8 Settembre – 23a Domenica Tempo Ordinario.

 Le condizioni per seguire il Signore.

 Gesù, nel Vangelo che in questa Domenica leggiamo, ci elenca le condizioni necessarie per seguirlo come suoi discepoli.

Nella prima condizione, in modo paradossale che bisogna comprendere bene, Gesù dice: « Se uno viene a me e non odio suo padre, sua madre, ecc. ». Nel brano parallelo del Vangelo di Matteo al capitolo 10, leggiamo invece: « Chi ama il padre e la madre più di me, non è degno di me ». Come intendere allora il pensiero di Gesù?

Nel Vangelo di oggi, in una più esatta interpretazione dei testi  sacri, leggiamo: « Se uno viene con me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli e le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo ». Cioè, gli affetti umani e terreni devono avere la loro importanza nella nostra vita, ma l’amore per Cristo deve precedere su tutti gli affetti che siamo chiamati a vivere.

   Nella seconda condizione Gesù chiede: « Colui che non porta la propria croce e non viene dietro  a me, non può essere mio discepolo ».

 Cosa vuol dire « seguire Gesù ?».

Le parole di Gesù, contestualizzate nei  momenti in cui grandi folle erano entusiaste nel seguirlo, tentano di smorzare tali entusiasmi nei tanti che vogliono seguirlo. Egli francamente sembra dire che bisogna pensarci bene prima di seguirlo per evitare di pentirsene, dopo avere sperimentato le esigenze richieste.

In quel tempo cosa significava  seguire un profeta sconosciuto, uno riprovato dai capi della nazione e tenuto in osservazione dai Romani che occupavano la Palestina? Il seguirlo lasciando la casa, i familiari, il lavoro, poteva significare correre gravi rischi anche per la propria stessa vita. Voleva dire anche vivere una vita diversa, nuova, difficile e al di fuori dei canoni convenzionali della maggioranza, che spesso, nei momenti difficili socialmente e politicamente di allora, viveva rinchiusa nel proprio egoismo. Gesù, indicando con i suoi insegnamenti a vivere come figli di Dio e esortando a vivere da fratelli  di tutti, esigeva  radicale cambiamento  di mentalità,  conversione  di vita, preghiera, purezza  di pensieri, santità e fedeltà nel matrimonio, amore per gli ammalati, gli emarginati, i poveri. Esigeva anche l’amore per i propri nemici e il perdono da accordare sempre a tutti. La sua insistenza a non legarsi al denaro, a vivere in pace con tutti, a servire con gioia gli altri, donandosi e spendendosi per tutti, erano tutte esigenze non facili da accettare. Rinunziare a tutto per Gesù, oltre che a staccarsi dai beni terreni, voleva anche dire rinunciare alle proprie convinzioni, abitudini e pensare e vivere come lui.  All’entusiasmo facile Gesù vuole che il discepolo sostituisca la consapevolezza e l’accettazione di ciò che è chiamato ad accettare e vivere, se vuole seguirlo fino in fondo.

 Le esigenze di Gesù nelle prime comunità cristiane.

Questa pagina del Vangelo, letta quando ancora erano pochi i discepoli seguaci del Signore nell’ambito delle prime comunità, faceva,certo, riflettere chi voleva abbracciare la nuova religione. Alto era il prezzo che bisogna pagare per seguire il Maestro, anche giungere al martirio. Bisognava cambiare mentalità profondamente e vivere una nuova esistenza, diversa e anche difficile. E i primi cristiani per trasmettere la fede hanno spesso pagato questo prezzo. Questa eredità che noi abbiamo ricevuto la salvaguardiamo gelosamente oppure facilmente la barattiamo? La testimonianza di coloro che ci hanno preceduto, affrontando anche il martirio, è ancora per noi uno stimolo a vivere la nostra fedeltà a Cristo?

La sequela di Gesù oggi.

