20 Luglio – XVI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO.

Il Signore è lento all’ira e grande nella sua misericordia.

Quando andiamo a Messa noi presentiamo una modesta offerta: il pane, il vino, e talora anche un’espressione della nostra solidarietà ai bisogni della comunità cristiana. Ma più che dare, noi riceviamo dei doni dal Signore: « i tesori della grazia ». Il pane e il vino, sono consacrati nel Corpo e Sangue di Cristo che il Padre ci elargisce. E’ soprattutto questo sacrificio compiuto da Cristo per la nostra salvezza che noi offriamo al Padre. Non abbiamo meriti, ma abbiamo l’amore di Gesù in croce che si rinnova ogni volta che siamo « convocati per la Pasqua settimanale ».

Giustamente riconosciamo di essere «  colmati della grazia dei santi misteri ». Solo che questa grazia deve diventare visibile: essa è come seme e lievito che cresce e trasforma ; è umiltà e mitezza; è accoglienza e servizio del prossimo, perché in esso è presente il Signore.

Prima Lettura:  Sap 12,13.16-19.

Mentre tra gli uomini possiamo constatare la protervia del potere, unito alla violenza e al dominio, nei confronti degli altri uomini, Dio esercita la sua forza e potenza, in maniera diversa, con giustizia e pazienza, perché altrimenti chi potrebbe resistergli. Ma se Egli esercita, nei nostri confronti,  la sua infinita pazienza e misericordia, perché ci attende nonostante i nostri fallimenti, applica anche per ognuno di noi  la sua giustizia.

Il metodo, il modo di agire di Dio, quindi, sorprende per la sua pazienza, mitezza e misericordia verso tutti. Il potere divino non è arbitrio: «  Ci governi con molta indulgenza ». Tale modo di agire di Dio deve  essere tenuto presente da noi; ad esso si deve conformare il nostro comportamento. Talora vorremmo, infatti, un intervento  più preciso nel reprimere il male, ma è proprio questa maniera di fare di Dio che infonde in noi un « buona speranza », e che ci assicura « dopo i peccati » la possibilità di pentirsi. Occorre molta pazienza e fiducia, che accompagna i nostri sentimenti e le nostre inquietudini. D’altra parte, non dimentichiamo che  è anche detto che Dio « rigetta l’insolenza ».

Seconda Lettura: Rm 8,26-27.

Credessimo veramente che in noi abita lo Spirito Santo! La nostra certezza rimane spesso una convinzione molto astratta. Egli è realmente in noi: prega dentro di noi; ci suggerisce le intenzioni nella preghiera, ma a condizione di lasciarci guidare da lui, che ci conforma al disegno di Dio.

Vangelo: Mt 13,24-43.

La zizzania.

Se nella vita degli uomini una medesima realtà può essere vissuta in maniera diversa a seconda delle capacità di ognuno, ma anche per le finalità che poniamo nel nostro agire, nel  pensare, sognare in grande e, di conseguenza, operare per partecipare ad un grande progetto non significa illudersi. Se i grandi orizzonti, anche un po’ visionari, danno un senso al nostro agire concreto, bisogna, però, mettere in conto le difficoltà che si incontreranno lungo il cammino: far fronte allo smarrimento che può essere causato dalla derisione della gente, affrontare il disincanto di coloro che non condividono il nostro orizzonte, l’assenza di risultati immediati, ecc. Si raggiungono le grandi mete imparando a superare le difficoltà, le deviazioni, le contraddizioni che si incontrano lungo il cammino: esse si raggiungono con fatica e un percorso accidentato può far facilmente scoraggiare.

Così, nei primordi dell’annunzio del Regno, molti pensarono che esso si sarebbe realizzato nell'’immediato, ma  il passare delle generazioni e  dei secoli hanno smorzato l’entusiasmo iniziale e ci è resi conto che lavorare per l’avvento del Regno di Dio non è facile, perché bisogna resistere nelle tentazione, tra le persecuzioni e gli scandali derivanti da comportamenti di infedeltà dei peccatori all’ interno della Chiesa stessa.

A parte il seme che cade lungo la strada ed è beccato, quello che cade in terreno sassoso e secca, tra il buon seme della sua Parola, seminato dal Signore nel suo campo, come nella parabola del Vangelo di oggi, spunta anche la zizzania.  Non è stato certo solo nella Chiesa delle origini che si è faticato per non perdere la tensione verso il Regno,  ma anche oggi i cristiani devono affrontare le varie resistenze che si oppongono alla realizzazione del Regno di Dio.

Ma tutto il tempo della storia è tempo di misericordia di Dio, perché gli uomini si convertano.  La libertà, di cui Dio ha dotato l’uomo, può trascinarlo nelle sue quotidiane scelte di vita, a tradurre gli ideali di bene e le sue capacità, le sue ispirazioni, la sua Parola, seminate nel suo cuore,  da buon grano in zizzania. Per ognuno la propria vita è tempo per imparare a discernere  il bene e il male, non quello di giudicare il buono e il malvagio. La parabola ci insegna che questo è il tempo della misericordia, della pazienza e del non peccare di presunzione,  volendo chiedere a Dio di affrettare il suo giudizio, per estirpare il male.

La parabola della zizzania ci invita ci invita, nel nostro oggi, a prendere posizione a favore del Regno di Dio, ad averlo nelle nostre scelte e  nei nostri desideri con l’ampio orizzonte di Dio, trovando in esso il senso del nostro agire.

Le altre parabole, quella del granellino di senape e del lievito, se fanno risaltare la sproporzione tra la piccolezza del seme e la grandezza del realizzarsi finale del Regno di Dio, devono anche farcelo concepire non come un avvenimento clamoroso, invadente, che subito s’imponga. Il Vangelo  cresce a poco a poco, con una forza interna, capace di permeare tutta la massa dell’umanità nelle varie epoche di vita degli uomini, qualora questi mostrassero la disponibilità ad accoglierlo nella propria vita. E’ perciò necessario che il seme muoia per poter  crescere rigoglioso. Si deve credere, quindi,  alla sua forza interna, simile – dice Gesù – a quella del granellino di senape, dagli inizi insignificanti: la croce di Cristo  e la sua morte umana, realtà piccole e deboli, hanno espresso la potenza di Dio per l’inizio e l’incremento del Regno.

Il lievito solo sciogliendosi e confondendosi con la farina può farla fermentare, non certo il restare separati e distinti.

La piccolezza del seme e la commistione tra lievito e farina, realtà piccole, producono un effetto grandioso: frutto di una operatività che sfugge all’uomo, che dovrebbe saper vivere realizzando il bene anche in mezzo alle resistenze, alle contraddizioni, alle difficoltà e alle incompiutezze.

La tentazione di accelerare i tempi per il giudizio, che certo ci sarà, ma che è nel tempo e nelle mani di Dio e non nostri, significa non voler accettare l’interiorizzazione delle leggi del Regno, che sono la piccolezza, la commistione di puro e impuro.

Tre insegnamenti dalla pagina del Vangelo che leggiamo.

-      Dio non interviene subito nella storia dell’uomo.

-      E’ paziente. Aspetta. Ma alla fine il male sarà strappato ed eliminato.

-      Non dobbiamo lasciarci sconvolgere dalla presenza  del male nel mondo; dobbiamo sopportarlo ed avere fiducia insieme nella giustizia e nella misericordia del Signore. « I figli del Maligno », «  quelli che commettono iniquità » non avranno riuscita. Occorre fare il bene con serenità e con la certezza che « i giusti splenderanno ».