15 Dicembre – 3a  Domenica  d’Avvento.

Rallegratevi, il Signore è vicino.

Varie venute abbiamo celebrato in questo Avvento: nella prima domenica, quella nella gloria, nella seconda, quella che si realizza nell’intimo di ognuno di noi, ogni giorno, quando viviamo con gli stessi sentimenti di Gesù: pensare e vivere come Lui. In questa terza Domenica pregustiamo la sua prossima venuta nell’umiltà della nostra condizione umana e ciò è motivo di rallegrarsi per la sua nascita da Maria Vergine a Betlemme.

Ci rallegriamo perchè Cristo viene a risollevarci dalla nostra miseria, per  farci figli di Dio e donarci la sua gioia.

A Natale « il grande mistero della salvezza » non solo è ricordato, ma deve essere realmente vissuto. La sua grazia si rinnova per noi  naturalmente in proporzione alle nostre disponibilità interiori alla liberazione dal peccato che ancora ci condiziona. Dobbiamo, allora, nel deserto della nostra vita, in noi  e nella umanità, poiché spesso sono spenti i sentimenti di umanità, di fraternità, di condivisione, di accoglienza,  e regnano ancora miserie fisiche e morali, ingiustizie, fame, povertà, sfruttamento,  far rifiorire la vita di una umanità nuova e soprattutto quella di Dio che Gesù è venuto a ripristinare nel cuore dell’uomo.

Può rifiorire il deserto nelle famiglie, nei disoccupati, negli exstracomunitari sfruttati, nelle discoteche e nei luoghi della droga e del degrado morale? La Parola di Dio ci invita:«Coraggio e  non temete! », perchè egli viene, se noi ci lasceremo trasformare e coinvolgere da Lui a continuare  l’opera che è stata iniziata da Lui,  Messia. 

Il Natale, quindi,  va atteso con fede e preparato con la pazienza di cui parla San Giacomo, non per paura o per rassegnazione, ma per rispetto delle persone, perché, con le impazienze e le violenze, i poveri verrebbero a perdere sempre. E’ necessario il coraggio di mettersi al lavoro pur sapendo che non si avrà tutto e subito. L’opera di Dio esige pazienza attiva, attesa e fiducia nella sua fedeltà: tutto il cosmo creato per giungere a questo punto della sua evoluzione ha impiegato un numero imprecisato di miliardi di anni, e noi siamo ancora all’inizio nell’evoluzione di una umanità nuova iniziata da Cristo, nella « pienezza dei tempi »,  secondo il disegno salvifico di Dio.

 Perché la gioia?

Vari sono i motivi che devono farci rallegrare: Gesù viene a salvarci, a liberarci dalla colpa, dalla morte, garantendoci la risurrezione, a rimetterci nell’amicizia con Dio, a garantirci una vita umana, senza disperazione e non senso, nelle avversità dell’esistenza terrena, e una esistenza in lui, nella gioia del cielo, come suo dono destinato a tutti, miseri, poveri, emarginati, se costruiamo una umanità come l’ha voluta il Padre e realizzata praticamente da Gesù.

Egli, a Giovanni che gli manda a chiedere se è il Messia, dice ai due discepoli di riferirgli ciò che essi vedono, e cioè, che i ciechi vedono, gli zoppi camminano,i sordi odono, i malati guariscono e ai poveri è annunziata la “buona notizia ” del Signore, secondo quando aveva già preannunziato Isaia del Messia. Così con Gesù inizia un mondo nuovo e ciò che all’uomo era impossibile viene compiuto da Dio. I discepoli del Signore e tutti gli uomini di buona volontà, se veramente lo accolgono nel loro cuore, devono continuare le opere del regno da lui incominciate: credere, sperare, amare, trovando nuova energia di vivere e costruire il mondo secondo la pace annunziata dagli angeli a Betlemme e da Gesù, quale Principe di pace, portata agli uomini.

 

 

Prima Lettura: Is 35,1-6.8-10.

Il profeta annuncia  la liberazione grazie all’intervento di Dio: il popolo non sarà più schiavo,  ma ritornerà alla sua patria, risanato e rinvigorito, tutto inondato di gioia. Non è meno vero per noi, con la venuta di Gesù, il Figlio di Dio fatto uomo per la nostra salvezza. Ma bisogna non assistere semplicemente alla festa natalizia: la si deve rivivere nel cuore mondato dalla colpa, nella coscienza resa luminosa dalla Parola di Dio, dalla volontà, pronta a mettere in pratica i comandamenti, e  a dedicarsi alla lode del Signore.

Seconda Lettura: Gc 5, 3-10.

San  Giacomo ci esorta alla costanza, a cui siamo così facili a venir meno anche se  per piccoli contrattempo anche per piccoli contrattempi. In particolare  l’apostolo ci invita a mantenere viva l’attesa di Gesù, a  non lasciarci scoraggiare delle difficoltà, a serbare ferma la speranza, a non lamentaci, e a non diffidare  delle promesse. « Il giudice è alle porte ». Egli vede tutto e ci  renderà giustizia. Ma soprattutto avremo bisogno di misericordia.

 Vangelo: Mt 11,2-11.

Quando appare Gesù e incomincia a compiere i suoi miracoli vuol dire che l’annunzio del profeta Isaia – sui ciechi che vedono, i sordi che odono, gli storpi che camminano, i morti che risorgono – si sta avverando. Ormai è il tempo del Vangelo. Forse Giovani Battista in carcere è preso da qualche perplessità. Gesù stesso gli fa riferire quanto sta avvenendo. Si tratta di passare dall’antico al nuovo Testamento: di accettare la grazia di Cristo e crescere in essa. Ormai dipende da questo la vera gran-dezza.