12 Maggio – Ascensione del Signore.

    Il  destino  nuovo dell’umanità salvata da Cristo.

Il Cristo risorto ascende glorioso  al cielo e alla destra del Padre intercede per sempre per l’umanità salvata. Oggi la Parola di Dio ci invita a lodare il Padre perché in Gesù, suo Figlio, è stato portato a compimento pieno il cammino terreno di Gesù e così gli uomini salvati, divenuti in lui sue membra,  possono  guardare a lui che li ha preceduti nella gloria del cielo e possono sperare un giorno di raggiungerlo.

   Il racconto dell’Ascensione di Cristo con il suo corpo è una dichiarazione di fede in Lui risorto. Tutto oggi ci parla dello splendore con cui si è conclusa la  vicenda terrena di Gesù, dalla sua incarnazione fino al momento di un nuovo inizio di vita in un’altra fase della storia della salvezza: quella eterna.

   Gli angeli invitano anche noi a guardare in alto.

 L’Antico Testamento, nel suo linguaggio simbolico, esprime nel  « guardare in alto » le realtà di carattere superiore,  mentre nel « basso » sono poste le imperfezioni della morte e della malattia che appartengono al regno degli inferi. Nell’immaginario degli antichi tutto poteva essere diviso fra alto e basso. Il rapporto dell’incontro tra l’uomo e Dio, allora, è posto in un piano verticale. Per cui Dio, nel suo Figlio, scende dal cielo per incontrare l’uomo e questo, in Gesù che risale al cielo, ascende a Dio, a conclusione del suo cammino terreno.

   La vita dell’uomo non può essere solo un cammino in avanti nelle realtà terrene di progresso umano di benessere e  tecnologico-scientifico, egli è chiamato a compiere anche un cammino verso l’alto, verso la piena realizzazione della sua vita, così come è avvenuto per Cristo, uomo perfetto, venuto a portare a perfezione piena l’umanità. L’Ascensione e la sua celebrazione, allora, come diceva san Leone Magno, ci ricorda e rinnova in noi la « speranza  del nostro corpo » che per la potenza di Dio, nella risurrezione finale, sarà trasformato alla maniera di quello del Cristo risorto e glorioso. Il cristiano in questo evento vi trova la garanzia della vittoria sulla morte, il suo finale riscatto. L’elevazione, che l’uomo ricorda di Cristo, non è solo  promessa di risurrezione per lui, è anche invito a compiere un cammino verso l’alto nella vita spirituale e nella comunione con Dio, realtà che saranno piene nella risurrezione finale.

   Il vivere secondo lo Spirito di Dio, che san Paolo ci esorta a fare,  non solo è «nascere dall’alto », ma anche camminare nello Spirito, accogliere e corrispondere come figli all’amore del Padre. Nella vita dello Spirito il credente fa l’esperienza del distacco dalle cose terrene, materiali, per ascendere a quelle di carattere spirituale; è chiamato a vivere nella speranza della risurrezione e a proiettarsi verso la gloria futura.

   La vita nello Spirito, però, non può diventare per il cristiano un modo per alienarsi dagli impegni umani, terreni, sociali del- la sua vita quotidiana, che, anzi, questi devono, con la forza derivante da Dio, essere vissuti con maggiore impegno e pienezza, così da annunziare l’ « uomo nuovo » che Gesù ha re- staurato nella storia.

   Se lo sguardo è verso l’alto, l’impegno è a camminare verso le realtà celesti.

 Con l’Ascensione al cielo Gesù non  si allontana dalla nostra umanità, ma questa va interpretata come una nuova presenza del Risorto, mediante il suo Spirito, nella Chiesa e tra gli uomini. Se da una parte i discepoli vedono Gesù ascendere al cielo, nel contempo sono invitati a continuare  la sua missione nel mondo. I discepoli, dicono gli angeli, non devono adagiarsi a guardare colui che ascende, ma, piuttosto devono mettersi a continuare l’opera del loro Signore per le strade del mondo: « Perché, uomini di Galilea, state a guardare il cielo? ».

Guardare al cielo non significa essere inoperosi fino alla venuta del Cristo, perché bisogna attenderlo nell’impegno della testimonianza e nella sollecitudine della carità verso i fratelli.

 Missione e profezia.

Se dall’Ascensione del Signore inizia la missionarietà della Chiesa, allora, illuminati dalla Parola di Dio, bisogna non solo rimotivare la chiamata a continuare la sua opera, ma anche a innovare lo slancio di nuove iniziative e progetti pastorali.

I cristiani, oggi, sono chiamati non tanto, e solo, a far di più o meglio, ma a sentire, guidati dallo Spirito di Cristo, a chiedersi quale sia il miglior servizio da rendere ai fratelli. Oggi, essi sono chiamati ad avere una chiara conoscenza della Verità di Cristo, ad essere missionari capaci di guardare più lontano di quello che lo sguardo comune può cogliere, ad interpretare gli avvenimenti alla luce di Dio, di saper comunicare lo splendore dei tempi ultimi, a cui oggi poco si pensa. Essere missionari e testimoni di Cristo vuol dire rendersi partecipi della storia, assumendo anche le proprie responsabilità politiche degli stati e delle loro istituzioni.

 Prima Lettura: At 1,1-11.

   Dopo che nei discepoli, durante i quaranta giorni dalla risurrezione, la fede nel Signore risorto ha preso sicura consistenza, Gesù sale al cielo. Non è un abbandono o una lontananza da loro, perché Cristo dalla destra del Padre, invia sui fedeli lo Spirito promesso ed essi, ricevendolo in pienezza, sono fortificati per rendergli testimonianza anche coraggiosa. E lo stesso Spirito che accompagna i discepoli  nella loro missione. Essi infatti non devono restare inattivi aspettando la venuta gloriosa di Gesù. Non devono preoccuparsi di quando sarà la fine del mondo e il termine della storia. Durante poi questo tempo di attesa la testimonianza si manifesta specialmente nelle opere di fede e della carità, che esprimono il desiderio di riunirsi al Signore. 

 Seconda Lettura : Eb 9,24-28; 10,19-23,

   Grazie al sangue di Gesù noi abbiamo aperta la via del cielo. Passiamo attraverso lui, « via nuova e vivente ». Da qui la nostra fiducia, la fortezza nella professione della fede, la fermezza della nostra speranza. E’ necessario un cuore sincero, purificato dall’acqua del battesimo. Nella vita, pur in mezzo alle preoccupazioni, non veniamo meno nella nostra certezza nella presenza di Gesù in mezzo ai suoi, e che, alla destra del Padre, intercede per noi.

Vangelo : Lc 24,46-53.