17 AGOSTO – XX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO.

Nell’incontro che viviamo la Domenica nell’Eucaristia noi incontriamo Dio personalmente, poiché il Figlio di Dio si rende presente con il suo Corpo e il suo Sangue. Noi offriamo a Dio il pane e il vino, che sono certo doni divini anche se sono frutto della terra e del nostro lavoro, ma in cambio riceviamo Dio stesso, realmente presente in Corpo, Sangue, Anima e Divinità. E’ un misterioso incontro tra la nostra povertà  e la grandezza di Dio che ci ha fatti, al di là della nostra esistenza creaturale, suoi figli, « amici e commensali ». E’ un giorno da vivere nella gioiosa assemblea dei figli di Dio. La Chiesa « canta nel tempo la beata speranza della risurrezione finale » e proclama « la certezza di partecipare un giorno al festoso banchetto del regno ». La gioia deve diventare continua testimonianza, con parole e opere, di ciò che il Signore ha operato per gli uomini.

La preghiera iniziale di questa Eucaristia, oggi, ci fa rivolgere al Signore dicendo: « O Dio della vita, che in questo giorno santo ci fai tuoi amici e commensali, guarda la tua Chiesa che canta nel tempo la beata speranza della risurrezione finale, e donaci la certezza di partecipare  al festoso banchetto del tuo regno ».

Prima Lettura: Pr 9,1-6.

La Sapienza di Dio ha voluto porre nella creazione la sua presenza, dando bellezza, bontà, ordine, grandezza da ammirare e lasciandovi la sua impronta: ogni cosa creata da Dio, dice la Genesi, era buona, compreso l’uomo creato da Dio a sua immagine e somiglianza. Tutti gli uomini, invitati in diverse modalità, possono accostarsi a godere di tutte queste meraviglie del creato, specie chi è inesperto: « Venite, mangiate il mio pane, bevete il vino che io ho preparato. Abbandonate l’inesperienza e vivrete, andate diritti  per la via dell’intelligenza». Se gli uomini sanno ammirare le meraviglie della creazione con lo sguardo di Dio e percepirle con l’intelligenza di cui Dio li ha dotati,  essi possono  godere di tutto quello che Dio ci ha imbandito. Questo banchetto già preannunzia il nuovo banchetto che Dio preparerà per gli uomini quando la Sapienza di Dio, il Logos, il Verbo che si fa carne, venendo ad abitare in mezzo a noi, costruisce nel suo Corpo una modalità di presenza tra noi.  Così Dio ci dà  da « mangiare non solo il pane quotidiano e ciò di cui abbiamo bisogno materialmente, ma soprattutto  nutre la nostra fame di verità, ci disseta con il suo Spirito, alimenta la nostra vita divina con il pane disceso dal cielo ». Egli ci dice oggi nel Vangelo: « In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita ».

Seconda Lettura: Ef 5,15-20.

San Paolo esorta gli Efesini a vivere secondo la Sapienza di Cristo, a vivere in modo e con un  comportamento da saggi, facendo buon uso del tempo e sforzandoci di conoscere, discernere e comprendere la volontà del Signore, anche in mezzo a situazioni in cui si sperimenta il male. Ricolmi dello Spirito di Cristo non devono i credenti in lui « ubriacarsi di vino », cioè di cose solo terrene, ma devono  « rendere continuamente grazie  per ogni cosa a Dio Padre, nel nome del Signore Gesù Cristo», intrattenendosi con salmi, inni, canti ispirati e inneggiando a Lui. La sapienza,  dono dello Spirito Santo, è il gusto di Dio e delle sue cose, la gioia di sentirlo vicino in ogni momento della vita, assaporare la sua intimità che egli vuole realizzare con ognuno di noi, cosicché incontrando i fratelli possano sentirlo anch’essi vicino.

Vangelo: Gv 6,51-58.

Oggi le parole di Gesù nel Vangelo risuonano in maniera molto solenne e chiara, pur paradossali che possano apparire: « Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo ».

Davanti a questa solenne affermazione anche noi, come i Giudei allora, potremmo chiederci: «Come può costui darci la sua carne da mangiare? ». Cosa scegliamo? Allontanarci da lui, non credendo nella sua parola e nella sua potenza divina, o accogliere il suo invito a restare con lui? A mangiare, cioè, la carne del Figlio dell’uomo e a bere il suo Sangue per avere in noi la sua vita eterna e  la resurrezione nell’ultimo giorno?. Poiché egli dice: « La mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda …  chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui », mangiando di lui vivremo per lui e per il Padre,  come lui vive per il Padre. Come si può realizzare questo mangiare e bere? Con la fede e partecipando dell’Eucaristia, che è la sorgente e il culmine della vita della Chiesa, partecipiamo  già da questa terra alla vita divina, ed abbiamo la caparra della risurrezione. L’invito a questo banchetto, preannunziato dal libro dei Proverbi, nel Nuovo Testamento è realizzato attraverso l’Eucaristia che Dio Padre prepara per i suoi figli.