20 Ottobre – 29a Domenica del Tempo Ordinario.

Pregare sempre, senza stancarsi.

 Spesso nelle catacombe il graffito dell’orante è raffigurato con le mani alzate verso il cielo. Oggi il Signore nella Parola che ci rivolge ci fa riflettere sulla preghiera e sulla sua necessità di pregare con perseveranza e senza stancarsi. L’Esodo ci presenta Mosè che prega levando al cielo le sue braccia durante la battaglia che gli Israeliti combattono contro gli Amaleciti. Quando, stanco, egli le abbassa il popolo perde in battaglia, quando le tiene alzate gli israeliti prevalgono poiché la forza di Dio li  sorregge. Aronne e Cur, allora, gli  sorreggono le braccia alzate, così gli israeliti sconfiggono il nemico.

Attraverso questa immagine l’israelita è esortato a pregare con insistenza e continuamente.

Anche Gesù nel Vangelo ci esorta a pregare con insistenza  e perseviranza attraverso la parabola  della  donna  vedova   che  si rivolge al giudice, empio e senza fede, per avere giustizia.  Questi,  dopo le continue e reiterate insistenze della donna, finalmente le fa giustizia, non per amore della giustizia  ma per liberarsi dalle continue seccature di lei.

Gesù allora dice: « Se le continue preghiere  furono ascoltate dal giudice malvagio volete  che non siano ascoltate da Dio, che  è  vostro  Padre?».

 La preghiera in « chiesa » e « fuori chiesa ».

 Pregare per Gesù è parlare con Dio, nostro Padre, che è sempre e amorevolmente accanto a noi. Pregare parlando con il Padre celeste è un modo confidenziale di dialogare con  lui, come fa un bambino con suo papà o la sua mamma. Gesù,  nei  giorni  prescritti, entra nella sinagoga, luogo di  preghiera per  gli ebrei, per  ascoltare  e, a  volte,  leggere  e spiegare le Scritture ai  suoi compaesani. Gesù, ancora, passa molti momenti della sua vita, al mattino presto o a tarda sera, in preghiera confidenzale col Padre celeste, parlando con lui con parole spontanee, libere,  alimentando  così un rapporto costante  con Dio. Davanti agli apostoli, che sono ritornati entusiasti dopo la loro esperienza di predi- cazione missionaria,  Gesù  si  rivolge al  Padre  e  dice: « Ti ringrazio, Padre, perché hai nascosto queste cose ai grandi e ai sapienti e le hai rivelate ai piccoli » (Lc 10,21). Anche dopo la risurrezione di Lazzaro, richiamato in vita dalla tomba, prega dicendo: « Padre, ti ringrazio perché mi hai ascoltato Lo sapevo che sempre mi dai ascolto » ( Gv 11,41).

Soprattutto nei momenti importanti della sua vita: nel deserto, prima di iniziare la sua  missione profetica,  prega  e  riflette  sulla  Bibbia  per trovare la forza contro le tentazioni di Satana; nella notte prima di sc egliere gli apostoli prega sul monte;  nella notte precedente la passione, Gesù parla con il Padre a tu per tu,   per avere la forza di bere il calice della passione, ecc.

Come la vedova che nei momenti di difficoltà implora il giudice perchè le faccia giustizia,   così la preghiera deve farsi forte quando eventi  gravimettono alla prova la nostra adesione a Dio. La preghiera è per lo spirito come l’aria che respiriamo per il corpo: si respira in maniera impercettibile solitamente, ma in alcuni momenti particolari di intensa e continuata fatica si respira più intensamente, così deve avvenire nel nostro rapporto con Dio attraverso la preghiera: vivere solitamente  una preghi era semplice, assidua, spontanea, e, nei momenti difficili dell’esistenza, vivere un più intenso rapporto di preghiera  con Lui. Come Gesù che sulla croce, in  un momento di grande sofferenza, elevò al Padre l’accorata preghiera del salmo 21, così è per il credente in lui, se lo si vuole seguire nella fedeltà a Dio.

Pregare con parole note, imparate a memoria, ma con un pizzico di amore e attenzione, anche nei momenti di stanchezza; elevare le mani stanche pur nei momenti di smarrimento in cui non si hanno parole da rivolgere al Signore, è ugualmente dialogare col Padre celeste, vivere in comunione con lui. In questi momenti è nella memoria che noi troviamo le parole che possono esprimere i sentimenti più profondi dell’animo al Signore: la preghiera sale dall’intimo di noi stessi, dove è nascosto il tesoro dell’amore di Dio, a cui non vogliamo certo rinunciare. La trasmissione delle preghiere a memoria ai bambini non è solo un puro atto meccanico dell’opera educativa religiosa, ma una modalità che aiuterà il futuro orante nei momenti difficili e di stanchezza fisica e spirituale.

 Poche o tante parole?

 Gesù dice che nel pregare non bisogna sprecare tante parole come i pagani che credono di essere esauditi  a forza di parole (Mt 6), perché il Padre celeste sa di che cosa i suoi figli hanno di bisogno ancor prima che gliele chiedono. Ma, allora,  perché il Signore oggi nel Vangelo ci esorta a « gridare giorno e notte verso Dio ?».

Gesù sembra dirci che se crediamo di essere figli di Dio, dobbiamo comportaci come ci comporteremmo con il nostro padre terreno. Certo poche parole bastano. Ma se non si è ascoltati, allora bisogna insistere, gridare, non stancarsi.  Il Signore vuol farci capire che in certi momenti difficili della nostra vita abbiamo più noi bisogno di pregare che Dio di ascoltarci.

