1 Settembre -  XXII Domenica Tempo Ordinario.

        CHI SI UMILIA SARA’ ESALTATO

 La Parola di Dio di quest’oggi  ci invita a comprendere il nesso profondo che vi è tra l’umiltà che l’uomo deve praticare e ciò che Dio, per la sua bontà, fa ridondare sull’uomo. Dio gradisce la modestia dell’uomo ed esalta chi si umilia, come canta Maria nel Magnificat. Dio ama e predilige i piccoli, l’orfano, la vedova. Verso i poveri e i deboli riversa il suo grande amore e difende le vittime di tutte le ingiustizie.

   Gesù, invitato nella casa di un fariseo per un pranzo, davanti a coloro che lo osservano  sul suo comportamento, notando come gli invitati scelgono i primi posti, dice una parabola: « Quando sei invitato a nozze, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro più degno di te, e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: “Cedigli il posto” . Allora dovrai con vergogna occupare l’ultimo posto».

Quei commensali, garanti della Legge,  contrariamente a ciò che dicel a  Bibbia nei  Proverbi: «Non metterti nei posti d’onore » (Prv 25,6)  o « Sii modesto. Quanto più sei grande, tanto più fatti umile e troverai grazia davanti al Signore »(Sir 3,17),  senza nessun ritegno né umiltà, facevano ressa e a gomitate per occupare i primi posti.

 Gli insegnamenti fondamentali di Gesù

 Il Signore trae lo spunto dal comportamento dei presenti per dirci che è importante scegliere l’ultimo posto e che, secondo la sua visione della vita, nel regno di Dio, che incomincia già su questa terra, il primo è colui che serve  e il più grande è l’ultimo.  A chi serve, pur essendo il più grande, e si umilia avanti a Lui e al prossimo, il Signore si rivolgerà a lui per dirgli come nella parabola : « Amico, sali accanto a me. Sii vicino a me nella gloria del Padre ». Coloro che cercano i primi posti, gli arrivisti e gli egoisti, se sene renderanno  degni,  saranno posti più lontani da Dio e, con vergogna, occuperanno gli ultimi posti nel suo Regno.

Un altro insegnamento di Gesù, oggi, è quello che riguarda la gratuità dell’amore, in cui non si deve esigere il contraccambio, né sottostare alla logica del ricambio di un favore, né chi dona deve aspettarsi un ringraziamento o, peggio, pretendere di essere ripagato per l’opera compiuta, con forme e maniere contrarie alla giustizia e alla carità.

A Dio, che ha donato all’uomo tutta la creazione  con amore e gratuità, la vita materiale ma soprattutto quella dello spirito, rendendolo suo figlio per mezzo del perdono accordatogli nel suo stesso Figlio, cosa potrebbe l’uomo restituire al Signore per quanto ha ricevuto? Nulla. Dice san Paolo: « Dio  ci ha amati mentre noi eravamo ancora peccatori » e si domanda ancora: « Ora che siamo divenuti figli, come non ci donerà ogni cosa per mezzo di lui? ». Davanti a questa totale gratuità di Dio, l'uomo cosa potrà donargli? Ancora nulla! Solo se stesso me i suoi peccati! L’uomo, quando sperimenta la capacità di amare e donarsi senza pretese, trova il senso profondo della sua esistenza e la sua felicità.

 L’umiltà e il donarsi gratuitamente nel Vangelo.

   In diverse  altre occasioni Gesù dà gli stessi insegnamenti testé riportati. In Mt 20,25-28, parlando ai discepoli che lo seguono sulla via verso Gerusalemme e discutono  su chi avrebbe dovuto occuparei primi posti nel regno che Gesù annunciava, dice : « I capi delle nazioni, voi lo sapete, dominano su di esse, e i grandi esercitano  su di esse il potere. Non così dovrà essere tra voi; ma colui che vorrà diventare grande tra voi, si farà vostro servo, e colui che vorrà essere il primo tra voi, si farà vostro schiavo; appunto come il Figlio dell’ uomo, che non è venuto per essere servito, ma per servire e per dare la sua vita come riscatto per la liberazione degli uomini ».

