11 GIUGNO  – SOLENNITÀ DEL CORPO E SANGUE DI GESÙ

Nella sua fedeltà il Signore, dopo aver liberato il popolo d’ Israele dall'Egitto, averlo condotto lungo il deserto, accudito, nutrito, non è venuto meno alla volontà salvifica a favore dell’uomo, pienamente manifestata in Gesù Cristo che, con il suo Corpo e il suo Sangue, nutre i credenti, realizzando un tangibile legame d’amore tra questi e il Padre.

La Chiesa del Signore è una comunità con  dimensione comunitaria. In  essa si vive e si celebra la fede:  è soprattutto l’ Eucaristia, « memoriale della Pasqua » del Signore Gesù, morto e risorto, che realizza la dimensione comunitaria dei discepoli del Signore. Il Memoriale che essi celebrano, per espresso comando di Gesù, non vuol dire  un semplice ricordo ma una presenza reale del Corpo e del Sangue del Signore, realizzata dalla potenza dello Spirito Santo. Nell’Eucaristia noi offriamo il sacrificio della nuova alleanza, in cui è ripresentata l’immolazione della croce, dove Gesù, Agnello senza macchia, s’è offerto. Ma l’altare è anche la mensa della  cena celebrata da Gesù, in cui attingiamo il cibo per il « viaggio della nostra vita », in attesa di partecipare al convito  eterno del cielo, perché il Corpo che mangiamo e il Sangue che beviamo sono pegno della gloria futura. .

Riconoscendoci fratelli, riuniti in « assemblea festosa » rendiamo grazie a Dio, che nel sangue di Cristo ci ha costituiti come suo popolo, che celebra la medesima fede ed è unito, in unità e carità,  nell’ unico pane  e nell’ unico calice. Nell’ Eucaristia riceviamo lo Spirito che scaturisce dal Corpo di Cristo e la purificazione di ogni colpa. La comunità non può costituirsi in termini funzioni psicologici, o ridursi come gruppo aggregato con dimensione solo affettiva o emotiva, sì da colmare situazioni di compensazione alle proprie fragilità: la comunità rischierebbe di non far progredire i vari membri nella maturità della fede. Né può  percepirsi la comunità in termini sociologici, perché il Concilio, definendo la Chiesa, come « popolo di Dio », ha voluto definirla  in maniera teologica non sociologica, cioè costituita con votazioni o referendum: esso è l’insieme di coloro che credono, celebrano e praticano la fede cristiana, pur con le loro fragilità.

Un ultimo rischio, in cui possono cadere i cristiani, è quello di considerare la Comunità come aggregazione per eventi o iniziative che vengono organizzati, in cui può registrarsi scarsa e superficiale intensità  di comunione spirituale.

Si può  parlare di comunità quando vige la  « comunione », tra i membri, come relazione spirituale e di amore fraterno, per cui sia i presenti come anche coloro che per motivi svariati non possono essere presenti, si sentono partecipi. La comunione ha il suo fondamento nella relazione che ognuno ha con Cristo, e solo questo fa la comunità cristiana. Vi sono infatti tante forme di comunità, ma solo l’unione con Cristo e tra i vari membri è la prerogativa che realizza una « comunità cristiana ».

L’Eucaristia che rimane dopo la celebrazione della Messa presenza reale di Cristo, che avvera la promessa di Gesù di non lasciare più la sua Chiesa. Al Cristo del tabernacolo va la nostra adorazione e il nostro culto.

Nella preghiera iniziale dell’Eucaristia di domani preghiamo dicendo:« Dio fedele, che nutri il tuo popolo con amore di Padre,  saziaci alla mensa della Parola e del Corpo e Sangue di Cristo, perché nella comunione con te e con i fratelli camminiamo verso il convito del tuo regno ».

Prima Lettura: Dt 8,2-3. 14-16.

Nell’ arduo cammino del deserto, al popolo, umiliato e provato dalla fame, Dio non ha lasciato mancare il nutrimento, poiché lo ha  sostenuto con un cibo singolare, la manna, segno della provvidenza e dell’ amore di Dio.

