18  SETTEMBRE -XXV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

LA VERA  RICCHEZZA È  "CON" L'ALTRO.

GIORNATA DI SENSIBILIZZAZIONE DEI FEDELI PER IL SOSTENTAMENTO DEL CLERO, ATTRAVERSO IL CANALE DELLE OFFERTE DEDUCIBILI

Il nostro incontro domenicale, nel giorno del Signore, rivela l’amore verso Dio, vissuto in unione con Cristo, nostro Capo e Signore, e verso il nostro prossimo. Questo amore è stato posto da Gesù a fondamento di tutta la legge. Nell’Eucaristia esprimiamo la nostra adorazione di figli a Dio, riconoscendolo come unico Signore, riaffermiamo la nostra volontà di non sostituire niente a Lui e di rinnovare, nel giorno a lui dedicato, il nostro amore di figli e di fratelli. Mancando di questo amore, per Dio e i fratelli, è difficile vivere la domenica con una  fraternità attiva e creativa, per cui  la si sente come un obbligo gravoso, e non come lode a Dio e servizio evangelico. Diventa allora la Domenica una verifica e un modo per misurare l’autenticità della nostra fedeltà al Signore e della nostra fraterna carità verso il prossimo. Nell’incontro con Dio, i misteri che celebrano la  salvezza, operata da Cristo, dovrebbero trasformare la nostra esistenza.

Nella preghiera che oggi, giorno del Signore, eleviamo a Dio, diciamo: « O Padre, difensore dei poveri e dei deboli, che ci chiami ad amarti e servirti  con lealtà, abbi pietà della nostra condizione umana, salvaci dalla cupidigia delle ricchezze e aiutaci a cercare l'inestimabile tesoro della tua amicizia ».

Prima Lettura: Am 8,4-7.

Il Signore, per mezzo del profeta Amos, rimprovera quelli che nel suo popolo calpestano il povero e sterminano gli umili e si domandano quando passa il novilunio per vendere il grano; o il sabato per poter smerciare il frumento, diminuendo l’efa, aumentando  il siclo,  usando bilance false, comprando con denaro gli indigenti o il povero per un paio di sandali e vendendo lo scarto del grano. Per tutto questo il Signore dice:« Certo, non dimenticherò mai tutte le loro opere ».

Imbrogliare, approfittare e calpestare il povero nei momento del suo bisogno è per il Signore peccato gravissimo, perché è Dio stesso a proteggere il povero, difendendolo dalle angherie di chi con denaro vuole sfruttarlo. L’amore per Dio e l’amore al prossimo non può scindersi: chi offende  e fa ingiustizia al prossimo, specie se povero e umile, offende Dio stesso.

Seconda Lettura: 1 Tm 2,1-8.

Paolo raccomanda a Timoteo soprattutto che si facciano a Dio domande, suppliche, preghiere e ringraziamenti per tutti gli uomini, per i re e per tutti quelli che governano, perché si possa condurre una vita tranquilla, dignitosa e dedicata a Dio. Tutto questo è cosa bella e gradita a Dio, affinché tutti gli uomini siano salvi e giungano alla conoscenza della verità: perché uno solo è Dio e uno solo il mediatore tra Dio e gli uomini, l’uomo Cristo Gesù, che è morto per riscattare tutti gli uomini dalle loro iniquità. Lui, Paolo, è stato fatto banditore e apostolo  di questa testimonianza che Cristo ha dato nei tempi stabiliti, divenendo maestro dei pagani nella fede e nella verità. Chiude la sua esortazione concludendo: « Voglio dunque che in ogni luogo gli uomini preghino, alzando al cielo mani pure , e senza contese ». All’unico Dio, padre di tutti, che ha riconciliato a sé l’umanità, mediante Cristo Gesù, suo Figlio, unico mediatore, che si  è offerto per la liberazione degli uomini dal peccato, si elevino preghiere, suppliche e ringraziamenti da parte di tutti coloro che partecipano alla preghiera della comunità cristiana, perché la vita degli uomini si svolga nella serenità e nella pace. Bisogna allora allontanare contese, liti e scontri, cose che producono solo divisioni e non fanno realizzare l’amore che ci rende fratelli in Cristo e figli di un unico padre.

Vangelo: Lc 16,1-13.

Il Vangelo, attraverso la parabola dell’amministratore infedele, vuole esortarci a vivere il rapporto con Dio, che ci dà da amministrare i suoi doni: la nostra vita, le nostre capacità e ciò che la sua provvidenza ci concede, per la sua gloria senza servire lui e altri idoli, come il denaro, il potere, divertimenti, l'arrivismo, il successo ad ogni costo,  ecc.

A Dio tutti dobbiamo rendere conto dell’amministrazione di questi beni.

L’amministratore della parabola, pensando che, una volta esonerato dall’amministrazione, si sarebbe trovato in difficoltà, non sapendo fare altro per guadagnarsi la vita, si fa degli amici, in maniera iniqua, con la ricchezza del padrone e, riducendo ciò che essi devono al suo padrone: spera, così,  un domani di essere accolto e aiutato da loro. Gesù, concludendo la parabola, dice che il padrone lodò la scaltrezza di quell’amministratore disonesto e che i figli di questo mondo, verso i loro pari, sono più scaltri dei figli della luce. Infine esorta gli ascoltatori a farsi degli amici con la ricchezza disonesta aiutando gli altri, come ha fatto quell’amministratore, perché quando i beni amministrati verranno meno, si possa essere accolti nelle dimore eterne da coloro che sono stati aiutati nella nostra esistenza. Concludendo così Gesù il suo insegnamento dice: « Chi è fedele in cose da poco conto, è fedele anche in cose importanti; e chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti. Se dunque non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella vera? E se non  siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra ».

Anche i discepoli del Signore devono essere scaltri quindi, non con la disonestà, ma cercando di farsi degli amici distribuendo le ricchezze e ponendo i beni che siamo chiamati ad amministrare al servizio dei fratelli: essi allora intercederanno per loro presso Dio, quando  chiamati in giudizio, testimonieranno della  carità vissuta nel loro confronti. Amministrare bene i doni del Signore significa ricevere un giorno i beni veri ed eterni.