   Nell’ultima Cena, mentre ancora una volta i discepoli discutono su chi di loro sia il più grande,  Gesù, cingendosi  i fianchi con il grembiule del servo, si inginocchia davanti a tutti e lava loro i piedi. Poi dice: « Voi mi chiamate Maestro e Signore, e fate bene perché lo sono. Dunque, se io ,  Signore e Maestro, vi ho lavato i piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi  gli uni gli altri. Io vi ho dato l’esempio perché facciate come io ho fatto a voi » (Gv 13,13-15).

Ancora. Sul Calvario Gesù, il Maestro e Signore, si lascia inchiodare sulla croce come uno schiavo accanto a due ladroni, Per compiere la volontà del Padre, egli dà la sua vita, pur tra grandi sofferenze e per amore, per riconciliarci con lui e realizzare la nostra salvezza e la nostra risurrezione. Noi, come disse nella parabola del banchetto di nozze, siamo quei poveri che, radunati da tutti i crocicchi delle strade del mondo, non potranno mai ricambiarlo adeguatamente, perché il suo amore sovrasta immensamente il nostro povero amore. Egli è disposto sempre ad accoglierci nella nostra miseria con cuore generoso e pronto e ci offre il suo immenso amore misericordioso.

 Quale testimonianza siamo chiamati a dare davanti gli uomini?

Al Signore, davanti alla sua estrema gratuità di amore, cosa potremo restituire noi, suoi figli, in cambio dell’amore ricevuto e di tutto ciò di cui siamo stati beneficati? Cosa può restituire un  bambino ai suoi genitori per le notti insonni passate accanto a lui, per la lacrime e il latte di una madre? Accettare tutto ciò che Dio, nel suo amore di Padre, ci dà è certo un gesto di profonda umiltà, perché ci fa rinunziare alla nostra autosufficienza; inoltre, scegliere di corrispondere al suo amore, con l’obbedienza della fede, come Gesù ha fatto nel compiere la sua volontà, è certamente  per il  cristiano un gesto di umiltà che ci fa essere imitatori di Gesù che ha detto: « Imparate da me che sono mite ed umile di cuore ».

 Prima Lettura: Sir 3,19-21.30-31.

Sono sempre attuali e necessari gli ammonimenti del libro del Siraci- De: riguardano la modestia, l’umiltà, la meditazione della Parola di Dio, l’elemosina: un corredo di virtù che rende graditi a Dio e ci fa amare anche gli altri. Facciamo attenzione a non incolpare subito gli altri che ci mancano di carità; esaminiamo prima se il nostro comportamento è gradevole o indisponente.

 Seconda Lettura :Eb 12,18-19.22-24.

Grazie  a Cristo - « mediatore  dell’alleanza nuova » - noi abbiamo ormai accesso a Dio e al  mondo degli angeli e dei santi. Non entriamo più in un mondo di simboli, come nell’Antico Testamento, ma nel mondo della realtà, della santità di Dio, della grazia. Certo usiamo ancora dei segni sacramentali, ma questi ci rendono già partecipi della vita divina. Con gratitudine e con timore per questa condiscendenza e vicinanza di Dio prendiamo parte in particolare all’Eucaristia, alla Carne e al Sangue del Figlio di Dio, consapevoli che la vita divina deve poi riflettersi nel nostro comportamento.

 Vangelo : Lc 14,1,7-14.

Gesù insegna a dominare l’ambizione di mettersi ai primi posti. Quando l’umiltà è sincera, è gradita ed elogiata  anche da quelli che non la posseggono. Spesso del resto la superbia  e la petulanza vengono confuse  anche quaggiù, e provocano situazioni incresciose e umilianti. Gesù insegna poi la gratuità nel fare il bene, l’esclusione dei calcoli sui vantaggi che ne possono derivare. Diversamente non avremmo un  vero atto di carità. Si deve attendere la ricompensa  nell’altra vita. Altrimenti il nostro sarebbe  un dare con lo scopo di ricevere, uno scambio, non un gesto di amore.