Ù22 GENNAIO – III  DOMENICA  DEL TEMPO ORDINARIO.(Anno A).

Cristo, luce che risplende nelle tenebre.

Dalla Galilea Gesù inizia la sua predicazione e la conclude inviando i suoi discepoli perché annunzino in tutto il mondo la Buona Novella. Nella Galilea dei gentili inizia a risplendere la luce di Cristo. Egli inizia solennemente il suo ministero dicendo: « Convertitevi , perché il regno dei cieli è vicino », così come aveva fatto Giovanni al Giordano, che chiamava i giudei a conversione e come faranno gli apostoli continuando l’opera di Gesù. Se vi è continuità tra l’annunzio di Giovanni e quello della Chiesa, vi è differenza tra i due: il primo precorre, il secondo è in continuazione con quello di Cristo.

Giovanni svolge la sua predicazione nel deserto della Giudea, in austerità e pratica un battesimo di penitenza e di conversione; Gesù, nella Galilea pone l’accento sulla conversione in vista del regno dei cieli che è vicino.

La Galilea, terra di facile occupazione straniera, abitata da popoli diversi e con diverse religioni, ebrei, ebrei ellenizzanti, pagani, è una terra che ha sperimentato l’impurità e l’idolatria secondo il giudaismo ortodosso; terra simbolica, rappresentativa della vita dell’intera umanità, fatta di fedeltà e infedeltà, peccato e santità, amore e egoismo, grandezza e miseria. In  questa terra, le cui genti « abitano nelle tenebre in regione e ombra di morte » inizia a risplendere la luce e l’opera di Cristo e anche  da qui ha inizio il ministero della Chiesa, mandata da lui a predicare la salvezza a tutti i popoli (Mt 28,10; 16).

Natanaele si domandava, avendo sentito dire a due discepoli di aver incontrato il Messia, Gesù di Nazaret di  Galilea, come anche si domandavano i Giudei: “ Da Nazaret può venire qualcosa di buono?”. Da qui può aver avuto inizio l’annunzio della Chiesa di Cristo, si chiedeva la mentalità giudaica? Invece, da questa terra disprezzata  ha inizio il cammino della salvezza.

Gesù annunzia il regno di Dio: una  regalità, quella che annunzia, fatta di misericordia, di salvezza e di speranza per l’umanità, perché Dio ama gli uomini e nel suo Figlio, che incarna questa regalità con le sue parole, i suoi gesti, la sua morte e risurrezione, raggiunge tutti gli uomini e li salva. La luce che Gesù porta con il suo Vangelo dona gioia e toglie, a chi vive tristemente, la mestizia. Il regno di Dio, annunziato, realizzato da Gesù e continuato dalla predicazione apostolica, deve tenere uniti i credenti in Cristo e non renderli divisi, come erano i Corinzi, a cui Paolo rimproverava la loro immaturità di fede. Purtroppo, nella Chiesa, sempre c’è stato e c’è il pericolo di divisioni, quando si perde di vista il centro della nostra identità di cristiani che  è Cristo e non questo o quell’altro credente.

Riscoprire la centralità di Cristo e la gioia di partecipare alla realizzazione del regno di Dio ci fa rivivere nella nostra esistenza l’esperienza degli apostoli, che da pescatori, avendo incontrato Cristo, hanno lasciato tutto per seguirlo. Anche nel quotidiano della nostra vita, spesso grigia e annoiata, Cristo passa e ci chiama a seguirlo.

Andare dietro a Gesù, subito, come gli apostoli, significa cogliere l’urgenza del Regno e la necessità di una risposta che ci coinvolga per e con tutta la nostra vita.

Incontrato Cristo, come gli apostoli, è necessario mettere in atto una profonda conoscenza e relazione di intimità con lui, lasciandoci trasformare nella nostra esistenza, cosicché possiamo dire con Paolo che non siamo più noi che viviamo, ma è Cristo che vive in noi.

