29 Dicembre – 1 Domenica fra l’ottava di Natale.

Festa della  SACRA  FAMIGLIA.

   La Famiglia di Nazaret modello di vita familiare.

La Chiesa, oggi, considera insieme la Famiglia di Nazaret e la famiglia cristiana, come suo riflesso. Pur nella sua singolarità, la famiglia di Gesù, che ha voluto nascere e crescere in seno alla famiglia, ci si presenta come « un vero modello di vita », con le sue virtù e con il suo amore. Gesù si incarna in una famiglia concreta, vivendo fin dal primo istante della sua esistenza terrena questa esperienza: relazionandosi con i suoi genitori ne ha condiviso dolori e gioie; dai genitori ha imparato a rapportarsi con Dio e gli uomini; ha conosciuto la paura, sperimentato i pericoli, la precarietà, ma anche l’esperienza religiosa in casa, nella sinagoga e nel tempio, partecipando alle varie feste ebraiche.

La famiglia di Nazaret vive le preoccupazioni quotidiane, come lo smarrimento di Gesù nel tempio, le incomprensioni degli abitanti di Nazaret per i comportamenti di Gesù, ma tutta la famiglia è aperta e disponibile alla voce di Dio, che li conforta, nella consapevolezza che il Figlio non appartiene a loro. Tutto questo deve farci comprendere che senza Dio la famiglia non ha fondamenti stabili.

La Chiesa è la famiglia di Dio e in origine il nucleo della Chiesa era costituito da famiglie, i cui membri, divenuti credenti, desideravano che tutta la famiglia fosse salvata e, come dice il Concilio, erano piccole chiese domestiche, dove si praticava la vita cristiana in un mondo pagano e incredulo.

 Paolo VI, in una riflessione durante la sua visita  nella casa di  Nazaret,  definì  la Sacra Famiglia « Scuola  dove si è iniziati a comprendere la vita di Gesù, scuola del Vangelo, dove si impara a vivere  in famiglia. Nazaret ci ricorda cosa è la famiglia, cos’ è la comunione di amore, la sua bellezza austera e semplice, il suo carattere sacro e inviolabile… Infine impariamo la lezione del lavoro. Qui soprattutto desideriamo comprendere e celebrare la legge, severa certo, ma redentrice della fatica umana…».

Nella Sacra Famiglia abbiamo tratti  fondamentali a cui le famiglie cristiane possono e devono ispirarsi per realizzare e svilupparsi secondo il progetto di Dio sulla famiglia, come per esempio, la carità profonda, l’ospitalità, la povertà laboriosa, il nascondimento, la semplicità, l’ascolto attento e rispettoso, l’ubbidienza vissuta nella libertà, la vita limpida e trasparente, l’intimità  con Cristo  e Maria,  la fede schietta, la vita vissuta nella gioia, con cui tutto diventa più facile anche nei momenti delle croci, la donazione e la condivisione dei pesi gli uni degli altri.

 La famiglia deve diventare ciò che è.

La famiglia, piccola chiesa domestica,, è immagine della Chiesa di Cristo, plasmata dall’Amore. Nella Familiaris Consortio, Giovanni Paolo II ha scritto che « l’essenza e i compiti della famiglia sono… definiti dall’amore. Per questo la famiglia riceve la missione di custodire, rivelare e comunicare l’amore, quale riflesso vivo e reale partecipazione dell’amore di Dio per l’umanità e dell’amore di Cristo Signore per la Chiesa sua sposa » ( FC 17 ). La famiglia scopre la sua identità e la sua missione di ciò che può e deve essere nel disegno che Dio ha tracciato per essa.

    Come per la famiglia di Nazaret,  il  compito della famiglia cristiana  è quello  di diventare ciò che essa « è », accogliendo  la parola che la invita a rivestirsi di sentimenti di misericordia, bontà, umiltà, mansuetudine, pazienza e, come dice san Paolo, “avere al di sopra di tutto la carità che è vincolo di perfezione, per edificare la pace nei cuori ”. La sottomissione e l’accoglienza reciproca fra marito e moglie, genitori e figli hanno come riferimento ultimo il Signore.

    La famiglia, allora, sperimenta la vita insieme, con  la gioia di camminare congiuntamente sulla strada di Dio e del mondo. La famiglia  nei momenti di difficoltà diventa sostegno e aiuta a crescere nella maturità dell’amore e rende più facili gli impegni quotidiani.

  Oggi chiediamo al Signore  che anche  « le nostre famiglie vivano nell’ amicizia e nella pace » con Dio, che « i genitori si sentano partecipi  della fecondità dell’amore divino », e che « i figli  crescano in sapienza,pietà e grazia ».  L’esempio e la grazia che ci vengono dalla Santa Famiglia ci danno la forza di superarli. In particolare la nostra fede è rinvigorita dall’Eucaristia, la mensa che ci nutre tutti come figli di Dio.

 Prima Lettura: Sir 3,2-6.12-14.

L’antica sapienza esalta l’onore che i figli devono al padre e alla madre. E’ un atteggiamento di bontà e di riconoscenza, che sa comprendere e  anche compatire, e del quale Dio terrà grande calcolo per esaudire nella orazione e per scontarci i peccati.

 Seconda Lettura: Col 3,12-21.

La famiglia, come ogni situazione della vita, deve riflettere ed esprimere la carità che distingue il discepolo del Signore, e che genera una varietà di sentimenti: l’umiltà, la magnanimità, la misericordia, il compatimento che perdona. Quando c’è la carità, che sintetizza tutte le perfezioni cristiane, allora anche nella famiglia c’è la sotto missione, la dolcezza, l’obbedienza e la comprensione: quell’insieme di virtù che rifulgono nel « modello  sublime di vita familiare », qual è quello offerto da Gesù, Maria e Giuseppe.

Vangelo: Mt 2,13-15.19-23.

Erode cerca il bambino: ma per ucciderlo. Non ha l’umiltà e la purezza necessarie per accogliere non un temibile rivale, ma un Re che salva con l’amore e con il dono della propria vita. Logicamente, quando il cuore si chiude in sé, nel proprio egoismo, non indietreggia neppure di fronte alle azioni più infami, come quella di far uccidere tutti i bambini di Betlemme e del suo territorio dai due anni in giù. Al contrario chi è sollecito nel ricevere Cristo nell’animo, sente il bisogno e la forza di amare tutti. Per parte sua san Giuseppe è agli antipodi di Erode: tutto il suo impegno sarà quel lo di custodire la vita del Bambino. Nel cuore di Giuseppe c’erano umiltà e amore.