16 OTTOBRE – XXIX  DOMENICA  DEL TEMPO  ORDINARIO.

DIO ASCOLTA IL GRIDO" DEI SUOI ELETTI.

Servire il Signore e i fratelli, nel servizio del bene e perché  il male sia vinto, « con lealtà e purezza di spirito » prega la Chiesa nella Colletta di questa Domenica. Sull’esempio di Gesù, che si offre al Padre sulla croce, noi dobbiamo imparare a vivere il nostro rapporto con Dio, nel compiere la sua volontà. Dall’Eucaristia che celebriamo possiamo attingere la forza per imitare Gesù e così poter vivere in conformità con il disegno di Dio, quotidianamente  e fino in fondo, anche quando questo cammino si fa arduo, impegnativo ed esigente. Così l’Eucaristia viene realizzata pienamente   nella vita. Se serviamo Dio veramente dobbiamo anche porci al servizio del prossimo, come Gesù che ha detto di essere venuto non per essere servito, ma per servire.

Nella preghiera della Colletta diciamo a Signore: « O Padre, che hai accolto l'intercessione di Mosè, dona alla Chiesa di perseverare nella fede e nella preghiera fino a quando farai giustizia ai tuoi eletti che a te gridano  giorno e notte ».

Prima Lettura: Es 17,8-13.te

Lungo il cammino nel deserto, dopo l’esodo dall’Egitto, Mosè dice a Giosuè di scegliere alcuni uomini per combattere contro Amalek che contrasta il passaggio verso la terra promessa, mentre lui, andando sulla cima del colle, insieme ad Aronne e Cur, stando ritto con il bastone in mano, avrebbe invocato l’aiuto del Signore. Quando Mosè, pregando, teneva  le braccia e le mani alzate, Israele prevaleva, ma quando le lasciava cadere, prevaleva Amalek. Poiché per la stanchezza Mosè non riusciva a stare in piedi, Aronne e Cur presero una pietra e ve lo  fecero sedere sopra, mentre loro gli sorreggevano le mani, che rimasero ferme fino al tramonto del sole. Così Giosuè sconfisse Amalek e il suo popolo. L’intercessione di Mosè presso Dio ottiene il vantaggio in battaglia sul nemico, ma viene meno se lui smette di pregare. Attraverso la preghiera Dio fa passare la sua grazia e la sua forza per sconfiggere il male e le tentazioni. La preghiera, mettendo la forza dell’uomo in contatto con la potenza di Dio, può ottenere tutto.

Seconda Lettura : 2Tm 3,14-4,2.

Paolo esorta Timoteo a restare saldo in quello che ha imparato e a credere fermamente a quello che ha appreso  dalle Sacre Scritture fin dall’infanzia ad opera di coloro che egli ben conosce. La Scrittura, ispirata da Dio, che è utile per insegnare, convincere, correggere ed educare alla giustizia, può istruirlo, cosicché, lui o ogni uomo di Dio, « sia completo e ben preparato per ogni opera buona ». Lo scongiura, inoltre, davanti a Dio e a Gesù, che verrà giudicare i vivi e i morti, quando si manifesterà, ad annunciare la Parola, insistendo « al momento opportuno e non opportuno, ammonendo, rimproverando ed esortando con magnanimità e insegnamento ».La Parola di Dio, cioè Gesù Cristo, deve rendere colui che è chiamato all’annunzio del Vangelo, nell’impegno del ministero apostolico,  di essere ben saldo nella fede e capace di proclamarlo con forza e incessantemente, senza temere di rimproverare e ammonire coloro che se ne allontanano. Le Scritture ispirate da Dio sono punto di riferimento per tutti, specie per chi svolge il ministero dell’annunzio, per imparare da esse,  insegnare, correggere e ispirarvisi per la propria condotta: non basta quindi leggerle, bisogna formarsi su di esse perché, l’apostolo, uomo di Dio, sia completo nella testimonianza di vita, per guidare bene la Chiesa.

Vangelo: Lc 18,1-8.

Nel Vangelo di oggi Gesù ci istruisce, come fece con i suoi discepoli, sulla necessità di pregare sempre e racconta la parabola di un  giudice che, pur non temendo Dio e non avendo neppure riguardo per  alcuno, è costretto a far giustizia ad una  vedeva che, importunandolo spesso, gli chiedeva di farle giustizia contro un suo avversario. Se non l’esaudì  però per un po’ di tempo, per non essere più importunato e, pur dicendo tra sé: “Anche se non temo Dio e non ho riguardo per alcuno”, le fa finalmente giustizia. Gesù conclude dicendo ai discepoli, i quali devono imparare dalla parabola, che Dio, a differenza di quel giudice che per non essere più importunato fa giustizia, non fa attendere a lungo i suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui: « Io vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra? ». La perseveranza nella preghiera induce Dio ad ascoltare il grido di tutti coloro che subiscono ingiustizia, il grido dei poveri, degli oppressi. Allora non bisogna farsi prendere dalla delusione, o quasi dal risentimento contro Dio, perché non vediamo esaudite subito le nostre richieste. Gesù ci assicura che, se anche gli uomini non  fanno giustizia a chi li implora, o se la fanno è per non essere più importunati,  Dio la fa prontamente, perché ama i suoi eletti, i suoi figli, le sue creature, coloro che sono poveri,  indifesi che subiscono ingiustizie da parte dei propri simili. Se la nostra esperienza sembra dirci il contrario, bisogna chiedersi cosa vuol dire per Dio « fare giustizia »: vuol dire realizzare il suo disegno d’amore per noi. Allora questo, per la nostra perseverante preghiera e se ci si rivolge a Dio con fede, si compie sicuramente e in modo infallibile. Dovremmo però pensare spesso alle ultime parole di Gesù dette ai discepoli e, oggi, anche noi: « Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fese sulla terra? ».