17 Novembre – 33a Domenica Tempo Ordinario.

La conclusione della storia degli uomini.

 In questa Domenica la liturgia della Parola di Dio ci preannunzia la fine del mondo, simboleggiata dalla distruzione del tempio di Gerusalemme, e la persecuzione dei cristiani. Gesù, dopo aver percorso le strade della Palestina, è a  Gerusalemme, dove si compirà la sua esistenza terrena essendo ormai prossima la sua morte. Pur consapevoli della fine, il Signore ci invita a scoprire che non siamo per la morte ma per la vita. E la speranza degli ultimi eventi della storia si apre nella certezza che i giusti trionferanno.

 La paura degli ultimi giorni.

Nella convinzione profetica di Malachia la storia è nelle mani di Dio, che la volge secondo la sua volontà. Il Signore, che orienta la storia del suo popolo, agisce in essa, la guida,  ma  non  ne limita la libertà, così,  pur operando nel mondo,  non limita la libertà dell’uomo. In tale contesto il profeta annunzia il giorno del giudizio, il « giorno del Signore », in cui la storia è prossima alla sua fine e il Signore instaurerà il suo regno di giustizia e di pace. Possiamo immaginare  come questo giorno finale si verificherà? Sarà la fine di un mondo sbagliato in cui dominano gli arroganti e  che il Signore cambierà? In che cosa consisterà il giudizio di Dio che viene preannunziato?  Queste domande che si posero coloro che sentirono parlare Gesù, che presagiva la fine di Gerusalemme, sono le  stesse  che si pone l’uomo da sempre e soprattutto l’uomo moderno, che ormai sembra disincantato rispetto agli eventi finali della storia e ad una eventuale vita oltre questa esistenza.

Pur con tutto il disincanto, in questi ultimi tempi, molte sette apocalittiche, con tanti predicatori della « fine del mondo », come i Testimoni di Geova, sono riusciti a fare proseliti. Serpeggia, forse, al di là delle apparenze, il segno che il nostro tempo esprime un’attesa del giorno finale e che la storia è destinata alla sua fine? Il pullulare di oroscopi, di previsioni e di anticipazioni sulle eventuali date di questa fine non ingenerano forse nell’uomo tutta la sua paura riguardo al futuro, per cui egli cerca di aggrapparsi a speranze e segni che lo pongano al sicuro?

   Oggi la Parola di Dio ci illumina, perché ci dà delle risposte:  senza parlare della fine della storia e del mondo, non sollecita a costruire rifugi in vista di chissà quali guerre catastrofiche, né vengono indicate date previste, ma ci parla del fine  a cui la storia tende ed è orientata.

Gesù stesso, rispondendo ad un apostolo che gli chiedeva di indicare quando questi eventi si sarebbero verificati, rispose che nessuno, né lui, ma solo il Padre celeste conosce il giorno e l’ora.  Ma annun- ziando l’amore del Padre per gli uomini dice: « Nemmeno un capello del vostro capo  andrà perduto ».

Gesù riafferma, così, l’amore del Padre per le sue creature, poiché ama tanto gli uomini da salvare anche l’ultimo capello del loro capo. Gesù vuole orientare gli uomini ad avere un atteggiamento esistenziale basato sull’impegno, sulla  speranza e nella perseveranza. Pur parlando delle persecuzioni che si abbatteranno sui discepoli, egli li invita alla fedeltà  e ad un testimonianza eroica, sostenuti dalla forza del suo Spirito: « che avrebbe loro dato  lingua e sapienza».

 Guardare verso la meta

Nella storia Dio non interviene magicamentem nè il suo giudizio sarà un tribunale. Gesù presenta la conclusione della storia terrena non come definitiva e pienamente compiuta, perchè se parla con i discepoli di questo tema, egli porta sempre il discorso in riferimento alla loro vita, che va oltre il giudizio, in quanto essa sarà piena nella comunione che l'uomo vivrà in Dio.

Nella storia della salvezza Dio collabora con l'uomo: come ha accompagnato il popolo d'Israele attraverso le varie vicende di infedeltà, di recuperi, di promesse, di tradimenti, così continua con tutti gli uomini, fino a che tale storia non sarà  pienamente realizzata con essi in lui.

L'azione di Dio per il regno non si manifesta nella potenza esteriore, ma nella rivelazione dei segni, a volte semplici ma efficaci, della storia. La comunione di amore che Dio intesse con l'uomo è caratterizzata da un dinamismo che vede il cristiano in collaborazione con Lui fin da questa terra.

La Chiesa in questo dinamismo della storia della salvezza riveste un posto importantissimo. Essa, poichè segue la via del suo Maestro, prosegue la sua opera. Nella Chiesa, nella sua entità più sublime, come Comunità che ha come Capo il Cristo, gli uomini possono trovare la speranza di un nuovo ordine di cose, dove i giusti saranno nella gloria e i superbi e i reprobi lontani da lui: «Andate lontano da me...». La Parola di Dio presenta spesso questo rovesciamento delle situazioni,dove i piccoli sono sempre coloro che alla fine vedranno giustizia fatta, perchè Dio, se è somma misericordia, è anche somma giustizia. L'amore misericordioso di Dio farà di tutti i popoli un solo popolo, è purchè si avrà la « veste nuziale » tutti potranno sedere al banchetto del regno, poveri e ricchi, peccatori e farisei, angeli e santi.

Prima Lettura: Ml 3,1020.

La venuta del Signore giudice è paragonata a un giorno « giorno rovente come un forno ». L'immagine dice il rigore del giudizio, la distruzione di tutto quello che non vale, La vita e la gioia saranno riservate ai giusti, ai santi che hanno onorato il Signore.

Seconda Lettura: 2 Ts 3,7-12

Con la scusa che la venuta di Cristo era ritenuta imminente, nella Comunità di Tessalònica alcuni vive-vano sfaccendati e per di più alle spalle degli altri. San Paolo interviene e comanda di lavorare e di non agitarsi vanamente. Del resto lui stesso, Paolo, ha dato esempio di laboriosità, cos' che non fu di peso a nessuno.

Va bene aspettare il Signore: ma l'attesa cristiana non è pigrizia e dissipazione, ma attività e assolvi-mento del proprio dovere e al proprio posto.

Vangelo: Lc 21,5-19.

La vita dei discepoli del Signore non sarà tranquilla: non mancheranno persecuzioni, tradimenti, tentazioni e inganni. Occorre la perseveranza. Allora si potrà essere salvi, nello sfacelo di tutte le cose. Questo sfacelo prefigurato dalla distruzione di Gerusalemme, dagli sconvolgimenti che la hanno accompagnata. Il credente non deve temere di nulla, perchè a sostenerlo e a fortificarlo c'è il Signore stesso. Si deve sentire, certo non  fisicamente, questa presenza di Dio nella nostra vita.

Ultimo aggiornamento (Sabato 16 Novembre 2013 21:34)