31 OTTOBRE – XXXI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (Anno B)

In questa Domenica LA Parola di Dio ci chiede di corrispondere al suo amore con tutto il nostro cuore, con tutta l’anima con tutta mente e  con tutte le nostre forze.  Da questo amore deve dipendere l’amore per gli uomini, perché tutti siamo creature di Dio, creati a sua immagine e somiglianza e figli, se aderiamo a Lui secondo il suo progetto di salvezza realizzato nel suo Figlio, morto e risorto per noi.

Nella preghiera iniziale dell’Eucaristia diciamo: « O Padre, tu sei l’unico Signore e non c’è altro Dio all’infuori di te: donaci la grazia dell’ascolto, perché i cuori, i sensi e le menti si aprano al comandamento dell’amore ».

Dt 6,2-6.

Mosè, a cui Dio ha rivelato i comandamenti, rivolto al popolo lo esorta a temere Dio e ad osservare, lungo tutti i giorni della sua vita e per tutte le generazioni, i comandi e le leggi che Mosè dava loro, perché solo così avrebbero avuto lunga  vita e prosperità. Mettendole in pratica avrebbero avuto vita felice e  lunga discendenza nella terra promessa come Dio aveva promesso ai padri. Il Signore ribadisce la sua unicità e non avrebbero dovuto avere altri dei, né  prostrarsi davanti ad altri dei..

Eb 7,23-28.

La lettera agli Ebrei, continuando la catechesi sul Sacerdozio nell' alleanza ebraica e nella nuova alleanza cristiana,  vi evidenzia come il  primo sacerdozio non aveva lunga durata  per la morte di coloro che divenivano sacerdoti, mentre quello di Cristo, che si è offerto come vittima di espiazione dei peccati di tutti, poiché egli possiede un sacerdozio che non tramonta, può salvare quelli che per mezzo di Lui si avvicinano a Dio. Poiché il Signore Gesù, si è assiso alla destra del Padre, dopo la sua risurrezione e ascensione al cielo, intercede in favore degli uomini. Gesù, sommo sacerdote della nuova alleanza, essendo santo, innocente, senza macchia, salito ormai al cielo, non ha bisogno di offrire ogni giorno sacrifici come facevano i sommi sacerdoti dell’antica alleanza, per i propri peccati e per quelli del popolo, perché con il suo unico sacrificio ha realizzato, una volta per tutte, offrendo se stesso, la redenzione universale di quelli di cui ne ha condiviso la natura umana eccetto il peccato.

Gesù, poiché ha imparato l’obbedienza dalle cose patì, è stato reso perfetto per sempre ed è divenuto causa di salvezza eterna per tutti quelli che gli obbediscono.

Mc 12, 28b-34.

Gesù, allo scriba che gli domandò quale fosse il comandamento più grande, risponde, ripetendo la formula antica: « “Ascolta, Israele! Il Signore tuo Dio è l’unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza”. Il secondo è questo: “ Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Non c’è altro comandamento più grande di questi »

Lo scriba, riconoscendo che Gesù aveva risposto bene e secondo verità, gli risponde che l’amore a Dio, da amare con tutto noi  stessi e il prossimo come se stessi,  vale più di tutti gli olocausti e sacrifici.

Gesù, allora, gli conferma che, se così farà,  egli non è lontano dal regno di Dio.

Nella nostra vita, se vogliamo essere secondo quanto il Vecchio Testamento e l’insegnamento di Gesù ripropone, dobbiamo saper coniugare bene entrambi gli aspetti di questo amore che bisogna avere verso Dio e verso il prossimo, vicino o lontano, perché significa dare a Dio quello che spetta a Dio e al prossimo quello che spetta al prossimo.