15 Giugno – Solennità  della  SANTISSIMA TRINITA’

Quello della SS. Trinità è il primo mistero principale della fede cristiana, rivelatoci da Dio. Noi professiamo la fede in un Dio uno e unico, in Tre Persone uguali e distinte, ma non separate. La Teologia cristiana, accogliendo la rivelazione che Dio ha fatto, ha cercato lungo i secoli di indagarne il mistero usando le categorie epistemologiche-conoscitive di ogni epoca, pur sapendo che, come scrive san Agostino nel libro "De Trinitate", vedendo sulla spiaggia del mare di Tegaste un bambino che con un cucchiaio tenta di svuotare  il mare trasportandone l’ acqua in una buca,  un mistero così grande non può essere pienamente compreso da una mente umana finita e limitata, nel senso di una limitatezza come coscienza delle proprie possibilità e impossibilità.

Alla Santissima Trinità – al Padre, al Figlio, allo Spirito Santo – è sempre rivolta la nostra preghiera e il nostro rendimento di grazie. Non si tratta di un mistero astratto e lontano. Al contrario: ne possiamo parlare, e vi dedichiamo una festa tutta particolare, proprio perché questo mistero si è fatto vicino. E’ un mistero di relazione, di amore, comunione e intimità fra le tre Persone. La SS. Trinità è un Dio che costantemente si dona all’ uomo rendendolo partecipe di questa relazione, fino al punto di comunicarsi a lui. Il mistero di Dio si è aperto quando ci è stato inviato come nostro redentore Gesù, il Figlio stesso di Dio e quando ci è stato elargito « lo Spirito Santo d’amore », che ci ha riconciliato e santificato. Allora ci è stato rivelato « il mistero della vita di Dio ». La Trinità Santissima se  sfugge  alla nostra comprensione, tuttavia inabita in noi, è un’esperienza: un’esperienza ancora velata, ma « nella pazienza e nella speranza » siamo incamminati  e tesi verso  la « piena conoscenza » di Dio « amore e vita ».

Prima Lettura: Es 34,4-6.8-9

Il nostro Dio è un Dio per noi, per la nostra salvezza,  Dio di misericordia, « ricco di amore ». Nella rivelazione che Dio fa di sé per la seconda volta a Mosè ridona le tavole della Legge, poiché una prima volta il popolo  aveva deviato dalla  fedeltà  agli impegni dell’alleanza, quando si era dato all’ idolatria, prostrandosi in adorazione davanti  al vitello d’oro, fatto da Aronne, e attribuendo ad esso l’opera della liberazione dall’ Egitto. Nonostante questa infedeltà, Dio, per intercessione di Mosè, perdona al suo popolo perché è « il Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento all’ ira e ricco di amore e di fedeltà » ( Es 34,6).

Ma Mosè  sente Dio vicino e pieno di grazia, perché è un Dio che cammina in mezzo al suo popolo, che perdona le sue colpe,« anche se è di dura cervice ». Mosè davanti a Dio riconosce il peccato di tutto il popolo e chiede   che lo scelga  e lo tratti  come suo possesso. Questa presenza divina raggiungerà la sua pienezza quando a camminare in mezzo a noi sarà lo stesso Figlio di Dio; quando all’ umanità, dal Padre e dal Figlio, sarà inviato come Dono lo Spirito Santo. Allora potremo capire la misura della pietà e della vicinanza di Dio: Trinità Santissima rivelata e comunicata agli uomini.

Seconda Lettura: 2 Cor 13,11-13

Nel saluto di Paolo – il saluto tipicamente cristiano – sono proclamate le Tre Persone divine della Santissima Trinità: il Signore Gesù, il Padre, lo Spirito Santo. Ma non come astratta enunciazione: del Figlio è ricordata la grazia che ci è elargita, del Padre è sottolineato l’amore, dello Spirito Santo la comunione. La Santissima Trinità si è dunque aperta nel suo mistero  e si è trasmessa a noi con la venuta del Figlio, che ci ha redenti mediante il dono dello Spirito. Più che a riflettere  per capire, siamo chiamati ad accogliere per amare, dal momento che le Tre Persone Santissime sono in viva relazione con noi, fino a dimorare nel cuore di chi è in grazia.

Vangelo: Gv 3,16-18.

Del dono di Dio all’ uomo ci parla Gesù nel suo colloquio con Nicodemo a cui svela il progetto di salvezza del Padre, che per sua iniziativa d’amore sovrabbondante, generoso e oblativo, manda il suo Figlio, consegnato per la salvezza del mondo. Questo mondo  a volte si oppone a Dio, lo contrasta e rifiuta il suo amore, mentre altre volte, riconoscendo l’uomo  il proprio stato di prostrazione, lo ricerca e si rivolge a lui. Nell’ insegnamento e nella rivelazione che Gesù fa di Dio il mondo  è oggetto dell’amore di Dio che lo cerca e lo attira al suo amore.

Così abbiamo saputo di avere un Padre quando ci è stato inviato da Dio il Figlio Unigenito per la salvezza del mondo, la cui missione, frutto di questa iniziativa del Padre, è assunta e condivisa da Gesù  perché potessimo avere la vita di Dio in noi. A questa iniziativa di Dio deve corrispondere  da parte nostra l’accoglienza nella fede di questo Dono del Padre, nel quale riceviamo la salvezza; la fede nelle parole, nelle opere e nei gesti di Gesù; la fede come affidamento e fondamento della conoscenza del mistero di Dio. Il mistero del Padre e del Figlio appare così non come lontana  e difficile verità, ma come partecipazione nostra alla vita di Dio. Né manca lo Spirito Santo, poiché la vita di Dio, portataci dal Figlio, viene  in noi grazie allo Spirito Santo: e infatti noi nasciamo di nuovo, dall’ alto, per virtù dello Spirito, la Terza Persona della Santissima Trinità.