5 Maggio – 6a  Domenica  di Pasqua

            Lo Spirito del Signore nella Comunità di fede.

 

La Comunità cristiana nata dalla Pasqua del Signore è una Comunità in cammino, in cui abita lo Spirito Santo che guida la Chiesa perché ricordi e comprenda nella fede la Parola di Gesù, così da rendere presente nella storia la salvezza del Signore.

    Se nell’Apocalisse la Chiesa è presentata come realtà celeste, essa è però incarnata nella storia, e per questo la novità del cristianesimo deve essere adattata a tutte le situazioni pastorali concrete. Così è sempre lo Spirito che guidare la Chiesa:  come avveniva nelle vicende delle comunità apostoliche così deve avvenire nelle situazioni presenti della storia della Chiesa.

   La Comunità convocata dal Risorto. 

  La comunità, convocata dal Signore risorto è chiamata ad annunciare la lieta notizia della sua risurrezione. Col tempo, però, la Comunità deve affrontare le problematiche che si presentano concretamente e, nella lettura dagli Atti degli Apostoli, deve fare una scelta decisiva: davanti al problema suscitato da alcuni credenti venuti dalla Giudea i quali insegnavano che era necessaria la circoncisione per potersi salvare, Paolo e Barnaba furono inviati a Gerusalemme per discutere di tale questione con gli Apostoli. La Chiesa per essere comunità universale come avrebbe potuto proporre il Vangelo  di Gesù alle culture e ai contesti religiosi diversi presenti nel mondo di allora e di sempre? L’assemblea riunita a Gerusalemme, dopo l’arrivo di Paolo e Barnaba, illuminata dallo Spirito del Signore dà la sua direzione di comportamento riguardo a quella questione.

   Il problema teologico riguardante la possibilità di partecipare della salvezza ai numerosi pagani che aderivano alla fede senza ricevere la circoncisione e quindi far parte del popolo di Israele, è risolto perchè Dio ha dato lo Spirito Santo agli incirconcisi e « ha purificato con la fede i loro cuori » senza fare « fare alcuna distinzione ». D’altra parte opporsi a questa scelta fatta dallo Spirito  avrebbe significato « tentare Dio » cioè mancare di fiducia nella sua scelta. Così Giacomo per permettere una coabitazione pacifica tra i giudeo-cristiani e fratelli di origine pagana, chiede a questi di rispettare alcuni divieti come « astenersi dalle contaminazioni degli idoli e dalla fornicazione, dalle carni di animali soffocati e dal sangue ».

  Tutte le componenti della Comunità: gli Apostoli, gli anziani, l’assemblea a Gerusalemme nella scelta attuata vuole salvaguardare , da una parte,  l’universalità del Vangelo e, dall’altra, l’unità della Chiesa. Il discernimento è attribuito alla Spirito Santo, che si è fatto presente attraverso il dialogo lungo e difficile: « E’ parso bene allo Spirito Santo e a noi » ( At 15,28).

La comunità in cammino verso la Gerusalemme celeste.

   L’Apocalisse ci descrive, nella seconda lettura, la Gerusalemme celeste risplendente della gloria di Dio, fondata su basamenti che portano i nomi dei dodici apostoli dell’Agnello. in essa Dio e l’Agnello sono il tempio e la gloria di Dio la illumina e la sua lampada è l’Agnello. La città non è fondata sulla legge ma sul Vangelo di Cristo. Le porte della città, aperte in ogni direzione indicano apertura e accoglienza perfetta. 

   Gesù, nel Vangelo di questa Domenica, offre delle indicazioni per vivere in pienezza la vita nuova nel cammino verso la Gerusalemme celeste. L’amore verso di Lui è presentato come il tempio in cui dimora la Trinità, che è l’esperienza nella propria vita della pienezza descritta nell’Apocalisse. Dopo la risurrezione il credente e la comunità possono fare affidamento sulla presenza dello Spirito Consolatore che ad essi « insegnerà  ogni cosa e ricorderà tutto ciò che Gesù ha detto » e darà loro la forza di rendergli testimonianza. Li aiuterà a discernere in profondità le situazioni in cui potranno trovarsi. La comunità, anche se a volte esperimenta conflittualità al suo interno, potrà vivere nella pace se ci si amerà tra i suoi membri e  si farà guidare dal suo Spirito, che convincerà i credenti  della validità della via seguita da Gesù. Tutto questo è possibile se ci si mette in ascolto e memoria creativa delle parole di Gesù  e si vigila per discernere ciò che viene dallo Spirito da ciò che è semplice proposta umana.

 Prima Lettura:  At 15,1-2.22-29.

Non sono più necessarie le pratiche imposte dalla legge di Mosè, come la circoncisione. Ci potranno essere ancora alcune norme da osservare per un po’ di tempo per non creare dissapori; ma ormai, con Gesù Cristo , la grande pratica sarà  la carità, che ha come suo principio il dono dello Spirito Santo, quindi la grazia e la vita divina. La condotta cristiana ha dei comandamenti  precisi, ma soprattutto bisogna che sia animata dalla novità dello Spirito, che rinnova l’intimo dei cuori.

Paolo e Barnaba hanno rischiato la loro vita per il nome di Gesù: Tutti lo devono fare, e singolarmente i vescovi e i sacerdoti, dediti come missione di vita al Vangelo e alla edificazione della comunità.

Gli Apostoli dicono « E’ parso bene, allo Spirito Santo e a noi ». Essi si sentono organi e strumenti dello Spirito. Non dei padroni, ma dei dipendenti. Noi ringraziamo il Signore che  ha dato alla Gerarchia il dono dello Spirito Santo, così che come guida della comunità, della sua fede, della sua condotta, non può sbagliare, anche se essa può presentarsi con dei difetti umani e comuni.

Seconda Lettura : Ap 21,10-14.22-23.

Nella Gerusalemme celeste i segni esterni del culto, i templi, i sacramenti, i libri sacri, non sono più necessari. Essi sono necessari nella fase della Chiesa terrestre. In cielo Dio stesso e il Signore Gesù saranno immediatamente visibili e noi entreremo in comunione con loro senza mediazione di segni.

Ma già da adesso, quando celebriamo la liturgia, apriamo il libro delle Scritture, la nostra intenzione e il nostro desiderio è di raggiungere personalmente il Signore.  

Vangelo : Gv 14,23-29.

 In chi mette in pratica la Parola di Dio vengono ad abitare il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Di conseguenza i discepoli di Gesù non devono  lasciarsi prendere dall’ansia. Devono avere il cuore colmo della pace che il Signore ha promesso e ha donato. Innanzitutto principio e motivo di pace è lo Spirito, chiamato da Gesù « il Paràclito », il consolatore inviato a noi per i meriti e l’autorità di Cristo. Lo Spirito richiama alla memoria le parole di Gesù e introduce a capirle e a gustarle.

Il cristiano vive l’intimità dello Spirito: in tal modo è congiunto col Signore ed è portato alla comunione di vita del Padre.