1 Febbraio – IV  Domenica del Tempo Ordinario.

Nella preghiera iniziale di questa Domenica chiediamo al Padre:« che ci ha dato nel Cristo suo Figlio, l’unico maestro di sapienza e il liberatore dalle potenze del male, di renderci forti nella professione della fede, perché in parole e le opere  proclamiamo la verità e  testimoniamo la beatitudine di coloro che si affidano a Lui ». Aderire, allora, con fede salda a Dio e a Cristo significa essere fedeli a Dio, affidarsi completamente a lui nell’intimo del nostro cuore e con tutta l’anima e  testimoniare  questa fedeltà non solo con le parole ma soprattutto con le opere. Tutto questo è possibile se siamo illuminati dalla sua Parola e rafforzati con la sua grazia, che nell’Eucaristia ci viene data accostandoci alla  mensa  del  Corpo e del  Sangue e di Cristo.  A questa mensa troviamo tutto il suo amore, perché si è donato a noi, e da essa abbiamo la forza di testimoniare questa fede.

Prima Lettura: Dt 18,15-20.

Per bocca di Mosè, Dio promette di inviare  un profeta che possa essere il suo portavoce fedele presso il popolo,  così che  questi non oda la voce di Dio  e non veda il suo fuoco, da cui era stato spaventato e atterrito . Compito del profeta deve  essere quello  di riferire esattamente  al popolo quella che è la volontà del Signore,  ciò che il Signore gli  comanda di dire.

La voce del profeta come quella di Dio è efficace e creatrice e la sua realizzazione è espressione e criterio della autenticità della missione del profeta. Egli supera le coordinate politiche-religiose e dipende da Dio che lo ha suscitato. Del rifiuto del profeta e della sua parola che  non viene ascoltata da coloro a cui è  inviato ne viene  chiesto loro conto, mentre il presunto profeta che dicesse  cose  che Dio non ha comandato di dire, sarà  messo a morte.

Cristo Gesù, la Parola  del Padre, fattasi carne , sarebbe stato l’unico Mediatore autentico e perfetto, poiché divenuto uno di noi e nostro fratello, ci avrebbe portato la salvezza, cioè la liberazione dal male del peccato e ristabilito la comunione con Dio, che nel suo Figlio ci ha riconciliato a sé, attraendoci al suo amore.

Cristo Gesù, poiché  per gli uomini le cose che Egli diceva e faceva non potevano essere, nella  loro convinzione,  state comandate  da Dio, venne messo a morte. Coloro che sono posti nella Chiesa nel nome di Dio nella missione di predicare il Vangelo più che sostituirsi a Gesù, devono rivelare al mondo e agli uomini la vicinanza di Dio Padre agli uomini, per comprendere attraverso i legami di bontà, di amore e misericordia come corrispondere a Lui che li attira a sé. Gesù è venuto a rivelarci questo volto profondamente umano del Padre con i gesti, le parole e il suo insegnamento, senza manifestazioni terrificanti della potenza di Dio, come avveniva nel Vecchio Testamento.

Seconda Lettura: 1 Cor 7,32-35.

Paolo, scrivendo ai Corinzi, non intende disprezzare il matrimonio, ma per vivere questa realtà, tipicamente umana, darà come  modello, per la sua realizzazione, l’unione di Cristo con la Chiesa, per la quale egli ha dato la sua vita per renderla santa e immacolata al suo cospetto nell’amore. In questo brano l’apostolo vuol mettere in risalto la verginità, come atteggiamento libero di consacrazione al Signore, come piena e totale donazione per il regno dei cieli e dei fratelli.

Matrimonio e Verginità sono mezzi idonei , a livelli diversi, per camminare nella santità, ognuno nel proprio stato di vita verso la vita celeste. Mentre chi è sposato, continua Paolo, si preoccupa delle cose del mondo e come possa piacere alla moglie e questa al marito, così colui o colei che non sposa o chi sceglie la verginità, può preoccuparsi delle cose del Signore e come possa piacergli. In entrambi i casi Paolo vuole esortare tutti a vivere e comportarsi degnamente e restare fedeli al Signore, senza deviazioni. Anche la verginità è, dunque, un grande dono di Dio alla Chiesa, perché rende chi la sceglie libera/o nel cuore, disponibile ad amare tutti al di là dei legami familiari naturali e coniugali  . La verginità  deve essere vissuta unitamente alla carità e può concorre nella Chiesa a santificarla, così come il matrimonio, vissuto nella realtà sacramentale e nel rispetto della della dignità dei suoi membri,  concorre alla santificazione della Chiesa.

Vangelo: Mc 1,21 -28.

Cristo Gesù, la santità personificata, come riconoscono le folle, insegna  con novità e autorità e non come gli scribi e inoltre, di sabato, guarisce uno che nella sinagoga era posseduto da uno spirito impuro che, riconoscendo Gesù, grida: « Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio !». All’ intimazione di Gesù lo spirito impuro uscì da quell’ uomo gridando forte.  Gesù che , venuto per ripristinare nel mondo la signoria di Dio, nel deserto  ha vinto Satana e lo ha   spodestato dal suo dominio sull’ uomo, continua, come ci dice il brano evangelico di oggi, a liberare  tutti coloro che sono sotto il suo dominio. Satana reagisce a questa opera , ma il Cristo non lo teme, perché è venuto proprio per vincerlo al posto nostro  e per insegnarci a respingerlo a nostra volta quando ci tenta.

Quando assecondiamo le sue tentazioni e pecchiamo, facciamo spazio a Satana, ma possiamo rialzarci, consapevoli che Gesù lo ha definitivamente sconfitto nell’ ora della sua passione, morte e risurrezione. Uniti a Cristo abbiamo la sua stessa forza per vincere lo Spirito del Male. Se siamo distaccati da Cristo, nella nostra fragilità, possiamo ricadere di nuovo nel peccato.