22 AGOSTO – XXI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO.

PIETRO DICE A GESÙ:« TU HAI PAROLE DI VITA ETERNA »

E’ una santa assemblea quella che la Domenica si raduna per celebrare i misteri santi del Signore. E non siamo noi che li rendiamo santi, ma è Dio che santifica tutti quelli che nella fede si lasciano coinvolgere dalla sua opera e dal suo Santo Spirito. « L’unico e perfetto sacrificio del Cristo » che ci ha redenti dal peccato, ci santifica con la sua presenza in noi, ci impreziosisce con la sua grazia santificante, ci rende « pietre vive », ci inonda con « la luce dello Spirito » che inabita in noi e ci conferisce la vera libertà dei figli di Dio.

Questa santità è dono gratuito della misericordia di Dio, che ha voluto riconciliarci a sé per mezzo del suo Figlio; a noi solo spetta il corrispondere a questo amore misericordioso, non perché costretti a compiere la sua volontà, ma per una corrispondenza d’amore. Dobbiamo essere forti e generosi, senza lasciarci distrarre da « parole o discorsi umani » e, anche fra le vicende alterne del mondo, mutevoli e ambigue, dobbiamo camminare nella santità di Dio tenendo fissi i nostri cuori là « dove è la vera gioia e dove raggiungeremo la santità definitiva ».

Nella preghiera iniziale diciamo: « O Dio nostra salvezza, che in Cristo, tua parola eterna,  riveli la pienezza del tuo amore,  guidaci  con la luce dello Spirito, perché nessuna parola umana ci allontani da te,   unica fonte di verità e di vita ».

Prima Lettura: Gs 24,1-2.15-17.18.

Giosuè davanti agli anziani d’Israele, i capi, i giudici e gli scribi ribadisce al popolo la sua fedeltà al Signore dicendo: « Se sembra male ai vostri occhi servire il Signore, sceglietevi oggi chi servire: se gli déi che i vostri padri hanno servito oltre il fiume oppure gli dèi  degli Amorrei, nel territorio dove abitate. Quanto a me e alla mia casa serviremo il Signore ». Anche il popolo  solennemente risponde: « Lontano da noi abbandonare il Signore per servire altri dèi » e, ricordando tutto ciò che Dio aveva fatto liberandoli dall’Egitto,  compiendo grandi segni dinanzi ai loro occhi, custodendoli lungo il cammino e da tutti i popoli fra i quali sono passati, gli Israeliti dicono: « Perciò anche noi serviremo il Signore, perché egli è il nostro Dio ». E’ un atto di fede che essi fanno, una scelta responsabile compiuta in solidarietà  con tutti quelli che all’inizio sono stati liberati. Anche per noi la professione di fede è un affidamento a Dio che per mezzo di Cristo ci ha redenti e questo ci impegna ad osservare i suoi insegnamenti che sono a fondamento della nuova alleanza e  in cui viene riconosciuta la signoria di Dio.

Seconda Lettura: Ef 5,21-32.

San Paolo scrivendo agli Efesini propone loro di vivere la vita familiare imitando il rapporto d’amore che vige tra Cristo Sposo e la Chiesa Sposa, per la quale egli, come Capo e redentore,  ha dato se stesso « per renderla santa e immacolata, purificandola con il lavacro dell’acqua mediante la parola, e per presentare a se stesso la Chiesa tutta gloriosa, senza macchia né ruga o alcunché di simile ». E come la Chiesa è sottomessa a Cristo, così anche le mogli lo siamo ai i loro mariti in tutto. Ma al marito è chiesto però di dare la propria vita per la sposa, come ha fatto Cristo, avendo il dovere di amarla come ama il proprio corpo, che  lo si nutre e lo si cura,  perché chi ama la propria moglie  ama se stesso. Questo mistero, che è grande in riferimento alla unione di Cristo con la Chiesa, deve essere realizzato dai coniugi credenti, i quali, lasciando ognuno suo padre e sua madre, diventano una sola carne. Questo rapporto tra i coniugi cristiani deve potersi modellare sul modello dell’amore del Cristo e della Chiesa: unione sponsale esemplare a cui ispirarsi, nella fedeltà vicendevole, nel dialogo, nel perdono, nell’ascolto, nel donarsi totalmente, ecc. (cfr. 1 Cor 7,1-11).

Vangelo: Gv 6, 60-69.

Dopo le parole di Gesù, che avrebbe dato la sua carne da mangiare, alcuni discepoli mormoravano ritenendole dure e difficili da ascoltare. Gesù allora dice loro: « Questo vi scandalizza? E se vedeste il Figlio  dell’uomo salire là dove era prima? E’ lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che io vi dico sono spirito e vita. Ma tra voi vi sono alcuni che non credono ». E conoscendo che alcuni non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito, diceva: « Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre ». Alcuni discepoli se ne tornarono indietro  e non lo seguirono più.  Anche ai dodici Gesù disse: « Volete andarvene anche voi ? ». Ma Pietro gli rispose: « Signore, da chi andremo? Tu  hai parole di vita eterna e  noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio ». Chi è con la chiusura e la durezza del cuore è incapace di ascoltare e accogliere Gesù,  il Santo di Dio, il Pane vero disceso dal cielo, chi rimane fermo nella carne, ai ragionamenti,  ai pensieri e ai  pregiudizi e con le proprie ristrettezze, difficilmente si lascia aprire dallo Spirito e attrarre dal Padre. Per Pietro e tutti coloro  che  vogliono  ribadire la  propria  fede, pur se dure sono le parole del Signore,  è necessario abbandonarsi fiduciosi in Dio, che concede la sua grazia a quanti sono disponibili ad accoglierlo e vivere un rapporto con Lui.