2 LUGLIO – XIII  DOMENICA  DEL TEMPO ORDINARIO

LA  VITA DI DIO IN NOI È IL RESPIRO DEL CRISTIANO E BISOGNA SEMPRE ALIMENTARLA.

Il Signore, nella liturgia della Domenica, attraverso i segni sacramentali, compie il progetto della redenzione liberando gli uomini dalle tenebre del male e del peccato. Donandoci lo Spirito Santo, con la sua luce della verità, ci libera dal nostro egoismo e con la grazia del Cristo, povero e crocifisso, addolcisce le nostre asprezze con la dolcezza e la forza del suo amore.

Verificare ogni giorno questo cammino di santità è certo un compito a cui siano chiamati, ma dobbiamo ritenerlo un dono di grazia elargito dal Signore, dono  che non dobbiamo mettere in dubbio di fronte all’esperienza di ogni giorno, in cui i sentimenti sono diversi da quelli che il Signore chiede.

Così non dobbiamo avvilirci né scoraggiarci e, convinti della continuità del suo aiuto, dobbiamo camminare  nella via della santità  con serenità e costanza.

Nella preghiera iniziale ci rivolgiamo a Padre celeste dicendo: « O Padre,  infondi in noi, la sapienza e la forza del tuo Spirito, perché, seguendo Cristo sulla via della croce, siamo  pronti a donare  la nostra vita per manifestare al mondo la tua presenza d’amore. Per il nostro Signore Gesù Cristo…».

Prima Lettura: 2 RE4,8-11.14-16.

Eliseo, ritenuto uomo di Dio dalla  donna della città di Sunem, venne da essa ospitato tutte le volte che il profeta passava da quel luogo. L’ospitalità della donna giunse a predisporre nella sua casa, al piano di sopra una cameretta in muratura, con un letto, un tavolo, una sedia e un candeliere, perché vi potesse riposare. Un giorno Eliseo chiedendo cosa avrebbero potuto fare per quella donna così ospitale al suo servo Giezi, questi gli riferì che, essendo lei e suo marito anziani, non avevano figli. Eliseo, fattala chiamare, disse alla donna che l’anno prossimo avrebbe stretto  fra le sue braccia un figlio. Attraverso la figliolanza l’ospitalità di quella donna viene ricambiata, perché Dio, autore della vita vince la sterilità, lungo la storia della salvezza, molte volte si rende presente con tali eventi. Così questo gesto della donna prelude alla ospitalità che bisogna dare, come dice Gesù, a lui o al fratello più piccolo, poiché sarà data per essa una ricompensa.

Seconda Lettura: Rm 6,3-4.8-11.

San Paolo scrive ai Romani  dicendo che attraverso il Battesimo, essendo battezzati nella morte di Cristo e sepolti nella morte di lui, come Cristo è risuscitato dai morti, essi sono chiamati a camminare in una vita nuova. Ancora: se si è morti con Cristo bisogna credere che vivremo con lui, poiché, essendo egli risorto, non muore più. Egli che è morto, una volta per tutte, per il peccato, ora vive per Dio, così essi devono considerarsi morti al peccato, ma viventi per Dio, in Cristo Gesù. Il battesimo più che un gesto esteriore è un segno sacramentale che ci rende  partecipi dell’amore di Cristo e della sua risurrezione, preludio e  speranza della risurrezione futura. Allontanandoci dal peccato la forza della risurrezione ci fa vivere e operare in maniera nuova. Il peccato ci fa regredire nel cammino di risurrezione che il Battesimo ci ha fatto iniziare e non  cresciamo nella comunione con Dio e nella vita divina.

Vangelo: Mt 10, 37-42.

Nel brano del Vangelo di Matteo Gesù ci esorta  ad anteporre l’amore per lui all’affetto per il padre, la madre, per il figlio o la figlia, se si vuole essere degni di lui; a prendere la propria croce e seguirlo..

Chi poi non avrà tenuto la propria vita per sé ma l’avrà perduta per la sua causa la troverà; chi avrà accolto i suoi discepoli avrà accolto lui e avrà accolto anche colui che l’ha mandato. Chi avrà accolto il profeta o il giusto avrà la ricompensa del profeta o del giusto. Anche  per aver dato un bicchiere d’acqua  fresca ad uno dei fratelli più piccoli,  perché è un discepolo, non si perderà la ricompensa. Gesù esige una amore e una dedizione  totale e prioritaria, deve essere amato prima di tutti e di tutto. I legami più intimi non vengono aboliti, ma devono cedere il passo all’amore per Cristo e per Dio. Essi non possono entrare in concorrenza tra loro. La sequela del Cristo, per chi vuole essere suo discepolo, non può evitare di portare la croce dietro a Lui: mistero difficile da capire e accettare. L’accoglienza del profeta, del discepolo che viene nel nome di Gesù è un accogliere lui. Anche nel più piccolo missionario o predicatore si deve vedere Cristo in persona, come pure in ogni uomo, specie nel povero, ammalato, diseredato deve vedersi la persona di Cristo stesso e servirlo con amore e premura.