18 APRILE – TERZA   DOMENICA  DI  PASQUA.

IL RISORTO É COLUI CHE CI RICONCILIA CON DIO E TRA NOI.

Cristo risorto è presente nella sua Chiesa, soprattutto, con l’Eucaristia  e con i sacramenti pasquali, con cui comunica ai credenti la salvezza. Nella Eucaristia riconosciamo il Signore crocifisso e risorto che ci accompagna, come comunità di fratelli, lungo il cammino dell’esistenza terrena, cosi come con i discepoli di Emmaus. La comunità del Signore, raccogliendosi per lo spezzare il pane, pone il segno della nuova umanità, pacificata nell’ amore e nella pace, che il Cristo dona agli uomini, divenuti suoi fratelli, per i quali si è offerto come vittima di espiazione dei loro peccati. Come figli di Dio e fratelli del Signore dobbiamo allora vivere con la carità del risorto.

Nella preghiera iniziale dell’Eucaristia ci rivolgiamo al Padre celeste dicendo: « O Padre, che nella gloriosa morte del suo Figlio, vittima di espiazione per i nostri peccati hai posto il fondamento della riconciliazione e della pace, apri il nostro cuore alla vera conversione e fa’ di noi i testimoni  dell’umanità nuova, pacificata nel tuo amore ».

 

Prima Lettura: At 3.13-15.17-19.

San Pietro ricorda agli israeliti come il Dio dei loro padri ha glorificato il suo servo Gesù, che essi avevano consegnato e rinnegato di fronte a Pilato, mentre egli aveva deciso di liberarlo e, facendolo uccidere, essi   non hanno accolto il Santo e il Giusto,  autore della vita. Dio, però, l’ha risuscitato dai morti, e lui e gli altri discepoli ne sono testimoni. Pur non essendo tenero con i suoi connazionali, Pietro dice ancora che, avendo essi agito per ignoranza, Dio ha ugualmente compiuto ciò che era stato preannunziato dai profeti, che il Cristo doveva soffrire, e li esorta a convertirsi e cambiare vita, per poter avere così cancellati i peccati: Cristo Gesù, quindi, è divenuto sorgente di salvezza per tutti gli uomini e anche per loro. Nessuna colpa davanti a Dio è irreparabile, dopo che Gesù è morto per espiare le nostre colpe ed è risorto. Bisogna solo accostarsi a lui con la volontà di convertirsi e vivere, accogliendo la gratuità del perdono di Dio, nella nuova realtà in cui ci ha posti il Figlio, secondo  la sua modalità di rapportarsi con Dio Padre.

 

Seconda Lettura: 1 Gv 2,1-5.

San Giovanni ci ricorda che, se anche ricadessimo nella colpa, poiché Cristo Gesù è vittima di espiazione dei  peccati nostri e di quelli di tutti gli uomini, non dobbiamo scoraggiarci  neppure di fronte alle colpe più gravi, perché abbiamo presso il Padre un Paràclito, un avvocato che intercede continuamente per noi. Ci ricorda ancora che sappiamo di aver conosciuto Dio e di essere suoi figli se osserviamo i suoi comandamenti. Lo si conosce se lo si ama e si  vive secondo la sua volontà: quando mettiamo in pratica la parola di Dio il nostro amore per lui è veramente perfetto e non mentiamo.

Vangelo: Lc 24,35-48.

Dopo le varie apparizioni di Gesù del primo giorno e la testimonianza dei due discepoli di Emmaus, che avevano riconosciuto il Signore nello spezzare il pane, ancora i discepoli sono dubbiosi sull’ evento della sua risurrezione. Per vincere la loro resistenza  e far acquistare la certezza in lui risorto, egli riappare, augura loro la pace, ma essi sono ancora sconvolti e pieni di paura, perché credono di aver visto un fantasma. Li rincuora, dice loro di non essere titubanti. Per allontanare i loro dubbi ed essere certi li esorta a guardare le sue mani e i suoi piedi, a toccarlo perché un fantasma non ha carne né ossa come li ha lui. Poiché ancora non credono per la gioia  ed sono pieni di stupore,  chiede se hanno qualcosa da mangiare;  gli offrono una porzione di pesce e del pane arrostito che mangia con loro.

Ripete ancora ad essi, come ai due di Emmaus, che in lui dovevano compiersi le cose scritte nella Legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi e, spiegando le Scritture, apre loro la mente alla comprensione di ciò che lo riguarda:« il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome sarannpredicata tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi sarete testimoni ».

Così tutto quello che fino ad allora era rimasto precluso  alla comprensione degli apostoli sulla passione, morte e risurrezione di Gesù diviene certezza fondata, conforme alle Scritture. Ed è sempre Cristo che anche a noi apre la mente a comprenderle, perché capirle vuol dire incontrare il Signore nel suo mistero di passione, morte e di risurrezione: solo accogliendolo nella fede possiamo entrare nella salvezza che tale mistero produce nel credente. Di tale mistero il discepolo allora ne può dare piena testimonianza proclamandolo, celebrandolo  e conformandovi la vita.