19 DICEMBRE – IV  DOMENICA DI AVVENTO. ( ANNO C)

L’OBBEDIENZA DELLA FEDE

Per ricevere la grazia e entrare nel mistero del Natale sono necessarie queste tre condizioni: ascoltare la Parola di Dio, obbedire nella fede al Signore e aderire alla sua santa volontà, come ha fatto la Beata Vergine Maria, nel cui grembo il Figlio di Dio, Verbo eterno del Padre, ha rivestito la nostra carne per la virtù e la potenza dello Spirito Santo. Come Maria, la Chiesa, per azione dello Spirito, deve portare Cristo al mondo. Anche in noi, per la fede, Cristo nasce nei nostri cuori, con le nostre opere e la nostra testimonianza. Nella Colletta iniziale preghiamo dicendo: « O Dio, che per attuare il tuo disegno di amore hai scelto l'umile figlia di Sion, dona alla Chiesa di  aderire pienamente al tuo volere, perché, imitando l'obbedienza del tuo Figlio,  si offra a te in perenne cantico di lode ».

Prima Lettura: Mic 5,1-4.

Nella profezia di Micea viene preannunziato che da Betlemme di Éfrata, piccolo villaggio di Israele, sarebbe venuto colui che sarebbe stato il dominatore in Israele e le cui origini sono dall’antichità. Israele sarebbe stato in potere altrui fino a quando una vergine lo avrebbe partorito e il resto dei suoi fratelli sarebbe ritornato a riunirsi con Israele. Il Messia annunziato avrebbe pascolato con la forza e la potenza del Signore e la maestà del suo Dio;  sarebbe stato grande fino agli estremi confini della terra, anzi è lui la pace in persona. Davanti a Dio, più che la visibilità terrena, vale ciò che il Signore compie per mezzo di persone  o luoghi umili, come Betlemme, da cui sarebbe uscita la regalità di Davide, che nel Messia-pastore avrebbe avuto la massima realizzazione: questi avrebbe portato la liberazione, dato sicurezza  e portato la pace in tutto il mondo. Alla sua nascita a Betlemme, gli angeli  cantano: « Pace in terra agli uomini che il Signore ama ».

Seconda Lettura: Eb 10,5-10.

Il brano della Lettera agli Ebrei pone sulla bocca di Cristo la sua risposta di Figlio al Padre: « Tu non hai voluto né sacrificio né offerta, un corpo invece mi hai preparato. Non hai gradito né olocausti né sacrifici per il peccato. Allora ho detto: Ecco io vengo – poiché di me sta scritto nel rotolo del libro – per fare, o Dio, la tua volontà ». Con questa piena adesione alla volontà del Padre, Gesù abolisce i sacrifici antichi e costituisce il nuovo sacrificio con l’offerta di se stesso. Mediante questa volontà salvifica gli uomini sono stati santificati per mezzo dell’offerta del corpo di Gesù Cristo, una volta per tutte.  I sacrifici antichi, costituiti dall’offerta di capri, agnelli e buoi, vengono sostituiti con l’offerta sacrificale del Figlio, che  con un gesto unico dedica se stesso e la sua disponibilità a fare la volontà del Padre. Con il sacrificio della croce Gesù offre se stesso, in obbedienza al Padre e in amore per gli uomini, come vittima di espiazione dei nostri peccati. Tale gesto, compiuto da Cristo una sola volta, non ha bisogno di essere ripetuto: esso ha un valore eterno perché compiuto da Cristo, uomo-Dio. E l’Eucaristia rende presente, in ogni tempo e luogo, per la virtù e l’azione dello Spirito di Dio,  questo evento salvifico.

Vangelo: Lc 1,39-45.

Dopo aver ricevuto l’annunzio dall’angelo per la sua divina maternità e aver saputo che la cugina Elisabetta, pur essendo in età avanzata, era al sesto mese della sua gravidanza, Maria si mette, prontamente, in viaggio per raggiungere, nella regione montuosa della Giudea, la cugina. Giunta da Elisabetta, non appena la saluta, il bambino della cugina esulta di gioia nel suo grembo. Elisabetta, allora, ripiena di Spirito Santo, esclama: « Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo!  A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto ».

Elisabetta elogia Maria per la sua fede e per la sua adesione alla volontà di Dio. Riconosce in Maria la benedizione di cui Dio l’ha colmata essendo divenuta la madre del suo Figlio. La proclama beata perché Ella ha creduto alla  parola di Dio e si è affidata totalmente alla sua volontà. Portando Maria Gesù nel suo grembo, con la sola vicinanza alla cugina, le fa sussultare di gioia il bambino che porta nel suo grembo, reso fecondo per il dono del Signore. Maria, nella sua umiltà, non riconosce alcun merito in sé, come canta nel Magnificat. Ciò che è avvenuto in lei è opera della benevolenza di Dio, che opera i suoi prodigi nei poveri e negli umili, in  quelli che il mondo spesso emargina. Dio ha operato in Maria non per la sua grandezza ma per la sua umiltà.