a questi doni i beni terreni si trovano giustamente collocati: vanno usati saggiamente, ma senza che intralcino « la continua ricerca dei beni eterni ». Anzi non ci deve mancare la prontezza « ad ogni rinunzia » per l’acquisto del Regno di Dio, che è « il tesoro nascosto » e la « perla preziosa ».