1  MAGGIO – TERZA   DOMENICA  DI  PASQUA. (Anno C)

L'INCONTRO DI CRISTO RISORTO, ANCHE OGGI, AVVIENE CON  I CREDENTI NELL'EUCARISTIA.

Cristo risorto è presente nella sua Chiesa, comunità dei credenti in lui, soprattutto con l’Eucaristia  e con i sacramenti pasquali, con cui comunica  la salvezza. Nella Eucaristia riconosciamo il Signore crocifisso e risorto che ci accompagna, come comunità di fratelli, lungo il cammino dell’esistenza terrena, cosi come con i discepoli di Emmaus. La comunità del Signore, raccogliendosi per lo spezzare il pane, pone il segno della nuova umanità, pacificata nell’ amore e nella pace, doni elargiti da Cristo agli uomini, divenuti suoi fratelli, per i quali si è offerto come vittima di espiazione dei loro peccati. Come figli di Dio e fratelli del Signore dobbiamo allora vivere con la carità del risorto.

Nella preghiera iniziale dell’Eucaristia ci rivolgiamo al Padre celeste dicendo: « O Padre, che hai risuscitato il tuo Cristo e lo hai costituito capo e salvatore, accresci in noi la luce della fede, perché nei segni sacramentali della Chiesa riconosciamo la presenza  del Signore risorto che continua a manifestarsi ai suoi discepoli ».

Prima Lettura: At 5, 27-32.40-41.

In questa pagina degli Atti degli Apostoli, Pietro, davanti alla reiterata proibizione, fatta nel sinedrio dal sommo sacerdote, di non insegnare nel nome di Gesù, per la  cui morte era stato fatto ricadere  su di loro il  suo sangue, risponde  insieme agli apostoli: « Bisogna obbedire a Dio invece che agli uomini. Il Dio dei nostri padri ha risuscitato Gesù, che voi avete ucciso appendendolo  a una croce. Dio lo ha innalzato alla sua destra come capo e salvatore, per dare ad Israele conversione e perdono dei peccati. E di questi fatti siamo testimoni noi e lo Spirito Santo, che Dio ha dato a quelli che  obbediscono ». Dopo averli fatti flagellare e intimato loro di non insegnare nel nome di Gesù, li rimettono in libertà. Gli apostoli se ne vanno  lieti per essere stati giudicati degni di subire oltraggi per il nome di Gesù.

Gli apostoli, timorosi durante la passione di Gesù, adesso sostenuti dalla forza dello Spirito Santo, non vengono intimoriti da nessuna minaccia: affermano con coraggio che Gesù, condannato alla croce, è risorto e che Salvatore chiede che ci si penta dei peccati e ci si converta nel suo nome, perché non c’è altro nome, sotto il cielo, nel quale ci si possa salvare. Dall’amore per il nome di Gesù, essi traggono forza e coraggio e nessuno oltraggio è per loro motivo di avvilimento o di rinunzia alla loro testimonianza del Signore.

Seconda Lettura: Ap 5,11-14.

Nella visione dell’Apocalisse della lettura della Parola di Dio di oggi, Giovanni vide e udì attorno al trono di Dio miriadi e migliaia di  migliaia di angeli insieme agli esseri viventi e agli anziani che dicevano: « L’Agnello, che è stato immolato, è degno di ricevere potenza e ricchezza, sapienza e forza, onore, gloria e benedizione ». Anche tutte le creature e gli esseri viventi nel cielo e sulla terra e nel mare dicevano: « A Colui che siede sul trono e all’Agnello lode, onore, gloria e potenza, nei secoli dei secoli ». mentre i quattro esseri viventi dicevano: « Amen » e gli anziani si prostrarono in adorazione. Dalla  immolazione dell’Agnello ne viene gloria eterna. Egli a causa della sua morte è stato costituito Signore, davanti al quale ogni ginocchio deve prostrarsi in adorazione da parte di ogni creatura  del cielo e della terra. Tutta quanta la creazione e anche noi diciamo il nostro “Amen” di consenso e di amore a Colui che si è offerto per riconciliarci con Padre. Vivere in Cristo significa essere nella vera libertà, dataci da lui per averci sottratto alla schiavitù di Satana e del peccato.