Per noi e per chi si avvicina a Cristo per la prima volta, oggi, la pagina del Vangelo ci ripropone l’accettazione della fede cristiana come scelta  difficile, che comporta a volte una rottura con l’ambiente che ci circonda. La secolarizzazione ha portato a isolare la fede cristiana e chi vuole viverla con fedeltà. Un paganesimo sempre più imperante considera la vita, come  i pagani di una volta, come tempo da vivere nell’egoismo, nella ricerca del piacere, nell’indifferenza religiosa verso Dio e Gesù Cristo, che diventano come sconosciuti. Dimostrarsi cristiani in certe situazioni diventa, a volte, difficile, ci si vergogna, si ha paura di isolarsi. Per un giovane vivere la fede, la preghiera, l’Eucaristia domenicale, usare  linguaggio e comportamenti corretti, non adeguarsi  all’andazzo corrente, può significare il rischio di venire isolato. E anche oggi Cristo rifà a tutti la sua proposta di sequela: « Vuoi essere mio discepolo? Vuoi portare la tua croce dietro a me? Pensaci seriamente, rivedi le tue convinzioni. Vivere la fede oggi comporta una impegno rilevante e serio ».

In questo contesto spesso ostile al vivere cristiano, bisogna chiedere, come esortava il libro della Sapienza, il discernimento della volontà di Dio. Chiedere la luce  per investigare, discernere le cose celesti e la forza per accettarle e viverle. Solo con l’aiuto della Sapienza che Dio dona e con il suo santo Spirito è possibile camminare per la via della salvezza. E’ necessario nella fede chiedere a Dio chiarezza, comprensione e la consolazione di sentire di aver compiuto la scelta giusta. L’essere accompagnati con la direzione spirituale, oggi misconosciuta e poco praticata, può aiutare a vivere con coerenza e forza nel cammino di sequela del Signore, a discernere la volontà di Dio, specie quando si è davanti a scelte importanti  della vita.

Avere un maestro e una guida spirituale, che accompagna nella vita cristiana, può aiutare per  una concreta esperienza  di fede, per rinnovare la propria vita di credente ed essere illuminati con la sua parola, specie quando non se ne è capaci.

 Prima Lettura: Sap 9,13-18.

La sapienza che insegna all’uomo la strada della salvezza, è dono di Dio, è frutto dello Spirito Santo, che viene dall’alto. L’uomo con le sue fragili forze non ne è capace. Ma Dio non lascia mancare  questa sua grazia. A suo tempo manderà  il suo stesso Verbo, la Sapienza  eterna, tra gli uomini, cioè Gesù Cristo nel quale troviamo la parola e la strada della salvezza.

Seconda Lettura : Fm 9-10.12-17.

Questo biglietto di Paolo « vecchio e anche prigioniero di Cristo Gesù » è pieno di tenerezza e discrezione. Egli invita un cristiano  a considerare lo schiavo come un « fratello nel Signore »: infatti è stato generato in carcere ed è diventato cristiano. Il fondamento più profondo e più decisivo della libertà è la fraternità cristiana , è la fede e la grazia, che sanno indurre a gesti liberi, spontanei e quindi validi, che vengono non dalla costrizione ma dall’amore.

 Cosa comporta per noi oggi seguire il Signore Gesù?

Vangelo : Lc 14, 25-33.

Non è cosa da poco diventare discepoli del Signore. Occorre ponderatezza, determinazione, coerenza. E’ una sequela che domanda distacco da tutto, nel senso che solo Cristo è l’assoluto. Ogni altro legame, per doveroso che rimanga, va considerato e vissuto in lui. Essere discepoli in particolare comporta la condivisione  del medesimo destino di Cristo, morto  sulla croce. Bisogna portare la propria croce. Essa non manca a nessuno. Per averne il coraggio e per non perdere la pazienza abbiamo il sacramento della croce, l’Eucaristia.

 

 

Ultimo aggiornamento (Sabato 07 Settembre 2013 16:47)