26  Maggio – Santissima  TRINITA’

La nostra vita nell’amore di Dio.

 

Può l’uomo nel suo cammino terreno raggiungere la verità tutta intera? Può raggiungere la totalità delle cose per cui vive: l’amore, la felicità, la libertà? Può l’uomo sperimentare un po’ d’amore, un po’ di felicità, un po’ di libertà. Ma finché siamo in cammino sulla terra tutte queste cose sono limitate. L’uomo da sempre ha ragionato su queste cose che gli mancano pienamente  e come raggiungerle.

Solo Dio è il nostro tutto.

Nel Vecchio Testamento, prima della definitiva rivelazione, avvenuta con Gesù, la Sapienza narra gli interventi di Dio nelle realtà umane per trasfigurarle: le cose da Dio create prendono senso dalla Sapienza di Dio e sono orientate alla perfezione finale da essa, per cui la storia diventa la realizzazione del progetto di Dio al di là delle resistenze dell’uomo; l’uomo e la donna  ricevono una dignità che non ha paragoni con le altre realtà create, perché ha fatto “ l’uomo poco meno degli angeli,  di  gloria e di onore lo ha coronato e gli ha dato potere su tutto il creato ” (Salmo responsoriale).

Coloro che quindi non intravedono, nella perfezione del creato e negli avvenimenti che accadono, la presenza nascosta del creatore non vi scorgono il senso, la forza e l’amore che li sospinge verso la perfezione stessa, verso Dio. Questi sono tutto e ciò che Dio ha creato al di fuori di Sè, - Uomo, creato, universo -, non sono altro che ombra  della sua presenza, della sua perfezione: esse, limitate,  tendono però   verso la perfezione fino all’incontro con il « Senza limiti ». Oltre le cose visibili, la vita, oltre il tempo e la storia i credenti, con lo sguardo della fede, scorgono la sapienza di Dio che tutto crea, tutto conserva in esistenza e sospinge tutto verso la perfezione: quando tutta quanta la creazione sarà trasformata nella gloria dei figli di Dio.

In Dio è il nostro futuro: la nostra piena realizzazione.

La nostra esistenza presente aspira alla piena realizzazione di sé, non solo  in questa fase terrena, ma siamo aperti alla speranza, ad  una realtà dopo la nostra morte, in cui avremo la felicità che in questa vita non abbiamo potuto avere pienamente. Noi ancora non abbiamo una piena conoscenza di Dio, del  mondo, di Gesù che è venuto e ci ha rivelato il Padre, il suo progetto di amore, la sua volontà,  e ci ha insegnato a vivere la nostra figliolanza imparandola da lui. Ma quanto è difficile realizzare questa nuova identità adottiva, ricevuta come dono, per cui, a volte, non riusciamo  a sorreggere la fatica di vivere questa realtà. Nella fede camminiamo e, anche se immersi nelle difficoltà di una terra d’esilio, attendiamo che Dio porti a compimento il suo progetto e si riveli totalmente a noi come il Tutto che ci avvolge, come luce che ci illumina, come libertà piena, come gioia incomparabile, come vita nella sua immensità, liberata dalla corruzione della carne e trasformata dalla sua potenza divina.

Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.

Nel nome della Trinità noi siamo stati segnati nel nostro Battesimo; ci segniamo ancora con il segno della croce; nel nome della Trinità ci raduniamo in preghiera. Tutto questo deve portarci a vivere la nostra vita orientati alla comunione con le tre Persone divine e ciò significa: ringraziare il Padre  creatore, per il dono dell’esistenza e dei suoi doni; ringraziare il Figlio che con il dono totale di sé ci ha redenti; ringraziare lo Spirito Santo che ci santifica con la sua presenza, attraverso i Sacramenti, la sua Parola, i suoi doni, nella vita della  Chiesa, di ognuno di noi,  e nella vita e nell’impegno di tutti gli uomini di buona volontà. Questa comunione con la Trinità ci porta a nutrire la speranza di giungere alla meta, che non è il nulla o l’insoddisfazione del parziale, ma è una meta di vita piena e di eterna beatitudine che Gesù Salvatore ci ha meritato.  Memori del passato che ci educa, radicati nel presente che contiene frammenti di Dio, noi siamo orientati verso un futuro che appartiene a Dio e a noi, per suo dono, con Lui. Il segno di croce con cui ci tracciamo ci indica che noi siamo da Lui, viviamo  e a Lui apparteniamo e in Lui vivremo. Siamo della Trinità tutta e dalle Persone divine riceviamo la perfezione della libertà, dell’amore, della vita. Il nostro futuro in Dio è una speranza che possiamo è dobbiamo ormai conseguire, perché la vita eterna non sarà più un tormento, ma solo estasi, non ci sarà più né lutto, né dolore, né affanno, ma pienezza di gioia. Non più mezze verità, ma la verità tutta intera. La verità sull’uomo e sul mondo è la Trinità nella sua Sapienza e nel suo Spirito e nella Comunione del-l’amore, finalmente liberi dalla corruzione e dalla morte, pienamente appagati per l’eternità dall’amore della Trinità

Prima Lettura: Prv 8,22-31

La Sapienza è la personificazione di Dio stesso, il Creatore e il Salvatore: nel Nuovo Testamento Gesù sarà la Sapienza, il Verbo incarnato. Nel creato Dio vi ha posto la sua sapienza e per questo il credente è chiamato a contemplarla e riconoscerla in esso.

Seconda Lettura :Rm 5,1-3.

Per mezzo del Signore Gesù possiamo sperare di raggiungere la comunione piena con il Dio Unico in tre Persone: Per questo Paolo saluta i cristiani augurando loro che l’amore del Padre, la grazia e la pace di Cristo e la comunione dello Spirito Santo sia sempre nella loro vita.

Vangelo: Gv 16,12-15,

Poiché quello che il Padre possiede è del Figlio, lo Spirito, che da loro procede e che inviano, rende i discepoli del Signore capaci di comprendere e annunciare ciò che Egli dice loro.

Ultimo aggiornamento (Domenica 26 Maggio 2013 00:25)