2 OTTOBRE – XXVII DOMENICA DEL TEMPO  ORDINARIO.

SIGNORE, «  ACCRESCI IN NOI LA FEDE!»

Nel giorno del Signore, la comunità cristiana è riunita dal Padre attorno a Gesù Cristo, uniti dallo Spirito del Padre e del Figlio. Preghiamo non un Dio lontano, anonimo, ma ci rivolgiamo a Lui con la confidenza e la fiducia di figli. L’amore del Padre ci avvolge con la sua misericordia e ci dona le grazie, che vanno al di la dei nostri desideri e dei nostri meriti.

Nella preghiera della Colletta ci rivolgiamo a Dio con queste parole: « O  Dio, che soccorri prontamente i tuoi figli e non tolleri l'oppressione e la violenza, rinvigorisci la nostra fede, affinché non ci stanchiamo di operare in questo mondo, nella certezza che la nostra ricompensa è la gioia di essere tuoi servi ».

Prima Lettura: Ab 1,2-3.2,2-4.

Il profeta Abacuc si  rivolge al Signore chiedendogli perché non risponde alle sue implorazioni e non lo ascolta quando grida: « Violenza! »  e non salva. Ancora. Vede l’iniquità e sta solo a guardare l’oppressione che gli uomini fanno agendo con violenze, rapine, liti e contese gli uni verso gli altri. Il Signore allora  gli risponde dicendo di scrivere e incidere sulle tavolette la “ visione ” perché la si possa leggere facilmente. Essa attesta un termine  e una scadenza, e se anche indugiasse, bisogna attenderla perché non tarderà ad avverarsi: « Ecco, soccombe colui  che non ha l’animo retto, mentre il giusto vivrà per la sua fede ». Davanti al male, alle ingiustizie e ai disordini perpetrati dagli uomini del suo tempo, il profeta si lamenta davanti al Signore, come forse anche noi, a volte, facciamo. Il Signore ci risponde dicendo che bisogna avere fede in lui e attendere il compimento del suo disegno, nonostante il male che il profeta vede fare al re Ioachim, e noi  gli uni verso gli altri. Non dubitare e avere fede ci fa conseguire la salvezza.

Seconda Lettura: 2 Tm 1,6-8.13-14.

L’Apostolo Paolo ricorda a Timoteo di ravvivare il dono di Dio ricevuto con l’imposizione delle mani avendo ricevuto uno spirito non di timidezza ma di forza, di carità e di prudenza. Lo esorta a non vergognarsi della testimonianza che deve dare al Signore Gesù né di lui. Gli chiede, inoltre, con la forza di Dio, di soffrire per il Vangelo, come fa lui che è in carcere per il Signore; di prendere come modello:  « I sani insegnamenti che hai udito da me con la fede e l’amore, che sono in Cristo Gesù » e di custodire: « Mediante lo Spirito Santo che abita in noi, il bene prezioso che ti è stato affidato ».

Nell’esercizio del suo ministero episcopale, Timoteo non deve farsi vincere dalla timidezza, dalla paura, ma deve agire e perseverare nell’annunzio del Vangelo, con la forza che proviene dallo Spirito di Dio, ravvivando il « dono » ricevuto con l’imposizione delle mani e prendendo parte alle sofferenze  dell’apostolo « per il Vangelo ». L’impegno apostolico e la custodia del Vangelo comportano spesso sofferenze e passione, ma lo Spirito del Signore rende testimoni fiduciosi e pieni di coraggio, come assicura Gesù.

Vangelo: Lc 17,5-10.

Alla richiesta fatta a Gesù dagli apostoli di accrescere la loro fedeegli risponde loro dicendo: « Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “ Sràdicati e vai a piantarti  nel mare”, ed esso vi obbedirebbe ».

Poi, attraverso l’esempio di un  padrone che al servo,  che rientra dal lavoro nei  campi o dal pascolo, non gli dice: « “Vieni subito e mettiti a tavola ”, ma piuttosto: “Prepara da mangiare, stringiti le vesti ai fianchi e servimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu ”, e per questo non dovrà aver gratitudine verso quel servo perché ha eseguito gli ordini ricevuti », Gesù dice  agli apostoli: « Così anche voi, quando avrete fatto  tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”».  Senza la fede dice Gesù agli apostoli non si può essere suoi discepoli. Il valore e la preziosità della fede, anche se in modica quantità, purché autentica, può ottenere cose prodigiose. Essa ci mette in contatto con la potenza di Dio e ci fa realizzare ciò che chiediamo. Ma Gesù ci dice ancora che dopo aver assolto con diligenza, perseveranza e “scrupolosità”  ai nostri doveri per Lui e per il Vangelo e al servizio   dei fratelli, dobbiamo tutti considerarci servi inutili, che non si vantano e non accampano pretese su nessuno e che la salvezza che si consegue non si fonda sui nostri meriti, ma è solo dono della bontà e della grazia del Signore.