1 Dicembre – 1 Domenica d’Avvento. Anno A

 I giorni della nostra vita trascorrono tutti uguali, occupati come siamo in mille faccende e impegni. Il nostro è un vagare senza una meta, senza significato? Molti forse pensano così! Anche tanti cristiani si attardano in un tepore terreno, quasi da addormentarsi in una vita senza senso.

La vita del cristiano non può essere un assopirsi nel sonno di una vita inutile, ma svegliandosi, come ci esorta san Paolo oggi,  deve riprendersi, con la luce e le forze spirituali, il cammino  che ci porta incontro al Signore. Saremo dunque pronti per la venuta di Gesù non quando ne conosciamo il giorno e l’ora, ma quando  viviamo bene ogni momento. Vigilare non sarà l’agitazione o la paura della morte, non un’attesa del futuro in maniera angosciata e febbrile, ma la quieta e tranquilla speranza di chi, giorno dopo giorno, lavora con fedeltà al Vangelo, con la  certezza che il Signore viene, ora e nella gloria futura del suo regno. Che il Signore risvegli continuamente in noi la vigilanza dello spirito, per camminare sulle sue vie di libertà e di amore fino a contemplarlo nell’eterna gloria.

 Prima Lettura: Is 2, 3-5.

Siamo chiamati a raccoglierci tutti sul monte dove c’è il « tempio del Signore ». Ma non si tratta più di Gerusalemme, dove ancora possiamo recarci come pellegrini; si tratta del tempio che è Gesù stesso. E’ erso di Lui che siamo invitati: da lui viene un’umanità che ci ama, che cessa dalle discordie e lavora nella pace.

 Seconda Lettura: Rm 13, 11-14.

San Paolo ci esorta a svegliarci dal sonno. Si riferisce al sonno della pigrizia e più ancora al sonno del peccato, paragonato alla notte e alle tenebre. Se pure importanti sono le realtà terrene in cui siamo immersi quotidianamente, molto di più lo devono essere quelle spirituali ed eterne. Né bisogna, peggio, dedicarsi a quelle con disonestà, vivendole “ nelle tenebre e nella carne con i suoi desideri ”, nell’egoismo o nella sete insaziabile delle ricchezze. Bisogna valutarle e viverle con la mentalità del Signore.  

 Paolo ci esorta,  ancora, poiché “il giorno è vicino…la salvezza è vicina ”, a nutrire la certezza del ritorno del Signore, che non tarderà. Questa certezza è più importante della durata dell’attesa. La nostra vita, più che un vagare senza una meta, deve essere un camminare verso Dio che ci viene incontro: qui e ora nella sacramentalità dei segni (Cristo  che nasce è la luce del  mondo e noi presto ne commemoreremo  il Natale) . Se Cristo viene verso di noi, noi dobbiamo camminare verso di lui preparando il nostro cuore. Faremo veramente  Natale se ci rimettiamo alla grazia di Dio, che ha mandato la luce per illuminare e rinnovare il mondo.

Vangelo: Mt 24, 37-44.

Tutti gli uomini cercano la pace, però l’egoismo dell’uomo attenda sempre ad essa. E se il Signore viene, da una parte, come giudice, viene soprattutto come portatore della pace, la quale non si realizzerà magicamente. Se accogliamo la luce di Dio, dataci in Cristo, divenuti in lui figli, siamo anche la Sposa che attende Gesù, il suo Sposo. Siano come pellegrini: non dobbiamo distrarci e dissiparci, perdere la memoria di Cristo, attardarci per via. Dobbiamo essere fedeli e rendere più vicino  il suo avvento  con la preghiera, la speranza, le opere compiute secondo l’indicazione del Vangelo. Proprio per questo viviamo e riceviamo l’Eucaristia, il Pane che ci fa essere un solo Corpo, quello del Cristo: così, nella fraternità, rendiamo già presente la sua venuta nella continuità della storia salvifica e realizziamo, quindi, la pace sospirata, in tutte le realtà in cui operiamo.

 Non facciamo, allora,  troppi calcoli sul nostro domani: sarebbe imprudente. Bisogna essere sempre preparati: quando  meno ce l’aspettiamo potrebbe venire il Signore a prenderci. Egli stesso ci ammonisce di essere vigilanti. Diversamente potremmo essere sorpresi dolorosamente come quando, senza preavviso, un ladro entra in casa nostra inaspettato e fa man bassa delle nostre cose. Così sarebbe se venisse la morte inattesa e ci trovasse senza nessuna  prepara-zione.