28 FEBBRAIO II DOMENICA  DI QUARESIMA(Anno B)

SUL TABOR GESÚ TRASFIGURATO É PROCLAMATO DAL PADRE IL FIGLIO CHE DOBBIAMO ASCOLTARE.

Oggi, il Signore, dopo aver annunziato di dover andare a Gerusalemme dove sarà condannato e messo a morte, sul monte Tabor si trasfigura e il Padre ci manifesta ancora una volta che Gesù è il Figlio amato ed è lui che dobbiamo ascoltare e seguire: la nostra vita deve essere conformata sulla sua parola..  Apparendo con Gesù Mosè ed Elia, la legge e i profeti, si conclude l’Antico Testamento. Seguire Gesù significa accogliere « nella nostra vita il suo mistero di croce », su cui egli  è stato consegnato dal Padre perché potessimo avere la remissione dei peccati, essendosi egli addossato le nostre iniquità. Questo difficile cammino  dobbiamo  compierlo nella fede e nella speranza e, ripensando all’episodio della trasfigurazione, intravediamo, dopo il nostro pellegrinaggio terreno, la gloria del risorto e la nostra futura risurrezione.

Nella Colletta dell’Eucaristia preghiamo Dio dicendo: « O Dio, Padre buono, che non hai risparmiato il tuo Figlio unigenito, ma lo hai dato per noi peccatori; rafforzaci nell’obbedienza della fede, perché seguiamo in tutto le sue orme e siamo con lui trasfigurati nella luce della tua gloria ».

Prima Lettura: Gn22,1-2.9.10-13.15-18.

Nell’ episodio di Abramo, chiamato da Dio a sacrificargli quell’ unico figlio della promessa, la fede del Patriarca è messa alla prova, perché deve distaccarsi dalle attese suscitate in lui dalle promesse di Dio. Egli che si è già allontanato  dalla sua terra, dalla casa del padre e, ora, è chiamato, nella fede,  a distaccarsi da quel figlio nato per l’intervento di Dio e a cui è legata la promessa di una lunga discendenza,  è pronto a sacrificarlo e, nella fede, pur provando angoscia e morte per il gesto che Dio gli chiede, obbedisce.. Ma Dio, se  libera Isacco da quella vocazione di morte,  rinnova la benedizione ad Abramo che non si è rifiutato ad adempiere  alla volontà di Dio: « Giuro per me stesso, oracolo del Signore: perché tu hai fatto questo e non hai risparmiato  tuo figlio, il tuo unigenito, io ti colmerò di benedizioni e renderò  molto numerosa la tua discendenza, come le stelle del cielo e come la sabbia che è sul lido del mare … Si diranno benedette nella tua discendenza tutte le nazioni della terra, perché tu hai obbedito  alla mia voce ».

Seconda Lettura: Rm 8,31-34.

San Paolo invita i cristiani a non temere nulla, nessun avvenimento e nessun uomo, perché Dio sta dalla nostra parte: « Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi? Egli che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha consegnato per tutti noi, non ci donerà forse ogni cosa insieme con lui? ». Dio ci ha dimostrato il suo  amore facendoci dono di quanto aveva di più caro: il suo stesso Figlio, che non lo ha risparmiato alla  morte ma lo ha donato per noi e, facendolo risorgere lo ha posto  alla sua destra per intercedere per noi. Dio allora non ci condanna, come non ci condanna neanche Gesù che il Padre ha mandato, come dice Gesù a Nicodemo, non per condannare il mondo ma per salvarlo e lo  ha posto come nostro intercessore presso di lui.

Vangelo: Mc 9,2-10.

Nella trasfigurazione sul Tabor Dio rivela l’identità del suo Figlio, come era avvenuto al Giordano: Gesù è  il suo Figlio amato e inviato agli uomini perché lo ascoltino. Egli è la Parola e in lui, trasfigurato, inabita la presenza del Padre. E’ lui  il contenuto e il senso delle Scritture rappresentate da Mosè e  la realizzazione delle profezie rappresentate da Elia. Con Gesù l’Antico Testamento riceve il suo pieno compimento. Gli apostoli rimangono atterriti, impauriti ma anche estasiati se, avvertendo la bellezza di quella visione,  Pietro dice a Gesù: « Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia ». Ma, quella visione non può continuare, bisogna ritornare alla realtà e discendere dal monte per riprendere il cammino verso Gerusalemme. Quella del Tabor è un momento profetico che preannunzia la risurrezione, evento che si realizzerà dopo i giorni di passione e di morte. Gesù intima « loro di non dir niente ad alcuno di ciò che hanno visto, se non dopo che il Figlio dell’uomo fosse risorto dai morti ».

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Ultimo aggiornamento (Sabato 13 Marzo 2021 11:06)