2 MAGGIO  -  V  DOMENICA DI  PASQUA

UNITI A CRISTO, VERA VITE, NOI SIAMO TRALCI CHE DOBBIAMO PORTARE

FRUTTI DI VITA ETERNA.

La Chiesa, oggi, nella liturgia inizia la sua lode a Dio invitando i fedeli a cantare con gioia un canto nuovo, perché il Signore ha compiuto prodigi essendo  stati liberati dal potere di Satana e dal peccato e, nel suo Figlio, morto e risorto per noi, il Padre ci ha riconciliati con sé, dandoci l’adozione a figli e rendendoci eredi delle vita eterna.

Siamo divenuti nuovi, « primizia di una nuova umanità », che in Cristo  si edifica come nazione santa, sacerdozio regale, tempio santo della gloria di Dio. Questa realtà la si avverte attraverso la fede, che deve maturare nella testimonianza delle opere, le quali sono espressione dell’amore riversato nei nostri cuori dallo Spirito del risorto. Nella preghiera iniziale dell’Eucaristia di questa domenica diciamo: « O Dio, che ci hai inseriti in Cristo  come tralci nella vera vite, donaci  il tuo Spirito, perché amandoci gli uni gli altri di sincero amore, diventiamo   primizie di umanità nuova e portiamo frutti di santità e di pace ».

Prima Lettura: At 9,26-31.

La Chiesa primitiva, dopo i primi anni di persecuzione da parte delle autorità giudaiche, gode di una relativa pace che le consente di annunziare il messaggio di Cristo e di crescere di numero, nel timore del Signore e con il conforto dello Spirito. Altre tribolazioni le attendono ma, forte dello Spirito che il Padre invia,  la comunità del Signore testimonierà la sua fedeltà a lui. Lo Spirito rende efficace la  testimonianza dei discepoli, certi come sono della presenza del Signore tra loro. Lo Spirito illumina, guida, rinvigorisce la fede che viene testimoniata con gioia. Paolo,  che in Damasco già aveva predicato Cristo, dopo la presentazione che Bàrnaba fa di lui alla comunità, viene accolto dagli apostoli in Gerusalemme e  può predicare apertamente nel nome del Signore, tanto da rischiare la vita.

Seconda Lettura: 1 Gv 3,18-24.

Giovanni invita i cristiani a testimoniare l’amore del Signore non a parole o con la lingua, ma con i fatti e nella verità. L’amore reciproco è poi la prova che conferma la fede nel Signore. Non basta parlare o credere, è necessario dimostrare praticamente l’amore ai fratelli. Allora siamo nella verità e il nostro cuore non ha nulla da rimproverarsi, perché Dio, che è più grande del nostro cuore e conosce ogni cosa, ci rassicura nell’intimo.

Se osserviamo i suoi comandamenti, facendo quello che è gradito a Dio e il nostro cuore non ci rimprovera nulla, allora possiamo nutrire la fiducia che qualunque cosa gli chiediamo la riceveremo. Ecco in che cosa consiste l’essenziale per l’apostolo Giovanni: credere nel nome del Figlio di Dio, Gesù Cristo,  e amarci gli uni gli altri, secondo il precetto che ci ha dato. Rimaniamo nell’amore di Dio ed egli rimane in noi se osserviamo i suoi comandamenti: questo è possibile per lo Spirito che il Signore ci ha dato.

Vangelo: Gv 15, 1-8.

Anche oggi Gesù, attraverso una similitudine, vuole farci comprendere quale rapporto si instaura tra noi e lui con il battesimo: siamo uniti intimamente a lui che dice di essere « la Vite e noi i tralci ». Il Padre suo, che è l’agricoltore, taglia qualunque tralcio che non porta frutto e ogni tralcio che porta frutto lo pota perché porti più frutto. Rimanere sempre uniti al lui significa alimentare la vita divina ricevuta con il battesimo, essere fecondi  portando i frutti propri della  vitalità divina. E come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non è unito alla vite, così è anche per noi se non rimaniamo uniti a lui: senza di lui non possiamo fare nulla. Se rimaniamo uniti a lui e la sua parola, ci assicura ancora Gesù, rimane in noi, possiamo chiedere al Padre ciò che vogliamo, (poiché  chiederemo certamente solo il bene! ), e saremo esauditi. Portando frutti secondo Gesù e vivendo da fedeli suoi discepoli glorificheremo Dio  come ha fatto Gesù, in cui il Padre si è sempre compiaciuto.

L’Eucaristia che in maniera particolare ci fa essere uniti a Cristo, non deve essere solo ricevuta, deve diventare comunione di vita con lui e farci vivere la fecondità dell’amore per Dio e per i fratelli.