Sant’Agostino, a questo proposito, ha una meravigliosa riflessione che certamente ci aiuta a capire queste espressioni  di Gesù, che ci sem- brano in contraddizione tra loro. Egli scrive nella Lettera a Proba :

I tempi fissi della preghiera
Manteniamo sempre vivo il desiderio della vita beata, che ci viene dal Signore Dio e non cessiamo mai di pregare. Ma, a questo fine, è necessario che stabiliamo certi tempi fissi per richiamare alla nostra mente il dovere della preghiera, distogliendola da altre occupazioni o affari, che in qualche modo raffreddano il nostro desiderio, ed eccitandoci con le parole dell'orazione a concentrarci in ciò che desideriamo. Facendo così, eviteremo che il desiderio, tendente a intiepidirsi, si raffreddi del tutto o si estingua per mancanza di un frequente stimolo.
La raccomandazione dell'Apostolo: «In ogni necessità esponete a Dio le vostre richieste» (Fil 4, 6) non si deve intendere nel senso che dobbiamo portarle a conoscenza di Dio. Egli infatti le conosceva già prima che fossero formulate. Esse devono divenire piuttosto maggiormente vive nell'ambito della nostra coscienza. Esse, poi, devono contare su un atteggiamento fatto di fiduciosa attesa dinanzi a Dio, più che ambire la manifestazione reclamistica dinanzi agli uomini. 

Stando così le cose, non è certo male o inutile pregare a lungo, quando si è liberi, cioè quando non si è impediti dal dovere di occupazioni buone o necessarie. Però anche in questo caso, come ho detto, si deve sempre pregare con quel desiderio. Infatti il pregare a lungo non è , come qualcuno crede, lo stesso che pregare con molte parole. Altro è un lungo discorso, altro uno stato d'animo prolungato. Consideriamo come del Signore stesso sia scritto che passava le notti in preghiera, e che nell'orto pregò a lungo. Ed in ciò, che altro intendeva, se non darci l'esempio, egli che nel tempo è l'intercessore propizio, mentre nell'eternità è , insieme al Padre, colui che ci esaudisce?
Sappiamo che gli eremiti d'Egitto fanno preghiere frequenti, ma tutte brevissime. Esse sono rapidi messaggi che partono all'indirizzo di Dio. Così l'attenzione dello spirito, tanto necessaria a chi prega, rimane sempre desta e fervida e non si assopisce per la durata eccessiva dell'orazione. E in ciò essi mostrano anche abbastanza chiaramente che non si deve voler insistere in un prolungato sforzo di concentrazione, quando si vede che non può durare oltre un certo tempo, e d'altra parte non si deve interrompere alla leggera o bruscamente la preghiera, quando si vede che la presenza vigile della mente può continuare.
Lungi dunque dalla preghiera ogni verbosità, ma non si tralasci la supplica insistente, se perdura il fervore e l'attenzione. Il servirsi di molte parole nella preghiera equivale a trattare una cosa necessaria con parole superflue.
Il pregare consiste nel bussare alla porta di Dio e invocarlo con insistente e devoto ardore del cuore.
Il dovere della preghiera si adempie meglio con i gemiti che con le parole, più con le lacrime, che con i discorsi. Dio, infatti, «pone davanti al suo cospetto le nostre lacrime» (Sal 55, 9 volg.), e il nostro gemito non rimane nascosto (cfr. Sal 37, 10) a lui che tutto ha creato per mezzo del suo Verbo, e non cerca le parole degli uomini.

 Prima Lettura: Es 17,8-13.

Mosè è il grande intercessore presso Dio a vantaggio del suo popolo. Questi perde, se lui non prega più. L’orazione è lo strumento  attraverso cui passa la grazia e la forza di Dio. E’ sempre così: la preghiera mette a contatto con la potenza di Dio, allora riesce a ottenere tutto.

Seconda Lettura : 2 Tm 3,14-4,2.

La parola di Dio, come realtà viva – che è poi Gesù Cristo – deve assorbire e unificare l’impegno di chi è dedito al ministero.  Questi la deve proclamare   con forza, incessantemente. Non deve temere di rimproverare e di ammonire.

Un luogo di questa Parola sono le Scritture, ispirate da Dio, e quindi tali da saper insegnare, correggere ed essere punto di riferimento per la propria condotta.  Non basta leggerle, ci si deve fermare su di esse. In particolare su di esse deve fermarsi l’« uomo di Dio », l’apostolo, che ha come funzione quella  di guidare la Chiesa.

Vangelo : Lc 18,1-8.

Bisogna essere perseveranti nella preghiera e non lasciarsi deprimere. Se alla fine  anche un giudice iniquo si lascia indurre a fare giustizia di fronte ad una richiesta incessante, a maggior ragione si lascerà indurre Dio. Il brano del Vangelo ci esorta a non lasciarci prendere dalla delusione, quasi dal risentimento perché non vediamo subito esaudite le nostre richieste. « Dio non farà forse giustizia  ai suoi eletti ?», a quelli che egli ama. Anzi Gesù non esita a dire che tale giustizia sarà fatta prontamente. L’esperienza sembra smentire questo, ma si tratta di sapere che cosa vuol dire questo per Dio « fare giustizia »: vuol dire attuare per noi il suo disegno di amore, e questo alla nostra domanda perseverante si compie sicuramente e infallibilmente  senza ombra di dubbio. Occorre però la fede. Al riguardo ci impensierisce  quando Gesù si chiede: « Il Figlio  dell’uomo quando verrà, troverà la fede sulla terra? ».

Ultimo aggiornamento (Sabato 19 Ottobre 2013 19:00)