18  LUGLIO – XVI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO. (Anno B)

GESÚ É IL BUON PASTORE  CHE PROVA COMPASSIONE PER GLI UOMINI E LI RADUNA NELL'UNICO GREGGE DI DIO:

Nella celebrazione dell’Eucaristia la nostra modesta offerta del pane e del vino sono espressione del nostro lavoro ed espressione della nostra solidarietà con le necessità dei nostri fratelli. Essi sono doni di Dio, espressione di tutti i doni di grazia che Dio ci elargisce. Essi saranno trasformati dalla potenza dello Spirito nel Corpo e Sangue di Cristo, espressione del suo sacrificio compiuto per la nostra salvezza e che noi offriamo al Padre. In ogni Pasqua settimanale, nella nostra povertà, noi offriamo a Dio Gesù, pane della vita e calice della salvezza, che rinnova la sua immolazione sulla croce. La grazia della sua presenza in noi diventa visibile quando come il lievito o il seme cresce e ci trasforma.

Nella preghiera iniziale dell’Eucaristia preghiamo e diciamo: « O Padre, che nella parola e nel pane di vita  offri alla tua Chiesa la costante presenza del Signore risorto, donaci di riconoscere in lui  il vero re e pastore, che rivela agli uomini la tua compassione e reca il dono della riconciliazione  e della pace ».

Prima Lettura: Ger 23,1-6.

In questo brano Dio, per bocca del profeta Geremia,  annunzia una dura invettiva contro i pastori del suo popolo che disperdono il suo gregge, scacciano le sue pecore e non si preoccupano per esse. Perciò Dio li punirà per questa loro malvagità. Ma il Signore radunerà il resto delle sue pecore da dove furono disperse  e le ricondurrà ai loro pascoli ed esse ritorneranno ad essere feconde e a moltiplicarsi.

Ancora. Il Signore costituirà « sopra di esse pastori che le faranno pascolare, così  che  non  dovranno  temere né sgomentarsi; non ne mancherà neppure una ». Il Signore susciterà, come annunzia l’oracolo di Geremia, « a Davide un germoglio giusto, che regnerà da vero re e sarà saggio ed eserciterà il diritto e la giustizia sulla terra. Nei suoi giorni Giuda sarà salvato e Israele vivrà tranquillo, e lo chiameranno con questo nome: Signore-nostra-giustizia ».

Dio stesso, dunque, si fa pastore del suo popolo di fronte alle infedeltà di coloro a cui l’aveva affidato, i capi e i re, che più che guidarlo lo hanno disperso in esilio.

Nella promessa di un vero e saggio re, preannunzio della venuta di Gesù, che si proclamerà Pastore, a cui il Padre affida le sue pecore e che darà la sua vita per le pecore, si compirà l’unità di un solo gregge, che sotto la guida di un solo pastore, riunirà i figli di Dio dispersi. Gesù è la sola guida dei fedeli e nessuno potrà prendere il suo posto. Lo si potrà rappresentare e imitarlo nel servizio al suo gregge, che è  e rimane solo suo e del Padre che glielo ha dato.

Seconda Lettura: Ef 2,13-18.

San Paolo scrive agli Efesini annunziando loro che, nel sangue di Cristo, che è la nostra pace e per mezzo del quale possiamo presentarci al Padre in un solo Spirito, è stato abbattuto il muro di separazione che divideva gli uomini che non appartenevano all’alleanza dal popolo d’Israele: è stata tolta l’inimicizia che li divideva per mezzo della sua carne e ha riconciliato tutti e due, i lontani e i vicini,  con Dio in un solo corpo, per mezzo della sua croce. Abolendo la Legge, fatta di prescrizioni e di decreti, ha creato in se stesso, dei due, un solo uomo nuovo. Così in Cristo tutti gli steccati tra gli uomini vengono a cadere, ogni divisione tra ebrei e gentili viene abolita e nel sangue di Cristo viene stabilita una nuova ed eterna alleanza di tutti gli uomini con Dio che, nella sua benevolenza, ci ha riconciliati con sé.  Tutti gli uomini possono diventare un solo corpo, che è la Chiesa, l’assemblea di Dio, che nasce dalla croce del Signore Gesù: la croce è diventata strumento e segno che ha distrutto ogni inimicizia tra gli uomini e Dio e tra loro. In Cristo, che dona la sua vita per noi in sacrificio, tutti gli uomini possono ritrovarsi figli di Dio, uniti da un solo Spirito, il quale ci fa figli adottivi ed eredi della stessa eredità del Cristo.

Vangelo: Mc 6,30-34.

Gesù porta gli apostoli, che ritornano dalla missione a cui egli li ha inviati e gli raccontano quello che avevano fatto e avevano insegnato, in disparte, da soli, in un luogo deserto perché si riposino. Poiché molti li videro partire con la barca, da tutte le città accorsero a piedi là dove essi si diressero e li precedettero. Gesù allora  « sceso dalla barca e, vedendo una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise ad insegnare loro molte cose ». Dopo la fatica affrontata, gli apostoli si ritirano con Gesù in un luogo solitario. Anche oggi dopo la fatica dell’apostolato, condotta con particolare intensità, si avverte il bisogno di una pausa, pur breve, per non lasciarsi consumare e per riattingere lo spirito evangelico genuino e così ritornare ad un servizio premuroso verso i fratelli, per esprimere nel nostro tempo, nel nome di Gesù, quella compassione che egli sentì vedendo quella numerosa folla: anche oggi gli uomini possono essere  come  pecore senza pastore. Condividere la compassione  e la dedizione di Gesù, che non si risparmia per egoismo, dovrebbe rendere sempre disponibile il discepolo per dedicarsi alla Parola, per santificare con i sacramenti i fratelli e sostenere ogni uomo attraverso le opere di carità e di giustizia.