29 Giugno – Solennità dei Santi Apostoli   Pietro   e  Paolo.

Pietro e Paolo sono come i due apostoli emblematici e tra coloro che sono stati chiamati, per il ruolo fondamentale che hanno avuto nella Chiesa delle origini e nella storia della Chiesa universale,  le hanno dato « le primizie della fede cristiana ».

Noi crediamo secondo il credo apostolico, ricevendo la loro testimonianza e le loro certezze, che sono sempre attuali nella Chiesa, ne formano la tradizione vivente. Ma osserviamo che Pietro e Paolo non furono testimoni di parole, ma a Cristo hanno consacrato la loro vita nel martirio, nel quale sono stati accomunati. La nostra fede deve essere apostolica anche per questa imitazione della vita e dell’esperienza degli apostoli.  

 I loro doni furono diversi, ma identica fu la passione e il loro fervore per Cristo e la dedizione per la sua Chiesa.

« Con doni diversi – proclama il prefazione – hanno edificato la Chiesa » e oggi,  la stessa Chiesa, che li celebra con un’unica solennità, poiché uniti  « in gioiosa fraternità » sono « Associati nella venerazione del popolo cristiano e condividono la stessa corona di gloria »,  prosegue la fede del pescatore  di Galilea in Gesù e « Figlio del Dio vivente », cioè la confessione di Pietro, e il magistero di Paolo, che illuminò « le profondità del mistero » di Cristo. Entrambi, pur con le loro differenze culturali, per la storia personale e le vicende affrontate, per le animate polemiche riportate nel Nuovo Testamento, ( differenze che sono ricchezze per una più profonda azione missionaria,  ma che devono essere conciliate dalla carità), partecipano all’annunzio del Vangelo.

La professione della fede in contrasto con l’idolatria.

La professione di fede di Pietro, che Gesù è  « il Cristo e il Figlio del  Dio vivente », riportata dal Vangelo ed espressa a Cesarea di Filippo, (territorio pagano lontano da Gerusalemme, abitato dagli Erodiani, opportunisti e asserviti al potere dei più forti, con l’idolatria del potere e con tutto il corollario di malefatte della  famiglia degli erodiani), è significativa, dopo che Gesù ha posto ai discepoli alcune domande capitali: « La gente chi dice che sia il Figlio dell’uomo? » (Mt 16,13); e ancora : « Voi chi dite che io sia? » ( Mt 16,15). Gli apostoli, al di là di quello che dice la gente, che egli è Giovanni il Battista, Elia, Geremia o qualche profeta ( tutti  personaggi biblici collegati a Gesù ), non colgono della persona di Gesù il mistero e l’identità, realtà che, se  possono essere compresi nel contesto della Scrittura, eccedono rispetto alle risposte date.

Oggi il Vangelo, come agli apostoli e a Pietro, anche a noi chiede chi sia Gesù per noi. Ognuno deve dare la propria risposta personale, che non vuol dire solo sapere ciò che dice il Catechismo di Gesù o inventarsi una  nuova dottrina, ma partecipare interiormente e personalmente alla

Fede della Chiesa. Richiede un di più esistenziale che, se vuole la conoscenza della dottrina, ci chiede  una  più profonda e  decisa adesione alla fede.

Il segno della nostra fedeltà  agli apostoli è messo in luce nella preghiera dopo la comunione, dove chiediamo « di perseverare nella frazione del pane e nella dottrina degli apostoli, per  formare  nel vincolo della carità un cuor solo e un’anima sola ».

La fede come relazione vitale.

La fede, se comporta la conoscenza dei contenuti, è soprattutto un’ esperienza vitale. Come ogni relazione che non è mai statica, stabile, immutabile, ma è viva e si incarna in persone in carne e sangue, così tutti i credenti nel Signore, pur nelle differenze, devono esprimere la stessa fede, come Pietro e Paolo, che « con diversi doni, hanno edificato l’unica Chiesa »( Prefazio).

Prima Lettura: At 12,1-11.

Per Pietro in carcere prega tutta la Chiesa, consapevole di ciò che Pietro significa per lei. L’apostolo perseguitato  sta sperimentando  che cosa vuol dire seguire il Signore ed essere pastore del suo gregge. Ma sente anche la forza liberatrice di Gesù, che lo restituirà alla comunità cristiana.

Seconda Lettura: 2 Tm 4,6-8.17-18.

Per Paolo, che è alla fine della sua vita, la fede è stata un’esperienza esaltante che lo ha accompagnato dal momento in  cui Cristo lo ha chiamato sulla via di Damasco. Da uno sguardo retrospettivo essa gli appare una battaglia, una corsa, un impegno fedelmente assunto: « Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la mia corsa, ho conservato la fede. Ora mi resta soltanto la corona di giustizia che il Signore, il giudice giusto, mi consegnerà in quel giorno » ( 2Tm 4,6-8).  La sua fiducia totale è nel Signore, che darà la corona a lui e a tutti quelli che ne attendono la venuta con amore. La ricompensa che Paolo attende sembrerebbe una magra consolazione, ma è l’essenziale per ogni credente e, giunti alla fine della propria vita, per ognuno può essere più che sufficiente.

Vangelo: Mt 16, 13-19.

Per la perspicacia della sua professione  di fede in Gesù, Messia, Figlio di Dio, Pietro viene eletto fondamento della Chiesa, sovraintendente  che decide autorevolmente a nome di Cristo. Dietro di lui è Cristo stesso che opera, al quale la Chiesa appartiene. Gesù dice infatti « la mia Chiesa ».

 

  

Ultimo aggiornamento (Sabato 28 Giugno 2014 19:22)