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28  MARZO – DOMENICA DELLE PALME.

Con la domenica delle Palme – l’ingresso di Gesù in Gerusalemme – si apre la Settimana Santa, la principale di tutto l’anno liturgico. Essa è la più ricca delle memorie dei misteri della redenzione: la passione, la morte, la sepoltura, la risurrezione del Signore. La comunità cristiana è chiamata  a raccogliersi frequentemente:

-      per l’ascolto della Parola di Dio, che rievoca, dalla Bibbia, i grandi momenti della nostra salvezza;

-      per la preghiera, risposta riconoscente e piena di lode ai gesti della misericordia divina;

-      per la celebrazione dell’Eucaristia, che è il sacramento dove ritroviamo, nei segni del pane e

del vino, il Corpo di Gesù offerto per noi e il suo sangue effuso per la remissione dei peccati;

-      per la solenne adorazione della croce del Venerdì Santo;

-      per la solenne Veglia di Pasqua.

Gesù, condividendo la nostra fragilità umana, attraverso la sua umiliazione, il dolore, la sofferenza e la sua passione, ci ha insegnato a superare questi limiti, accogliendo la volontà salvifica di Dio nell’obbedienza della croce e confidando nella forza che viene da Lui e non nelle nostre forze.

Sono giorni di passione della Chiesa, che rivive in sé i dolori di Cristo; giorni di raccoglimento e di silenzio, nella meditazione del disegno sorprendente e stupendo  del Figlio di Dio che ci ha amati fino a morire in croce; giorni di speranza, perché il Male è stato vinto definitivamente e alla morte si è sostituita la risurrezione; giorni, quindi, di serenità e di gioia, via via che scopriamo la forza della carità che ci ha riscattato e della vita nuova che esce dal sepolcro di Gesù, inizio e germe di vita risorta per tutti gli uomini.

In questa domenica delle Palme, che è come varcare una soglia, dal clima della quaresima a quello più intimo e solenne della Settimana Santa,  ripercorriamo spiritualmente l’ingresso di Gesù in Gerusalemme. per  entrare poi nel Triduo pasquale, in sintonia col mistero della Morte e Risurrezione del  Signore.

Riviviamo gli eventi della salvezza facendo esperienza della grazia ricevuta già una volta nel battesimo; riscopriamo il significato della passione del giusto innocente, per continuare a fare tesoro dei meriti salvifici di Cristo, evitando  che il ripercorrere gli eventi della passione ci coinvolga solo superficialmente.

Quello celebrato in questa domenica  è un evento glorioso per Cristo, acclamato come il re d’Israele, che viene nel nome del Signore. Ma, insieme, questa gloria e regalità di Cristo è solo preannunciata: Egli deve prima passare attraverso la passione. Con questa domenica si apre la Settimana Santa in cui Gesù apparirà  come il Servo umiliato fino alla morte, preannunziato da Isaia, che « consegnandosi a un’ingiusta condanna, porta il peso dei nostri peccati » e nella sua morte lava le nostre colpe.

La processione osannante di oggi, con i suoi canti e la sua festosità, non deve farci dimenticare che alla risurrezione non arriveremo  per via diversa da quella  che passa per il Calvario.« Chiediamo la grazia di seguirlo  fino alla croce, per essere partecipi della sua risurrezione ».

Gesù entra in Gerusalemme non con la prepotenza ma con l’umile mitezza. Viene accolto festosamente. Ma non illudiamoci troppo: dopo pochi giorni non mancherà chi lo vorrà crocifisso. Gesù va accolto nel cuore e imitato nel suo doloroso cammino. Soltanto così non lo tradiremo mai. Egli entra come un re nella città santa, e il suo dono è la pace. Noi ci affatichiamo invano di ottenerla se non dominiamo i nostri istinti di prepotenza, se non riconosciamo in  Gesù, che cavalca umilmente un puledro, lo stesso Figlio di Dio, venuto a riconciliarci  con il Padre e tra noi.

La Settimana Santa ha per scopo la venerazione della Passione di Gesù Cristo dal suo ingresso messianico in Gerusalemme.

I giorni di questa Settimana, dal lunedì al giovedì, hanno la precedenza su tutte le altre celebrazioni.

Il Giovedì della Settimana Santa, al mattino, il vescovo, celebrando la Messa col suo presbiterio, benedice gli oli santi e fa sacro il crisma. I colori liturgici sono: rosso per la domenica delle Palme, viola per il lunedì, martedì, mercoledì, bianco per la Messa crismale.

