29 AGOSTO – XXII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

Ogni domenica siamo radunati, convocati dalla Parola di Dio, per celebrare il « memoriale della Pasqua del Signore », per lodarlo, ringraziarlo e rinnovare il nostro impegno a vivere nella fedeltà a questa parola. In questo convito, imbandito dal Padre celeste, ci viene  offerto  il suo Figlio, Pane di vita. Celebrare l’Eucaristia significa comprendere e sperimentare quanto Dio ci ami e riceviamo lo stimolo e c  la grazia a corrispondere a questo amore, nella fedeltà di discepoli, pronti a portare ogni giorno dietro al maestro la propria croce.

L’amore che nutriamo per Cristo sarà genuino e sincero se lo esprimiamo anche verso i fratelli, poiché amare il prossimo vuol dire confermare il nostro amore per il Signore.

Nella preghiera della Colletta diciamo: « O Padre, che sei vicino al tuo popolo ogni volta che ti invoca, fa’ che la tua parola seminata in noi purifichi i nostri cuori e giovi alla salvezza del mondo ».

Prima Lettura: Dt 4,1-2.6-8.

Mosè esorta gli  Israeliti  ad ascoltare le leggi e le norme del Signore per metterle in pratica, per poter avere vita lunga, prospera e  entrare nella terra promessa. Non devono aggiungere né togliere nulla a ciò che Dio comanda e prescrive. Nell’osservarle e metterle in pratica, il popolo avrebbe dimostrato saggezza e intelligenza agli occhi dei popoli, così da far esclamare a questi, udendo tutte quelle leggi: « Questa grande nazione è il solo popolo saggio e intelligente ». Infatti nessuna nazione ha gli dèi così vicini a sé, come il Dio di Israele è vicino al suo popolo ogni volta che lo invoca. Ancora: nessuna grande nazione ha leggi e norme giuste come è tutta la legislazione che il popolo di Israele riceve dal Signore per mezzo di Mosè.

La legge di Dio è dunque una grazia di Dio per il popolo ed è il segno della presenza premurosa di Jahvéh  nella storia e nella vita di Israele. La sua osservanza lo avrebbe reso saggio e sapiente agli occhi di tutti i popoli.

Seconda Lettura: Gc 1,17-18.21-22.27.

San Giacomo ricorda ai cristiani che ogni dono perfetto viene da Dio, « creatore della luce: presso di lui non c’è variazione né cambiamento ». Dio ci ha, per suo dono di grazia, generati per mezzo della sua Parola e del suo Spirito, per essere primizia delle sue creature. Accogliere perciò, dice san Giacomo, la Parola seminata in noi può portare alla salvezza. Esorta ancora a mettere in pratica questa Parola e non essere solo ascoltatori, così da illudersi. « Religione pura e senza macchia davanti a Dio - continua -  è questa: visitare gli orfani e le vedove nelle sofferenze e non lasciarsi contaminare da questo  mondo ». Ascoltare e non mettere in pratica la Parola di Dio è illudersi di salvarsi. La Parola deve diventare concreta nella carità vissuta e nel distacco dal mondo  e dal male. Se non è Cristo a salvare il mondo, sarà questi a sedurci e soggiogarci con il male che esso contiene. Bisogna allora rigettare le ambiguità e le incertezze  nella fede.

Vangelo: Mc 7,1-8.14-15.21-23.

Nel brano del Vangelo di oggi, Gesù ai farisei e scribi che,  riunitisi attorno a Lui, lo interrogano sul perché i suoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, avendoli visti prendere cibo con mani impure, cioè non lavate, - poiché è usanza tra i Giudei non mangiare senza essersi lavate le mani e tornando dal mercato farsi le abluzioni e altro,- risponde dicendo: « Bene ha profetato Isaia di voi, ipocriti, come sta scritto: “ Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me. Invano mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini ”. Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate  la tradizione degli uomini ». Gesù, allora, alla folla radunata, forse accorsa sentendo l’animata discussione, dice: : « Ascoltatemi tutti e comprendete bene! Non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall’uomo a renderlo impuro ». « Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dall’interno e rendono impuro l’uomo ».

Non bisogna vivere il rapporto con Dio solo esteriormente, in maniera ipocrita, rituale, facilmente realizzabile. E’ necessario che sia a partire da un cuore puro, incontaminato, libero da ipocrisia e finzione. Difficile è invece rifiutare e denunziare con coraggio tutto ciò che oggi  rende l’uomo impuro e pervaso da ogni forma di peccato e di male, che esce dal cuore degli uomini. Gesù fa una diagnosi impietosa e impressionante, non solo per quel tempo, ma per ogni tempo, dei « propositi di male » che stanno nel cuore. Dobbiamo pensare che davanti a questi mali è grande la misericordia di Dio per qualunque peccatore, ma anche che bisogna vigilare costantemente e fortemente per non lasciarsi facilmente contaminare da tutti quei comportamenti denunziati da Gesù.