28 Dicembre – 1 Domenica fra l’ottava di Natale.

Festa della  SACRA  FAMIGLIA.

La Famiglia di Nazaret  modello di vita familiare.

La Chiesa, oggi, considera insieme la Famiglia di Nazaret e la famiglia cristiana, come suo riflesso. Pur nella sua singolarità, la famiglia di Gesù, che ha voluto nascere e crescere in seno alla famiglia, ci si presenta come « un vero modello di vita », con le sue virtù e con il suo amore. Gesù si incarna in una famiglia concreta, vivendo fin dal primo istante della sua esistenza terrena questa esperienza: relazionandosi con i suoi genitori ne ha condiviso dolori e gioie; dai genitori ha imparato a rapportarsi con Dio e gli uomini; ha conosciuto la paura, sperimentato i pericoli, la precarietà, ma anche l’esperienza religiosa in casa, nella sinagoga e nel tempio, partecipando alle varie feste ebraiche.

La famiglia di Nazaret vive le preoccupazioni quotidiane, come lo smarrimento di Gesù nel tempio, le incomprensioni degli abitanti di Nazaret per i comportamenti di Gesù, ma tutta la famiglia è aperta e disponibile alla voce di Dio, che li conforta, nella consapevolezza che il Figlio non appartiene a loro. Tutto questo deve farci comprendere che senza Dio la famiglia non ha fondamenti stabili.

La Chiesa è la famiglia di Dio e in origine il nucleo della Chiesa era costituito da famiglie, i cui membri, divenuti credenti, desideravano che tutta la famiglia fosse salvata e, come dice il Concilio, erano piccole chiese domestiche, dove si praticava la vita cristiana in un mondo pagano e incredulo.

Paolo VI, in una riflessione durante la sua visita  nella casa di  Nazaret,  definì  la Sacra Famiglia           « Scuola  dove si è iniziati a comprendere la vita di Gesù, scuola del Vangelo, dove si impara a vivere  in famiglia. Nazaret ci ricorda cosa è la famiglia, cos’ è la comunione di amore, la sua bellezza austera e semplice, il suo carattere sacro e inviolabile… Infine impariamo la lezione del lavoro. Qui soprattutto desideriamo comprendere e celebrare la legge, severa certo, ma redentrice della fatica umana…».

Nella Sacra Famiglia abbiamo tratti  fondamentali a cui le famiglie cristiane possono e devono ispirarsi per realizzare e svilupparsi secondo il progetto di Dio sulla famiglia, come per esempio, la carità profonda, l’ospitalità, la povertà laboriosa, il nascondimento, la semplicità, l’ascolto attento e rispettoso, l’ubbidienza vissuta nella libertà, la vita limpida e trasparente, l’intimità  con Cristo  e Maria,  la fede schietta, la vita vissuta nella gioia, con cui tutto diventa più facile anche nei momenti delle croci, la donazione e la condivisione dei pesi gli uni degli altri.

La famiglia deve diventare ciò che è.

La famiglia, piccola chiesa domestica,, è immagine della Chiesa di Cristo, plasmata dall’ Amore. Nella Familiaris Consortio, Giovanni Paolo II ha scritto che « l’essenza e i compiti della famiglia sono… definiti dall’ amore. Per questo la famiglia riceve la missione di custodire, rivelare e comunicare l’amore, quale riflesso vivo e reale partecipazione dell’amore di Dio per l’umanità e dell’amore di Cristo Signore per la Chiesa sua sposa » ( FC 17 ). La famiglia scopre la sua identità e la sua missione di ciò che può e deve essere nel disegno che Dio ha tracciato per essa.

Come per la famiglia di Nazaret,  il  compito della famiglia cristiana  è quello  di diventare ciò che essa  « è », accogliendo  la parola che la invita a rivestirsi di sentimenti di misericordia, bontà, umiltà, mansuetudine, pazienza e, come dice san Paolo, “avere al di sopra di tutto la carità che è vincolo di perfezione, per edificare la pace nei cuori ”. La sottomissione e l’accoglienza reciproca fra marito e moglie, genitori e figli hanno come riferimento ultimo il Signore.

La famiglia, allora, sperimenta la vita insieme, con  la gioia di camminare congiuntamente sulla strada di Dio e del mondo. La famiglia  nei momenti di difficoltà diventa sostegno e aiuta a crescere nella maturità dell’amore e rende più facili gli impegni quotidiani.

Oggi chiediamo al Signore  che anche  « le nostre famiglie vivano nell’ amicizia e nella pace » con Dio, che « i genitori si sentano partecipi  della fecondità dell’amore divino », e che « i figli  crescano in sapienza,pi  età e grazia ».  L’esempio e la grazia che ci vengono dalla Santa Famiglia ci danno la forza di superarli. In particolare la nostra fede è rinvigorita dall’ Eucaristia, la mensa che ci nutre tutti come figli di Dio.

Prima Lettura: Gn 15,1-6; 21,1-3.

Dio rinnova ad Abramo,  che ha risposto con la fede, la promessa di una lunga discendenza con la fecondità di Sara, che pur essendo anziana e sterile concepisce Isacco. Dio con la sua potenza è più forte della fragilità e impossibilità umana. Da Abramo sarebbe venuto il Figlio suo Gesù, che la vergine Maria concepirà  per opera dello Spirito Santo. Da questo connubio tra la potenza di Dio e la fede di Abramo, che non dubita della promessa di Dio, si realizza il progetto salvifico di Dio. La famiglia di Nazaret sarà il segno di questa forza di Dio per cui Maria, nella fede, concepisce Gesù e Giuseppe ne assume la paternità legale e putativa.

Seconda Lettura: Eb 11,8-12.17-19.

La storia della salvezza è una storia di obbedienza e adesione perfetta alla volontà di Dio, il quale opera anche davanti alle cose che agli uomini sembrano impossibili. Alla base della promessa fatta ad Abramo e a Sara vi è la certezza di fede che colui che promette è fedele, e che « è capace di far risorgere anche i morti ». Infatti, se Abramo da un lato era disposto a offrire l’unico  figlio, dall’altra lo riebbe proprio  come segno che Dio ha la forza di richiamare alla vita. Ciò è avvenuto con Gesù, Figlio di Dio, che, offertosi sulla croce, è stato risuscitato dalla morte.

Vangelo: Lc 2,22-40.

Il Bambino Gesù, in quanto primogenito, è consacrato a Dio, come prescriveva la Legge di Mosè, e dedicherà tutta la sua vita al Padre e alla sua volontà, fino ad offrirsi sulla croce. Egli  viene presentato al tempio ed  è riconosciuto, come l’atteso delle genti,  dal vecchio Simeone, « uomo giusto e pio », che ringrazia Dio per avergli dato la gioia di aver visto il Messia del Signore, venuto per realizzare la redenzione, ed è accolto anche da Anna, che era al  servizio di Dio, nel tempio, « notte e giorno, con digiuni e preghiere »: essi incontrano e riconoscono il Messia perché lo Spirito del Signore è in loro. La cosa vale anche per noi e sempre: possiamo essere vicini  a Cristo, alla sua Chiesa, all’ Eucaristia e non accorgerci che Gesù è per gli uni – per i credenti – motivo di salvezza, e per gli altri – gli increduli e indifferenti – motivo di rovina, per il fatto che lo rifiutano. Il destino di Gesù passerà attraverso la croce, e Maria stessa ne sentirà il dolore, condividendo la passione del Figlio, come le predice Simeone: « una spada ti trafiggerà l’anima ».