Vangelo: Gv 21,1-19.

Mentre, nel mare di Tiberiade, Tommaso, Natanaele di Cana, i fratelli Giacomo e Giovanni e altri due discepoli si trovano insieme a Simon Pietro, e questi dice loro: « Io vado a pescare » e, andando tutti insieme  con la barca a pescare, quella notte non prendono nulla, Gesù, sul far dell’alba, stando sulla riva, si manifesta loro di nuovo. Ad essi che non si sono accorti che era Gesù, dice: « Figlioli, non avete nulla da mangiare? ». Rispondendogli di no, Egli dice loro: « Gettate la rete dalla parte destra della barca  e troverete ». Lo fanno e prendono una grande quantità di pesci da non riuscire a trascinare la rete sulla barca. Il discepolo che Gesù amava, riconoscendo Gesù, dice a Pietro che è il Signore colui che ha detto di pescare nella parte destra. Pietro allora, cingendosi la veste ai fianchi, si getta in mare per raggiungere il Signore, mentre gli altri, ritornando a riva, trascinano la rete con i pesci. A riva trovano un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. Gesù dice loro di portare del pesce e, mentre Simon Pietro trae a terra la rete piena di cento centocinquantatre pesci, li invita a mangiare.  Poiché nessuno dei discepoli osa chiedere chi sia, avendo riconosciuto che è il Signore, Gesù, avvicinandosi, prende del pane e del pesce e li dà loro. E’ così la terza volta che egli si manifesta, da risorto, ai discepoli.

Dopo aver mangiato, Gesù chiede a Pietro, una prima volta, se lo ama più degli altri ed egli risponde: « Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene ». E Gesù gli dice: « Pasci i  miei agnelli ». Chiedendogli una seconda volta se lo ami, Pietro risponde di nuovo; «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene » e Gesù: « Pasci le mie pecore ».Poiché per la terza volta Gesù gli chiede se gli vuole bene, Pietro, addolorato, gli risponde: « Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene ». Gesù gli dice: « Pasci le mie pecore. In verità, in verità  io ti dico: quando eri giovane ti vestivi da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi ». Gli indica così con quale morte Pietro avrebbe glorificato Dio e gli aggiunse: « Seguimi ».

Gli apostoli, nella Chiesa, Comunità del risorto, mandati da Gesù a predi- care il suo messaggio e ad essere « pescatori di uomini », potranno operare una pesca miracolosa  tra gli uomini perché è Cristo  che dà incremento alla loro opera di salvezza. L’invito del Cristo rivolto ai discepoli: « Venite a man-giare », egli lo rivolge anche a noi affinché, partecipando dell’Eucaristia e mangiando il suo Corpo e bevendo il suo Sangue, possiamo avere il corag- gio, manifestato dagli apostoli davanti al sinedrio, di testimoniare il Signore

Risorto, speranza di nuova umanità. La Chiesa, costituita « da pecorelle e da agnelli », non è proprietà di Pietro e degli apostoli a cui è stata affidata, ma appartiene a  Cristo « Pastore supremo delle vostre anime », scrive Pietro. E’Cristo che pasce la sua Chiesa e chi la guida nel suo nome, nelle vicende della storia, deve  guidarla con  amore, un amore unico e singolare. A Pietro, affidandogli di guidargli la Chiesa, gli chiede, con la triplice richiesta se lo ami, la condizione di amarlo più degli altri. La comunità cristiana gioisce di avere in Pietro e in coloro che succedono nel suo ministero un pastore visibile che è segno di Cristo.  E come Gesù ha fatto, anche la Chiesa deve pregare per Pietro, perché non venga meno in lui l’amore, più degli altri, al Signore.