16 MAGGIO - ASCENSIONE  DEL   SIGNORE

ASCESO AL CIELO, IL SIGNORE, CON IL SUO SPIRITO, RIMANE SEMPRE CON NOI

La Chiesa, oggi, nel prefazio canta: « Gesù,  vincitore della peccato e della morte, ci ha preceduti nella dimora eterna, per darci la serena speranza che dove è lui, capo e primogenito , saremo anche noi sue membra, uniti nella stessa gloria ». Ma dobbiamo tener presente, in ogni giorno della vita, che il Signore, con questa celebrazione, vuol dirci che egli ci attende nella sua stessa gloria. Gesù, con la sua umanità presso il Padre, già in qualche modo, ci ha portati con sé,  perché egli è il Capo del corpo che siamo noi, salvati dalla sua morte e risurrezione e innestati in lui con il battesimo. Allora speriamo di poter conseguire la salvezza e la gloria eterna perché egli l’ha acquistata  per sé e per noi. Nella nostra povera umanità il Signore non ci ha lasciati soli – canta ancora la Chiesa nel prefazio -: adesso ci è donata la grazia di Cristo che attende di maturare nella sua stessa gloria. Da lui che è il Mediatore siamo già legati con Dio.

Ma se lungo l’esistenza  terrena siamo presi dal dubbio e  avvertiamo lo smarrimento, nell’ordi- narietà e monotonia della nostra vita e di quella della Chiesa, dobbiamo nutrire la speranza  che egli non  ci ha abbandonato, perché la sua presenza ci accompagna nella missione nel mondo, assistiti costantemente dal suo Spirito che ci ha inviato. Dobbiamo allora attendere, con fiducia e operosità, il suo ritorno futuro, come dicono gli angeli nel momento in cui sale verso il cielo. Operosità vuol dire impegno a vivere in maniera degna per essere accolti nella sua gioia di Signore risorto.

Prima Lettura: At 1,1-11

Dopo che gli apostoli e gli altri discepoli sono stati confermati nella  certezza della risurrezione di Gesù, di cui avevano dubitato in diverse circostanze e davanti al quale, dice Matteo, « quando essi lo videro, si prostrarono », egli è salito al cielo. Oggi Gesù, anche se non visto come in quei quaranta giorni, non  abbandona né si allontana dalla nostra umanità: dalla destra del Padre Cristo invia lo Spirito che, ricevuto  in pienezza dagli apostoli, li fortifica per la testimonianza che devono rendere al Risorto e li  accompagna   nella loro missione. Essi, aspettando la venuta gloriosa di Gesù, non devono rimanere inattivi né devono preoccuparsi di quando sarà la fine del mondo e il termine  della storia. Devono continuare la missione che il Maestro ha loro assegnato: predicare la conversione e il perdono dei peccati perché gli uomini conseguano la salvezza. Sicuramente il Maestro tornerà, come dicono gli angeli. Durante  questo tempo di attesa, la testimonianza di tutti coloro che credono in lui si manifesta specialmente nel continuare a compiere le opere del regno messianico, quelle della fede e della carità, che esprimono  il desiderio di riunirsi al Signore.

Seconda Lettura: Ef 4,1-13.

Paolo, scrivendo agli Efesini, prigioniero del Signore, li esorta a corrispondere alla vocazione che hanno ricevuto.  Devono, cioè,  dar testimonianza di umiltà, dolcezza, magnanimità, sopportazione vicendevole nell’amore e, per mezzo della carità, conservare il vincolo della pace. Nell’unità di un solo spirito, di una sola speranza, di una sola comune vocazione nel Signore, i cristiani sono chiamati a vivere uniti,  a  testimoniare e vivere una sola fede, un solo battesimo, credere in un solo Dio, Padre di tutti, che opere in tutti e in tutti è presente. La Chiesa,  i cui figli sono pellegrini su questa terra e che non sempre vivono secondo l’ideale del suo Signore, è costituita come comunità che, nel nome del Signore,  accogliendo i peccatori pentiti, i quali pur zoppicando si sforzano di imitarlo, deve anche esortarli a vivere uniti e compiere ognuno il proprio ministero per la perfezione di ogni suo membro.

Così la Chiesa, pur nella sua fragilità e nelle sue ferite, può continuare a dare speranza agli uomini.

In essa e per   suo mezzo, rispondendo  alla grazia data, ognuno, « secondo la misura del dono di Cristo », deve  trovare il proprio spazio di crescita umana e spirituale. Infatti, ascendendo  al cielo, da cui era disceso, il Signore Gesù « ha distribuito doni agli uomini … e ha dato ad alcuni di essere apostoli, ad altri di essere profeti, ad altri ancora di essere evangelisti, ad altri di essere pastori e maestri, per preparare i fratelli a compiere il ministero, allo scopo di edificare il corpo di Cristo, finché arriviamo tutti all’unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, fino all’ uomo perfetto, fino a raggiungere la misura della pienezza di Dio » (Ef. 4,11-13).

I diversi doni, di cui Cristo ha arricchito la Chiesa,  sono finalizzati, quindi, all ’edificazione del Corpo di Cristo e nessuno può appropriarsi  il dono, ma deve solo riconoscerlo e metterlo a disposizione e per l’utilità di tutti. Bisogna, allora, mettere da parte la pigrizia, la superbia, l’orgoglio e avere consapevolezza che tutto ci è dato dal Signore per il bene della Chiesa.

Se la Chiesa del Signore, costituita santa, lungo la sua storia, sperimenta momenti e fatti che non l’hanno resa splendida Sposa di Cristo, registra anche pagine di testimonianza discreta e, oggi con frequenza, eroica di tanti martiri.

Gesù stesso, d’altra parte,  lo aveva detto: « Sarete perseguitati, ma riceverete forza dallo Spirito Santo, che scenderà su di voi, e mi sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino ai confini della terra » (At 1,8-9).

Vangelo: Mc 16,15-20.

Gesù  accompagna dal cielo il ministero affidato agli apostoli e a tutta la Chiesa. Esso consiste nell’ annunziare il Vangelo e nell’ introdurre nell’ esperienza della Pasqua, attraverso il battesimo, coloro che lo accolgono, come disse Gesù: « Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato ». Così, dopo che Gesù ascende al cielo allontanandosi da loro, essi partirono e predicarono dappertutto e il Signore agiva in loro e confermava la Parola con i segni che l’accompagnavano, come scacciare i demoni, parlare lingue nuove, prendere in mano serpenti, imporre le mani ai malati e guarirli. Accogliere o rifiutare  il Vangelo significa accogliere o rifiutare la salvezza da lui operata. In questa opera di salvezza degli uomini, la Chiesa intera non è lasciata sola. Cristo l’accompagna con la presenza del suo Spirito, che con la sua forza può vincere il male, liberarla e guarirla.