25 LUGLIO – XVII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO.

Partecipare al sacrificio dell’Eucaristia vuol dire celebrare il memoriale della passione, morte e resurrezione del Signore che, in virtù dello Spirito Santo, attualizza nella vita del credente il suo mistero di salvezza. Lo Spirito, che trasforma il  pane e il vino nella presenza reale di Cristo, ci dà la possibilità  di « condividere il pane disceso dal cielo » alla mensa del Signore. L’accento, ancora una volta in questa Eucaristia, è posto sulla Pasqua domenicale e, nella preghiera iniziale,  ci rivolgiamo a Dio dicendo: « O Padre, che nella Pasqua domenicale ci chiami a condividere il pane vivo disceso dal cielo, aiutaci a spezzare nella carità di Cristo anche il pane terreno, perché sia saziata ogni fame del corpo e dello Spirito ». Tutto ciò che è necessario alla vita quotidiana, davanti a questi doni, deve essere ricercato e usato saggiamente, senza che intralci la continua ricerca dei beni celesti. E qualora dovesse intralciare questa ricerca bisogna essere capaci di rinunziare a ciò che ci ostacola nel cammino verso il Regno.

Prima Lettura: 2 Re 4,42-44.

Nell’episodio narrato dal Libro dei Re, ad Eliseo fu portato dall’uomo venuto da Baal-Salisà, pane di primizie, « venti pani d’orzo e grano novello che aveva nella bisaccia ». Il profeta Eliseo disse al suo servitore di  distribuirlo alla gente. Pur tuttavia davanti alla obiezione di questi che dice :« come posso mettere questo davanti a cento persone », la fede del profeta ottiene da Dio che i pani distribuiti bastino  e ne avanzino. Eliseo si affida alla Parola del Signore e crede in lui: allora anche il poco pane si moltiplica e  può sfamare tanta gente.

Seconda Lettura: Ef 4,1-6.

San Paolo esorta gli Efesini a comportarsi « in maniera degna della chiamata che hanno ricevuto, con ogni umiltà, dolcezza e magnanimità, sopportando-si a vicenda nell’amore, avendo a cuore l’unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace ». Ancora. Li esorta ad essere un solo corpo e un solo spirito, poiché sono chiamati ad una sola speranza, a credere in un solo Signore, a credere una sola fede e in un solo battesimo. Ma al fondamento di tutto vi è un solo Dio, Padre di tutti,  che sta al di sopra di tutti ed opera ed è presente in tutti. E’ facile constatare quando sia difficile, arduo, ma urgente realizzare comportamenti che imitino quelli del Signore, attorno a cui bisogna vivere un’intima unità che deriva dal solo Dio Padre, in cui si crede, dal  solo Signore e dal  solo Spirito, realizzando un’unità di fede e di Battesimo. Così i cristiani formano un solo corpo, escludendo ogni divisione che comprometterebbe l’unità della Chiesa e smentirebbe  il mistero di amore che ci costituisce una sola cosa.

Vangelo: Gv 6,1-15.

La moltiplicazione dei pani operata da Gesù sul monte vicino al lago di Tiberiade, per sfamare la grande folla che lo seguiva, perché vedeva i segni che compiva sugli infermi, preannunzia ciò che compirà nell’ultima cena, in cui darà un altro pane, il suo Corpo, per sfamare coloro che ricorrono a lui e sono affamati sia del suo insegnamento sia del suo Corpo, che è pane di vita eterna. Nella vicinanza della Pasqua, annota il Vangelo di oggi, Gesù compie questo gesto della  moltiplicazione, mettendo alla prova i suoi discepoli e dicendo a Filippo: « Dove potremo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare ? ». Alla risposta dell’apostolo che duecento denari di pane non sarebbero stati sufficienti neppure per darne un pezzetto a ciascuno e alla sconsolata constatazione di Andrea che dice : « C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci; ma che cos’è questo per tanta gente ?», Gesù ordina loro di far sedere quella folla di quasi cinquemila persone e, dopo aver reso grazie, prendendo i pani e i pesci li dà perché li distribuiscano alla folla. Dei pani e dei pesci non solo se ne saziano tutti, ma con i pezzi avanzati se ne riempiono dodici canestri. Alla vista del segno, la gente riconosce  Gesù come  « il vero profeta, colui che viene nel mondo ». Ma Gesù si ritira di nuovo sul monte, sapendo che venivano a prenderlo per farlo re.

Davanti al numero di coloro che dovevano essere sfamati anche noi avremmo espresso lo stesso stupore dell’apostolo Filippo e avremmo detto come Andrea di aver poco da condividere.  Oggi, davanti alla fame materiale e spirituale della moltitudine degli uomini, anche  noi, come allora, constatiamo l’impossibilità di poter soddisfare, con i mezzi limitati che abbiamo, i bisogni di una così grande moltitudine e poco confidiamo nella potenza e nell’amore di Dio. Come nel deserto l’ intervento di Dio fu provvidenziale per sfamare, dopo l’esodo, il  popolo con la manna ed  Eliseo con venti pani d’orzo sfamò più di cento persone, così Gesù, guida del nuovo popolo che egli pasce nella traversata della nuova Pasqua,  con il gesto della moltiplicazione prelude e prepara il pane vero disceso dal cielo. Viene preannunziata l’Eucaristia che Gesù avrebbe istituito nella cena pasquale, donando se stesso in cibo, in abbondanza, al nuovo popolo della Chiesa. E’ lui il nuovo Mosè, il nuovo Eliseo,  « davvero il profeta, colui che viene nel mondo », riconosciuto dalla folla.

Ultimo aggiornamento (Sabato 24 Luglio 2021 09:37)