23  – APRILE - 3a  DOMENICA  DI   PASQUA

L’incontro  con i due discepoli di Emmaus.

Con la risurrezione di Gesù inizia il cammino della Chiesa e quello dei due discepoli, che vanno verso Emmaus e  lo riconoscono nello spezzare il pane.

Questo cammino rappresenta il percorso di fede  che,  partendo dall’ascolto delle Scritture, culmina nello spezzare il pane dell’Eucaristia, memoriale del sacrificio di Cristo, e rimette i discepoli in cammino di testimonianza di quello che hanno sperimentato con il Signore risorto.

I discepoli di Emmaus fanno trasparire delusione e tristezza, perché gli eventi che attendevano non si sono verificati e, perciò, la loro speranza è infranta. Sono frustrati per il fraintendimento che essi hanno della figura del Messia, che non contempla la passione, per cui la notizia della risurrezione di Gesù resta per loro inaccessibile. Essi, mentre si allontanano da Gerusalemme, si allontanano dal luogo della crocifissione, dalla comunità dei discepoli. Conversano e discutono manifestando una memoria conflittuale degli eventi accorsi a Gesù e nel pellegrino, che si accompagna loro lungo il cammino,  non riescono a riconoscerlo e comprenderlo  risorto.

Il pellegrino, a differenza dei due, interpreta le Scritture e gli eventi partendo dalla gloria: « Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria ?» (Lc 24,26). Gesù inserisce la passione all’interno del piano di salvezza che ha il suo centro nella risurrezione. Egli, con delicatezza, accompagna i due nel cammino di fede, così come la Chiesa è chiamata a fare con gli uomini di oggi, accostandoli,  ascoltandoli, camminando con loro e accompagnandoli con pazienza, fino a far loro scoprire la sua presenza: « quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro » (Lc 24,30).

Con il richiamo dell’Ultima Cena, Gesù lega l’Eucaristia agli eventi pasquali e viceversa, rendendoli attuali ed efficaci quando vengono rivissuti nel suo memoriale. Così i discepoli, riconoscendolo nello stesso momento in cui scompare e sostituendo  alla vista e percezione fisica la fede in lui, rileggono il loro cammino e la vicenda di Gesù alla luce dell’esperienza del Risorto.

Nella colletta iniziale ci rivolgiamo a Dio dicendo:« O Dio, che in questo giorno santo raduni  la tua Chiesa pellegrina nel mondo, donaci di conoscere il Cristo crocifisso e risorto che apre il nostro cuore all’intelligenza delle Scritture e si rivela a noi nello spezzare il pane ».

La comunità ricostruita.

Incontrare Gesù risorto comporta un ritornare dagli altri fratelli, per raccontare la propria esperienza del Signore e, come i due, « Ritrovare riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro »(Lc 23,33). Così ci si riconosce nella comunione ecclesiale, dalla quale ci si allontana per vari motivi, e che, intorno alla fede nel Risorto, viene ritessuta.

In tutte le letture della Parola di Dio di questa domenica centrale è la narrazione degli eventi pasquali, con tutte le emozioni e livelli di comprensione propri dei vari personaggi a cui Gesù appare.

Il Cristo risorto è sempre presente nella Chiesa, specialmente nei sacramenti pasquali, cioè nell’Eucaristia. In essa noi lo riconosciamo come il Cristo crocifisso e risorto, che ci accompagna nel nostro pellegrinaggio  nel mondo. Lo riconosciamo non separati l’uno dall’altro, ma tutti insieme. La comunità cristiana, che si raccoglie per spezzare il pane, è il segno dell’ « umanità nuova pacificata nell’amore », l’amore che deriva dal Figlio  di Dio, « vittima di espiazione per i nostri peccati ».

Siamo fratelli, dotati dell’identica e della più grande dignità che è quella di essere  figli di Dio. Parte da qui la carità vicendevole  e la speranza di essere un giorno in comunione con Gesù risorto. Rimeditando questo e applicandoci a metterlo in pratica, facciamo l’esperienza della « rinnovata giovinezza  dello spirito » di cui parla una colletta. Gli anni che trascorrono  possono sì lasciare in noi  tracce di vecchiezza, ma non nella vita interiore che già è una condivisione  della risurrezione di Gesù.

