20 FEBBRAIO – VII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO(C)

LO SIAMO CHIAMATI AD ESSERE MISERICORDIOSI COME LO È DIO.

La Domenica, nella liturgia, viene proclamata la Parola di Dio, e ad essa noi

dobbiamo essere presenti puntualmente e attenti, non solo materialmente, ma soprattutto dobbiamo porre attenzione alla voce dello Spirito Santo che ci istruisce e ci illumina per comprendere le meraviglie di Dio e penetrare in ciò che la liturgia vuol farci vivere.

Dalla lettura della Bibbia dobbiamo conoscere ciò che è conforme alla volontà di Dio, per attuare nella nostra vita, con le parole e le opere, il disegno di salvezza che Dio ha realizzato per l’umanità. Gesù, è detto in una preghiera eucaristica, « per compiere la tua volontà, o Padre, egli stese le braccia sulla croce », in una obbedienza totale di amore per  il Padre e gli uomini: così anche noi siamo chiamati a conformarci al Cristo, nella obbedienza al Padre celeste, il quale, nel suo Figlio, umiliato sulla croce, ha rivelato la forza dell’amore. Da Gesù impariamo cosa vuol dire amare Dio, facendo la sua volontà, e come amare gli uomini come ha fatto lui che ha dato la sua vita per un amore gratuito e universale per noi.

Se la voce dello Spirito non viene da noi ascoltata e non entra nel nostro cuore e nelle nostre scelte quotidiane,  Gesù  ci ricorda che non chi dice : « Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli». Così dobbiamo ascoltare la voce dello Spirito che ci parla attraverso la Parola con silenzio, raccoglimento, preghiera, evitando il chiasso e le continue distrazioni.

Nella preghiera iniziale ci rivolgiamo a Dio dicendo: « Padre misericordioso, che  fai sorgere il sole sui buoni  e sui malvagi, rendici capaci di perdonare chi ci fa del male, affinché il nostro amore non conosca nemici, e viviamo da figli e fratelli in Cristo Signore ».

Prima Lettura: 1Sam 26,2.7-9.12-13.22-23

Il brano, che la liturgia della Parola ci fa ascoltare, ci riporta uno dei tanti episodi intercorsi nella vita di Davide con il suocero Saul, il quale perseguita il genero, per la gelosia del regno che acceca il suo cuore e i suoi occhi.

Davide, fuggiasco, con Abisai, si trova nella collina di fronte in cui si è fermato Saul e i suoi soldati nella ricerca del genero. Di notte, Davide e Abisai,  facendo, non visti,  un’incursione nella grotta dove  dorme Saul con Abner e soldati, egli,  pur essendo  incitato a vendicarsi da Abisai, che gli dice: « Oggi Dio ti ha messo nelle mani il tuo nemico: lascia  che io l’inchiodi a terra con la lancia », non permette di farlo perché non vuole alzare la mano  sul consacrato del Signore.  Portano via la lancia  e la brocca d’acqua di Saul,  che insieme ai suoi era assopito  in un profondo « torpore mandato dal Signore». Allontanatisi nella collina di fronte, Davide sul far del mattino, a gran distanza,  grida verso Saul  mostrandogli la lancia, l’invita a mandare i suoi servitori a riprenderla e aggiunge: « Il Signore renderà  a ciascuno secondo la sua giustizia e la sua fedeltà…Il Signore ti aveva messo nelle mie mani e non ho voluto stendere la mano sul consacrato del Signore ».

Davide non si vendica del suo avversario, non approfitta della situazione a lui favorevole, e si rimette a Dio perché farà lui giustizia secondo i suoi disegni.

Seconda Lettura: 1 Cor 15, 45-49

Paolo, scrivendo ai Corinzi, mette in rapporto il primo Adamo, che diviene il primo essere vivente da cui si originano tutti gli uomini,  con Cristo, che  come ultimo Adamo  diviene spirito  datore di vita. E come prima vi è  il corpo materiale e poi lo spirituale, così se « il primo uomo tratto dalla terra, è fatto di terra; il secondo uomo viene dal cielo ».Quelli che sono di terra sono simili all’ uomo terreno, quelli simili all’ uomo celeste sono celesti. E se per la vita terrena si è simili all’ uomo terreno, ora, che in Cristo siamo stati redenti e abbiamo lo Spirito di Cristo, siamo fin da ora celesti e lo saremo pienamente nel cielo. Gesù, attraverso la rigenerazione nel suo Spirito, che è datore di vita divina, ci rende, divenendo simili a lui, celesti. Se anche questa realtà non è visibile materialmente, il cristiano è un uomo plasmato, ricreato ad immagine di Cristo, che è l’Adamo autentico, il nostro modello di uomo. Se l’antico Adamo disobbediente ci ha resi simili a lui nella disobbedienza e peccatori, ora, rigenerati in Cristo, non possiamo vivere come terreni ma come spirituali e celesti.

Vangelo: Lc 6,27-38.

Gesù nel Vangelo ci richiama, come ha fatto con i suoi discepoli allora, ad ascoltare i suoi insegnamenti: amare i nostri nemici e non solo gli amici  e quelli che ci amano, perché avremmo  già la ricompensa e  ciò lo fanno pure i peccatori che amano solo quelli che li amano;  a fare del bene a quelli che ci odiamo, non solo a quelli che ci fanno del bene, perché fanno lo stesso i peccatori; benedire coloro che ci maledicono, pregare per coloro che ci trattano male ecc. Ci insegna, inoltre, a porgere l’altra guancia a chi  ci percuote; a dare a chiunque ci chiede senza richiedere nulla in contraccambio; a non prestare solo a coloro da cui speriamo di ricevere la ricompensa, perché anche i peccatori fanno prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto. Vivere, allora, non alla maniera dei peccatori, ma secondo questi insegnamenti, ci fa essere figli dell’Altissimo e suoi imitatori, come è lui che « è benevolo verso gli ingrati e i malvagi ed è misericordioso verso tutti ».

Infine conclude insegnandoci a non giudicare e non saremo giudicati; a non condannare e non saremo condannati; a perdonare e saremo perdonati; a dare  e avremo una misura buona, pigiata, colma e traboccante; e saremo misurati con la misura con cui misuriamo.

Il contrassegno dell’agire cristiano è, dunque,  all’ opposto dell’agire dei pagani e dei peccatori;  ci fa vivere da figli di Dio e imitatori di Gesù, che ci chiede, rinnovati nello spirito, a vivere una meta ardua, che è possibile e anche necessaria raggiungere con la sua grazia, avendo il coraggio, come i santi, ad incamminarci per la stessa strada.