22 Dicembre - IV Domenica di Avvento.

Attendiamo Gesù con Maria e Giuseppe.

Ancora pochi giorni e sarà Natale. Tutti ci prepariamo adeguatamente a celebrarlo con lo spirito di una fede genuina? Abbiamo preparato il presepe, l’albero, ci affrettiamo a fare gli ultimi acquisti di regali, abbiamo programmato vacanze e pranzi, ecc. Ma riduciamo solo a questo l’evento che, più di ogni altro, ha cambiato la storia del mondo?

Maria ci ha fatto un  regalo, il più bello, il più prezioso e più grande: ci ha dato il suo Figlio, il Figlio di Dio, che ha ricevuto dallo Spirito Santo con il suo “ sì ”.

Quando riceviamo un regalo siamo contenti e, col dono, apprezziamo l’amore di colui che ce l’ha donato. Se poi il dono è inaspettato, allora la gioia è più grande. Nel Natale il dono che Dio fa del suo Figlio è un dono completamente gratuito, non dovuto e non è frutto della nostra azione, ma della liberalità del Padre celeste che ci ha dato Gesù, il Salvatore.

Nella nostra storia, intrisa di dolore, di morte, di disgrazie e calamità, di ingiustizie, di guerre, di odi tra popoli, Dio ha mandato il Principe della pace, suo Figlio, alla cui nascita gli angeli hanno cantato: « Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace agli uomini che il Signore ama ». Gesù, l’Emmanuele, il Dio con noi, uomo come noi, eccetto il peccato, viene a liberare l’uomo da tutte quelle realtà che lo affliggono e a dargli la speranza che, cambiando il mondo fin da ora, secondo il  modo di pensare e operare di Gesù,  potrà dare inizio a quel regno di amore, di giustizia, di pace, di fraternità che avrà il pieno compimento nell’eternità di Dio.

Nel Natale Dio interviene nella nostra storia non con segni di potenza, ma nella semplicità, nella povertà più estrema, in un tale nascondimento  che solo nella fede è possibile cogliere. Il comunicare di Dio con gli uomini, nel Natale, avviene con linguaggio e con  segni, sì preannunziati, ma realizzati in modo misterioso. Viene da una donna,  che pur essendo vergine, diviene mamma e partorisce un bambino.

Solo la rivelazione dall’ alto ci fa comprendere l’evento, come avvenne per i pastori che, accogliendo la notizia dall’angelo, corsero a vedere colui che era stato annunziato loro come “ il Salvatore ”.   

 In questa quarta domenica di Avvento, nell’attesa del Signore, la liturgia ci presenta le figure di Maria e Giuseppe che, come modelli di fede, nelle loro vicende umane degli eventi vissuti, si fidano di Dio e, confortati dalle parole degli angeli, scorgono la sua volontà, la quale, nel realizzarsi, non esclude la collaborazione dell’uomo: Maria che, con il suo “ sì ”, si proclama l’umile serva del Signore, Giuseppe,  « uomo giusto », che non ha paura di superare la giustizia  legale, di affrontare i pregiudizi degli uomini, di accettare una simile paternità adottiva del bambino, dandogli il nome, conferendogli tutti i diritti legali e inserendolo nella discendenza della famiglia di Davide, come era stato promesso da Dio.

L’umile ascolto della Parola di Dio, l’ obbedienza della fede, l’adesione perfetta alla volontà di Dio: ecco le condizioni per ricevere e rivivere la grazia del Natale. Il grande modello è la Vergine Maria, nel cui grembo purissimo il Verbo di Dio si riveste di carne mortale per virtù dello Spirito Santo. E’ lo Spirito che agisce nella Chiesa, chiamata a portare nel mondo lo stesso Signore. Anche in noi, grazie alla fede, diviene presente il Verbo di Dio: le nostre opere lo attestano e lo donano agli altri.

 Prima Lettura: Is 7,10-14.

 Per sfiducia e anche caparbietà Acaz non chiede un segno a Dio, Ma Dio non si lascia smontare o stancare, non perde la pazienza; ed ecco che promette un segno, cioè un suo intervento, che è insieme rivelatore della sua potenza e del suo amore: la concezione della vergine, il parto di un figlio, il cui nome indica la presenza di Dio con il suo popolo. La promessa del Signore troverà compimento perfetto quando a concepire sarà la Vergine Maria, per opera dello Spirito Santo, e il Dio con noi sarà non solo un uomo particolarmente vicino a Dio, e investito della sua presenza, ma lo stesso Figlio di Dio, il Verbo, di cui commemoreremo il Natale sulla terra che l’Avvento sta preparando.

 Seconda Lettura: Rm 1,1-7

Paolo si proclama  « servo di Cristo Gesù ». Così è ogni apostolo e ogni cristiano: servo scelto per annunziare il Vangelo, cioè il messaggio della gioia che è Cristo stesso. Le promesse della salvezza si sono ormai avverate in Gesù, Figlio di Dio e vero uomo risorto da morte.

Il tempo di Avvento ci fa rivivere con speciale intensità l’attesa del Salvatore e l’allegrezza per la sua venuta. San Paolo parla  di « grazia di essere apostoli » e di « obbedienza della fede ». Importa richiamare oggi il primo concetto: essere apostoli e ministri è un dono di Dio, a vantaggio di tutta la Chiesa. Abbiamo tanto bisogno di cristiani che dedichino tutta la loro vita al Vangelo, a tempo pieno con cuore indiviso. Quanto alla fede essa domanda obbedienza, che è adesione fiduciosa e piena alla Parola di Dio.

 Vangelo :  Mt 1, 18-24.

 Per virtù dello Spirito Santo Maria concepisce: Gesù, il Salvatore è puro dono della grazia e quindi della possibilità di Dio e dello Spirito del suo amore. Giuseppe rimane sorpreso: egli avverte la presenza di Dio e quando Dio è presente l’uomo giusto è pervaso dal timore. Alla sua prima decisione, che è quella di distaccarsi  dalla Vergine, segue anche per lui l’annunciazione e la rivelazione della volontà di Dio. Egli farà da padre a Gesù, lo riconoscerà, lo educherà  nella sua famiglia: sarà lui a chiamarlo Gesù. Del resto questa concezione straordinaria è il compimento della promessa del « Dio con noi », che nasce dalla Vergine.

Ammira l’obbedienza docile, pronta e operosa di Giuseppe, modello del credente, di colui che pone la propria  vita non a servizio di un proprio disegno, ma di quello di Dio.