La domenica,  giorno in cui si rinnova la gioia della Chiesa, essa  ritrova il dono di Dio « sorgente inesauribile di vita nuova », cioè il Corpo e Sangue di Cristo. Anche l’uomo presenta una sua offerta, che è poi sempre grazia divina: sono il pane e il vino, che  lo Spirito Santo  consacra con la sua potenza divenendo « sacramento di salvezza ». Quando prendiamo parte al convito eucaristico la gioia del dono di Dio diventa in noi perfetta  e, ricevuto il sacramento, quando lo traduciamo nella vita diventa allora « un segno di salvezza e di speranza », un’attuazione del regno di Dio nella nostra vita quotidiana.

Nella Colletta iniziale dell’Eucaristia preghiamo dicendo: « O Dio, che hai fondato la tua Chiesa sulla fede degli Apostoli, fa’ che le nostre comunità, illuminate dalla tua parola e unite nel vincolo del tuo amore, diventino segno di salvezza e di speranza per tutti coloro che dalle tenebre anelano alla luce ».

Prima Lettura : Is 8, 23-9,3.

Il profeta annunzia la  liberazione e la  gioia per la Galilea. Quello che  Isaia ha preannunziato si è compiutamente avverato perché, non più  su una sola regione, per un solo popolo ma su tutto il mondo, una grande luce hanno visto « coloro che abitavano in terra tenebrosa », immersi tutti nelle tenebre del peccato e schiavi sotto lo spirito del male: il mondo intero è stato liberato con la venuta di Gesù. Così anche noi, quando  torniamo gioiosamente nella grazia del Signore, veniamo liberati dal peccato per il perdono di Dio, manifestatoci un Cristo, suo Figlio.

Seconda Lettura: 1 Cor 1,10-13.17.

Per la divisione dei fedeli  della Chiesa di Corinto, poiché alcuni si richiamavano a Paolo, altri ad Apollo, e altri ancora a Pietro, l’apostolo sottolinea, forte della sua autorità e con fermezza, quanto siano assurde quelle divisioni e quelle discordie. Egli fa osservare innanzitutto, che Cristo è uno per tutti e poi, che non Paolo, Apollo, Pietro si sono sacrificati sulla croce, ma solo Cristo è stato crocifisso per tutti. Da ciò deriva che i  cristiani, quindi, devono vivere « in perfetta unione di pensiero e di sentire ». Questa esortazione deve essere sempre tenuta presente nell’attualità di vita della Chiesa e delle varie comunità. Se pur ci sono  sempre motivi di attrito e, spesso, le comunità cristiane vivono aspre lotte e contese, con grande scandalo per quelli che sono lontani dalla Chiesa, la ricerca e l’attuazione della comunione cristiana, sotto la guida della « luce di Gesù », deve essere sempre perseguita con costanza e perseveranza, per rendere credibile al mondo la fede e l’amore per Cristo Signore,  Dobbiamo preferire il silenzio, il ritiro, piuttosto che incentivare queste divisioni che rendono esausta una comunità cristiana. La celebrazione ecumenica della settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, che stiamo  celebrando, deve invogliare tutti i credenti nel Signore Gesù a perseguire, con spirito evangelico, la ricerca e l’attuazione dell’unità della Chiesa.

Vangelo : Mt 4,12-23.

L’Evangelista Matteo, riportando la profezia della prima lettura sulla luce che risplende dalla Galilea, ne vede la realizzazione nel ritorno, nel soggiorno  in quella regione di Gesù: così, iniziando la sua  opera messianica,  la vera luce, la redenzione, la gioia diventano realtà.

In Galilea incomincia la predicazione della « buona novella », il Vangelo, annunzio che infonde gioia nel cuore; dalla  Galilea Gesù incomincia a compiere i segni che rendono visibile il regno di Dio, che è poi Gesù stesso.

Dalla Galilea Gesù inizia a chiamare i primi discepoli intorno a sé: Pietro, Giacomo, Giovanni,  pescatori che dal mare di Galilea verranno inviati nel mondo intero, per essere pescatori di uomini.

L’Evangelista Matteo puntualizza la  prontezza con cui i primo discepoli rispondono alla chiamata. Se  il Signore chiama non si devono accampare scuse o ammettere ritardi.