23 MAGGIO – DOMENICA   DI  PENTECOSTE.

Lo  Spirito vi renderà miei testimoni.

Questa solennità porta a compimento il mistero pasquale.  Per i credenti e per coloro che lo accolgono si realizza ciò che Gesù  nell’ultima Cena promise, che cioè, salito al Padre, ci avrebbe inviato il Consolatore, lo Spirito di Verità, per cui non ci avrebbe lasciato orfani. Lo Spirito Santo, in questa liturgia, ci invita a vedere le meraviglie compiute da Dio nel mondo, ci esorta a essere fedeli alla missione che affida alla Chiesa,  ci illumina e ci dà la forza di corrispondere al suo amore, cosicché possiamo compiere  il cammino di fede con maggiore pienezza. In questo giorno lo Spirito Santo attualizza, in ogni tempo e latitudine, la Pentecoste: è   il tempo della storia in cui  lo Spirito  rinnova la Chiesa, l’umanità,  perché chi  accoglie lo Spirito riceve i suoi benefici effetti nella sua vita.

Così la Chiesa, corpo di Cristo, sostenuta e fatta crescere dallo Spirito,   inviato da Gesù  risorto nel giorno di Pentecoste, è la comunità della nuova alleanza,  che   aggrega  nell’unità di un solo linguaggio tutti i popoli per i quali si attua il mistero pasquale. Nel prefazio la Chiesa proclama: « Oggi hai portato a compimento il mistero pasquale  e su coloro che hai reso figli di adozione in Cristo tuo Figlio hai effuso lo Spirito Santo ». Poiché in ogni sacramento agisce lo Spirito Santo, che opera con i suoi molteplici effetti, quando  riceviamo un sacramento in noi  inabita lo Spirito del Padre e del Figlio, come alito di vita, dando suggerimento, impulso ed efficacia alle nostre azioni.

Accesi dal fuoco di questo Spirito,  si alimenta ad ogni comunione  col Corpo e Sangue del Signore la vita divina, e  cresce la « carità ardente » di cui parla l’orazione sulle offerte della Messa vespertina: «Scenda, o Padre, il tuo Santo Spirito sui doni che ti offriamo e susciti nella tua Chiesa la carità ardente, che rivela a tutti gli uomini il mistero della salvezza». Si rinnova così il prodigio dell’unità che raccoglie gli uomini dispersi in molti linguaggi in un unico linguaggio di fede e che trasforma qualitativamente le nostre azioni, facendoci agire secondo lo  Spirito di Cristo e in conformità alla volontà di Dio.

La vita « spirituale » del credente è quella  che ha come maestro e come suggeritore lo Spirito Santo, che ridesterà i nostri corpi per la risurrezione.   Il lasciarsi condurre da lui non è un fatto eccezionale, se molti, nella loro semplicità esistenziale, hanno raggiunto alte vette di santità, pur immersi nella quotidianità della loro vita..

La colletta della Messa che recita :« O Padre, che nel mistero della Pentecoste santifichi la tua Chiesa in ogni popolo e nazione, diffondi sino ai confini della terra  i doni dello Spirito Santo », ci dà il significato della Pentecoste che celebriamo. Lo Spirito Santo anima la comunità cristiana, porta e rende efficace  il Vangelo di Gesù Cristo e ci introduce  nella conoscenza  del  mistero. Lo Spirito, con i doni che elargisce,  ci fa crescere nelle opere di giustizia,  ispirate da lui e da noi, rinnovati e resi giusti nel cuore,  compiute per la sua energia. La solennità di oggi  conclude il lungo e meraviglioso  tempo  pasquale  in cui abbiamo  meditato  e approfondito il mistero della morte e risurrezione del Signore, che ci offre la prospettiva con cui siamo chiamati a vivere ogni giorno.   L’impronta  della morte e risurrezione del Signore, nella vita nuova  sorta dallo Spirito,  ci conduce, ci fa operare  e ci prepara ad essere  conformi con il Signore risorto, ora nel tempo e domani nell’eternità.

Prima Lettura: At 2,1-11.

Al cinquantesimo giorno dall’evento della risurrezione del Signore, nella festa di Pentecoste, sugli Apostoli  e coloro che erano in attesa della promessa di Gesù, lo Spirito discende, « dal cielo con improvviso fragore,  quasi come vento che si abbatte impetuoso, riempiendo tutta la casa », in forma di lingue di fuoco che si posarono su ciascuno di loro. Furono colmati  di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue. Comincia così l’evangelizzazione, l’annunzio delle opere che Dio compite nell’evento della morte e risurrezione di Gesù. Tutti coloro che erano a Gerusalemme in quei giorni, pur parlando molteplici lingue, sentono ognuno il gioioso annunzio nella propria lingua. La confusione delle lingue, iniziata con la torre di Babele, è vinta dalla proclamazione del Vangelo: nell’unica fede in Gesù salvatore, morto e risorto, si ricompone l’unità dei figli di Dio, dispersi e divisi dal peccato. La fede raccoglie nell’unità popoli, lingue e tradizioni diverse. « La confusione che la superbia aveva portato tra gli uomini, - recita il Prefazio – è ricomposta in unità dallo Spirito Santo ». Invocando e ricevendo oggi lo Spirito dobbiamo essere portatori di unità e non essere frantumati dalle discordie. Uscendo da noi stessi, dal nostro egoismo e superbia creiamo la comunione e la fraternità.

Seconda Lettura: Gal 5,16-25.

San Paolo esorta i Galati a camminare nello Spirito di Cristo e a non soddisfare i desideri della carne, che sono contrari ai desideri dello Spirito.

E le opere della carne enumerate: fornicazione, impurità, dissolutezza, idolatria, stregonerie, inimicizie, discordia, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni, invidie, ubriachezze, orge e cose del genere, sono opere in cui l’uomo spesso si ritrova a vivere pur non volendole e detestandole. Lo stile di una vita ispirata dallo Spirito di Cristo conduce a vivere e portare frutti di amore, di gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà,mitezza, dominio di sé. Il cristiano che vuole seguire Cristo crocifisso deve crocifiggere in sé la carne con i suoi desideri e passioni, quei vizi e peccati che il cuore dell’uomo produce quando in lui non opera la forza  e la novità dello Spirito. Lo Spirito, più che realtà vaga, è il dono per eccellenza del Cristo risorto, dono  che dobbiamo invocare e ricevere nella sua realtà concreta, con umiltà, nel nostro intimo e lasciarci condurre e plasmare  dalla sua presenza divina.

Vangelo: Gv 15,26-27; 16,12-15.

Lo Spirito, il Paràclito, il Consolatore, che Gesù invierà ai discepoli dal Padre, è lo Spirito della verità che procede dal Padre e gli dà testimonianza. Allora  anch’essi gli daranno testimonianza. Inoltre lo Spirito di verità li avrebbe introdotti e guidati a tutta la verità, non essendo ancora capaci di portare il peso di tutte le cose che aveva ancora da dire loro. Lo Spirito che Gesù promette comunicherà tutto quello che avrebbe preso da lui e lo glorificherà perché prenderà del suo e lo annunzierà loro. Gesù rivela ancora che « Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annunzierà ». Senza lo Spirito il Vangelo è incomprensibile e la testimonianza diventa inefficiente. Lo Spirito ci consegna la verità di Cristo e nell’Eucaristia e nei sacramenti, è da lui che riceviamo  la grazia della salvezza e la forza per conservarla e conseguirla.