23 GENNAIO-III DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO.C

La Domenica, giorno del Signore, la Chiesa vive la gioia che le viene dall’incontro con il suo Signore, che è sorgente inesauribile di vita, perché con la sua Parola e con il suo Corpo e il suo Sangue, la nutre. Noi gli offriamo ciò che  Dio nella sua provvidenza ci dà, i semplici doni del pane e del vino, che dalla potenza dello Spirito invocato, diventano sacramento di salvezza e nutrimento spirituale che alimenta la vita di amore e di comunione con Dio e i fratelli. Prendendo parte a questo convito la gioia della Chiesa diventa perfetta, se traduciamo questo incontro con il Signore nella vita, la quale diventa « segno di speranza e di salvezza per noi e per l’umanità ».

Nella colletta iniziale preghiamo Dio dicendo:« O Dio, che in questo giorno a te consacrato convochi la Chiesa santa alla tua presenza perché il tuo Figlio annunzi ancora il suo Vangelo, fa’ che teniamo i nostri occhi fissi su di lui, e oggi si compirà in noi la parola di salvezza ».

 

Prima Lettura : Ne 8,2-4.6,8-10.

Dopo il ritorno dall’esilio, il sacerdote Esdra, davanti al popolo riunito, uomini,  donne e quelli che erano in grado di capire, portò il libro della Legge, e da una tribuna di legno, posta nella piazza davanti alla porta delle Acque, venne letto e spiegato, per capirne il senso, dai leviti, dallo spuntar della luce fino a mezzogiorno. Prima di iniziare la lettura, Esdra: « Benedisse il Signore, Dio grande, e  tutto il popolo, alzando le mani, rispose: “Amen, amen“; si inginocchiarono e si prostrarono con la faccia a terra dinanzi al Signore».

Neemia, Esdra e i leviti rivolgendosi al popolo dissero: « Questo giorno è consacrato al Signore, vostro Dio; non fate lutto e non piangete! », perché il popolo piangeva nell’ascoltare la lettura. Neemia invitò il popolo a far festa, mangiare carni grasse, bere vini dolci e a condividere porzioni di cibo con coloro che non  avevano nulla di preparato: bisognava far festa e non essere rattristati, perché « la gioia del Signore è la vostra forza », disse.

Dall’ascolto della parola del Signore il popolo riprende l’impegno a vivere nella fedeltà al Signore e Dio rinnova la sua alleanza, ridonando la sua grazia e la sua amicizia. Il popolo risponde con il suo « Amen! », esprimendo la sua  volontà nel praticare il « Libro della Legge », comandi e leggi dati da Dio per camminare nel bene davanti a Lui.

Seconda Lettura : 1Cor 12,12-30.

San Paolo, partendo dall’unità del corpo, costituito da capo e da molteplici  membra, esorta i Corinzi, ad essere anch’essi uniti a Cristo, capo di un cor-

po di cui i discepoli sono membra, Giudei o Greci, schiavi  o liberi, essendo stati battezzati mediante un solo Spirito e dissetati da un solo Spirito. Così tutte le membra non possono vivere e agire  ognuno per conto proprio e non sentirsi uniti a tutto il corpo: ogni membro, dunque, pur essendo distinto dalle altre membra, deve essere e operare in armonia con il capo e con tutti gli altri. « Le membra che sembrano più deboli, poi, sono le più necessarie, e le parti del corpo che riteniamo meno onorabili le circondiamo di maggiore rispetto, e quelle indecorose sono trattate con maggiore decenza, mentre quelle decenti non ne hanno bisogno ».

Come Dio nel corpo  ha conferito maggiore onore a ciò non ne ha, perché nel corpo non vi sia divisione, ma le varie membra abbiano cura le une delle altre: soffrire se un membro soffre, gioire con chi è onorato, così, dice Paolo, siete voi, in quanto  corpo di Cristo e, ognuno secondo la propria parte, sue membra. Nella Chiesa,  conclude Paolo, poiché Dio ha posto « in primo luogo alcuni come apostoli, in secondo  luogo come profeti, in terzo luogo come maestri; poi ci sono i miracoli, quindi il dono delle guarigioni, di assistere, di governare, di parlare le varie lingue », ognuno deve svolgere il proprio ruolo a beneficio di tutto il Corpo di Cristo, che è la sua Chiesa.

Le diversità nella Chiesa, come motivo di antitesi e dissenso non possono caratterizzare la sua  vita. La diversa condizione sociale o la provenienza non contano più in una comunità in cui: « Tutti siamo stati dissetati da un solo Spirito ».

Ancora: la collaborazione fruttuosa tra le varie membra della Chiesa, Corpo di Cristo, deve essere perseguita con costanza, impegno e generosa carità.

Le varie grazie o le funzioni diverse non possono essere ritenute per fini egoistici, ma come un corpo ha bisogno dell’apporto di tutte le membra, così deve essere nella Chiesa: ogni attività deve svolgersi per il bene di tutta quanta la comunità dei credenti, ogni membro con la sua funzione specifica.

Mettiamo in comune i doni di Dio e le mansioni che ognuno è chiamato a svolgere? Accogliamo con gratitudine e umiltà i doni e le grazie degli altri?

Facciamo prevalere, a volte, il nostro orgoglio e le nostre. più o meno larvate, invidie? Sono situazioni di cui dovremmo prendere coscienza per camminare insieme per rendere idonei i fratelli a realizzare la perfezione di Cristo nella Chiesa e nell’umanità.

Vangelo: Lc 1,1-4;4,14-21.

L’evangelista Luca, dopo aver premesso che molti prima di lui hanno raccon-tare con ordine gli avvenimenti compiuti tra loro, da quelli che furono fin da principio testimoni oculari  e ministri della Parola, anch’egli, dopo aver fatto accurate ricerche, ha deciso di scrivere un racconto ordinato per Teòfilo, perché si  renda conto della solidità degli insegnamenti ricevuti, riguardo a Gesù, che ripieno della potenza dello Spirito, ritornato in Galilea, dove la sua fama si diffondeva, insegnava nelle sinagoghe e tutti gli rendevano lode.

Gesù, continua Luca, a Nazaret dove era cresciuto, nella sinagoga, di sabato, come era solito, aprendo il rotolo del profeta Isaia che gli fu dato, trovò il brano dove era scritto: « Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annunzio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi, a proclamare l’anno di grazia del Signore ». Consegnato il volume, sedette. Poiché, però, gli occhi di tutti gli astanti erano fissi sopra di lui, Gesù disse, tanto da scandalizzarli: « Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato ».Gesù, avendone consapevolezza, ricolmo dello Spirito, dice agli ascoltatori che egli è il Servo di Dio di cui parla il profeta, venuto a realizzare quell’annunzio di salvezza, avverando quella Scrittura attraverso i suoi miracoli e la sua parola. Così con lui si inaugura « l’anno di grazia del Signore ». Oggi, come allora, Gesù chiede di accoglierlo come colui che è venuto come   segno visibile di Dio Padre, mandato quale Parola, fatta carne, per ristabilire la comunione dell’umanità con il Padre e realizzare il suo progetto di salvezza, riconciliandola con Lui.