1 AGOSTO – XVIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (Anno B)
GESÙ É IL PANE VIVO DISCESO DAL CIELO CHE NUTRE LA VITA DIVINA DEL CREDENTE IN LUI.
Nella celebrazione della Eucaristia non basta offrire al Padre il sacrificio della croce, Gesù, vittima gradita a Dio, è necessario che anche faccia parte di questa offerta la nostra vita, che viene trasformata insieme come offerta perenne. I segni del sacrificio del Cristo devono diventare anche i nostri segni, perché ogni aspetto della vita porti le impronte dell’amore di Cristo. Anche il lavoro e le attività quotidiane, se svolti con spirito di carità e di fraternità verso i poveri e i sofferenti, come ha fatto Cristo, esprimeranno il nostro servizio verso tutti gli uomini. Così ci rivolgiamo al Padre nella preghiera iniziale: «O Dio, che affidi al lavoro dell’uomo le risorse del creato, fa’ che non manchi il pane nella mensa dei tuoi figli, e risveglia in noi il desiderio della tua parola ».
Prima Lettura: Es 16, 2-4.12-15.
Lungo il cammino del deserto gli Israeliti davanti a Mosè rimpiangono la pentola della carne e il pane che mangiavano a sazietà, mentre nel deserto rischiano la morte per la mancanza del cibo. Ma il Signore dice a Mosè:« Sto per far piovere pane dal cielo per voi: il popolo uscirà a raccoglierne ogni giorno la razione di un giorno, perché io lo metta alla prova, per vedere se cammina o no secondo la mia legge … parla loro così: “ Al tramonto mangerete carne e alla mattina vi sazierete di pane; saprete che io sono il Signore, vostro Dio” ». Così la sera le quaglie coprono l’accampamento; al mattino c’è uno strato di rugiada che, svanendo, lascia sulla superficie del deserto una cosa fine e granulosa che, vedendola, gli Israeliti si dicono l’un l’altro: « Che cos ’è? ». Mosè dice loro: « E’ il pane che il Signore vi ha dato in cibo ». Al popolo che mormora sì contro Mosè, ma è verso il Signore che è rivolta la lamentela, Dio dà il pane e la carne a sazietà, dimostrando che non abbandona il suo popolo, perché Egli è il Signore, loro Dio, l’unico che salva e che conduce quel popolo secondo un suo progetto. Quel pane è la prefigurazione di quello che verrà dato più tardi, quando dal cielo Dio avrebbe inviato il suo Figlio, Pane vivo disceso dal cielo, come ebbe a dire Gesù stesso.
Seconda Lettura: Ef 4, 17.20-24.
Paolo esorta e scongiura gli Efesini a non tenere più comportamenti pagani, perché hanno imparato a conoscere Cristo, se veramente gli hanno dato ascolto e sono stati istruiti nella verità di Gesù. Ancora. Ad « abbandonare l’uomo vecchio con la sua condotta di prima che si corrompe seguendo le passioni ingannevoli », a rinnovarsi nello spirito e a rivestirsi « dell’uomo nuovo creato secondo Dio nella giustizia e nella vera santità ».
Chi ha fatto l’esperienza di Gesù e, come cristiano ha creduto in lui e si è rinnovato attraverso il Battesimo e i sacramenti, deve rompere con i comportamenti precedenti, propri dell’uomo carnale, complice del peccato e delle passioni ingannatrici. Rinnovato nell’intimo del proprio essere deve imitare Gesù, rivestendosi di una nuova umanità e vivendo ad immagine e in conformità a Cristo, deve farsi guidare dal suo Spirito. Gesù chiama i suoi discepoli a rompere definitivamente con il passato e ad avere una nuova mentalità, quella che corrisponde alla volontà del Padre.
Vangelo: Gv, 6,24-35.
Gesù, alla folla che gli chiede dopo averlo trovato al di la del mare, nei pressi di Cafarnao, quando sia giunto in quel luogo, risponde dicendo:« In verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà, poiché il Padre Dio ha posto in lui il suo sigillo ». Avendo capito ciò che Gesù chiedeva loro gli dissero: « Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio ? ». E Gesù dice loro che l’opera di Dio è che essi credano in colui che il Padre ha mandato. Alla loro richiesta insistente: « Quali segni tu compi perché vediamo e crediamo? Quale opera fai? » e ricordando che i loro padri nel deserto avevano mangiato la manna, Gesù risponde: « In verità io vi dico: non è Mosè che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero. Infatti il pane di Dio è Colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo ». Essi allora dicono: « Signore, dacci sempre questo pane ». Gesù risponde loro:« Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai !». Gesù afferma solennemente che Egli è il vero pane di Dio, e che quello di Mosè, la manna, lo prefigurava, perché ugualmente quelli che lo avevano mangiato erano morti. La persona di Gesù e non una cosa che si consuma è « Colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo », il Figlio, che sacrifica se stesso per la salvezza del mondo. Il pane che Gesù dà, cioè tutto se stesso, Corpo e Sangue, è realtà che non perisce e preserva dal nostro deperimento e come Egli è vita eterna così anche chi mangia di lui ha la vita eterna. Solo colui che crede lo riceve e se ne appropria, per cui la fede è condizione indispensabile per realizzare questa comunione con Cristo, che alimenta la vita di Dio nell’ anima del credente in lui.