16 GENNAIO–II DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO.(C)

Nel giorno del Signore  celebriamo il memoriale del Signore, cioè la Cena, in cui si dona come cibo di vita, e il memoriale del suo sacrificio, offerto per la nostra salvezza. Tutto questo non è un ricordo vago o un simbolo, ma è una celebrazione del memoriale in cui « si compie l’opera della redenzione », operata dal Signore una volta per tutte, e partecipata, nel nostro oggi, a noi. E’ questo memoriale presente nella verità del Corpo  e del Sangue di Cristo, che divengono convito della Chiesa, popolo della nuova alleanza, costituita nel suo sangue. Ogni domenica dunque incontriamo Cristo  nella liturgia e i fratelli. Con il dono dello Spirito ci viene riconfermata la grazia del Battesimo e nell’ascolto della Parola siamo riconfermati nella nostra adesione al Signore.

Nella preghiera della Colletta diciamo:« O Dio, grande nell’amore,  che nel sangue di Cristo versato sulla croce  hai stipulato con il tuo popolo l’alleanza nuova ed eterna,  fa’ che la Chiesa sia segno del tuo amore fedele, e tutta l’umanità possa bere il vino nuovo nel tuo regno ».

Prima Lettura. Is 62,1-5.

Il profeta canta l’amore che Dio ha per Sion e per Gerusalemme finché sorga la sua giustizia  e la salvezza del Signore non risplenda come lampada. Le Genti, allora, e i re della terra vedranno questa giustizia e la gloria del Signore risplendere in essa, che sarà una  magnifica  corona  nella mano del Signore e un diadema regale nella palma di Dio. Non sarà chiamata più « Abbandonata », né la sua terra sarà più detta « Devastata». Verrà chiamata con il nome nuovo che la bocca del Signore indicherà: «Mia Gioia e la sua terra Sposata», perché il Signore troverà in essa la sua delizia e la sua terra avrà uno sposo. Come un giovane sposa una vergine e come gioisce lo sposo per la sposa, così Dio gioirà per Gerusalemme. Il Signore, dunque, non lascerà più abbandonata, per le sue colpe e le sue infedeltà, Gerusalemme, perché l’amore del Signore si compiacerà del suo popolo. Con esso Dio stabilirà un vincolo sponsale, che diventerà  perfetto e indissolubile quando l’umanità sarà congiunta con Gesù, il Figlio di Dio, che darà, come Sposo, la sia vita per la Chiesa, sua sposa. Questo amore sponsale è il nuovo vincolo che lega nel matrimonio un uomo e una donna, i quali, nel loro volersi bene e nel donarsi vicendevolmente, imitano l’amore di Cristo per sua Chiesa, la quale risponde con fedeltà e gratitudine.

Seconda Lettura : 1 Cor 12,4-11.

San Paolo scrive ai Corinzi dicendo che, vi è un solo Dio, che opera tutto in tutti secondo le  diverse attività degli uomini; un solo Spirito che distribuisce diversi carismi e un solo Signore che affida  la diversità dei ministeri. Lo Spirito poi si manifesta, elargendo, in uno il linguaggio della sapienza o il linguaggio della conoscenza in un altro;  quello della fede in uno e il dono delle guarigioni in un altro; così pure ad altri elargisce il potere dei miracoli, o il dono della profezia, o del discernimento degli spiriti o il dono delle lingue. Ma tutti questi doni sono distribuiti, così come egli vuole, dall’unico e medesimo Spirito perché siamo a beneficio e per l’utilità di tutti, per il bene comune. Lo Spirito del Signore fa vivere allora in comunione tutti i membri del Corpo mistico di Cristo con i vari doni e grazie. Questi non sono dati per alimentare la nostra vanità o per soddisfare le nostre ambizioni e per farci sentire superiori agli altri o per accampare pretese. Lì dove riusciamo, con la forza del Spirito del Signore, siamo chiamati a sviluppare questi doni e metterli al servizio dei fratelli.

Vangelo : Gv2,1-11.

Il Vangelo oggi di san Giovanni ci porta a contemplare l’episodio delle nozze di Cana di Galilea, dove Gesù è invitato insieme a Maria, sua Madre e ai discepoli. Maria, accortasi che è venuto a mancare il vino in quella festa di nozze, si rivolge al Gesù dicendogli: « Non hanno  vino ». E Gesù le risponde: « Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora ». Ma Maria, rivoltasi ai  servitori, dice: « Qualsiasi cosa vi dica, fatela ». Per ordine di Gesù quelli riempiono di acqua le giare li presenti e dopo dice loro: «  Ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto ». Quando costui assaggia l’acqua diventata vino,  non sapendo da dove venga, ma lo sanno i servitori, chiama lo sposo e gli dice meravigliato: « Tutti mettono a tavola il vino buono all’inizio e, quando si è bevuto molto, quello meno buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora ».

Questo è il primo dei segni compiuti da Gesù con cui manifesta la sua gloria e i suoi discepoli credono in lui. La presenza di Gesù alle nozze di Cana prefigura la sua presenza nel sacramento del matrimonio cristiano in cui l’amore umano è elevato e santificato. L’acqua cambiata in vino sta a significare che con l’apparizione di Gesù l’acqua dell’ Antico Testamento e delle realtà umane vengono elevate ad una dignità divina. Il vino nuovo di Cristo sostituisce ciò che di antiquato vi è nelle realtà umane e religiose con la realtà nuova che è venuto a portare, poiché, come egli dice , non si mette vino nuovo in otri vecchi ma vino nuovo in otri nuovi. Ancora. La presenza materna, attenta e vigile di Maria, che sollecita il suo Figlio a compiere quel miracolo indica la sua premurosa presenza nell’opera della Chiesa e di tutti noi, quali membra della comunità del suo Figlio. Ma Maria è anche modello vigile, nelle nostre famiglie, per le mamme che con la loro materna presenza sollecitano la nostra adesione al Signore.