Prima Lettura: At 2,14.22-33.

Dopo la passione, sopportata per dare   compimento alla volontà del Padre nel suo disegno misterioso e salvifico, Gesù è risuscitato dal Padre. Così, quello che sembrava un fallimento  risulta una riuscita. Ma quel che ora è importante è accogliere tutta la grazia che è contenuta  nel mistero della morte e della  risurrezione del Cristo redentore. E’ difficile  per l’uomo comprendere la ragione per cui Dio  abbia scelto  il cammino della croce per salvare l’umanità: appartiene al suo segreto insondabile. Di fatto dalla croce fluisce  la grazia che ci riconcilia con lui e ci reintegra nel rapporto di amore che Dio aveva stabilito creandoci.

Seconda Lettura: 1 Pt 1,17-21.

La lettura degli eventi pasquali, sui quali siamo chiamati a riflettere, vuole condurci a meditare sui risvolti pratici che essi hanno nella vita dei credenti: la Chiesa, costituita da coloro che accolgono la predicazione apostolica e si fanno battezzare, è la comunità  di coloro che credono in Dio e si riconoscono nella comune fede nel Cristo crocifisso e risorto.

Siamo stati liberati dal peccato  con un prezzo altissimo, impensabile, il Sangue di Gesù: da ciò  comprendiamo che siamo stati amati con un amore  davvero grande, immenso, poiché il Figlio di Dio, come aveva detto agli apostoli, ha dato per noi  la sua vita e ci ha posti in rapporto filiale col Padre (1 Pt 1,21).

L’uomo,  è importante  agli occhi di Dio, se per liberarlo Gesù ha sopportato la passione ed è morto in croce. E’ un disegno – come dice san Pietro – che è stato oggetto della scelta divina « già prima della fondazione del mondo »: disegno eterno, manifestatosi negli ultimi tempi « per voi ». E’ per tutti noi, e per ogni uomo che in Gesù  è stato concepito e salvato.

Se i cristiani, nel mondo, vivono come stranieri, perché perseguono una patria che non è di questo mondo visibile,  ciò non significa che sono alieni. Anzi, il cristiano deve, anche se si sente straniero, partecipare attivamente e con pieno coinvolgimento nella terra dove abita per il bene e la salvezza degli uomini, ma contemporaneamente sa di essere cittadino di un’altra patria,  verso cui il cristiano si sente in cammino. Questo è il senso del camminare dei due discepoli del Vangelo verso l’Emmaus, come anche il nostro: siamo,  lungo la nostra esistenza in cammino e condividendo un tratto di percorso, accompagnati da Gesù che ci spiega le Scritture, quando ci sentiamo tristi e sfiduciati. Egli  ci fa comprendere, coinvolgendoci, le sue vicende, fino a riconoscerlo risorto,  quando  spezziamo il pane dell’Eucaristia, come avvenne nell’Ultima Cena, e tutte le volte che la comunità la celebra in sua memoria.

Vangelo: Lc 24,13-35.

I discepoli di Emmaus sono guidati da Gesù a rileggere la Scrittura e a comprendere che la passione, sopportata dal Signore, non è stato un  incidente improvviso e contrario al disegno di Dio, ma ne è stata il compimento della sua vicenda terrena, passaggio per entrare nella sua gloria. Questa « provvidenza » della passione ora prosegue in noi, non senza suscitare incomprensione a motivo della tardezza e ottusità  del nostro cuore. Dobbiamo anche noi tornare  alle Scritture per attingervi conforto alla fede e alla speranza. Dobbiamo chiedere a Gesù che sia lui a introdurci in esse e a spiegarcele in modo tale che ci arda il cuore, come ai due discepoli.

Osserviamo poi che Gesù è riconosciuto  alla frazione del pane: così anche da noi nell’Eucaristia viene avvertita la sua presenza  e la sua compagnia. Spiegazione delle Scritture  e frazione del pane: è già la nostra Messa, cui prendiamo parte  per poter compiere con Gesù la nostra Pasqua.