Prima Lettura: Is 50,4-7.

Il Servo di Dio è l’esemplare della docilità, dell’ascolto della Parola e della volontà divina. Il suo è un destino misterioso: è oggetto di flagello, di sputo, di scherno e tuttavia non si ribella, non si disanima. Egli ha certezza di compiere un disegno, una missione di salvezza. Mentre leggiamo in questa domenica delle Palme il brano di Isaia, il nostro pensiero corre subito a colui che non è venuto per essere servito, ma per essere servo, come dice Gesù ai suoi,  e offrire la propria vita come prezzo di liberazione.

Seconda Lettura: Fil 2,6-11.

San Paolo scrivendo ai Filippesi li esorta a contemplare il mistero di Cristo, dalla sua preesistenza eterna fino alla sua glorificazione.

Nella prima parte dell’inno contempliamo Gesù che, condividendo con il Padre dall’ eternità la sua condizione divina, ha assunto la condizione umana di servo, divenendo simile a noi. Nel mistero dell’incarnazione la divinità riduce se stessa a vantaggio dell’umanità, perché « non ritenne un privilegio l’essere come Dio »: ecco lo spoiiazine del Figlio di Dio, che nell’umiliazione e nell’obbedienza, con atteggiamento di fedeltà estrema al Padre, giunge all’ abbassamento della croce, in un’obbedienza fino alla morte nella sua forma più ignominiosa.

Nella seconda parte dell’inno, dopo l’umiliazione, dopo l’obbedienza, viene cantata la risurrezione, la esaltazione del Servo, suo Figlio: se la croce è il suo « » di amore al Padre e di consenso alla fraternità, la esaltazione è la risposta di  fedeltà del Padre verso il Figlio.

Nella passione e morte del Figlio, che  non sono fine a se stesse, e  nella sua risurrezione abbiamo, strettamente uniti tra loro, i due grandi misteri di morte e di esaltazione del Cristo, di colui che oggi e sempre è il Signore di tutto e che  ha aperto  l’umanità alla speranza cristiana della gloria.

Consapevoli della volontà salvifica del Padre, ottenuta per la obbedienza del Figlio, possiamo bandire ogni forma di scoraggiamento e di sfiducia nei momenti difficili e della croce, perché il  Cristo « pur essendo Figlio, imparò l’obbedienza da ciò che patì e,  reso perfetto, divenne causa di salvezza eterna  per tutti coloro che gli obbediscono » ( Eb 5,8-9).

Le espressioni che in alcuni momenti si è soliti dire:« Ma posso avere il perdono di Dio ? » o « Dio mi ha abbandonato!».Non dobbiamo dare spazio alla disperazione, perché Dio, anche se a volte crediamo di essere immeritevoli di perdono, nella sua misericordia lo offre per il suo grande amore. Per avere mostrato la  volontà  salvifica del Padre riguardo all’ uomo,  Cristo, nella croce redentrice  e nella sua glorificazione, intercede perennemente per noi tutti.

Vangelo: Mc 14,1-15.47

Rieleggendo il brano della passione del Signore secondo Marco non ricordiamo un evento del passato ma riviviamo la vicenda di amore di Gesù per noi nella sua passione. Il cammino doloroso del Signore comincia a Betania con il gesto della donna che fa l’omaggio a Gesù lavandogli i piedi e cospargendoli di nardo: gesto profetico della imminente sepoltura, segno dell’affezione incompresa da chi non è capace di amare e di cogliere il mistero di Cristo, con la scusa dei poveri. Seguiremo Gesù nella Cena con  la istituzione dell’Eucaristia in cui Cristo si dona ai discepoli e tramite loro a noi e a tutti gli uomini. Il tradimento di Giuda, l’agonia di Gesù, la sua sottomissione alla volontà del Padre, l’abbandono dei discepoli, gli iniqui processi, la sentenza di morte, gli insulti, il rinnegamento di Pietro  e il suo pianto, la sentenza di Pilato, l’irrisione della regalità del Signore, il cammino sotto la croce, la crocifissione, il grido di angoscia al Padre, la morte e la sepoltura, suggellata dal masso contro l’entrata del sepolcro. Tutti questi sono i momenti della Passione del Signore che la liturgia ci fa ascoltare per entrare nel clima del mistero di Cristo, con devota gratitudine e con proposito di rinnovata corrispondenza a tanto amore del Signore per noi.