Anche l’acqua, sgorgata dalla roccia arida e dura, fu un segno straordinario dell’intervento potente di Dio, che non abbandona mai nessun uomo, fosse il più umile e piccolo. In particolare Dio si è reso vicino alla sua Chiesa,   nuovo popolo costituito dal sacrificio del suo Figlio, che si è dato come cibo e bevanda di vita eterna.

Seconda Lettura: 1 Cor 10,16-17.

Quando prendiamo parte al calice, dice san Paolo, noi entriamo in comunione con il Sangue di Cristo; e spezzando e mangiando il pane eucaristico ci nutriamo del Corpo reale di Gesù.  Pane e vino non sono puri simboli, che possono significare Gesù: « L’Eucaristia è il Signore, che dona la sua vita per noi; in essa noi lo riceviamo veramente ». Come conseguenza, dice l’apostolo Paolo, ne deriva che  se unico è il pane che spezziamo, cioè l’unico Corpo di Cristo, allora noi siamo intimamente uniti,  gli uni agli altri.

Pur essendo molti: ognuno con la propria personalità, fisionomia esteriore e interiore, con storie diverse  e diverso temperamento,   formiamo tuttavia un solo corpo. L’Eucaristia, ricevuta degnamente ci rende intimamente uniti. Per questo ci dobbiamo amare. E’ il frutto e l’impegno dell’Eucaristia.

Vangelo: Gv 6,51-58.

La comunità del Signore si caratterizza per la comunione che i credenti in lui pongono attorno alla sua presenza, reale e non simbolica,  nell’Eucaristia.  Le sue parole, come leggiamo nel Vangelo di questa solennità: « Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui », ci dicono che l’assimilazione della carne e del sangue di Cristo, rendono presente Gesù nel credente  e viceversa. Certo le parole “mangiare ” “ bere ” non sono da intendersi in senso naturalistico, ma vanno intese in senso sacramentale, in quanto mangiare il pane e bere il vino, che per la potenza dello Spirito di Dio, sono trasformati nel Corpo e Sangue di Cristo, rendono presente in noi il Cristo-Dio, e sono “ segni efficaci ”, che compiono ciò che dicono. La partecipazione a questi segni sacramentali è partecipazione da parte nostra agli effetti della passione e al dono della pienezza della vita che Gesù ci comunica.

Adesso il pane che ci nutre, come credenti e come figli di Dio, è la carne, quindi la persona, di Cristo, il quale si offre per noi. Entriamo infatti in profonda comunione con il Corpo e il Sangue di Gesù. Solo così abbiamo la vita, quella vera, che non si logora e che non è destinata ad esaurirsi e a spegnersi. L’Eucaristia ci dona la vita stessa del Padre e del Figlio, Gesù. Grazie all’ Eucaristia e alla vita che in essa riceviamo, a differenza degli antichi ebrei, saremo sottratti all’ esperienza della morte, perché, sostenuti da questo nutrimento lungo il cammino terreno, possiamo giungere alla “ terra promessa ” del Regno celeste.  Nell’ Eucaristia già riceviamo il germe della risurrezione e conformazione al Signore che ha vinto la morte. Concludendo, solo dalla comunione con Cristo viene la vera comunione nella comunità che le permette di essere, nell’ oggi, profezia e annunzio del Regno futuro. Tutto il resto può rendere visibile la comunione nella comunità, ma se manca il centro, cioè Cristo, la Chiesa fallisce  lo scopo per cui il Signore l’ha posto nel mondo.

 

LUNEDI’    12   GIUGNO, ALLE ORE   18.30 SARA’ CELEBRATA

LA  SANTA   MESSA

PER  CELEBRARE   LA FESTADEL CORPO E SANGUE DEL  SIGNORE

Presso le vie G.BAJA   e  S.RINDONE

DOPO INIZIERA’  LA PROCESSIONE  CON  GESÙ EUCARISTIA ATTRAVERSO

Via G. Bja, Via Paranà, Via Pio La Torre, Via Paranà, Via S. Quasimodo, Via Leopardi, Corso Umberto, Supermercato, Via Torretta, Fontana del 2000,  Chiesa della Catena.