9   OTTOBRE – XXVIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO.

CON L'EUCARISTIA RINGRAZIAMO DIO PER LA SALVEZZA OPERATA DA CRISTOI E PER TUTTI I SUOI DONI.

Nell’Eucaristia che celebriamo noi, comunicando con il Corpo e Sangue di Gesù, ci alimentiamo alla stessa vita del Figlio di Dio. Più che di un rito esteriore o dell’assunzione dei simboli di Cristo, noi ci nutriamo del Corpo e del Sangue del Signore, della sua stessa Persona, realmente presente nel pane e nel vino, per opera dello Spirito Santo che viene invocato.

Dobbiamo allora prepararci degnamente a questo « banchetto della vita eterna ». Bisogna indossare l’abito nuziale, cioè essere nella grazia e nella carità di Dio e dei fratelli. E per questo, al Signore che scruta i pensieri e i sentimenti del cuore dell’uomo, prima di partecipare a questo banchetto, chiediamo perdono per le nostre colpe, per liberarci delle nostre ricchezze illusorie e poterci arricchire della sua presenza divina.

Nella preghiera della Colletta  diciamo al Signore: « O Dio, che nel tuo Figlio liberi l'uomo dal male che lo opprime e gli mostri la via della salvezza, donaci la salute del corpo  e il vigore dello spirito, affinché, rinnovati dall'incontro con la tua parola, possiamo renderti gloria con la nostra vita ».

Prima Lettura: 2 Re 5,14-17.

Viene narrata, in questa prima lettura dal Libro delle Cronache, la guarigione dalla lebbra del siro Naamàn, comandante dell’esercito  del re di Aram. Costui, dopo essersi rifiutato di eseguire la parola del profeta Eliseo, convinto dai suoi servi, si immerse per sette volte nel Giordano, come gli aveva comandato il profeta e fu purificato dalla lebbra. Ritornato allora dal profeta, stando davanti a lui gli disse: « Ecco, ora so che non c’è Dio su tutta la terra se non in Israele. Adesso accetta un dono dal tuo servo ». Ma Eliseo gli rispose: « Per la vita del Signore, alla cui presenza io sto, non lo prenderò ». E pur insistendo Naamàn, il profeta rifiutò. Davanti a tale categorico rifiuto, chiese al profeta almeno di caricare quanta terra del luogo poteva portare una coppia di muli, perché non intendeva compiere più altri olocausti in sacrificio ad altri dei, ma solo al Signore. Per la sua fede e umiltà Naamàn viene purificato avendo eseguito il comando del profeta di bagnarsi per sette volte nel Giordano. Il profeta, non accettando nessun dono, esprime il distacco dell’uomo di Dio da ciò che potrebbe essere un segno di ringraziamento per lui e manifesta che egli è solo strumento della grazia del Signore, solo al quale bisogna rendere grazie  e servire, riconoscendolo come il Signore di tutti e di tutto il creato.

Seconda Lettura:  2Tm 2,8-13.

Paolo scrive a Timoteo  di ricordarsi di Gesù Cristo, risorto dai morti e discendente di Davide, come egli annunzia nel suo Vangelo, e per il quale, come un malfattore, soffre in catene. E poiché la parola di Dio non può essere incatenata, egli sopporta tutto, perché quelli che Dio ha scelti raggiungano la salvezza in Cristo Gesù e partecipino della sua gloria.

« E’ degna di fede - scrive san Paolo - questa parola: Se moriamo con lui, con lui anche vivremo; se perseveriamo, con lui anche regneremo; se lo rinneghiamo, lui pure i rinnegherà; se siamo infedeli, lui rimane fedele, perché non può rinnegare se stesso ». Paolo e qualunque altro apostolo, nell’annunzio del Vangelo, pur non essendo  esenti dalla sofferenza o dalle catene, come lui, non possono lasciarsi deprimere e scoraggiare, sicuri che la parola di Dio è efficace e non può essere imprigionata. Anzi, ed ecco il paradosso, è vantaggiosa per  i credenti, perché è via per la salvezza degli eletti. I discepoli del Signore per partecipare alla gloria del  Cristo devono passare per questa condizione: perseverare fedelmente fino a morire, se necessario, con Gesù e per Gesù.

Vangelo: Lc 17,11-19.

Il brano evangelico della Parola di Dio ci narra della guarigione operata da Gesù, mentre attraversa la Samaria e la Galilea, nel suo viaggio verso Gerusalemme. Gli vengono incontro dieci lebbrosi, che fermatisi a distanza, come prescrivevano le norme, gridano a Gesù dicendo: « Gesù, maestro, abbi pietà di noi! ». Gesù, vedendoli, dice loro:  « Andate e presentatevi ai sacerdoti ». E mentre se ne vanno, sono purificati. Uno di loro, un samaritano, vistosi guarito, torna a lodare Gesù prostrandosi ai suoi piedi, per ringraziarlo. Gesù, allora, rivolto agli astanti, dice: « Non ne sono stati purificati dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all’infuori di questo straniero ». Poi, rivoltosi a quell’uomo guarito dice: « Alzati e va’; la tua fede ti ha salvato! ». La fede sincera, che ottiene da Dio ciò che gli chiediamo se conforme alla sua volontà, ha anche insito il sentimento del ringraziamento a Lui per i suoi molteplici doni. Ma spesso, indaffarati e occupati come siamo nelle nostre quotidiane faccende, o peggio nei nostri peccati, non ci accorgiamo dei suoi benefici e dimentichiamo il dovere di rendere  grazie per quello che il Signore ci dona. Il lebbroso guarito, che torna indietro lodando Dio per la guarigione fisica e ringrazia Gesù, riceve anche la guarigione spirituale della salvezza. Il lebbroso, ritenuto come samaritano, ostile ai galilei e ai giudei, ci insegna che davanti a Dio solo una fede sincera ci fa ottenere dal Signore i suoi doni, specie  quello più grande e spirituale del perdono dei peccati e della salvezza,  e ad esserne riconoscenti.

La lebbra, malattia che colpisce il nostro corpo, specie negli arti, rendendo insensibile la nostra carne a qualunque stimolo esterno del caldo e del freddo o altro, è simbolo dei peccati di egoismo, di superbia, di chiusura su noi stessi, ecc., che si insinuano nel nostro spirito in maniera impercettibile, senza che ce ne accorgiamo, e ci rendono via via insensibili alle realtà spirituali di Dio, a quelle umane e sociali dei fratelli e anche al nostro vero bene. Per questa realtà di male quale guarigione siamo disposti a ricercare? Solo quella che può esserci data dalle scienze umane o anche quella spirituale che, nella fede, può darci solo Colui che guarisce nello spirito? Non dovremmo forse ricercare e chiedere entrambe?

La fede nel Signore in cui crediamo, fiduciosi nel perdono di Dio, ci faccia chiedere una completa guarigione di tutti i nostri mali, restituendoci la salvezza spirituale che ci renda sensibili all’amore di Dio e dei fratelli, al perdono reciproco e alla fraternità, al rispetto  e all’accoglienza vicendevole di tutti  coloro che ci tendono la mano e chiedono il nostro aiuto.

Domani  9 Ottobr, festa della MADONNA DELLA CATENA, le sante Messe saranno

celebrate alle ore  7.00 - 8.00 - 9.00 - 10.30 - 12.00.

alle ore 17.30 : PROCESSIOINE CON IL SIMUILACRO  DELLA MADONNA.